mercoledì 10 gennaio 2024

Birth/Rebirth (2023)

Gli ultimi sprazzi del 2023 hanno portato un film che mi ero persa al Torino Film Festival ma che ho prontamente recuperato, Birth/Rebirth, diretto e co-sceneggiato dalla regista Laura Moss.


Trama: Celia, infermiera nel reparto maternità di un ospedale, si ritrova con la vita distrutta dopo la morte improvvisa della figlioletta. Quando il cadavere della bambina risulta misteriosamente scomparso, la donna inizia a sospettare della dottoressa Rose, e scopre che quest'ultima è riuscita a resuscitare la piccola...


Se dovessi dare un premio al film più freddo e "clinico" dell'anno scorso, il vincitore sarebbe senza dubbio questo Birth/Rebirth. L'opera prima della regista Laura Moss è un bisturi che affonda con lucidità e sangue freddo nell'animo dello spettatore, costringendolo ad affrontare tutta la sgradevolezza di un orrore che non è tanto visivo (benché, per chi come me ha il terrore cieco di aghi e affini, ci sia parecchio per cui distogliere lo sguardo dallo schermo), quanto piuttosto etico e morale, inestricabilmente unito ad un dolore terribilmente umano. Birth/Rebirth è l'equivalente filmico delle anime delle sue due protagoniste, gelido e sanguigno allo stesso tempo. Da una parte c'è Celia, dolce ed umanissima infermiera di un reparto maternità, dall'altra abbiamo Rose, dottoressa che lavora nella morgue dello stesso ospedale, praticamente priva di emozioni umane che non siano legate ad una distaccata praticità. Le due si ritrovano improbabili alleate quando la figlioletta di Celia muore di meningite fulminante e, al momento di vedere il cadavere, l'infermiera scopre che quest'ultimo è stato misteriosamente "perso"; disperata, Celia comincia a sospettare di Rose e scopre che la figlia viene tenuta in vita da un siero sperimentale inventato dalla dottoressa e perfezionato nel tempo. Senza indulgere troppo in spoiler spiacevoli, Birth/Rebirth racconta di come due animi apparentemente opposti si ritrovino uniti per uno scopo comune e arrivino a compenetrarsi e scambiarsi, saggiando i rispettivi limiti ed oltrepassandoli, l'uno per amore materno, l'altro per amor di scienza. Ciò che all'inizio viene mostrato come follia depravata, l'arrogante desiderio di sostituirsi a Dio, diventa speranza di felicità che, a poco a poco, demolisce condivisibili remore morali; viceversa, il cinico atteggiamento scientifico, sostanzialmente legato ad una terrificante profanazione del proprio corpo, si ammorbidisce nel calore di amicizia, amore ed affetto, probabilmente nella speranza di poter finalmente appartenere a qualcosa. Birth/Rebirth è dunque un film profondamente complesso, che lascia allo spettatore, se crede, la responsabilità di dare giudizi morali, perché sceneggiatura e regia rifiutano (giustamente) di darne e tratteggiano due donne spezzate con una tavolozza sterminata di toni grigi, o rossi, se volete.


C'è da dire che, senza le due attrici protagoniste, il film non esisterebbe. Marin Ireland si carica sulle spalle il ruolo più difficile, quella di una disadattata che vive solo per la scienza e, per essa, non esiterebbe a sacrificare se stessa. Però, attenzione, Rose non disprezza la vita, né la sua né quella degli altri; la Ireland la interpreta come una donna profondamente sola, che esiste in funzione del suo obiettivo e neppure si rende conto di quanto il suo atteggiamento risulti respingente ed ostile, e così facendo le dà anche una connotazione a tratti buffa, che alleggerisce un po' la pesantezza dell'argomento trattato senza risultare stupida o ridicola. Dall'altra parte c'è Judy Reyes, l'ex Carla di Scrubs, che dall'esperienza con la serie ha mantenuto quell'aura di gentilezza quasi materna e la cazzimma di chi non si fa mettere i piedi in testa da nessuno. Probabilmente è proprio per il modo in cui gli spettatori sono abituati a vederla che la sua lenta, quasi impercettibile trasformazione coglie impreparati e colpisce, raggiungendo l'apice in quel finale che, per quanto mi riguarda, è uno dei più allucinanti del 2023. Arriva lì, ti dà uno schiaffone lasciandoti a bocca aperta, titoli di coda. Ci vogliono bastardaggine ed eleganza per realizzare una cosa simile, ed è per questo che mi ha lasciata perplessa (per non dire infastidita) una sequenza che parrebbe quasi inserita a forza solo per dare una connotazione horror più "grafica" al film, come se quello che viene mostrato e suggerito non fosse abbastanza. Secondo me, Birth/Rebirth sarebbe stata un'opera di grande impatto anche senza, e il risultato di questo "mezzuccio" è stato quello di farmi rimanere in attesa di una svolta banale che, per fortuna, non è arrivata. Avviso sin da ora gestanti, genitori e persone che vorrebbero figli ma non ne hanno ancora avuti o sanno che non potranno mai averne che Birth/Rebirth contiene parecchie scene ed argomenti potenzialmente "triggeranti", come dicono i giovani, quindi, nel caso, avvicinatevi con cautela. Poi fatemi sapere cosa ne pensate!


Di Marin Ireland, che interpreta Rose Casper, ho già parlato QUI.

Laura Moss è la regista e co-sceneggiatrice della pellicola, al suo primo lungometraggio. Americana, lavora principalmente come scenografa.


Judy Reyes interpreta Celie Morales. Indimenticata Carla della serie Scrubs, la ricordo per film quali Al di là della vita, The Circle, Smile ed altre serie come I Soprano e Medium. Americana, anche produttrice e regista, ha 56 anni e un film in uscita. 





6 commenti:

  1. Carissima Bolla, a breve farò uscire un post sul film solista di Jigen, ma, come il mio solito, non si tratta di una vera e propria recensione, per cui ho pensato di far cosa gradita a chi leggerà mettendo un link al tuo post dove certamente sei più precisa di quanto sia io.
    E sappi che ti leggo sempre eh...

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  2. Insieme a No One Will Save You è l'horror del 2023 che sta subito fuori podio. E' vicino a Blood, sebbene quest'ultimo ha tratti più drammatici e risulti meno coraggioso (già la scelta su quali fluidi corporei muoversi la dice lunga); ed è vero, non aveva bisogno di strafare, piccole stonature. Marin Ireland divina, con una proposta di maternità che farebbe inorridire non solo la Mennuni o i prolife.

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    1. Blood non lo conosco, lo segno. Come sempre, grazie dei mille spunti e suggerimenti che ricavo da ogni tuo commento!

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    2. Grazie a te! Lo scrivo qui, la recensione de Il ragazzo e l'airone è bellissima, puntuale ma soprattutto riesce a trasmettere tutto quello che ti ha lasciato e ti dà Miyazaki.

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    3. Grazie mille, sono contenta che ti sia piaciuta!

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