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venerdì 24 aprile 2015

La regina dei dannati (2002)

Dopo l'epica disfatta di Scemo & più scemo, il mio peculiare metodo di scelta film mi ha purtroppo ancorata agli anni '90/2000, che hanno sì dato i natali a qualche cult ma anche a moltissime ciofeche. A quest'ultima categoria appartiene La regina dei dannati (Queen of the Damned), diretto nel 2002 dal regista Michael Rymer e tratto da due romanzi di Anne Rice, Il vampiro Lestat e La regina dei dannati.


Trama: il vampiro Lestat si sveglia dal suo sonno secolare, attirato dalla musica di un gruppo di sbandati. Rinvigorito dalla melodia, il vampiro decide di diventare una rockstar e, soprattutto, di rivelare a tutto il mondo l'esistenza della sua specie, attirando l'odio di parecchi suoi simili e risvegliando l'antichissima Akasha, Regina dei Dannati...


Prima di cominciare a parlare de La regina dei dannati, è bene premettere una cosa. Della pluripremiata e famosissima saga Cronache dei vampiri di Anne Rice ho letto solo Intervista col vampiro, per pura curiosità, e l'ho trovato pesante come una mattonata sui marroni. La mia reazione inconsulta, nonostante il vampiro sia sempre stata una figura a me molto cara, è stata il conseguente rifiuto di proseguire nel recupero degli altri volumi che compongono l'affresco letterario della Rice. Questo per dire che le trame di romanzi come Il vampiro Lestat e La regina dei dannati mi erano sconosciute prima della visione della pellicola... eppure, nonostante questo, il film di Rymer mi ha talmente ammorbata e perplessa che sono stata costretta a documentarmi su Wikipedia, riuscendo così a provare ancora più schifo. Non starò a tediarvi parlando delle differenze tra film e romanzi, sappiate solo che il film La regina dei dannati è un fiacco antenato di Twilight, completamente asservito ad un pubblico di donnette sospiranti che nel vampiro cercano solo l'emblema del bello e maledetto, possibilmente semi-nudo, irraggiungibile ma non troppo e che desiderano identificarsi con un'eroina bella, intelligentissima e dal passato misterioso, pronta a gettare al vento la propria natura mortale nonostante i suoi antenati abbiano cercato in tutti i modi di proteggerla dal virus della bimbominkitudine. Gli sceneggiatori imperniano interamente la pellicola su una storia d'amore che, se non ho capito male, è quasi del tutto assente nell'opera originale e mettono in piedi un coacervo di cliché vecchi come il mondo, affossati da lunghissimi dialoghi improntati sul male di vivere, sul dolore della solitudine e sulla caducità della bellezza umana (ma se TUTTI gli umani sono effimeri e di conseguenza belli perché, o mio caro Lestat, ti devi invaghire solo della gnocca depressa mentre tutti gli altri li tratti come cibo? Solo perché ha letto il tuo diario? Santo cielo...), concludendo il tutto con un finale consolatorio e un "cliffhanger" fastidiosi come l'orticaria. Tutto lo spleen, il reale sentimento, il disagio che si percepivano palpabili in quel capolavoro che è Intervista con vampiro, diventano qui meri elementi di uno stile volutamente "maledetto" e l'interesse che si prova per le vicende del protagonista è pari a zero.

