Trama: dopo l'omicidio della sorella gemella, una medium cerca di ricostruire l'accaduto, all'interno della casa dov'è avvenuto il delitto...
Oddity è un film semplice, si potrebbe dire dall'impianto molto classico, che trova appunto forza in questa sua semplicità. Non importa, infatti, rinnovare i topoi dell'orrore, quanto saperli sfruttare al meglio, e Mc Carthy in questo dimostra di saperci fare. Tutto inizia da Dani, una donna decisa a passare la notte all'interno di un'immensa dimora. La situazione iniziale, che più classica non si può, mette già lo spettatore sul chi va là per una serie di dettagli che non vengono inizialmente spiegati: non si sa cosa ci faccia la donna lì, non si sa perché abbia impostato la macchina fotografica per fare ripetuti scatti in notturna, non si sa cosa si intende per il "we are connected" pronunciato durante una telefonata, si sa solo che il cellulare prende solo in un preciso punto dell'edificio e che non ci sono luci, quindi la costruzione di una situazione "da casa infestata" viene automatica. Tutti i misteri, se così si possono chiamare, di Dani, verranno rivelati a poco a poco, compresa la modalità della sua morte, attraverso le indagini della sorella gemella, Darcy. Darcy gestisce un negozio di "oggetti curiosi", come da titolo originale, spesso dotati di caratteristiche esoteriche, se non addirittura maledetti, ed è cieca. Il suo modo di vedere il mondo attraverso il dono della psicometria, il suo essere cresciuta in un ambiente che non nega gli spiriti, positivi o negativi che siano, si scontra con la pragmatica freddezza del marito di Dani, psichiatra che divide le persone in savi e pazzi, e che ha sempre una spiegazione scientifica per tutto. La "percezione" della realtà è la chiave di volta di Oddity, interamente costruito su sequenze riportate da punti di vista differenti, che spingono sia i personaggi che lo spettatore a dare interpretazioni viziate da preconcetti. Paradossalmente, chi è dotato di vista viene sviato, cullato da un'erronea sicurezza, mentre chi è cieco si affida a chi non è in grado di mentire, a percezioni che vanno oltre la razionalità. Oddity è per questo molto ironico, benché in senso amaro. Darcy è consapevole sia del suo potere sia del modo in cui gli altri la percepiscono come debole ed inferiore, ed è bello vedere come gli ignoranti ed irrispettosi vengano rimessi al loro posto con perfetto aplomb inglese e risposte salaci. Quanto a chi si ritiene superiore, Mc Carthy non perdona chi persevera nell'arroganza, e il contrappasso per chi sottovaluta il sovrannaturale e si crede più furbo degli altri è molto soddisfacente.
La cosa più interessante di Oddity, tuttavia, è l'abilità del regista di sfruttare al meglio gli spazi, le luci e UN singolo elemento perturbante. In Caveat, il suo film precedente, l'ansia si concentrava soprattutto in una sequenza in particolare, che sfruttava paure ancestrali e usava, come detonatore, un terrificante coniglio di pezza. Se siete fan della bestiola, sappiate che in Oddity c'è un suo simpatico cameo, mentre il suo posto viene egregiamente preso da un golem di legno e, soprattutto, l'ansia viene distribuita a piene mani per tutto il film. Per quanto mi riguarda, Oddity è, al momento, la pellicola più terrificante del 2024, se parliamo di una paura viscerale, slegata da eventuale schifo splatter; la casa teatro del delitto, apparentemente ariosa e piena di spazi aperti, diventa un luogo sinistro, zeppo di ombre e punti ciechi che danno la sensazione di essere spiati da presenze oscure, sensazioni enfatizzate anche dal fatto che Mc Carthy non ricerca mai il jump scare, ma predilige creare situazioni di attesa che logorano i nervi dello spettatore. Aiuta molto il fatto che il golem di legno sia un incubo fattosi materia (non a caso una delle sequenze più efficaci vede la nuova fidanzata di Ted "giocherellare" attorno al manichino cercando di carpirne i segreti), ma a onor del vero Oddity fa paura già prima della sua comparsa, per tutta una serie di dettagli volutamente fraintendibili e alterati da una percezione stravolta dall'orrore di chi si ritrova a vivere determinate situazioni. Al suo secondo film, dunque, Damian Mc Carthy si è confermato un autore horror a tutto tondo, e personalmente non vedo l'ora che si metta alla prova con una terza pellicola, anche se le mie coronarie potrebbero non farcela.
Anch'io l'ho trovato molto terrificante, e sono saltato dalla sedia ben tre volte (purtroppo non mi capita spesso, mi era successo con Smile ma qui c'è di più l'atmosfera in cui ti immerge il film per tutto il tempo). A questo punto mi hai ingolosito con Caveat che è nella lista da vedere da troppo tempo.
RispondiEliminaCaveat secondo me fa meno paura ed è più "astratto" a livello di trama ma ha alcuni momenti da pelle d'oca. Fammi sapere quando lo avrai visto!
EliminaAnche per questo ho il post in rampa di lancio, mi è piaciuto molto, gran gestione dei tempi e degli spaventi, la scena finale poi è una delle più efficaci del 2024. Cheers!
RispondiEliminaContinuo a dire che, quando ti ribeccherò a Torino, ti chiederò di farmi un training su "Come stare sul pezzo relativamente a OGNI film uscito al cinema/streaming/altro durante la settimana E aggiungere recuperi di serie TV infinite E contemporaneamente lavorare", perché o hai un giratempo o non si spiega XD
EliminaVedo che il regno del terrore di Longlegs come film più spaventoso dell'anno non è durato a lungo, giusto una manciata di giorni ahahah
RispondiEliminaSpero questa volta di rimanere terrorizzato pure io, anche se augurarmi il terrore non so se sia un bell'augurio :)
No, beh, io non ho mai detto che Longlegs fosse il film più spaventoso dell'anno. Molto inquietante, sì. Oddity invece mi ha fatto proprio paura!
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