mercoledì 6 marzo 2024

Dune - Parte due (2024)

Domenica siamo corsi a vedere Dune - Parte 2 (Dune - Part 2), diretto e co-sceneggiato da Denis Villeneuve a partire dal romanzo Dune di Frank Herbert.


Trama: dopo l'incontro-scontro con la tribù dei Fremen, Paul ne impara i costumi diventando uno dei guerrieri più potenti. Ma l'ombra di un futuro sanguinoso come Messia incombe su di lui...


Sarò priva di mezze misure: Dune - Parte 2 è un trionfo. Lo dico da profana, perché dal 2021, anno di uscita di Dune, non ho mica trovato il tempo di leggermi il romanzo di Herbert e, in tutta sincerità, ero persino riuscita a dimenticarmi il primo capitolo (guardato con estrema soddisfazione, per la seconda volta, nel weekend), quindi il mio è il commento a caldo di una mente fresca. Ripeto quello che avevo giù dichiarato tre anni fa: "Gli ultimi Star Wars, ma anche quelli vecchi, con tutto il rispetto, a Dune spicciano casa", e gli spiccia casa qualsiasi saga moderna, in primis i fumettoni Marvel da cui il regista ha preso tre quarti del cast. Serio ed epico, senza alcuna concessione nemmeno alla più piccola briciola di umorismo, Dune - Part 2 mette in scena la crescita di Paul Atreides, da rampollo in fuga di una nobile famiglia a ragazzo maturo, deciso a prendere il futuro tra le sue mani senza seguire un cammino che qualcuno ha scelto per lui, almeno per buona parte del film. Il desiderio di vendetta verso chi ha sterminato la sua casata lascia presto il posto a un sentimento più complesso verso la tribù dei Fremen, alimentato sì dall'amore verso la bella Chani, ma anche dall'ammirazione verso la tenacia, l'intelligenza e gli usi di un popolo ben lontano dall'accozzaglia di selvaggi dipinta dalla nobiltà ignorante. Purtroppo per Paul, il mondo di Dune è fatto di complotti vecchi di secoli, invischiato in una tela tessuta in primis dalle Bene Gesserit, ed è difficile sottrarsi ad apocalittiche visioni di un tragico futuro, quando quella stessa ignoranza che rende ciechi i nobili viene sfruttata per aizzare il fondamentalismo di popolazioni isolate, istigandole a combattere una guerra santa in nome di segni e profezie assai facili da manipolare e fare avverare. Se i terribili Harkonnen sono i nazisti, quindi orribili e malvagi per definizione, le Bene Gesserit sono la Santa Inquisizione, gli Atreides i Crociati e gli invasati Fremen dei fondamentalisti islamici, e ben sappiamo a cosa possa portare ogni tipo di estremismo, anche quello che nasce con intenti "buoni", soprattutto quando ci si distanzia sempre più dal popolo che si vorrebbe guidare, e subentrano interessi personali. 


Come già succedeva nel primo capitolo, Villeneuve fa corrispondere il valore della storia narrata alla grandeur di una fantascienza visiva fatta di mostruose navi spaziali che si muovono e crollano con la lentezza di giganti, trascinando con sé buoni e cattivi, di paesaggi sconfinati che lo schermo fa fatica a contenere, di battaglie epiche girate e montate con nitida chiarezza anche a fronte del limite del PG13 (che non impedisce la percezione di torture e morti orripilanti, soprattutto quando si ha a che fare con i mostruosi Harkonnen), il tutto con l'ausilio di una CGI mai invasiva né "finta". Un'altra cosa che adoro di Villeneuve è la capacità di dare ad ogni ambiente la sua personalità, sfruttando non solo la regia, ma anche la scenografia e i costumi, oltre che la coinvolgente colonna sonora di Hans Zimmer. Le inquadrature ampie della zona nord di Arrakis, la ricostruzione di questo deserto sconfinato, benché pericoloso, dove una comunione con la natura inclemente può garantire libertà e un futuro tranquillo, fanno a pugni con le sequenze realizzate per rappresentare la zona sud dei fondamentalisti, più claustrofobiche, con lo schermo che si riempie di impenetrabili tempeste di sabbia e folle di persone adoranti, chiuse all'interno di sotterranei dove la novella Reverenda Madre Jessica (sulla quale poi tornerò) tesse le sue trame. Il pianeta degli Harkonnen è invece un glaciale, geometrico orrore in odore di espressionismo tedesco, dove prevalgono il bianco e il nero di tristissimi fuochi d'artificio che "esplodono" silenziosi come macchie di inchiostro, mentre la natura "medievale" dei luoghi dove risiedono l'imperatore e la figlia viene richiamata da chiostri, mise che sembrano uscite dal ciclo arturiano e interni che, per quanto moderni, contengono elementi architettonici assimilabili a quelli di un castello. Alcune chicche, come l'inquadratura ravvicinata di formiche brulicanti sul cranio e sull'orecchio di un certo personaggio, oppure la rappresentazione iniziale delle truppe Harkonnen come silenziosi scarafaggi volanti, mi hanno fatto apprezzare la regia ancora di più e chissà quante cose ci sarebbero da dire dopo una seconda visione.


