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venerdì 16 aprile 2021

Bad Luck Banging or Loony Porn (2021)

Su Miocinema è disponibile il vincitore dell'Orso d'Oro all'ultimo festival di Berlino, Bad Luck Banging or Loony Porn (Babardeala cu bucluc sau porno balamuc), diretto e sceneggiato dal regista Radu Jude.



Trama: dopo che un video porno che la vede assieme al marito viene accidentalmente caricato su internet, l'insegnante Emilia si ritrova a dover subire un processo sommario da parte di genitori furibondi...


L'ultimo film di Radu Jude, regista che io ovviamente non conoscevo, è proprio loony, come da titolo internazionale. L'argomento trattato è più attuale che mai, visti anche i recenti fatti di cronaca che hanno toccato l'ambiente scolastico italiano, tuttavia stavolta non si tratta di revenge porn, ancor più deprecabile, quanto della normale vita sessuale di due coniugi che hanno la sventura di portare ad aggiustare un PC da qualcuno che non si fa scrupoli a caricare su YouPorn il contenuto dell'hardware. A scanso di equivoci, Bad Luck Banging comincia davvero come un porno e non vi salti in mente di guardarlo con qualche pargolo in giro per casa, perché il video incriminato viene mostrato all'inizio della pellicola, con molta dovizia di particolari, e per tutto il film, soprattutto nel secondo capitolo, vi sono immagini di falli, vagine, seni e quant'altro mescolate ad episodi storici tra l'aberrante e il deprimente: il simbolo dell'ipocrita deriva della società, dove vengono accettate e ritenute "normali" le peggio cose (stragi, omicidi, povertà, divario sociale, razzismo, violenza sessuale, pedofilia e dittature, solo per citarne alcune) ma GUAI, come si diceva nei Simpson, se non si pensa ai bambini e a quello che potrebbe succedere dovessero anche solo pensare che la loro insegnante faccia S.E.S.S.O. La cultura cattolica "pancina", ovviamente, prevede che l'atto sessuale sia solo a livello procreativo, che non rechi piacere alcuno a chi in esso indulge (men che meno alla donna, ça va sans dire) e che una coppia dia comunque di sé un'idea assolutamente asessuata, altrimenti tocca visualizzare cosa potrebbe succedere nel talamo, ed è un attimo dimenticare i pregi scolastici di un'insegnante palesemente brava come educatrice quando la stessa viene immortalata mentre fa un pompino al marito. Davanti ad un simile affronto, l'ottima insegnante di storia diventa una troia fatta e finita (agli occhi degli uomini che però non si fanno scrupolo di sbavare guardando il video e a quelli delle donne, probabilmente invidiose della vita sessuale di Emilia, molto simili a quelle che davanti a ragazzine violentate dicono "se va vestita così, se l'è andata a cercare") e,  in quanto tale, incapace di insegnare e anzi, sicuramente persino sovversiva, piena di idee deleterie per la crescita equilibrata dei suoi studenti.  


Il processo ad Emilia, fulcro del terzo atto del film, è qualcosa di estremamente faticoso da guardare, perché non è difficile immaginare come quei dialoghi all'apparenza fuori da ogni logica siano parte fondante di ogni pettegolezzo sulle labbra della gente "bene", che arriva persino a negare di avere mai fatto sesso "in quel modo", come se fosse la cosa più orrenda del mondo, mentre non si preoccupa di nascondere il proprio razzismo e la propria ignoranza, difetti ben peggiori; al processo di Emilia ci sono rappresentanze per tutte le classi razziali e sociali, per tutti gli "ismi" moderni, uniti (nonostante la diversità) dall'odio verso un nemico comune e soprattutto dalla ferma volontà di seguire una visione univoca di "normalità", che ovviamente non prevede spazio per alcuna forma di ripensamento o pietà. Il finale è surreale e liberatorio, si conclude con un fermo immagine blasfemo ed esilarante, ed è un perfetto contrasto (nella sua struttura teatrale, più che cinematografica), di una prima parte praticamente priva di dialoghi e quasi documentaristica, che vede Emilia camminare per le strade di una Bucarest ferita, impegnata a spazzare macerie e difetti sotto il tappeto, vittima comunque di rigurgiti di squallore e maleducazione mentre la vita delle persone continua come se niente fosse, anche nel bel mezzo della pandemia di Coronavirus. Come ho scritto a inizio post, Bad Luck Banging or Loony Porn è loony davvero. Lo è nella struttura, nel modo in cui mescola stili diversi, per come spiazza lo spettatore abituato a narrazioni più lineari, per il tentativo di insegnare qualcosa e far aprire gli occhi su quel mondo che vediamo ogni mattina e che ormai diamo per scontato, dimenticando il passato e appiattendo ogni esperienza particolare e sprazzo di diversità, se non addirittura condannandole. Ecco, il film di Radu Jude è sicuramente un'esperienza particolare e anche solo per questo andrebbe visto, almeno una volta, senza troppi pregiudizi di sorta. Poi fatemi sapere com'è andata la visione!

