martedì 15 aprile 2025

Opus (2025)

In qualche modo, pur con un po' di ritardo, sono riuscita a recuperare Opus, diretto e sceneggiato dal regista Mark Anthony Green.


Trama: Ariel, giovane apprendista giornalista, viene invitata assieme al capo e ad alcune celebrità nella magione isolata di Alfred Moretti, un famosissimo cantante pop ritiratosi da trent'anni e pronto a tornare con un nuovo disco...


Mi erano capitati davanti agli occhi diversi trailer di Opus, prima della sua uscita, e l'impressione che ne avevo tratto era che il film di Mark Anthony Green fosse una specie di horror a base di culti strampalati, con una bella dose di elementi grotteschi, tanto per gradire. La prima impressione è stata, in effetti, quella giusta, e francamente non capisco cosa si aspettasse la gente, che sta massacrando il film in parecchie recensioni. Mi rendo conto che la A24, che produce Opus, ci ha abituati più che bene, ma il film è una dignitosa opera prima che riprende un po' lo stile di alcuni grandi successi horror recenti, in primis Midsommar e The Menu. Opus segue le vicende di Ariel Ecton, giovane aspirante giornalista che non riesce a sfondare in quanto, per dirla nelle parole del suo migliore amico, è "troppo normale". Di estrazione sociale normale, senza grandi traumi o successi nell'infanzia e nell'adolescenza, senza problemi di sorta, Ariel non è abbastanza interessante da rendere tali i suoi articoli, o poter raccontare una storia avvincente. L'occasione, però, bussa alla porta quando, assieme allo spocchioso capo, viene invitata all'anteprima del nuovo disco di Alfred Moretti, una star del pop ritiratasi a vita privata da 30 anni. Il luogo dell'anteprima è un'isolata comune, dove Moretti vive assieme a un numero imprecisato di seguaci di un culto, i "livellisti", di cui anche lui fa parte. Le varie celebrities invitate assieme ad Ariel (un critico, una paparazza, un'influencer e una conduttrice televisiva) si lasciano conquistare con entusiasmo dai lussi della comune e dalla personalità sopra le righe di Moretti, mentre la ragazza comincia subito a notare parecchie cose che stonano, sia nel cantante che nel culto da lui professato. La trama di Opus è, effettivamente, derivativa e un po' pasticciata, perché vuole mettere troppa carne al fuoco, ma il concetto che (proprio per questo motivo) rischia di sfuggire allo spettatore disattento, non è banale. Il film sottolinea l'attrattiva dell'esclusività, la tendenza a mettere su un piedistallo celebrità mediocri scomodando parole come "genio" e "capolavoro", l'istinto tutto umano di sorvolare su parecchie cose, quando la superficialità si presenta infiocchettata e viene servita come un privilegio. Di fatto, Moretti è imbarazzante, le sue canzoni sono oscene e banali, le sue pose da star nascondono un vuoto cosmico che diviene ancora più evidente nel corso dell'agghiacciante finale. Eppure, il concetto di un mondo dominato dall'esclusività di presunti meriti artistici, da proteggere come la più preziosa delle reliquie e da tramandare a prescindere dal vuoto esistenziale che incarna, non è così peregrina e fa molta più paura del film in sé.


Da par suo, anche Opus è molto infiocchettato, anche se non è barocco e trash come lo stesso Moretti. Soprattutto la fotografia, la scenografia e i costumi sono incredibilmente curati (gli ultimi lo sono in maniera dichiarata, come del resto anche il make-up) e la cura del dettaglio è tale che non solo le opere d'arte che si vedono nella comune sono molto interessanti, ma lo spettacolo dei burattini che precede il climax del film è un incubo ad occhi aperti degno della migliore stop-motion horror. Ciò che colpisce di più all'interno di Opus, però, è un John Malkovich che da anni non era così weird ed istrionico, probabilmente dai tempi di Burn After Reading, ultimo baluardo prima di un decennio di ruoli minori in film dimenticabili. John Malkovich riesce a fare ridere a crepapelle per la noncuranza con cui si muove nei modi più ridicoli, cantando testi imbarazzanti persino per l'epoca in cui il personaggio era all'apice della gloria, per poi piombare, subito dopo, in quella freddezza pericolosa, vanagloriosa ed infantile che era la cifra stilistica dell'adorato Cyrus "The Virus" di Con Air. Non ho paura di dire che, senza John Malkovich, Opus sarebbe un fallimento abbastanza cocente, e non basterebbe la bravura innegabile di Ayo Edebiri, degno contraltare del viscido Moretti, ad innalzare il film, anche perché è difficile trovare un attore che mantenga eleganza nella follia (forse giusto Dan Stevens avrebbe potuto vestire i panni di Moretti, ma l'età non sarebbe stata credibile). Il resto del cast, a mio avviso, è un po'sprecato, soprattutto Amber Midthunder avrebbe potuto dare molte più gioie, ma d'altronde un maggiore approfondimento dei personaggi di contorno avrebbe tolto potenza allo scontro tra l'eccentrico Moretti e la "banale" Ariel. Ammetto quindi che mi sarei aspettata qualcosina di più da Opus, ma non è affatto un brutto film e, per quanto mi riguarda, merita di sicuro una visione, anche solo per godere di un John Malkovich in gran spolvero... soprattutto se, come me, da decenni "venerate la sua stella" e aspettavate un suo ritorno da mattatore.


Di John Malkovich (Alfred Moretti), Juliette Lewis (Clara Armstrong), Tony Hale (Soledad Yusef), Amber Midthunder (Belle) e Rosario Dawson (voce originale di Billie Holiday) ho già parlato ai rispettivi link.

Mark Anthony Green è il regista e sceneggiatore della pellicola, al suo primo lungometraggio. Americano, è anche produttore.


Ayo Edebiri
interpreta Ariel Ecton. Americana, ha partecipato a film come How it Ends e a serie quali The Bear. Come doppiatrice ha lavorato in Tartarughe Ninja - Caos mutante e Inside Out 2. Anche produttrice, sceneggiatrice e regista, ha 30 anni e due film in uscita, tra cui After the Hunt di Guadagnino.


Se Opus vi fosse piaciuto recuperate Blink Twice, The Menu, Midsommar e Get Out. ENJOY!

4 commenti:

  1. Intrigante e ben fatto, ma più che altro mi è sembrato l'ennesimo film A24 con soggetto simile e cast mirato. Come fosse una formula collaudata senza un vero mordente in questo caso.
    Speravo in qualcosa di più, ma ora non farò che immaginarmi Dan Stevens come una versione più giovane di John Malkovich.

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    1. Sì, diciamo che ci sono molti altri film simili, ben più ficcanti e memorabili. Malkovich però è unico!! (Lieta di averti messo in testa Dan Stevens! XD)

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  2. Juliette Lewis? Caspita, è ancora tra noi?

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