venerdì 27 settembre 2024

Bolla Loves Bruno: Die Hard - Duri a morire (1995)

Con l'estate ho un po' abbandonato la rassegna dedicata a Bruce Willis ma torno alla carica oggi con Die Hard - Duri a morire (Die Hard With a Vengeance), diretto nel 1995 dal regista John McTiernan.


Trama: a un passo dall'alcolismo e buttato fuori dalla polizia, John McClane è costretto a superare l'hangover cimentandosi con gli indovinelli di Simon, terrorista che lo odia e che minaccia di fare saltare in aria New York...


Dopo parecchi flop commerciali e un paio di capolavori come Pulp Fiction e La morte ti fa bella, Bruce Willis è tornato a giocare sul sicuro e a vestire la canotta d'ordinanza del suo personaggio più iconico, il poliziotto John McClane. Nonostante riconosca la superiorità di Trappola di cristallo, pellicola che ha definito un genere e lanciato più di una carriera, devo ammettere che Die Hard (il primo film della saga distribuito in Italia col titolo originale) è quello che ho guardato più volte e che ricordo meglio, complici i mille passaggi televisivi e il mio amore adolescenziale e mai esauritosi per Bruce Willis. Mi piace molto ancora oggi, ovvio. E' probabilmente più cretino dei suoi due predecessori, a livello di trama, ma proprio per questo è divertente da morire, zeppo di momenti action da rimanere a bocca aperta e Bruce Willis divide la scena con un Samuel L.Jackson che gli tiene testa senza rubargli la scena. Soprattutto, man mano che il finale si avvicina, la storia si snoda in almeno tre punti diversi, seguendo il perverso gioco messo in piedi da Simon, terrorista con un odio particolare per il povero McClane; se, all'inizio, i suoi indovinelli sono semplici, andando avanti la complessità aumenta così come la posta in ballo e i riflettori vengono puntati non solo sugli sforzi di John e Zeus, ma anche alcuni poliziotti diventano protagonisti attivi senza venire relegati a macchiette e risultando più o meno indispensabili per sventare il pericolo. Questo è anche il primo film della serie ad avere un'intera città protagonista, il che consente a McTiernan di sfruttare spettacolari, conosciutissimi setting newyorkesi e, alla sceneggiatura, di approfittare di tutti i pregi e difetti della Grande Mela per arricchire ancora di più la storia. Basti pensare al fattore tempo, reso scarso dal terrificante traffico della città, o alla quantità spropositata di scuole potenzialmente minacciate, per non parlare di quartieri pericolosissimi per un poliziotto bianco che porta in giro cartelli razzisti. 


Per quanto riguarda la regia, McTiernan confeziona un manuale dell'action, perché in Die Hard non manca nulla, tenendo conto che dopo nemmeno un minuto abbiamo già un'esplosione. Ci sono inseguimenti con automobili e persino una lotta tra camion e inondazioni, treni che si schiantano e fanno venire giù l'asfalto di mezza Wall Street, sparatorie su ogni tipo di mezzo, elicotteri impazziti, pericolosissimi salti su navi in movimento; con tutto questo, McTiernan riesce a non mandare in sovraccarico lo spettatore e a gestire anche la scena più caotica con una maestria invidiabile, inserendo persino piccoli dettagli ironici oppure indizi che risulteranno fondamentali nel corso del film. Per quanto riguarda il cast, ritengo che l'unico neo di Die Hard sia Jeremy Irons. Non fraintendetemi, è elegante ed insidioso quanto basta, ma la voce originale non mi fa impazzire (questo è uno dei rari casi in cui preferisco il doppiatore italiano) e, quanto a carisma, Alan Rickman lo batte di parecchie misure. Per fortuna, Bruce Willis ne ha invece da vendere, e quanto riesce ad essere cool anche da sfatto, col mal di testa da hangover e sporco come il lume! Il personaggio di John McClane gli calza ancora a pennello e si vede che Willis, interpretandolo, si rifugia in una comfort zone che gli permette di recitare al meglio e, soprattutto, di dare sempre di più a un personaggio che, nel '95, aveva ancora parecchio da dire (e anche da dare. Il fisico di Bruccino è di tutto rispetto, le scene action che lo vedono coinvolto, al netto dell'ovvio utilizzo di stuntman, non devono essere state facilissime da girare). I duetti con Samuel L. Jackson sono ancora oggi, a distanza di 30 anni, molto spassosi, tuttavia la questione razziale non è invecchiata proprio benissimo, o forse sono io a trovare trito e un po' fastidioso il ribadire costantemente lo stereotipo di onesto lavoratore nero di Zeus contrapponendolo al cliché di sbirro bianco e scapestrato di McClane. Per carità, il contrasto funziona, ma anche meno. Nota stonata piccolissima per un film che riguarderei anche subito, e che mi ha conquistata fin dal suo primo passaggio televisivo!