I giornali dicono di me che ho un alito importante.... E' vèro. E' mòlto vèro.
Certo, fare un confronto con Intervista col vampiro è spietato da parte mia. La regia di Neil Jordan era elegante quanto l'ambiente dove si muovevano i suoi bellissimi vampiri, i costumi di Sandy Powell rasentavano la perfezione, il cast vantava attori capaci e all'apice della forma, mentre qui ci sono solo sciatteria e tamarreide. Michael Rymer sceglie di girare un videoclip più che un horror e ogni tot lo spettatore è costretto a sorbirsi orride visioni virate in rosso oppure dei video musicali dove Stuart Townsend si dimena credendosi molto ma molto fico, un po' come succedeva a Fabius di Mai dire Gol; ora, io non voglio essere superficiale ma il Lestat di Tom Cruise, attore che a me ha sempre fatto sesso tanto quanto un sasso, era talmente carismatico da diventare automaticamente bello come un dio, senza dover rimanere costantemente a torso nudo o a fissare la telecamera con sguardo da piacione gotico. La regia di Rymer e l'interpretazione di Townsend sono sciatte tanto quanto gli effetti speciali utilizzati in abbondanza dal momento in cui compare Akasha e quanto le orrende scene di lotta tra vampiri, con quel fastidioso "effetto scia" che segue i personaggi ogni volta che si muovono. Tornando a parlare di attori, La regina dei dannati è il trionfo dei giovani di belle speranze che, dopo un esordio stratosferico, sono tornati giustamente nelle retrovie dei figuranti (vedi lo stesso Townsend, ma anche il secondo corvo Vincent Perez) o degli ex attori di culto che sono finiti a recitare in filmacci commerciali (vedi Paul McGann o Lena Olin) e la sfortunata Aaliyah era sicuramente una gnocca stratosferica perfetta per interpretare Akasha, peccato abbia scelto di passare metà del tempo a muoversi come un burattino scoordinato e con la bocca spalancata per mostrare i canini. L'unica cosa bella del film, e per fortuna visto che Lestat canta di lungo, è la colonna sonora quasi interamente scritta dal cantante dei Korn, Jonathan Davis, il cui stile inconfondibile impregna tutta la pellicola (se i Korn non vi sono mai piaciuti questo però rischia di non essere un pregio, sorry) e rimane in testa anche dopo qualche giorno dalla visione. Il resto, per fortuna, è già scivolato via come acqua dalla mia mente... tutto, maledizione, tranne l'orrida mise di Jesse che, per entrare in un nightclub discotecaro zeppo di vampiri, decide di farsi i codini come Sailor Moon. A proposito dello sbagliare completamente stile ed atmosfere, eh?

Saailor Moon, amica Saaaaailor Moon!
Di Paul McGann, che interpreta David Talbot, ho già parlato QUI.

Michael Rymer è il regista della pellicola. Australiano, ha diretto episodi di serie come American Horror Story e Hannibal. Anche produttore e sceneggiatore, ha 52 anni.


Stuart Townsend interpreta Lestat. Irlandese, lo ricordo per film come La leggenda degli uomini straordinari; inoltre, ha partecipato a serie come Will & Grace e ha lavorato come doppiatore in Robot Chicken. Anche regista, sceneggiatore e produttore, ha 43 anni.


Vincent Perez interpreta Marius. Svizzero, lo ricordo per film come Cyrano di Bergerac e Il corvo 2. Anche regista, sceneggiatore e produttore, ha 51 anni.


Lena Olin (vero nome Lena Maria Jonna Olin) interpreta Maharet. Svedese, la ricordo per film come L'immagine allo specchio, Fanny & Alexander, La nona porta e Chocolat; inoltre, ha partecipato a serie come Alias. Ha 60 anni e due film in uscita.


La regina dei dannati è stato il secondo e ultimo film della cantante Aaliyah, morta in un incidente aereo poco dopo la fine delle riprese (la pellicola è dedicata alla sua memoria), cosa che ha costretto il fratello a dare una mano per l'overdubbing; a proposito di voci, chi ha avuto modo di passare l'adolescenza ascoltando i Korn avrà capito che le canzoni di Lestat non le esegue Stuart Townsend, bensì Jonathan Davis, che ha scritto parecchi pezzi della colonna sonora. Detto questo, La regina dei dannati ha fatto schifo veramente a tutti, sia ai fan de Le cronache dei vampiri, sia alla stessa Anne Rice, sia a Tom Cruise, che ha rifiutato di tornare come Lestat (per il ruolo era stato contattato anche Wes Bentley, che a sua volta ha declinato l'invito); a tal proposito, molto meglio recuperare il "prequel" Intervista col vampiro. ENJOY!

lunedì 25 luglio 2011

Intervista col vampiro (1994)

Chi mi conosce sa che amo i film dedicati alla figura del Vampiro (con la V maiuscola, non le mezzeseghe twilightiane…) più di ogni altro horror, quindi non potevo non amare Intervista col Vampiro (Interview with the Vampire), diretto dal regista Neil Jordan nel 1994 e tratto dall’omonimo romanzo di Anne Rice.



Trama: Attraverso gli occhi del vampiro Louis veniamo a conoscenza della sua triste e centenaria esistenza. La “nascita” per mano del crudele Lestat, il rifiuto della propria natura, l’arrivo della piccola Claudia e il funesto incontro con altri della sua stessa razza, dalla New Orleans di fine ottocento all’America dei giorni nostri.



