Trama: durante una vacanza passata con le due migliori amiche, Alice viene costretta a riflettere sulla sua relazione col fidanzato.
Alice, Darling è un film che mi ha attirato fin dall'ingannevole trailer. Lì per lì credevo fosse un thriller, forse sviata anche dal fatto di avere visto la Kendrick nemmeno troppo tempo fa in Un piccolo favore, invece il film di Mary Nighy è di tutt'altro genere, anche se, a tratti, risulta comunque parecchio inquietante. Alice, Darling è la storia di una donna che sta affogando. Le immagini iniziali del film ci mostrano la protagonista immersa in acque torbide, dalle quali si dibatte per uscire, pur senza troppa convinzione. L'incipit è una bellissima metafora della vita di Alice, thirtysomething fidanzata con Simon, artista di successo, la quale vive un'esistenza apparentemente perfetta tra uscite con le amiche, bei vestiti, colazioni eleganti, serate mondane; in realtà, tutto questo susseguirsi di momenti instagrammabili è solo superficiale apparenza, increspata da piccoli eventi quotidiani che stridono con la percezione esterna che si potrebbe avere di Alice. Stacchi di montaggio improvvisi spezzano la narrazione, dando un'idea della mente frammentata di una donna impaurita che, come un piccolo roditore, è preda di rapidi tic incessanti, che spaziano dallo strapparsi ciocche di capelli a controllare spasmodicamente il telefono, oppure reagisce con violenza a stimoli uditivi come la suoneria dei messaggi o una voce maschile che la chiama per nome. E' così che capiamo che Alice sta affogando e che le acque torbide in cui si dibatte hanno il volto di Simon, il sembiante di una relazione tossica che la costringe ad essere perfetta e a non fare errori, pena il venir abbandonata da un così alto esemplare di maschio alfa. Il fatto che, come ho scritto su, Alice si dibatta poco convinta per liberarsi da questa situazione, è semplice e complicato al tempo stesso, è qualcosa di personale ed intimo, da lasciare al massimo a psicoterapeuti competenti, e infatti la sceneggiatura di Alanna Francis non offre soluzioni, né quelle catartiche tipiche degli horror (anche se il maglio lo lascerebbe supporre), né quelle più goliardiche di una commedia, ma si limita a mostrare un primo passo e, soprattutto, un altro elemento importante.
Alice, Darling, invece di giudicare il carnefice (che comunque non ci fa una bella figura) o glorificare la vittima, sottolinea l'importanza di avere una rete di sostegno, anche piccola, che possa aiutare quest'ultima ad aprire gli occhi senza particolari gesti eclatanti ma con pugno fermo, convinzione ed attenzione. Le figure delle due amiche di Alice, ostracizzate in pochi, ficcanti dialoghi da san Simon e vittime dell'influenza di quest'ultimo al punto che l'amicizia tra le tre si è sfaldata nel tempo (altro aspetto interessante della sceneggiatura è che non viene mai spiegato apertamente perché, ma viene lasciato modo allo spettatore di capire), acquistano importanza col proseguire della storia e si arricchiscono di sfumature che cambiano completamente la percezione dello spettatore, soprattutto per quanto riguarda Tess. Si potrebbe dunque riassumere Alice, Darling come il racconto di una vacanza rivelatrice, un'interessante indagine dell'animo umano, interamente retta dalla splendida interpretazione di un'Anna Kendrick inaspettatamente brava nel ruolo di una ragazza che lotta disperatamente per non soccombere alla sua vita "da sogno", ma non è tutto oro quello che luccica. Nonostante la bella confezione e le ancor più valide interpretazioni, la sceneggiatura del film si sfilaccia nell'introdurre il parallelo tra Alice e una ragazzina scomparsa, probabilmente uccisa da una persona di cui si fidava; la tragedia riverbera sicuramente nell'animo della protagonista, rendendola ancora più fragile, ma a fini meramente cinematografici, a mio avviso, ha solo la funzione di allungare il breve metraggio del film e di introdurre una pista che non porta da nessuna parte, né aumenta una tensione già degnamente costruita nella prima parte di Alice, Darling. Il mio consiglio è quello di recuperare l'opera d'esordio di Mary Nighy senza aspettarvi emozioni intense sul filo del thriller, perché rischiereste di rimanere delusi, ma di accoglierlo come un'interessante riflessione sull'accettazione passiva di una violenza talmente sottile che liberarsene risulta quasi impossibile.
Di Anna Kendrick, che interpreta Alice, ho già parlato QUI mentre Wunmi Mosaku, che interpreta Sophie, la trovate invece QUA.
Mary Nighy è la regista della pellicola. Inglese, figlia di Bill Nighy, è al suo primo lungometraggio. Anche attrice e sceneggiatrice, ha 39 anni.
Kaniehtiio Horn interpreta Tess. Canadese, ha partecipato a film come Il giustiziere della notte - Death Wish, Possessor e a serie quali Supernatural, Hemlock Grove, The Strain e Slasher. Anche produttrice, regista e sceneggiatrice, ha 37 anni e un film in uscita.
Se Alice, Darling vi fosse piaciuto recuperate Swallow e Primo amore. ENJOY!
Non sembra totalmente riuscito, ma questa Kendrick inedita potrebbe spingermi alla visione!
RispondiEliminaLa Kendrick è semplicemente meravigliosa, il film merita anche solo per vedere la sua interpretazione.
EliminaIspirava ma con qualche dubbio, che hai confermato. Visto che sono in vena di recuperi importanti, questo resta al fanalino di coda per ora.
RispondiEliminaVisto che al cinema sta uscendo poco o nulla, direi che se ci fosse ancora in sala una chance la merita... sempre che sia arrivato, mi pare sia stato distribuito malissimo!
Elimina"Tutti i generi sono buoni tranne quelli noiosi" diceva Borges. Anch'io sono stato ingannato credendo di trovare qualcosa di diverso. Il problema di Alice, darling non è che sia un film drammatico ma che è deboluccio. Si regge davvero - e troppo poco - solo grazie alla prova della Kendrick; per il resto anche (quasi) niente e la sottotrama che nasce e muore come la ragazzina scomparsa dice invero molto della debolezza dello script. Purtroppo questo desiderio legittimo di raccontare un nuovo punto di vista, o meglio un punto di vista fino a poco tempo fa colpevolmente privo di voce, non sempre riesce a offrire qualcosa di cinematograficamente interessante. E su questo ci sarebbe molto da dire. Però il prefinale mi è piacito: è stato liberatorio e catartico, un degno epilogo per quel senso di soffocamento che il film bene o male riesce a trasmettere anche se io più che i vetri dell'auto gli avrei spaccato il cu*o!
RispondiEliminaSì, nonostante il tema importantissimo che tocca, il film è abbastanza debole, anche se ha molti momenti interessanti ed è sicuramente ben girato e ben recitato. Sul prefinale ti do assolutamente ragione, tra l'altro non me l'aspettavo e ho fatto un salto di un metro sulla poltrona!
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