Trama: nel Mississippi degli anni '30, i gemelli Smoke e Stack tornano a casa dopo un periodo passato a Boston, per aprire un juke joint. Per l'inaugurazione, i due uomini chiamano in aiuto amici, parenti e amanti, ma non hanno fatto i conti con l'orrore pronto a bussare alla porta e a mandare in frantumi tutti i loro sogni...
Non pretendo di essere fine conoscitrice del cinema di Ryan Coogler, di cui ho visto e apprezzato giusto Creed, prima che cadesse nell'immondezzaio del MCU con uno dei franchise più paraculi e sopravvalutati dell'intera baracca. Di sicuro, però, non mi aspettavo che, da questo immondezzaio, si sarebbe risollevato affrontando uno dei generi più difficili, l'horror, e uscendo a testa altissima dall'impresa. Ora come ora, infatti, I peccatori è, per quanto mi riguarda, l'horror più bello dell'anno, più bello ancora di Nosferatu, e dubito verrà superato da qualsiasi altra opera di genere distribuita da una major grossa come la Warner. Ripongo ancora fiducia in qualche lavoro indipendente, ma intanto il mio consiglio è quello di recuperare I peccatori sullo schermo più grosso che potete, possibilmente in lingua originale (io, purtroppo, non ho avuto questo onore); questo perché I peccatori è un musical, ed è molto fastidioso lo stacco tra le splendide canzoni presenti nel film e i dialoghi interpretati con una voce completamente diversa. C'è anche tutta la questione degli accenti e di quel "negro" che, sentito in italiano, mi fa cadere le palle, ma probabilmente sono cose che infastidiscono solo i malati "linguisti" come me. Comunque, prima che fuggiate inorriditi dalla parola "musical", lasciatemi spiegare un attimo. Non è che nel film di Coogler troverete gente che, come in Joker - Folie à Deux, comincia ad esprimere i suoi sentimenti cantando, ma la musica è una componente fondamentale del substrato culturale alla base de I peccatori, tra jazz, blues e ballate folk. Talmente fondamentale, in effetti, che bisognerebbe essere molto ferrati in materia per apprezzare al meglio rimandi e omaggi disseminati all'interno del film; ma, nel caso foste ignoranti come la sottoscritta, I peccatori riesce a parlare di argomenti non banali come il desiderio di appartenenza a una comunità che fa a pugni con quello di libertà, di culture depredate, di falsa sicurezza, di speranze infrante e di profonda solitudine. E' un film, I peccatori, in cui anche i demoni hanno qualcosa da dire, e sono mossi da qualcosa di ben diverso dal semplice desiderio di uccidere o nutrirsi. Si potrebbe affermare che li spinge un'utopia nata da presupposti distorti, ma lo stesso piena di attrattive, soprattutto in una società dove il colore della pelle è un pericolosissimo stigma e dove le tradizioni, la memoria comune, sono l'unico modo di non soccombere, perdendosi.
