Trama: in un futuro prossimo ed inquinato, dove mutazioni corporee proliferano, due artisti sfruttano tecniche autoptiche per trasformare in performance i cambiamenti della carne...
Non rinnego quel che ho scritto all'inizio. Dove c'è Cronenberg c'è gioia, almeno per me. Purtroppo, stavolta c'è stata anche un po' di noia, ma lì la colpa è mia, causa stanchezza e orario di proiezione infame; mi sono ripromessa di riguardare al più presto Crimes of the Future, quindi questa, più che una recensione definitiva, è un tentativo di ragionare su ciò che ho visto e capito dopo una prima visione "superficiale", un reminder che rileggerò in futuro per ricordare l'esperienza. Di fatto, ho ritrovato in Crimes of the Future il Cronenberg viscerale, quello che amo fin dagli esordi, quello che i ragionamenti sulle mutazioni della carne te li sbatte in faccia, senza prendere vie traverse (per quanto interessanti) e psicologiche, come accadeva nelle sue opere recenti. Nel suo ultimo film la Nuova Carne ha vinto o, meglio, ha dimostrato di non poter venire controllata, perché l'uomo non è stato in grado di gestire l'ambiente e si è ritrovato a vivere su un pianeta inquinato dove, apparentemente, il progresso scientifico è comunque andato molto avanti (dolore ed infezioni sono quasi scomparse, delle macchine "organiche" aiutano le persone a dormire e mangiare, e questa è solo la punta dell'iceberg). Il risultato è che il corpo umano è impazzito e le persone hanno cominciato a produrre organi nuovi e sconosciuti, che i "poteri forti" cercano di controllare e catalogare in un'atmosfera di assoluto squallore che denota tutta l'arrogante impotenza delle autorità (in)competenti. All'interno di questo universo andato a male, due artisti sfruttano la proliferazione incontrollata di organi per le loro performance a base di chirurgia estrema; Saul Tenser è una fucina di nuovi organi e la sua assistente Caprice li tatua e li tira fuori dal corpo di lui nel corso di spettacoli che somigliano terribilmente a delle autopsie. In tutto questo, un'organizzazione sovversiva tenta di contrastare la morte e il decadimento dimostrando che i mutamenti (anche quelli artificiali) possono diventare ereditari e quindi naturali, consentendo all'uomo di adattarsi alle condizioni infelici che rischiano di spazzarlo via dalla faccia della terra.
Quanto sopra è ciò che ho capito relativamente alla trama, di cui ho dovuto farmi un mezzo riassunto perché sto diventando davvero tarda con l'età. Rileggendola, mi sono resa conto che, invecchiando, io mi sarò sicuramente rincoglionita ma il buon David ha abbracciato ancor più il pessimismo cosmico e consegna allo spettatore l'immagine di un'umanità senza possibilità di redenzione, fin dalle prime sequenze. Il bambino che gioca nelle acque limpide è la facciata che nasconde decadimento e morte, eros e thanatos sono indissolubilmente legati (o, meglio, "la chirurgia è il nuovo sesso"), le emozioni sono veicolate a stimoli fisici impensabili e l'inquinamento, gli elementi tossici che uccidono il pianeta diventano fonte di nutrimento e persino di commozione, sancendo definitivamente la vittoria e la supremazia all'interno del cerchio della (non) vita di tutto ciò che è "insano". Nei film precedenti c'era chi cercava di ribellarsi a un destino infausto, spesso fallendo miseramente ma almeno ci provava; in Crimes of the Future l'orrore è routine e chi cerca di mettere un freno ad esso è il vero "cattivo" della storia, spinto da oscuri motivi o da semplice desiderio di mantenere uno status quo. Lo stesso protagonista, Saul Tenser, è in balia di ciò che viene raccontato nel film e di ciò che avviene nel suo corpo, ben poco in grado di imporre la propria volontà a meno di non chiamare tale la trasformazione in "arte" di qualcosa che si illude di controllare; l'unica scelta che compie, in definitiva, è quella di arrendersi su un finale lasciato volutamente ambiguo, dopo un intero film in cui la reale sofferenza di un Viggo Mortensen incapace di stare dritto in piedi per più di qualche minuto (causa incidente accorso prima delle riprese) si unisce inestricabilmente al dolore di finzione provato dal suo personaggio e, per estensione, a quello del regista di cui Soul Tenser non è altro che un alter ego.
