Trama: Negli anni '70, poco dopo l'avvento della dittatura in Brasile, l'ex deputato Rubens Paiva viene prelevato dalla polizia per non fare mai più ritorno a casa. La moglie indaga come può, cercando di tenere insieme i cocci di una famiglia distrutta...
Un idilliaco scorcio di vita familiare baciata dal sole, profumata della salsedine del mare, poi le immagini in Super 8 che catturano momenti di pura gioia, e ci trasportano in una casa dove si respirano cultura, progressismo e allegria in ogni angolo. Sullo sfondo, come foschi presagi, il suono di elicotteri militari e le notizie sui rapimenti dei terroristi ai danni di ambasciatori stranieri. Comincia così Io sono ancora qui, film di Walter Salles tratto dalla biografia omonima di Marcelo Rubens Paiva. Nella pellicola, identifichiamo quest'ultimo in un bimbetto abbronzato che ama giocare a calcio con gli amici, unico maschio all'interno di una famiglia composta da padre, madre e quattro sorelle, apparentemente protetto e coccolato dall'ambiente ideale in cui crescere. Purtroppo, papà Rubens è un ex deputato, tornato a Rio De Janeiro dopo essere stato esiliato a seguito del colpo di stato che ha instaurato la dittatura militare in Brasile; la precarietà della condizione dell'uomo riverbera in un terrore sotteso, nella decisione di mandare la figlia maggiore a Londra, in tante telefonate notturne che indicano come l'ex deputato sia comunque ancora attivamente coinvolto nella lotta contro il regime. Questo finché, un giorno, Rubens Paiva viene portato via da militari in borghese. Poco dopo, lo stesso destino tocca anche alla moglie Eunice e alla secondogenita, Eliana. La ragazza viene scarcerata dopo 24 ore, ma alla madre, e al pubblico in sala, toccano 12 giorni di angoscia e torture psicologiche, uno scorcio di inferno che cancella, nel giro di pochi istanti, tutta la calda bellezza dei giorni spensierati passati in spiaggia. Eunice torna a casa, ma l'inferno non l'abbandonerà per il resto della vita: a chi ancora rimane, tocca sopportare il peso dell'incertezza e, infine, di una tremenda verità che è necessario tenere nascosta. Tocca rimettere assieme i cocci di una vita e, possibilmente, rifarsene un'altra, trovando nel dolore la forza di mettersi al servizio degli altri, di tutelare i diritti umani all'interno di uno Stato che, sistematicamente, li ignora. Io sono ancora qui è il ricordo, lucido e sicuramente indulgente, di un uomo che ripercorre la storia di una madre dura come l'acciaio, ritrovatasi a dover affrontare una vita priva di un pilastro non solo emotivo, ma anche economico, col terrore di essere sotto stretto controllo del regime e di subire, a sua volta, il destino del marito, lasciando soli i figli bambini, o poco più che adolescenti.
La regia e la sceneggiatura di Io sono ancora qui riescono nel miracolo di farci innamorare di Rubens, Eunice e figli, con pochi episodi di ordinaria quotidianità che rendono la tragedia ancora più dura da sopportare. Siamo coinvolti dal dramma di Eunice, speriamo scioccamente in una risoluzione felice anche se sappiamo non essere mai arrivata, rimpiangiamo tutte le foto mai scattate, i video mai girati. Pur non essendo costruito come un film strappalacrime (Eunice non ne versa neppure una), Io sono ancora qui induce a un magone nervoso, proprio per lo sguardo privo di fronzoli che offre su un tempo neppure troppo lontano, su un benessere familiare ed economico cancellato dagli strascichi di un colpo di stato, su tutte quelle cose che crediamo a noi non potranno mai succedere, invece basterebbe guardarsi un po' bene intorno per capire che ci siamo quasi (e saranno in pochi quelli che riusciranno a rialzare la testa provando a lottare, migliorandosi, come Eunice). La sceneggiatura consente di brillare non solo ai protagonisti, ma anche ai comprimari, come se il film fosse una piccola saga familiare, e gli squarci di futuro mostrati sul finale non accontentano chi, come me, avrebbe voluto sapere di più sulle strade percorse dai figli di Rubens ed Eunice. A tal proposito, il cast è affiatato, composto da attori bravissimi. E' inevitabile venire attirati dalla performance di Fernanda Torres, che racchiude negli sguardi una dignità e una forza pari al dolore che ne stravolge i lineamenti, eppure i comprimari non rimangono indietro, traggono intensità dall'interpretazione dell'attrice e l'arricchiscono a loro volta. Sul finale, arriva a dare manforte la madre della Torres, Fernanda Montenegro, nei panni di un'Eunice ormai anziana e annebbiata dall'Alzheimer; quell'ombra di sorriso sulle labbra, a ravvivare un primo piano insistente e spietato, consegna allo spettatore un afflato di speranza, la consapevolezza che tutte le tragedie e le ingiustizie del mondo nulla possono se esisterà anche solo una persona dotata della forza di lottare, ricordare, ricostruire. Uno splendido messaggio, per uno splendido film che vi consiglio di recuperare senza indugio!
Walter Salles è il regista della pellicola. Brasiliano, ha diretto film come Terra Estrangeira, Central do Brasil, I diari della motocicletta e Paris, je t'aime. Anche produttore, sceneggiatore e montatore, ha 69 anni.
Fernanda Torres interpreta Eunice Paiva. Brasiliana, ha partecipato a film come Terra Estrangeira, 4 giorni a settembre e Love Me Forever or Never. Anche sceneggiatrice e produttrice, ha 60 anni.
E' un buon film, toccante, non ruffiano e con attori bravi (con plauso per la Torres). E' che... boh, questi film sulle dittature sudamericane sono un po' tutti uguali, ogni tanto non disdegnerei un po' di originalità. Insomma, questo film mi ha ricordato Garage Olimpo, La storia ufficiale, Argentina 1985... tutti belli, intensi, commoventi (lo dico davvero) ma paiono fatti con lo stampino. Avrei preferito una cosa come El Conde di Larraìn oppure Il Clan di Trapero, ovvero parlare degli stessi argomenti ma con taglio diverso che non il solito drammone "necessario". Comunque avercene di film come questo, ci mancherebbe.
RispondiEliminaDecisamente, io ne ho visti molti meno, anzi, diciamo pure nessuno. Forse per questo ho percepito una certa freschezza!
EliminaGrandissimo film, sottoscrivo la tua bella recensione...uguali ad altri? Be' sicuramente trattando lo stesso argomento puòm essere, ma con un taglio autorale di Salles, che non possiamo non apprezzare (che filmografia la sua!).
RispondiEliminaSono colpevolmente ignorante. Di suo, finora, ho visto solo questo film!
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