Ne I peccatori, i personaggi fuggono "da" qualcosa oppure "verso" qualcosa, ben pochi riescono a trovare un equilibrio nella stasi e a scendere a patti col dolore del passato e del presente. A prescindere da quale sia il loro pensiero, comunque, sono tutti molto approfonditi e, se non fosse per le splendide immagini che graziano la parte "notturna" e horror de I peccatori, verrebbe quasi da dire che è molto più interessante il lavoro d'introduzione diurno del film, che fa entrare i protagonisti nel cuore dello spettatore, rendendo assai più straziante la separazione seguente. E' una struttura presa direttamente dall'adorato Dal tramonto all'alba, così come la contaminazione di generi e la natura ambigua dei personaggi, il cui animo è sfumato in varie gradazioni di grigio; i gemelli Smoke e Stack sono due gangster violenti, ma è impossibile non amarli, Slim è un adorabile ubriacone senza speranza, il giovanissimo Preacher Boy sogna la libertà dai dogmi del padre e scopre il sesso e l'amore nel giorno più brutto della sua breve vita, Annie e Mary sono vittime di un dolore inenarrabile, e verrebbe voglia di conoscere le storie di ognuno di loro, da tanto I peccatori è ricco di potenziale epico e narrativo. Agli echi di Dal tramonto all'alba, si aggiungono quelli di un Mississippi Burning e, soprattutto, di un La baia di Eva. Accanto alla triste realtà sociale di una terra ancora governata dal Klan, accanto all'orrore, c'è infatti la magia. Ignorata, temuta ma presente, la magia che annulla i confini tra passato e presente, veicolata da chitarre d'argento, o protegge le persone attraverso feticci voodoo, permea ogni fotogramma de I peccatori e si traduce nei molteplici riti di iniziazione che fanno crescere Preacher Boy; dalla splendida, magistrale sequenza in cui viene meno il concetto stesso di tempo, al faccia a faccia con la morte e il Demonio (che coincide con un "battesimo" profano e molto violento), passando per una delle scene di sesso più vere e coinvolgenti viste al cinema di recente, la magia tocca e trasforma Preacher Boy e, attraverso di lui, le sue dita e la sua voce, sconvolge la realtà riaffermando il regno del Caos alla faccia di qualsiasi pretesa di controllo e autorità umana.
E la magia più grande, neanche a dirlo, è quella del Cinema, con la C maiuscola. Coogler e la direttrice della fotografia Autumn Durald hanno scelto di girare il film su pellicola, usando due diversi formati, e il risultato sono inquadrature diurne di ampissimo respiro, quasi simili a quelle di un western, dai colori e dalle ombre caricatissimi, seguite da scene notturne nitide e calde, dove la macchina da presa sembra quasi danzare tra i corpi sudati dei clienti del juke joint. Il montaggio, invece, non solo scandisce il ritmo delle scene più violente del film, ma agisce in perfetta sinergia con la splendida colonna sonora di Ludwig Göransson e, soprattutto sul finale, alimenta un crescendo di tensione tale che quasi non riuscivo a stare ferma sulla sedia. A proposito della colonna sonora, avrei voluto che Mirco, provetto bassista, fosse accanto a me al cinema, perché avrebbe potuto aiutarmi a dire qualcosa di sensato e ficcante; da ignorante, posso solo dire che il mix di jazz, blues, canzoni originali, ballate folk, ritmi forsennati di basso e chitarre elettriche che sembrano volere squarciare il velo della realtà, è perfetto per l'atmosfera de I peccatori ed è una delle poche colonne sonore che ho avuto voglia di riascoltare appena uscita dal cinema. Un plauso, infine, va al cast. Michael B. Jordan si sdoppia, letteralmente, ed è talmente bravo nel dare vita a due gemelli dal carattere molto diverso, che ho avuto dubbi fino all'inizio dei titoli di coda sul fatto che fosse veramente un solo attore ad interpretarli. Ciò detto, il resto del cast arriva talvolta ad eclissarlo. L'esordiente Miles Caton buca lo schermo, Delroy Lindo è un mattatore coi fiocchi, Jack O' Connel entra con grazia nel novero dei vampiri cinematografici più carismatici di sempre, e la splendida Wunmi Mosaku scalda il cuore con la sua sola presenza e la sua Annie è, senza dubbio, il mio personaggio preferito di tutto il film. Concludo dicendo che, appena uscita dalla sala, sarei corsa dentro per riguardare il film da capo, e non vedo l'ora di riguardarlo in v.o. appena possibile, per godermelo ancora di più. Correte al cinema, non perdetevi questa meraviglia!
Del regista e sceneggiatore Ryan Coogler ho già parlato QUI. Michael B. Jordan (Smoke/Stack), Wunmi Mosaku (Annie) e Hailee Steinfeld (Mary) li trovate invece ai rispettivi link.
Jack O'Connell interpreta Remmick. Inglese, ha partecipato a film come Eden Lake e Harry Brown. Anche produttore e regista, ha 35 anni e un film in uscita, 28 anni dopo.
Delroy Lindo interpreta Delta Slim. Americano, ha partecipato a film come Malcom X, Get Shorty, L'avvocato del diavolo, Una vita esagerata, Le regole della casa del sidro, Il castello; come doppiatore ha lavorato in I Simpson e Robot Chicken. Anche produttore, ha 74 anni.
