Trama: un'attrice decide di partecipare a un film indipendente che porterà sul grande schermo la storia di Gracie, condannata anni prima per aver abusato di un minorenne che, nel frattempo, è diventato suo marito.
May December è uno di quei film che non so proprio come affrontare, perché, dal mio punto di vista, offre tantissimi spunti difficili ed interessanti, ma li approccia con una superficialità che, onestamente, non mi sarei aspettata dai coinvolti. La "base" della trama è la storia vera di Mary Kay Letourneau, insegnante di 34 anni che, nel 1997, avviò una relazione sessuale con Vili Fualaau, uno dei suoi allievi, all'epoca dodicenne; questa storia non viene esplicitamente citata nei credits e questo ha fatto abbastanza scalpore negli USA, visto che la Letourneau è morta ma Fualaau non è stato neppure interpellato e, pare, si sia detto disgustato dal film. Al di là di scalpori e offese, personalmente credo che una storia come questa vada trattata coi guanti e stando ben attenti a non trasformarla in un'opera di "exploitation". A costo di sembrare impopolare, però, dico anche che sicuramente la Letourneau aveva problemi psico-comportamentali di varia natura (io non mi eccito sessualmente guardando creature implumi come dei dodicenni, li riconosco come bambini e il solo pensiero mi repelle) ma comunque il bambino l'ha messa incinta due volte (la seconda quando la donna è uscita dal carcere con la condizionale) e un uomo funziona un po' diversamente da una donna, quindi aspetterei ad additare lei come unica strega della situazione, quando gli adulti che dovevano tutelare Fualaau e magari indirizzarlo meglio a livello psicologico hanno fallito nel loro lavoro. A prescindere da cosa possa pensarne io, c'è di buono che May December non pretende di trovare dei colpevoli, anzi, è molto chiaro nella sua volontà di inserire due dei protagonisti, Gracie e il giovanissimo marito Joe, in una zona di grigio ricca di sfumature; il presunto amore che legherebbe i due viene complicato dalla fragilità mentale di lei, bisognosa di essere curata come una bambina e di avere un modello di virilità gentile ed affascinante, un prince charming in grado di gestire la vita di entrambi, e dal fatto che lui sia stato costretto a crescere troppo in fretta, assumendosi tutte le responsabilità adulte di un marito e padre, senza essersi goduto le esperienze dei suoi coetanei. A rimestare nel torbido arriva Elizabeth, attrice famosa chiamata ad interpretare Gracie. Per approfondire il personaggio, Elizabeth decide di passare del tempo con Gracie, Joe e le loro famiglie, ma la sua presenza sconvolge gli equilibri della coppia, facendo sorgere domande scomode.
Quello che io contesto al film e che mi porta a parlare di "superficialità" è che la sceneggiatura, invece di concentrarsi sulle dinamiche tra Gracie e Joe, ci presenta la storia dal punto di vista di Elizabeth, personaggio a dir poco ambiguo. Fin dall'inizio, infatti, Elizabeth sembrerebbe quasi volersi sostituire a Gracie più che capirla per portare meglio su schermo il personaggio e, ancora peggio, viene mostrata l'attrazione subitanea nei confronti di Joe, altro elemento che farebbe di Elizabeth un personaggio non solo ambiguo, ma anche deplorevole. Joe, nonostante la sua paternità e l'atteggiamento adulto, è un ragazzo pieno di problemi, probabilmente invischiato in una relazione impossibile da troncare senza causare traumi psicologici ad entrambi i coinvolti, e io capisco il desiderio di Elizabeth di immedesimarsi al punto da voler riportare su schermo anche l'attrazione sessuale di Gracie verso l'allievo, ma la presenza di questo "terzo incomodo" complica inutilmente uno studio di personaggi già complesso di suo e svia l'attenzione dello spettatore verso... cosa? L'ennesima critica sull'establishment, sul desiderio di spettacolarizzazione a tutti i costi? Non saprei, giuro che non ho capito il punto del film. Sicuramente è un mio limite, per carità, ma così mi è risultato difficile godermi le interpretazioni degli attori, che pur sono parte integrante del fascino malato di May December. Le simpatie dello spettatore (e probabilmente di Todd Haynes) vanno inevitabilmente a Joe, interpretato alla perfezione da un Charles Melton malinconico e dimesso, divorato dalle personalità psicotiche delle donne che lo circondano, mentre l'aspetto grottesco del film poggia interamente sulle spalle di Natalie Portman e Julianne Moore, con un continuo ribaltamento di ruoli che rappresenta la parte più affascinante di May December: la natura dominatrice di Elizabeth e Gracie le porta ad affrontarsi in silenziosi scontri alimentati da disprezzo reciproco e una continua tendenza a sottovalutarsi a vicenda, il che porta a gustose sequenze in cui il dramma lascia il posto a una triste commedia. Aspetti positivi, che tuttavia non mi tolgono dalla testa la convinzione che May December sia una splendida confezione per il vuoto cosmico.
Del regista Todd Haynes ho già parlato QUI. Natalie Portman (Elizabeth) e Julianne Moore (Gracie) le trovate invece ai rispettivi link.
E' uno di quei film insieme a La Zona D'interesse che aspetto maggiormente di vedere, apprezzo molto Todd Haynes, Julianne Moore e Natalie Portman, e non vedo l'ora di vederlo nel più breve (si spera) tempo possibile :)
RispondiEliminaanche a me piacciono molto tutti e tre, forse per questo sono rimasta un po' delusa. La zona d'interesse e su tutt'altro livello!
EliminaAnche io sono rimasto deluso, forse perché pure io non ho capito il punto del film. Infatti speravo tu con questo post mi aiutassi a capirlo, e invece niente :)
RispondiEliminaÈ la classica visione che arrivi alla fine e ti chiedi: "Sì ok, e allora?"
Proprio la domanda che mi sono posta io. Più che altro non ho davvero capito la stupidità (si può dire?) del personaggio della Portman, talmente scorretta nel suo reperire informazioni che mi chiedo se questo film non fosse semplicemente uno studio su tre diversi livelli di disagio mentale.
EliminaA me è piaciuto. Mi è piaciuta l'evoluzione del personaggio della Portman, che come una vampira entra nelle vite dei due sposi e ne succhia l'essenza per trarne vantaggio, e diventando anch'essa parte di quella società ipocrita e patriarcale cui il film che è pronta a interpretare dovrebbe combattere...
RispondiEliminaMa siamo sicuri che il film indipendente della Portland avrebbe dovuto combattere la società ipocrita e patriarcale? Che Gracie abbia commesso un reato è indubbio, e nel film non ci sono ruoli forti o impositivi di uomini, anzi, c'è una manipolazione da parte delle donne (consapevole o meno) abbastanza forte.
EliminaSarà che un punto non lo cercavo, ma sono rimasta appassionata dalla storia e dallo studio dei personaggi, e mi è bastato.
RispondiEliminaSarà anche che sono entrata senza sapere la trama, pensando all'inizio Elizabeth come una parente lontana, e solo poi ho letto della storia vera da cui è ispirato... forse così mi sono goduta meglio il gioco delle attrici, la sceneggiatura con i diversi equilibri di forza.
Sarà che io ero anche abbastanza satura dalla Oscar Run e mi aspettavo un piccolo gioiello, invece. Credo che alcuni film debbano aspettare il momento giusto e probabilmente per me non lo era.
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