Per quanto riguarda gli interpreti, a me pare che Villeneuve sia riuscito a tirare fuori il meglio da ognuno dei coinvolti. Per quanto non mi sia mai strappata i capelli né per le doti recitative di Chalamet né per il suo fisico da twink, il ruolo di Paul Atreides gli calza a pennello, con quell'espressione malinconica e fiera che si ritrova, e ammetto di essermi parecchio emozionata nei momenti decisivi della sua ascesa a messia, con tanto di vecchia che urlava all'abominio e altri istanti di pura esaltazione che vi lascio scoprire. Il legame che si va a creare tra Paul e Chani viene reso alla perfezione non solo da un regista che rifugge la via dell'amore bimbominkia, ma soprattutto da due giovani attori dall'interessante alchimia, capaci di mantenere l'innocenza dei ragazzi e la consapevolezza quasi rassegnata di due persone adulte che ne hanno viste di cotte e di crude, scambiandosi sguardi e gesti che, sul finale, diventano commoventi. Tra le nuove aggiunte al cast spicca, neanche a dirlo, un irriconoscibile Austin Butler, affascinante nell'assoluta empietà di un personaggio che tiene tranquillamente testa al sempre valido Stellan Skarsgård e ad annientare il povero Bautista, mentre tra i "vecchi" non si può non citare un ottimo Javier Bardem assurto al ruolo di Paolo Brosio della situazione (grazie a Kara Lafayette, alla quale ho rubato la citazione!). Il mio cuore, però, sarà per sempre di Rebecca Ferguson. Se nel primo film l'attrice viveva di pochi sguardi fragili che la rendevano umana anche a fronte di una natura tenace e dura, ottimamente dissimulata, in Dune - Parte 2 Jessica perde ogni traccia di umanità (sia in una realtà che la vede spesso celata dietro veli e tatuaggi, ma anche in visioni da incubo) e diventa un'invasata dallo sguardo folle, pronta a tutto pur di favorire il figlio e metterla nello stoppino alle maledette vecchiacce che l'hanno resa così, trasudante di fascino e carisma dalla prima all'ultima inquadratura. Aspettare altri quattro anni per rivederla, conoscere il destino finale di Paul e cogliere più di uno scintillio della bellezza particolare di Anya Taylor-Joy sarà una cosa durissima, ma se Villeneuve riuscirà a confezionare un altro film come questo, varrà la pena soffrire!


Del regista e co-sceneggiatore Denis Villeneuve ho già parlato QUITimothée Chalamet (Paul Atreides), Zendaya (Chani), Rebecca Ferguson (Jessica), Javier Bardem (Stilgar), Josh Brolin (Gurney Halleck), Austin Butler (Feyd-Rautha), Florence Pugh (Principessa Irulan), Dave Bautista (Rabban), Christopher Walken (Imperatore), Léa Seydoux (Lady Margot Fenring), Stellan Skarsgård (Barone Harkonnen), Charlotte Rampling (Reverenda Madre Mohiam) e Anya Taylor-Joy (Alia Atreides) li trovate invece ai rispettivi link.


Stephen McKinley Henderson
e Tim Blake Nelson hanno girato delle scene nei panni, rispettivamente, di Thufir Hawat e del Conte Hasimir Fenring, ma sono state tagliate e i due attori sono stati ringraziati nei credit, mentre Sting ha rifiutato di comparire in un cameo. Non ce l'hanno fatta, invece, Bill Skarsgård e Barry Keoghan, in lizza per il ruolo di Feyd-Rautha; addirittura, per il ruolo di Margot Fenring si erano fatti i nomi di Elizabeth Debicki, Eva Green, Amy Adams, Natalie Dormer, Olivia Taylor Dudley e Gwyneth Paltrow. Inutile dire che Dune - Parte due va visto dopo Dune e, nel caso non vi basti, potete aggiungere anche il Dune di David Lynch o la miniserie televisiva Dune - Il destino dell'universo, oltre a leggere i libri. ENJOY!

