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martedì 21 luglio 2020

Bollalmanacco On Demand: Irma Vep (1996)

Con l'On Demand di oggi scoprirete che ci sono amici blogger che mi sopravvalutano, come Bobby Han Solo, che mi ha chiesto di guardare e recensire Irma Vep, diretto nel 1996 dal regista Olivier Assayas. Il prossimo film On Demand, che gli dei mi assistano, dovrebbe essere L'altro inferno, peraltro disponibile su Prime Video. ENJOY!


Trama: un regista francese decide di realizzare un remake del serial I vampiri e, per l'occasione, sceglie di affidare il ruolo della protagonista a un'attrice di Hong Kong. La produzione dell'opera risulterà però molto travagliata...


Irma Vep è uno di quei film sul cinema in cui lo spettatore viene portato per mano dietro le quinte, per dare una sbirciata a tutto ciò che di pragmatico e reale si nasconde dietro la magia del grande schermo. In questo caso, la "lezione" di metacinema serve a riflettere sulla condizione del cinema francese degli anni '90, forse per estensione anche di quello odierno, fiaccato da un glorioso passato intellettuale che, nel sentire comune, ha cristallizzato le pellicole d'oltralpe in un insieme di codici percepiti, dal pubblico bue, come noiosi, autoreferenziali, vagamente blasé. Ed effettivamente, le velleità autoriali al vecchio regista René non mancano, tanto da impelagarsi nella realizzazione del remake dello sceneggiato realmente esistito Les Vampires, arricchendolo tuttavia della presenza di un'attrice di Hong Kong, Maggie Cheung. Un incontro tra tradizione, avanguardia e modernità davanti al quale molti addetti ai lavori storcono il naso e che porta persino il regista, a un certo punto, a chiedersi quale sia il suo scopo, mentre la sua musa orientale è l'unica di tutto l'entourage ad andargli incontro e a cercare di capire non solo lui ma anche il personaggio della misteriosa Irma Vep, ladra e vampira. Attorno a queste problematiche c'è tutto un microcosmo di addetti ai lavori con pregi e difetti, legati l'uno all'altro da poche simpatie e molti pettegolezzi maligni, che rendono il set una polveriera sempre pronta ad esplodere anche quando, apparentemente, la produzione del film fila liscia. Premesso ciò, l'unico problema che ho avuto, durante la visione di Irma Vep, è che io faccio parte del pubblico bue e, per quanto abbia trovato assolutamente confutabili le parole messe in bocca a un certo punto a un giornalista americanofilo, all'opera di Assayas ho preferito di gran lunga Boris che, mi perdonino i puristi, non è molto distante per concetto, oltre ad avere due registi col nome identico.


Irma Vep, di base, non mi è dispiaciuto, però l'ho trovato poco interessante, pregno di argomenti che ho visto trattare meglio in altri film. Sarà perché, onestamente, della situazione del cinema francese poco mi tange, soprattutto dopo che sono passati più di dieci anni dall'uscita del film, o sarà perché ho trovato poco coinvolgenti i problemi personali dei vari personaggi, non sono riuscita ad entusiasmarmi come molti di coloro per cui Irma Vep è un capolavoro senza eguali. Di sicuro ho molto apprezzato la regia di Assayas e sono rimasta affascinata dai continui rimandi a Les Vampires, così come la scelta di fondere la finzione con la verosimiglianza annullandone, a un certo punto, tutti i confini, per non parlare del montaggio finale del film nel film, una follia sperimentale che ho gradito parecchio (e poi come faccio a voler male a una pellicola in cui viene utilizzata una canzone dei Sonic Youth?). Inoltre, nonostante anche il resto del cast sia molto valido, soprattutto Nathalie Richards, ho trovato perfetta Maggie Cheung, spaesata chinesewoman in Paris che non spiccica una parola di francese ma conserva comunque la sua personalità e dignità in una realtà che la vede straniera, letteralmente oggetto di desideri e pulsioni di cui è completamente ignara, una catwoman sexy e fragile dall'enorme professionalità e sensibilità. Irma Vep è sicuramente un film che non riguarderei ma capisco il fascino che ha esercitato su molti spettatori, quindi vi direi di provarlo (anzi, ringrazio Bobby Han Solo per avermelo consigliato, ché sperimentare cose nuove mi fa sempre piacere), magari scoprirete il cult della vostra vita!


Del regista e sceneggiatore Olivier Assayas ho già parlato QUI. Maggie Cheung (Maggie Cheung) e Jean-Pierre Léaud (René Vidal) li trovate invece ai rispettivi link.


Il film è lo "spin-off" di un film del 1915, I vampiri di Louis Feuillade. Se Irma Vep vi fosse piaciuto magari recuperatelo e aggiungete Effetto notte e soprattutto Attenzione alla puttana santa, che Assayas cita come sua fonte di ispirazione primaria. ENJOY!

domenica 16 ottobre 2016

Hero (2002)

Siccome abbiamo scoperto che al Bolluomo piace il genere, qualche sera fa ho riguardato a distanza di 14 anni lo splendido Hero (Yīngxióng), diretto e co-sceneggiato nel 2002 dal regista Zhang Yimou.


Trama: per essere ammesso al cospetto del re di Qin, il guerriero Senza nome depone ai suoi piedi le spade dei tre più temibili guerrieri dei regni, caduti sotto la sua lama. I racconti che Senza nome offre al suo sovrano, tuttavia, nascondono dei segreti...



