martedì 1 febbraio 2022

Monaco: sull'orlo della guerra (2021)

Per questioni "familiari", di tutti i film del catalogo Netflix sono finita a guardare Monaco: sull'orlo della guerra (Munich: The Edge of War), diretto nel 2021 dal regista Christian Schwochow e tratto dal romanzo Monaco di Robert Harris.


Trama: all'alba della Seconda Guerra Mondiale, un diplomatico tedesco e uno inglese, entrambi ex oxfordiani, devono adoperarsi per far arrivare dei documenti compromettenti al primo ministro Chamberlain e mettere così un freno al folle espansionismo di Hitler...


Prima di iniziare il post, apro una parentesi Casavianellesca. Voi dovete capire che il Bolluomo ha mille e uno pregi, nonché infinita pazienza, ma purtroppo è carente su due aspetti: non ama particolarmente il cinema, soprattutto horror, e probabilmente in questi quasi 8 anni gli ho inflitto tanta di quella sofferenza da bastargli per una vita (lo dimostra il fatto che, come la mia gatta si nasconde sotto il tavolo al momento di metterle l'antipulci, Mirco cerca di procrastinare la visione serale almeno fino alle 22/2230, quando sa che mi arrenderò per sopraggiunto sonno da vecchia 40enne) e non conosce abbastanza l'inglese da sopportare due ore di film in lingua con i sottotitoli (giustamente, poverello, si scogliona a leggere quelli italiani e con quelli inglesi non ci prova nemmeno). Trovare film da guardare assieme, considerato che io punto quasi sempre horror in lingua mai arrivati in Italia, è una fatica abbastanza improba e si traduce in botte di pietà fantozziana da parte mia, che spesso rinuncio a guardare i film in lingua nonostante mi si spezzi il cuore e, soprattutto, cerco qualcosa che possa interessarlo. Da qui, la scelta di Monaco: sull'orlo della guerra, uno degli ultimi arrivi Netflix, legato a doppio filo alla Storia reale, argomento che a Mirco piace assai; io mi sono fatta convincere più che altro dalla presenza di George MacKay, giovane attore che ho sempre reputato molto bravo, e anche dall'aura un po' da spy story che traspariva dal trailer, invero molto più movimentato del film in sé. Ovviamente, la serata (pur cominciata, miracolosamente, alle 21) si è conclusa con svariati assopimenti da parte mia e con un sospirone all'idea di aver visto una pellicola abbastanza dimenticabile nel complesso, priva di verve nonostante le premesse ottime, quando mannaggiarca**o potevo guardare uno dei 300 horror che aspettano, tristi e mogi, una visione. Cosa non si fa per amore!


Eh sì, Monaco: sull'orlo della guerra non mi ha appassionata granché. L'idea di creare una sceneggiatura di "fantapolitica" basata sul tentativo di far avere a Chamberlain dei documenti segreti riportanti, nero su bianco, le reali mire espansioniste di Hitler, sulla carta è molto buona e interessante, così come l'alleanza riluttante tra due ex allievi di Oxford, l'uno inglese l'altro tedesco, per ricamare un po' sui motivi che hanno spinto buona parte degli abitanti della Germania a dare totale fiducia al Fuhrer, il problema è che il film non approfondisce granché (nonostante le ormai solite due ore e fischia di durata standard), né suscita particolare tensione. Davanti a una situazione in cui il protagonista tedesco rischia di venire trucidato ad ogni passo, il suo comportamento è di una faciloneria imbarazzante; Monaco: sull'orlo della guerra non è un film di agenti segreti sgamati, è vero, ma scambiarsi i documenti allo stesso tavolo dei membri delle SS oppure farsi vedere parlare, gesticolare e ammiccare durante un incontro diplomatico ufficiale, sono schiaffi alla suspension of disbelief e fanno passare la voglia di stare in ansia per i due protagonisti, visto che l'aspetto inquietante della vicenda è affidato principalmente alla faccia di mer**a di un caratterista come August Diehl (il quale, di base, riprende il suo personaggio di Bastardi senza gloria). Per il resto, la sceneggiatura pare volersi concentrare di più a sottolineare la dabbenaggine di Chamberlain come Primo Ministro oppure sugli scontri verbali tra i due protagonisti, talmente "testardi" nelle loro posizioni che ci si chiede come possano mai essere stati amici, mentre anche la questione "ebraica" viene relegata a una scioccante postilla a margine, che spiega prevedibilmente come mai un fanatico di Hitler sia diventato un uomo pronto a ucciderlo. Nonostante regia e fotografia siano molto belle e curate, a risentire di questo script non proprio esaltante è in primis George MacKay, che per buona parte del tempo rimane lì come un barbagianni, a fissare gente con sguardo alternativamente perplesso oppure agitato, sia quando deve salvarsi la vita sia quando deve confrontarsi con la tipica moglie che non capisce l'importanza del suo lavoro in tempo di guerra in quanto donna, quindi isterica, irragionevole ed egoista per definizione. E su questo chiudo, sperando che il prossimo film condiviso con Mirco (al quale peraltro la pellicola è piaciuta e c'è rimasto male per la mia bassa opinione) non sarà senza infamia e senza lode come Monaco: sull'orlo della guerra


Di George MacKay (Hugh Legat) e Jeremy Irons (Neville Chamberlain) ho già parlato ai rispettivi link

Christian Schwochow è il regista della pellicola. Tedesco, ha diretto film che non ho mai visto, come Cracks in the Shell. Anche sceneggiatore e attore, ha 44 anni.


August Diehl
interpreta Franz Sauer. Tedesco, ha partecipato a film come Bastardi senza gloria e The King's Man - Le origini. Anche sceneggiatore, ha 45 anni e due film in uscita. 


Se Monaco: sull'orlo della guerra vi fosse piaciuto recuperate Il ponte delle spie e magari anche L'ora più buia. ENJOY!


2 commenti:

  1. Il film mi è piaciuto per la tensione, il libro deve essere molto interessante perché la storia è abilmente basata su tre fatti veri (la conferenza di Monaco, l'incontro dei leader tedeschi dove si definiscono le prossime mosse, e un complotto della resistenza che per scattare necessitava che la guerra scoppiasse per davvero). Il fatto inventato è quello dei due ex pischelli che si incontrano per scambiarsi il documento, ovviamente. (SPOILER!) Comunque la moglie dell'inglese, poverina, ottiene i dovuti riconoscimenti alla fine. Quanto a Chamberlain, è prevedibile che non si faccia convincere in un incontro improvvisato, ma forse ne viene fatto un ritratto fin troppo positivo rispetto a come venne vilipeso e messo alla berlina non molto tempo dopo questi fatti... Il film gli riconosce le buone intenzioni.

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    1. Io purtroppo tutta questa tensione non l'ho provata, come ho scritto mi è sembrato tutto parecchio facilone, anche se ho apprezzato il fondamento su fatti realmente accaduti.
      Quanto a Chamberlain, sì, qui sembra proprio un incrocio tra un pacifista convinto e un "ingenuo", passami il termine.

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