Radu Jude è il regista e sceneggiatore della pellicola. Romeno, ha diretto film come The Happiest Girl in the World e Aferim!. Anche produttore, ha 44 anni.



mercoledì 30 ottobre 2019

Il Bollodromo #71: ToHorror Film Fest - parte 2

Seconda delle mie tre giornate al festival. Come potete immaginare, ho ridotto i film a massimo due al giorno per non uccidere il povero Bolluomo impreparato ai festival e non amante del genere horror e stavolta gli è andata bene. Si è evitato così un film anche troppo ridicolo ma perlomeno si è goduto il vincitore del festival, The Odd Family: Zombie on Sale. ENJOY!


Kuwaresma - The Entity (Kuwaresma) di Erik Matti

Dalle Filippine, un horror che parte non bene, benissimo. Fantasmi, demoni dall'aspetto esotico e molto particolare, spaventi veri, una violenza tale da far accapponare la pelle e un villain di rara cattiveria mi avevano convinta di avere davanti sì un pastiche di generi (c'è tutto: thriller psicologico, horror demoniaco, horror a base di case infestate, torture porn, ghost story, ecc.) ma comunque scritto e diretto da qualcuno in grado di tenere saldamente le redini del discorso. Poi arriva lo Shyamalan twist da facepalm, al quale sono seguiti uno dei peggiori esorcismi di sempre e il declassamento del demone da cazzutissima entità dall'aspetto peculiare a... boh, Luca Giurato? La critica sociale delle Filippine porta in dote all'occidente demoni perculanti e misogini, che si riducono a sputare noccioli di arancia in testa ad ignare persone, mentre altri personaggi si profondono nell'imitazione di Francesco Paolantoni quando, nei panni di Robertino, urlava "Luisaaaa!!!". Insomma, poteva andare meglio.


The Odd Family: Zombie on Sale di Lee Min-jae

L'ideale cuginetto orientale di Shaun of the Dead, meno originale di One Cut of the Dead ma comunque delizioso a vedersi, non a caso ha vinto il premio della giuria per il miglior lungometraggio. Merito innanzitutto della simpatia dei protagonisti, una famiglia che più disfunzionale non si può, a un passo dalla bancarotta e costretta a ricorrere a truffe della peggior specie onde racimolare denaro... che, un giorno, si imbatte in un ragazzo zombie, fuggito dai laboratori di una non meglio specificata industria farmaceutica dalla dubbia fama. Dire di più sulla trama sarebbe un delitto, perché il bello del film è scoprire come si abbatterà sull'intera Corea l'inevitabile piaga zombie e come il regista si impegnerà ad omaggiare vari generi, non solo l'horror, la commedia e i grandi modelli del genere (i momenti di "zombie-dance" non fanno rimpiangere le sequenze storiche di Shaun of the Dead in cui i morti viventi ballavano sulle note di Don't Stop Me Now) ma anche i k-drama, parodiati per buona parte della pellicola. Io vi avviso, a un certo punto mi sono persino commossa e ho seriamente temuto per gli adorabili membri della famiglia Park, quindi per me l'operazione è più che riuscita. Speriamo esca presto in Italia ma, nel caso, non vorrei sbagliare dicendo che chi cerca può già cominciare a trovare qualcosa.


domenica 16 ottobre 2016

Hero (2002)

Siccome abbiamo scoperto che al Bolluomo piace il genere, qualche sera fa ho riguardato a distanza di 14 anni lo splendido Hero (Yīngxióng), diretto e co-sceneggiato nel 2002 dal regista Zhang Yimou.


Trama: per essere ammesso al cospetto del re di Qin, il guerriero Senza nome depone ai suoi piedi le spade dei tre più temibili guerrieri dei regni, caduti sotto la sua lama. I racconti che Senza nome offre al suo sovrano, tuttavia, nascondono dei segreti...