Cronenberg si dimostra, dunque, uno dei pochi registi (soprattutto horror) che ancora rimangono coerenti a se stessi dopo anni di carriera, un Autore a cui poco interessa il pubblico, preferendogli giustamente la possibilità di raccontare quel che vuole come vuole. Ciò detto, vado subito contro ai desideri di un Regista che amo, affermando convinta che avrei preferito un taglio (haha!) meno prolisso e dialogato, magari anche più incomprensibile, ma più viscerale e affascinante. Non che Crimes of the Future non lo sia, affascinante intendo, in un suo modo tutto perverso che continua a farmi arrossire come un'educanda ogni volta che Cronenberg riesce a trasmettermi chiaramente la sensualità dello schifo e a farmela capire ed apprezzare (ammetto pubblicamente che, per quanto gracchiante, sciancato e moscio, avrei consentito a Viggo di portarmi nel macchinario per autopsie e di farmi un po' quello che voleva)... però ho percepito anche troppa freddezza, troppo distacco, forse della ripetitività che, in alcuni momenti, è sfociata in una noia che, probabilmente, sono stata arrogante a provare (della serie: ah sì, i cambiamenti della carne, le perversioni, le solite cose "alla Cronenberg!") ma che è arrivata comunque, indesiderata come un nuovo organo sconosciuto. Come ho scritto prima, questi sono solo i miei personalissimi pensieri sconclusionati a fine visione: se volete delle recensioni serie e migliori, ne trovate QUI, QUI e QUI. Se, invece, volete godere dell'opera di uno degli ultimi veri Autori esistenti correte al cinema e ignorate la miopia dei distributori dementi, che piangono la morte della sala ma mai che facciano uscire un film in Italia prima che sia disponibile illegalmente ovunque già da mesi.
Del regista e sceneggiatore David Cronenberg ho già parlato QUI. Viggo Mortensen (Saul Tenser), Léa Seydoux (Caprice), Scott Speedman (Lang Dotrice) e Kristen Stewart (Timlin) li trovate invece ai rispettivi link.
Se Crimes of the Future vi fosse piaciuto recuperate Videodrome, eXistenZ, Crash e Inseparabili. ENJOY!
Senza dubbio, si sente molto l'ultima fase di Cronenberg in questo film. Quel Body Horror abbandonato alla fine del suo percorso negli anni 90 si sposa in maniera ambigua con la sua trasformazione d'inizio 2000. Ma alla fine cosa si poteva chiedere di più? Gli elementi del suo cinema ci sono tutti e nella maggior parte dei casi ben amalgamati tra loro.
RispondiEliminaCome ho scritto, avrei voluto rimanere più "scioccata". Va bene così, ovviamente, perché Cronenberg è sempre un autore interessantissimo, nonché uno dei miei preferiti.
EliminaIo l'ho amato questo film e proprio come scrivi Cronenberg rimane un regista coerente con se stesso.
RispondiEliminaL'amore Cronenberg lo merita sempre e comunque. Al momento il mio sentimento è un po' offuscato, ma nondimeno è amore.
EliminaVisto. Concordo sul fatto che è un regista coerente, e un mito... che non mi aveva mai deluso. Qui mi pare troppo compiaicuto, e mi sono quasi appisolato pure io. L'ho scritto sul mio twitter appena uscito dalla visione: è un film bellissimo se sei drogato. Era una battuta/citazione da un film di Woody Allen (Io e Annie, chissà se qualcuno l'ha colta), ma è quello che penso veramente.
RispondiEliminaEffettivamente con un po' di droga in corpo poteva rendere di più. Non vado matta per Woody Allen ma talvolta ci azzecca XD
EliminaE di che? Per fortuna che questi film ogni tanto vengono distribuiti anche nei posti brutti come quello dove abito io!
RispondiEliminaIo purtroppo sono rimasto un po' deluso, non tanto per le sensazioni che mi ha provocato, quanto per una deliberata cripticità che a fine visione mi ha piuttosto innervosito. Troppe domande lasciate irrisolte da una sceneggiatura che mi è sembrata troppo approssimativa (alla fin fine il fatto che **SPOILER** lui sia un poliziotto infiltrato non ha quasi nessun effetto sulla trama). Magari lo apprezzerò maggiormente dopo una seconda visione. Nulla da dire sul lato tecnico e sulle interpretazioni, la Stewart mi è piaciuta molto, peccato che il suo personaggio si veda così poco.
RispondiEliminaDovrei riguardarlo anche io, ovviamente, perché la perplessità è condivisa. Chissà che alla seconda visione non lo apprezzi di più!
EliminaHo un rapporto difficile con Cronenberg ,amore per alcuni suoi film, fastidio per altri. Questo rientra per me nella categoria "fastidio". Ottima recitazione (Viggo è sempre Viggo) ma il body horror è da strapazzo , a tratti ridicolo. Ripetitivo più che coerente, Cronenberg qui mi ha fatto venir voglia di recuperare Existenz , che avevo apprezzato . Oddio, la tecnica, l'esperienza , la regia e la fotografia ci sono e non valgono poco. Complessivamente però non pervenuto. Rispetto alla tremenda delusione che l'anno scorso mi provocò la Dourconau con Titane a seguito del perfetto Raw , questo Cronenberg è migliore. Anche se non ha vinto nulla.
RispondiEliminaIo invece ho preferito Titane e questo Crimes of the Future dovrei rivederlo per capire cose che, vuoi per la stanchezza e l'ora tarda, vuoi per le aspettative, mi sono di sicuro sfuggite.
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