Del regista 
John McTiernan ho già parlato QUI. Bruce Willis (John McClane), Jeremy Irons (Simon), Samuel L. Jackson (Zeus), Graham Greene (Joe Lambert) e Colleen Camp (Connie Kowalski) li trovate invece ai rispettivi link. 


Il film inizialmente si doveva intitolare Simon Says e avrebbe potuto prendere due vie: o essere il terzo sequel di Arma letale oppure il seguito di Drago d'acciaio, con Brandon Lee come protagonista e Angela Bassett come personaggio femminile al posto di Zeus. Quanto a quest'ultimo, Laurence Fishburne ci ha pensato troppo e ha perso il posto in favore di Samuel L. Jackson, mentre Sean Connery ha declinato l'offerta di interpretare Simon Gruber perché troppo diabolico. Ciò detto, se Die Hard - Duri a morire vi fosse piaciuto, recuperate di sicuro Trappola di cristallo e 58 minuti per morire, e poi tentate Die Hard - Vivere o morire e Die Hard - Un buon giorno per morire, che finora non ho mai avuto il coraggio di guardare. ENJOY!


8 commenti:

  1. Un giorno quando mi richiameranno nel Valhalla e Crom mi farà rendere conto delle mie tante pecche da cinefilo, potrò sempre ricordare il pomeriggio passato in una sala semi vuota in un cinema di provincina a vedere questa meraviglia, uno dei migliori "numeri tre" di sempre, con Bruno in forma scintillante anche se più stropicciato che mai. Per lo meno potrò rispondergli citando molte frasi di questo film o spiegandogli come risolvere l'indovinello delle taniche d'acqua ;-) Cheers

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    1. Al cinema non ero andata, a 14 anni credo ci andassi una volta all'anno e giusto per i cartoni della Disney. Per fortuna esisteva la TV, che all'epoca dava ancora moltissime gioie!

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  2. Anch'io trovo i duetti sulla questione razziale stantii (e magari lo erano già a suo tempo) così come trovo il villain di Trappola di Cristallo due gradini sopra, Jeremy Irons sembra un po' un pesce fuor d'acqua (stonato come i suoi capelli biondo platino, ma magari è tutto voluto): comunque troppo sulle sue in quel contesto così caciarone, sopra le righe e che non si prende mai davvero sul serio; però gli indovinelli di Simon (quello sulle taniche che ci ha fatto scervellare e che mi sono rivenduto - ma in versione "genius": non quattro ma sei litri - ai miei nipoti)... e poi la working class hero che si prende la propria rivincita anche solo ricordando il nome del 20° presidente americano (impresa titanica senza Wiki come pensare ancora oggi di attraversare Manhattan in dieci minuti durante l'orario di punta). Io però preferisco di più l'incunabolo anche se c'è quell'insopportabile signora McClane (ad ogni nuova visione fantastico che Hans se la tiri giù dal grattacielo assieme alla sua petulanza) senza la quale finalmente il Nostro si sveglierebbe riposato e senza mal di testa.

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    1. Gli indovinelli sono uno spettacolo, spassosissimi. Nella mia bieca ignoranza logico-matematica ancora non capisco come si risolvesse quell'annoso problema delle taniche, quindi sarei morta più volte per mano di Simon.

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  3. Il mio preferito di tutti i "Die Hard": forse non il migliore ma di sicuro il più divertente... lo so praticamente a memoria! Willis che va ad Harlem con il cartello "Io odio i negri" rimarrà impresso nella leggenda! :)

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    1. Alla fine, probabilmente, è anche il mio preferito!

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  4. Anche per me questo capitolo se la gioca con il primo per il titolo di migliore Die Hard. Siamo lì :)

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    1. Questo vince sicuramente per le volte che l'ho visto e rivisto!

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