18 commenti:

  1. Io continuo a chiedermi se non si potesse trovare un protagonista migliore di Chalamet, non mi pare abbia le physique du rôle. È chiaro che fosse difficile scegliere un attore adeguato, perché il personaggio deve passare attraverso una grande evoluzione, dovrebbe essere un rampollo di belle speranze all'inizio e un vero eroe carismatico più avanti. Però lui non mi convince del tutto, ed è un peccato perché il film è incredibilmente bello.

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    1. Sfondi una porta aperta, penso di essere l'unica donna immune al suo fascino. Però non avrei saputo quale altro attore famoso e giovane avrebbero potuto metterci...

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  2. Questo film è già in lista per vederlo, amo Villeneuve, voglio vedere se la seconda parte è così spettacolare come dicono ^_^

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  3. Bellissimo, anche le modifiche apportare alla trama originale sono tutte oculate, il tempo extra dell'uscita sempre rimandata è stata utilizzato molto bene dal regista con il nome da formula uno ;-) Cheers!

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    1. Io non sapendo nulla me lo godo forse anche di più ma, come scrivevo su FB, le mie lacune DEVONO essere colmate!

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  4. Sminchio com'è, Timothy lo vedo più in parte del precedente Kyle McLachlan diretto da Lynch in quel film che proprio non mi aveva convinto per tanta tanta fuffa tipo il chromakey per le scene a cavallo dei vermoni. Sicuramente qui con i mezzi attuali Villeneuve ha potuto lavorare meglio.

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    1. Quello di Lynch è un altro film che vorrei vedere. Anche se, dopo quelli di Villeneuve, il confronto è impari, porca miseria...

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  5. Per me questo è il secondo tempo di un film unico della durata di cinque ore. Non esiste parte due senza la parte uno e spiace che molti elementi inseriti in precedenza siano stati "tagliati" in questa seconda parte. L'opera di Villeneuve è monumentale, nonostante i cambi rispetto al racconto originale che hanno investito il personaggio di Chani, che rimane potente e addirittura più centrale ma molto meno tragico. Il film comunque finisce esattamente come il libro, con il futuro scelto da Paul per l'intera galassia.

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    1. Sì, vederli separati o senza ricordare nulla del primo è un delitto perché è giusto non staccarsi da atmosfere mantenute assai simili in entrambe le opere. Continuate, continuate a parlare del libro, mi fate montare una curiosità allucinante!

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    2. Io il libro l'ho letto quando ho saputo che avrebbero spostato l'uscita di questo capitolo e posso dirti che ci sono alcune differenze importanti. I temi del libro sono tanti, il film dedica una parola a tutti ma poi si concentra quasi esclusivamente su Paul e Chani e nel libro diciamo sia un altra cosa (non voglio fare spoiler).

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    3. Ammetto che, tra una cosa e l'altra, mi ero dimenticata dell'imminente uscita di Dune e quando è giunto il momento sono stata colta impreparata. Purtroppo, per quanto bravo, anche Villeneuve dovrà necessariamente compiere scelte di riduzione/semplificazione/spettacolarizzazione.

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    4. Beh alla fine lui ha dato la sua interpretazione del libro. Alla fine la sceneggiatura è firmata da lui non da Herbert :). Potrebbe essere anche "una storia tratta da..." e non ci sarebbe niente male. Il problema è che in un certo cinema di oggi non riusciamo più a inventarci cose originali che non siano tratte da libri/fumetti/videogiochi o seguiti di filoni (vedi Furiosa, come hai scritto sotto tu).

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    5. Questo sì è il vero problema del cinema d'oggi, soprattutto quello di ampio consumo.

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  6. Visivamente imponente, tecnicamente ineccepibile, per una fantascienza adulta dove la forma eguaglia la sostanza (ma non il libro).

    L'unico film di fantascienza degli ultimi anni con cui se la può giocare è Mad Max Fury Road.

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    1. Che, tra l'altro, dovremmo tutti riguardare per "colpa" dell'imminente Furiosa!!

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  7. Ok, sono l'unico ad essere uscito dalla sala piuttosto freddino - il che è ironico, essendo ambientato in un deserto 😅

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    1. Sai che io sono di bocca buona (e, soprattutto, non conosco i romanzi) ma, a parte tutto, mi sono sentita quasi trasportata in un altro mondo.

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