Se I peccatori vi fosse piaciuto recuperate i già citati Dal tramonto all'alba e La baia di Eva e aggiungete Il buio si avvicina. ENJOY!
Non so se riuscirò a vederlo, comunque per quanto riguarda la lingua originale a Milano ogni tanto il miracolo succede ma... stavolta no.
RispondiEliminaSe nemmeno a Milano succede il miracolo, c'è da stare freschi!
EliminaAnche per me I Peccatori è al momento il miglior horror dell’anno (complice anche la mezza delusione di Nosferatu e The Monkey, ma spero sempre e ancora in una felice e inaspettata sorpresa alla Huesera o When Evil Lurks; o nell’ennesimo miracolo di Bertino). Anch’io credo che il doppiaggio tolga molto al film (nel trailer originale si sente la tipica inflessione cantilenata afroamericana che nel doppiaggio purtroppo si perde appiattendo e uniformando così le voci di Smoke, Mary e Remmick). Personalmente non mi ha entusiasmato molto l’interpretazione di Michael B. Jordan, Smoke e Stack mi sono sembrati troppo intercambiabili; la Mosako, Lindo – strepitoso – o Caton – il vero protagonista del film – invece di un altro livello. Film politico che riesce a restituire un’atmosfera ma intesa come milieu in maniera eccezionale (non avvertivo qualcosa del genere dal Calhoun Day in Sharpen Object) per quanto, credo, di aver colto veramente poco dei riferimenti culturali più genuini di Coogler però mi sentivo comunque là, come spettatore non invitato, in una festa dalla quale era impossibile non sentirsi travolti e uscirne felici e disorientati come Sammie dopo il sesso con Pearline. Certi riferimenti storici invece sono più evidenti (ci scommetto un “credito” che la storia finita male tra Stack e Mary guarda dritto a Miles Davis e Juliette Greco il quale la mollò – suo malgrado - perché non voleva fosse additata come “la puttana di un negro”); ma anche quelli più attuali (certi temi e polemiche sul razzismo come sopruso dei bianchi sui neri si rifanno, tra gli altri, a Ta-Nehisi Coates – non credo sia un caso che lo scrittore afroamericano abbia firmato, tra le altre cose, anche un volume di Black Panther per la Marvel). Rispetto a Dal Tramonto all’Alba, essendo politico, ritengo inevitabile dividerlo non in due ma in tre parti: ai cambi di registro e genere tra la prima e la seconda ce n’è una terza (le scene post credit) imprescindibili non tanto per la sua comprensione ma per dare alla visione una nostra personale lettura, insomma una sintesi finale tra la tesi “diurna”– come dici – della prima parte (la migliore) con quella “notturna” della seconda: dove guardare, a Preacher Boy che non scende a compromessi e che suona la suo musica che attraversa lo spazio e il tempo (forse il momento più coinvolgente del film) parlando di e a un intero popolo di generazione in generazione o a Stack/Miles e Mary/Juliette che solo attraverso la condanna trovano la possibilità di un amore oltre la storia e il tempo?
RispondiEliminaIo ho amato sia Nosferatu che The Monkey ma questo li surclassa senza pietà.
EliminaSì, anche io ho sentito di essere un" "imbucata", però non indesiderata, basta solo farsi trascinare dal mood, e dalla magia che annulla le barriere.
Delle scene post-credit non ho voluto parlare per non fare spoiler, ma sono un completamento indispensabile che avrei voluto non finisse mai!
È vero la musica annulla le barriere (ho in mente la bellissima scena del banjo in Un tranquillo weekend di paura). Cavolo, non ci avevo pensato: spero di non aver spoilerato!
EliminaMa no, tranquillo! Tanto qui passate veramente in pochi (ma buoni)!
EliminaAdorato^^
RispondiEliminaIo più che Rodriguez ci ho visto molto Carpenter, Vampiri e La cosa
Assolutamente, è molto Carpenteriano in alcuni punti.
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