Intervista col vampiro è uno dei più bei film sull’argomento, secondo solo a Nosferatu e al barocco Dracula di Coppola. Purtroppo (e stranamente, almeno per me) non ho mai letto il romanzo da cui è tratto ma, a parte alcuni punti di secondaria importanza, pare gli sia fedelissimo, soprattutto nello spirito. La pellicola infatti riesce a mostrare in modo esemplare il paradosso dell’esistenza di un Vampiro, il fascino che essa esercita su chi è semplicemente umano e l’orrore di vivere un’eternità di solitudine e morte, col rischio di diventare relitti del passato mentre le epoche avanzano. Louis concede la famosa intervista al giovane David perché la sua storia venga tramandata e i suoi errori non vengano ripetuti, e lo fa quando la sua umanità e la sua scintilla di vita sono già irrimediabilmente perdute, a causa dei propri errori e della fondamentale “incapacità” del suo Maestro Lestat. Attraverso le figure dei due vampiri vediamo la Luce e la Tenebra, l’innocenza e la crudeltà, la forza e la debolezza, due opposti tenuti insieme malamente e solo grazie a quello splendido personaggio che è la piccola Claudia, eterna ed innocente bambina per Louis, degna e crudele erede per Lestat, che alla fine pagherà il prezzo del suo affetto distorto. Siamo quindi anni luce lontani sia dall’affascinante ma statica figura del Dracula di Bram Stocker e, per fortuna, anche da quell’aborto che sono i vampiri di Twilight (e pensare che all’epoca avevo la stessa età delle ragazzine odierne, ma per fortuna noi degli anni ’80 siamo cresciuti con cose nettamente migliori di quelle di ora…), un idilliaco “equilibrio” che raramente troviamo nei romanzi o nei film dedicati ai succhiasangue.



Lasciando per un attimo da parte ciò che il film racconta, è venuto il momento di dire come lo fa. La messa in scena è semplicemente perfetta, a partire dalle splendide scenografie e dai costumi di Dante Ferretti, per non parlare della colonna sonora e del trucco dei vampiri (mi ha sempre molto colpito, in special modo, quello di Brad Pitt con quello strano rigonfiamento della mascella che lo fa sembrare un cucciolo perennemente magonato, ma anche quello di Tom Cruise è splendido, soprattutto quando Lestat diventa una sorta di vecchia mummia), per finire con l’ovvia parte “horror” che, per una volta, viene utilizzata con parsimonia ed è funzionalissima alla storia. Le scene dove viene mostrato il modo in cui i vampiri si nutrono hanno lasciato il segno nell’iconografia vampirica, perché se prima il non – morto infilava le zanne solo nel collo della vittima, in Intervista col Vampiro sono i polsi la fonte principale di nutrimento, assieme ad altre zone più o meno convenzionali: Neil Jordan non indugia troppo sui particolari macabri, ma non lesina nemmeno sul gore e su immagini emblematiche (come quella ambientata nel Theatre des Vampires, con la vittima uccisa davanti a un’intera platea di spettatori) o disgustose al limite del trash (come quella dove Lestat spreme letteralmente un topo per procurare sangue a Louis).



Infine, spendiamo due parole sugli attori. Sicuramente, quello di Louis non è il ruolo migliore di Brad Pitt, che col tempo si è dimostrato in grado di interpretare personaggi assai distanti dalla solita immagine di “bello e dannato”, tuttavia in Intervista col vampiro riesce a conferire una fragilità tutta particolare al triste e anche troppo umano Louis. D’altra parte, Tom Cruise qui da decisamente il meglio di sé. Il suo Lestat è un modello di spocchiosa bastardaggine, un elegante, raffinato e aristocratico assassino, a suo modo timoroso della solitudine congenita nella sua condizione e assolutamente incapace di abbassarsi a chiedere aiuto o mostrare affetto ai suoi “figli”. Ma l’interpretazione migliore è senza dubbio quella della giovanissima Kirsten Dunst, che imprime nel cuore dello spettatore l’indimenticabile figura di Claudia: un personaggio ambivalente e difficile, in bilico tra innocenza e spietata freddezza, emblema di salvezza e dannazione nonché fulcro dell’intera esistenza vampirica di Louis (che, non a caso, davanti allo scetticismo di Armand la definisce “il suo Amore”, non la sua amante). La sua presenza, in effetti, è così fondamentale da definire il vero inizio e la vera fine di Intervista col vampiro, tanto da rendere ciò che viene prima e dopo una mera cornice. In due parole, insomma, Intervista col vampiro è un caposaldo per chiunque ami non solo il cinema horror o quello “vampirico”, ma per tutti gli amanti del cinema fatto bene, quello con la C maiuscola.