Come già avevo avuto modo di scrivere nel post dedicato a La tigre e il dragone, dopo il film di Ang Lee il mondo era caduto vittima della febbre da Wuxia e persino il buon Quentin Tarantino non ne era uscito indenne, tanto che era stato tra i promotori della distribuzione USA di Hero, arrivato nelle sale americane ed italiane con due anni di ritardo rispetto all'uscita in patria. Come si suol dire, meglio tardi che mai! Sarebbe stato un peccato, infatti, privarsi della bellezza di Hero il quale, pur non essendo "misticheggiante" e profondo come La tigre e il dragone, si basa su un fatto storico realmente avvenuto che prelude alla nascita della Cina come la conosciamo, con qualche ovvia libertà presa dagli sceneggiatori. La pellicola di Zhang Yimou, talvolta considerata come il "Rashomon cinese", racconta l'impresa del guerriero Senza nome, deciso ad uccidere il re di Qin, reo di avere massacrato gli abitanti del suo villaggio natale a causa delle sue mire espansioniste. Per raggiungere il suo obiettivo, Senza nome deve arrivare a dieci passi da un re che non lascia avvicinare nessuno oltre i cento e l'unico modo per conquistare la fiducia del sovrano è portare al suo cospetto le spade dei tre guerrieri che già avevano attentato alla sua vita, ovvero Cielo, Neve che vola e Spada spezzata. Nel corso dell'incontro col re, Senza nome racconta al sovrano il modo in cui ha sconfitto questi tre abili assassini e qui risiede la particolarità della pellicola, oltre che il facile richiamo a Rashomon: il protagonista narra infatti tre storie, simili per quel che riguarda l'aspetto più superficiale degli eventi ma profondamente diverse per ciò che concerne le motivazioni dei coinvolti, la loro indole e il risultato finale delle loro azioni. Da un racconto diviso nettamente in bianco e nero, buoni e cattivi, si arriva mano a mano a ricostruire una vicenda assai complessa, dove i bisogni e le emozioni del singolo cozzano contro il cosiddetto "bene più grande", riassunto nella dicitura "sotto lo stesso cielo", all'interno della quale i personaggi sono costretti ad affrontare enormi dolori e sacrifici per non rendere vana la morte di centinaia di innocenti. Se all'inizio siamo naturalmente portati a parteggiare per Senza nome e la sua missione, verso la fine arriviamo ad essere assaliti da dubbi e sentimenti contrastanti, schiacciati dalla consapevolezza che la Storia viene fatta sì da grandi eventi ma anche e soprattutto dalle decisioni di uomini imperfetti, ai quali il tempo potrebbe dare ragione come no.


La durezza di una guerra fatta di sangue e sudore si trasforma, grazie alle mani del regista, nella nobile e poetica leggenda della nascita di un Paese, accompagnata da eleganti balletti a fil di spada. Le leggiadre coreografie tipiche del wuxia si fondono in Hero con il perfezionismo quasi soverchiante di un regista come Zhang Yimou, per il quale colori, tessuti e natura diventano indispensabili mezzi di comunicazione e comprensione. La seconda e più evidente particolarità di Hero è infatti il modo in cui vengono rese visivamente le tre versioni della storia raccontata da Senza nome (alla quale si accompagnano i flashback, virati in verde, e il flusso temporale presente, l'unico senza caratteristiche particolari). La prima storia, caratterizzata da passioni violente, inganni e tradimenti, ha il colore caldo del rosso e si ricorda in particolare per la splendida sequenza di combattimento tra Neve che vola e Luna, ambientata in un bosco zeppo di foglie arancioni che seguono i movimenti delle due donne vorticando attorno a corpi, capelli e spade; la seconda, ricostruita dal re, è virata nelle tinte dell'azzurro e spicca per la bellezza del duello tra Senza nome e Spada spezzata, due spiriti senza peso che volteggiano su un lago talmente bello da non sembrare neppure reale (e infatti Yimou permetteva di girare al massimo un'ora al giorno, poiché pretendeva che l'acqua fosse perfettamente immobile); la terza ha come colore predominante il bianco, simbolo di purezza e verità ma anche di morte, preambolo di un finale tragico per il quale ho versato ben più di una lacrima. I colori vengono innanzitutto riproposti negli abiti dei personaggi protagonisti delle singole sequenze, uno più bello ed elegante dell'altro, negli arredi che compongono la scenografia (geniali le barriere che delimitano la sala in cui si incontrano i protagonisti, che diventano azzurre o neutre a seconda della versione narrata ma il premio va sicuramente ai drappi verdi che decorano il combattimento tra Spada spezzata e il re, con le pieghe che si muovono al vento in base ai movimenti dei duellanti) e persino nella fotografia che "ridipinge" i vari paesaggi, facendo di Hero un emozionante quadro in movimento che andrebbe guardato almeno una volta nella vita.


Di Jet Li (Senza nome), Zhang Ziyi (Luna) e Donnie Yen (Cielo) ho già parlato ai rispettivi link.


Zhang Yimou è il regista e co-sceneggiatore della pellicola. Cinese, ha diretto film come Lanterne rosse e La foresta dei pugnali volanti. Anche attore e produttore, ha 65 anni e un film in uscita.


Tony Chiu Wai Leung interpreta Spada spezzata. Cinese, ha partecipato a film come Bullet in the Head, Happy Together, In the Mood for Love, 2046 e The Grandmaster. Ha 54 anni e due film in uscita.


Maggie Cheung interpreta Neve che vola. Nata ad Hong Kong, ha partecipato a film come In the Mood for Love e  2046. Ha 52 anni.


Il ruolo del re era stato offerto a Jackie Chan, che ha rifiutato. Detto questo, se Hero vi fosse piaciuto recuperate La tigre e il dragone, La foresta dei pugnali volanti e Rashomon. ENJOY!

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