Come già avevo avuto modo di scrivere nel post dedicato a La tigre e il dragone, dopo il film di Ang Lee il mondo era caduto vittima della febbre da Wuxia e persino il buon Quentin Tarantino non ne era uscito indenne, tanto che era stato tra i promotori della distribuzione USA di Hero, arrivato nelle sale americane ed italiane con due anni di ritardo rispetto all'uscita in patria. Come si suol dire, meglio tardi che mai! Sarebbe stato un peccato, infatti, privarsi della bellezza di Hero il quale, pur non essendo "misticheggiante" e profondo come La tigre e il dragone, si basa su un fatto storico realmente avvenuto che prelude alla nascita della Cina come la conosciamo, con qualche ovvia libertà presa dagli sceneggiatori. La pellicola di Zhang Yimou, talvolta considerata come il "Rashomon cinese", racconta l'impresa del guerriero Senza nome, deciso ad uccidere il re di Qin, reo di avere massacrato gli abitanti del suo villaggio natale a causa delle sue mire espansioniste. Per raggiungere il suo obiettivo, Senza nome deve arrivare a dieci passi da un re che non lascia avvicinare nessuno oltre i cento e l'unico modo per conquistare la fiducia del sovrano è portare al suo cospetto le spade dei tre guerrieri che già avevano attentato alla sua vita, ovvero Cielo, Neve che vola e Spada spezzata. Nel corso dell'incontro col re, Senza nome racconta al sovrano il modo in cui ha sconfitto questi tre abili assassini e qui risiede la particolarità della pellicola, oltre che il facile richiamo a Rashomon: il protagonista narra infatti tre storie, simili per quel che riguarda l'aspetto più superficiale degli eventi ma profondamente diverse per ciò che concerne le motivazioni dei coinvolti, la loro indole e il risultato finale delle loro azioni. Da un racconto diviso nettamente in bianco e nero, buoni e cattivi, si arriva mano a mano a ricostruire una vicenda assai complessa, dove i bisogni e le emozioni del singolo cozzano contro il cosiddetto "bene più grande", riassunto nella dicitura "sotto lo stesso cielo", all'interno della quale i personaggi sono costretti ad affrontare enormi dolori e sacrifici per non rendere vana la morte di centinaia di innocenti. Se all'inizio siamo naturalmente portati a parteggiare per Senza nome e la sua missione, verso la fine arriviamo ad essere assaliti da dubbi e sentimenti contrastanti, schiacciati dalla consapevolezza che la Storia viene fatta sì da grandi eventi ma anche e soprattutto dalle decisioni di uomini imperfetti, ai quali il tempo potrebbe dare ragione come no.


La durezza di una guerra fatta di sangue e sudore si trasforma, grazie alle mani del regista, nella nobile e poetica leggenda della nascita di un Paese, accompagnata da eleganti balletti a fil di spada. Le leggiadre coreografie tipiche del wuxia si fondono in Hero con il perfezionismo quasi soverchiante di un regista come Zhang Yimou, per il quale colori, tessuti e natura diventano indispensabili mezzi di comunicazione e comprensione. La seconda e più evidente particolarità di Hero è infatti il modo in cui vengono rese visivamente le tre versioni della storia raccontata da Senza nome (alla quale si accompagnano i flashback, virati in verde, e il flusso temporale presente, l'unico senza caratteristiche particolari). La prima storia, caratterizzata da passioni violente, inganni e tradimenti, ha il colore caldo del rosso e si ricorda in particolare per la splendida sequenza di combattimento tra Neve che vola e Luna, ambientata in un bosco zeppo di foglie arancioni che seguono i movimenti delle due donne vorticando attorno a corpi, capelli e spade; la seconda, ricostruita dal re, è virata nelle tinte dell'azzurro e spicca per la bellezza del duello tra Senza nome e Spada spezzata, due spiriti senza peso che volteggiano su un lago talmente bello da non sembrare neppure reale (e infatti Yimou permetteva di girare al massimo un'ora al giorno, poiché pretendeva che l'acqua fosse perfettamente immobile); la terza ha come colore predominante il bianco, simbolo di purezza e verità ma anche di morte, preambolo di un finale tragico per il quale ho versato ben più di una lacrima. I colori vengono innanzitutto riproposti negli abiti dei personaggi protagonisti delle singole sequenze, uno più bello ed elegante dell'altro, negli arredi che compongono la scenografia (geniali le barriere che delimitano la sala in cui si incontrano i protagonisti, che diventano azzurre o neutre a seconda della versione narrata ma il premio va sicuramente ai drappi verdi che decorano il combattimento tra Spada spezzata e il re, con le pieghe che si muovono al vento in base ai movimenti dei duellanti) e persino nella fotografia che "ridipinge" i vari paesaggi, facendo di Hero un emozionante quadro in movimento che andrebbe guardato almeno una volta nella vita.


Di Jet Li (Senza nome), Zhang Ziyi (Luna) e Donnie Yen (Cielo) ho già parlato ai rispettivi link.


Zhang Yimou è il regista e co-sceneggiatore della pellicola. Cinese, ha diretto film come Lanterne rosse e La foresta dei pugnali volanti. Anche attore e produttore, ha 65 anni e un film in uscita.


Tony Chiu Wai Leung interpreta Spada spezzata. Cinese, ha partecipato a film come Bullet in the Head, Happy Together, In the Mood for Love, 2046 e The Grandmaster. Ha 54 anni e due film in uscita.


Maggie Cheung interpreta Neve che vola. Nata ad Hong Kong, ha partecipato a film come In the Mood for Love e  2046. Ha 52 anni.


Il ruolo del re era stato offerto a Jackie Chan, che ha rifiutato. Detto questo, se Hero vi fosse piaciuto recuperate La tigre e il dragone, La foresta dei pugnali volanti e Rashomon. ENJOY!

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