Di Brad Pitt, che interpreta Louis, ho già parlato qui, mentre Stephen Rea, qui nei panni di Santiago, lo trovate qua. Anche il bell'Antonio Banderas, che interpreta Armand, ha avuto modo di partecipare al Bollalmanacco con questo post.

Neil Jordan è il regista della pellicola. Irlandese, lo ricordo per film dei generi più disparati, come In compagnia dei lupi, High Spirits – Fantasmi da legare, Michael Collins, In Dreams e La moglie del soldato, con il quale ha vinto l’Oscar per la miglior sceneggiatura. Anche sceneggiatore e produttore, ha 61 anni e un film in uscita.



Tom Cruise (vero nome Thomas Cruise Mapother IV, manco fosse un faraone…) interpreta il vampiro Lestat. Sicuramente uno degli attori più famosi del mondo, non tra i miei preferiti (tranne quando interpreta rari ruoli comici), lo ricordo per film più o meno “storici” come Legend, Top Gun, Il colore dei soldi, Cocktail, Rain Man – L’uomo della pioggia, Nato il quattro luglio, Giorni di tuono, Cuori ribelli, Codice d’onore, Il socio, Mission: Impossible, Eyes Wide Shut, Magnolia, Vanilla Sky, Minority Report, Austin Powers in Goldmember, L’ultimo samurai e Tropic Thunder. Americano, anche produttore, sceneggiatore e regista, ha 49 anni e due film in uscita, tra cui l’ennesimo seguito di Mission: Impossible.



Kirsten Dunst interpreta la piccola Claudia. A differenza di Tommaso Crociera, lei è invece una delle attrici che preferisco in assoluto, e la ricordo per film come Il falò delle vanità, il bellissimo Piccole donne, Jumanji, Small Soldiers, Spider – Man, lo splendido Se mi lasci ti cancello, Spider – Man 2, Elizabethtown, Maria Antonietta e Spider – Man 3. Ha inoltre partecipato a serie come Oltre i limiti ed E.R. e, infine, ha a doppiato Kiki nella versione inglese di Kiki Delivery Service e Anastasia in Anastasia. Americana, anche produttrice, regista e sceneggiatrice, ha 29 anni e tre film in uscita, tra cui Melancholia, l’ultima pellicola di Lars Von Trier.



Christian Slater interpreta il giornalista Daniel. Slater è senza dubbio uno degli attori che ho avuto più modo di vedere “in azione” ed apprezzare, vista la marea di film interpretati, tra i quali ricordo Il nome della rosa, I delitti del gatto nero, Robin Hood principe dei ladri, lo splendido Una vita al massimo, Alcatraz – L’isola dell’ingiustizia, Nome in codice: Broken Arrow, Austin Powers e il geniale Cose molto cattive. Per la TV, ha partecipato ad episodi di Alias, My Name is Earl e ne ha doppiato parecchi di Robot Chicken. Americano, anche produttore e regista, ha 42 anni e dieci film in uscita.



Siccome il romanzo è stato scritto da Anne Rice nel 1973 (poi pubblicato nel ’76), l’attore che la scrittrice aveva in mente all’epoca per il ruolo di Lestat era Rutger Hauer, e si era pensato anche a John Travolta. Tuttavia la realizzazione di Intervista col vampiro è stata posticipata di vent’anni e i due attori sono diventati troppo vecchi per il ruolo, così la scelta è ricaduta, con iniziale disappunto della Rice, su Tom Cruise, anche se sarebbe stato molto più interessante vedere un Lestat interpretato da Johnny Depp. Tra le attrici in lizza invece per il ruolo della piccola Claudia (all’epoca Kirsten Dunst aveva 12 anni) c’erano la sempre validissima Christina Ricci, quella Julia Stiles che, negli anni a venire, ci avrebbe ammorbati con filmacci come Save the Last Dance o Le 10 cose che odio di te e Dominique Swain, diventata famosa qualche anno dopo per il ruolo di Lolita nell’omonimo e moscio remake del classico Kubrickiano. Scelta obbligata, invece, quella di Christian Slater, visto che Daniel avrebbe dovuto essere interpretato da River Phoenix, morto di overdose l’anno prima. Nei titoli di coda del film, infatti, si legge una dedica alla memoria del giovane attore. Di Intervista col Vampiro esiste anche un seguito del 2002, sempre tratto dai libri di Anne Rice ma nettamente inferiore, ai limiti dell’orrendo, La regina dei dannati. Dimenticatelo, e godetevi il trailer del film recensito, invece! ENJOY!

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