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mercoledì 20 ottobre 2021

Prisoners of the Ghostland (2021)

Ieri è cominciato il ToHorror Film Fest e il film di apertura è stato Prisoners of the Ghostland, diretto dal regista Sion Sono, una delle pellicole più attese non solo dai fan del genere ma anche dalla sottoscritta, perché dove c'è Cage c'è Bolla! O così credevo...


Trama: un rapinatore di banche cerca di ottenere l'indulgenza accettando di riportare al Governatore la giovane Bernice, fuggita dal suo guardiano e persa nella Ghostland...


Io sono ancora sconvolta, non mi capacito. Prisoners of the Ghostland poteva essere il film perfetto, la gioia suprema, la pellicola più galvanizzante dell'anno. Come si può sbagliare unendo il talento visionario di Sion Sono, il suo sprezzo del buon gusto, la vena di follia che si può riscontrare nei suoi film e la pazzia pura e semplice di Nic Cage, sulla carta l'attore ideale per interpretare l'Eroe senza nome protagonista della pellicola, tra un picco di overacting e l'altro? Io, onestamente, non ho una risposta a questa domanda ma una cosa la so, ovvero che Prisoners of the Ghostland mi ha annoiata talmente tanto che a volte trasalivo, accorgendomi di avere chiuso gli occhi per almeno cinque minuti. La visione di Prisoners of the Ghostland vale "solo" per le scenografie particolareggiatissime e deliranti che mescolano la bellezza rigorosa dei quartieri tradizionali giapponesi, la mitologia del Far West e i deserti australiani in odore di Mad Max e dentro le quali brulicano personaggi uno più assurdo dell'altro, almeno a livello di costumi, creando un melting pot di razze, stili, iconografie e lingue che penso di avere visto solo nel ben più riuscito Sukiyaki Western Django di Takashi Miike. Prisoners of the Ghostland, in tal senso, è uno stimolo visivo continuo, fatto di flashback nitidissimi e dai colori pop (le mie scene preferite sono quelle all'interno della banca, con quei chewingum colorati e il bellissimo bimbetto giapponotto), di luci rossastre, di colori polverosi e cupi là dove la speranza ha smesso di esistere, di visioni bianche come la morte, persino di aureole olografiche attorno alla capoccia di Cage, e non sarò io a discutere la validità di tutta la manovalanza coinvolta in questi aspetti della pellicola né l'ardire visionario di Sono, perché sarei davvero stupida e ingrata anche solo a osare. E' che la sceneggiatura, se così si può chiamare, fa schifo e non è interessante per nulla. 


Non so bene come spiegarmi per non incappare in spoiler ma l'assunto iniziale, quello di mandare Cage alla ricerca della Boutella inguainato in una tutina con una serie di pesantissimi ed esplosivi handicap, poteva dare il la a momenti meravigliosi, a una tensione da tagliare col coltello e a momenti di Cageanitudine fuori scala (non che vederlo camminare come colui che si è appena infilato una scopa nel c*** per ramazzare il deserto o sentirlo urlare isterico in giapponese sia brutto, per carità, ma speravo di più) invece tutti questi pericoli tangibili vengono sacrificati allo stolto desiderio di dare un background appena accennato all'universo in cui vivono i personaggi, introducendone alcuni che parrebbero importantissimi ma che, di fatto, servono davvero poco all'economia della storia, indugiando su flashback che dovrebbero spiegare l'importanza dell'Eroe Cage e invece rallentano solo il ritmo della pellicola e concentrandosi su particolari inutili che fanno semplicemente folklore. Dell'Eroe, con rispetto parlando, arriva a non fregarcene una mazza (anche perché in virtù di cosa sia diventato Eroe, salvo per quel "sono radioattivo!!!!!" buttato lì a sfregio, non si capisce) così come non ci importa nulla non solo di Bernice, ma anche di tutti i reietti che vivono nella Ghostland, ed è questo il motivo principale per cui il film si trascina stancamente tra uno one man show di Bill Moseley, più sopra le righe di un Cage spesso muto, e uno sprazzo di scenografica locura nipponica. Se non altro, per quanto folle, Sukiyaki Western Django riusciva a coinvolgere e commuovere, qui c'è tanta di quella superficiale freddezza che probabilmente ricorderò Prisoners of the Ghostland solo per i manifesti da ricercato in cui compaiono Lupin e il nome di Goemon.


Del regista Sion Sono ho già parlato QUI. Nicolas Cage (Hero), Sofia Boutella (Bernice) e Bill Moseley (Governatore) li trovate invece ai rispettivi link.

Nick Cassavetes interpreta Psycho. Americano, figlio di Gena Rowlands e John Cassavetes, ha partecipato a film come Furia cieca, Face/Off - Due facce di un assassino, The Astronaut's Wife - La moglie dell'astronauta, Blow, Una notte da leoni 2 e a serie come Matlock. Anche regista, sceneggiatore e produttore, ha 62 anni.


Imogen Poots ed Ed Skrein, che avrebbero dovuto interpretare rispettivamente Bernice e Psycho, hanno abbandonato il progetto dopo che Nicolas Cage ha deciso di spostare il set dal Messico al Giappone per andare incontro alle condizioni di salute di Sion Sono, colpito da infarto poco prima delle riprese. Ciò detto, se Prisoners of the Ghostland vi fosse piaciuto recuperate Sukiyaki Western Django. ENJOY!

mercoledì 1 giugno 2016

Tag (2015)

Spinta da un paio di gif viste in rete ho deciso di cercare in questi giorni Tag (リアル鬼ごっこ - Riaru Onigokko), diretto e sceneggiato nel 2015 dal regista Sion Sono partendo dal romanzo Real Onigokko di Yusuke Yamada.


Trama: durante una gita in pullman assieme alle compagne, Mitsuko si ritrova ad essere l'unica sopravvissuta ad un attacco di vento omicida che ha letteralmente diviso in due le altre studentesse. Questo evento traumatico è però solo l'inizio di un incubo ben più complesso di quanto non appaia...



Di Tag avevo già visto qualcosina l'anno scorso, quando avevano cominciato a circolare in rete delle gif basate sulla scena clou della pellicola, quella dell'autobus tagliato in due, un trionfo di sangue e corpi mozzati; qualche giorno fa mi è capitato di vedere il trailer nella sua interezza e, se è vero che la sequenza in questione rimane la più sconvolgente ed importante, nel corso del breve filmato ero più o meno riuscita ad evincere che l'argomento del film fosse una sorta di "caccia alle studentesse" portata avanti da un'entità misteriosa. In realtà, senza fare ovviamente spoiler, durante la visione di Tag mi sono resa conto che la questione è un bel po' più complicata e che guardare la pellicola di Sono non è proprio come approcciarsi ad un banale horror splatter nipponico. Purtroppo, non ho mai avuto modo di leggere il romanzo di Yusuke Yamada, anche perché è reperibile solamente in lingua giapponese, tuttavia pare che il regista ne abbia ripreso solo il titolo e poi sia andato un po' per i fatti suoi; se non ho capito male (purtroppo ci sono pochissime recensioni del romanzo in rete) la storia originale racconta di un futuro distopico in cui alcune persone unite da una caratteristica comune, per esempio lo stesso cognome, vengono uccise durante un "tag game", più o meno il nostro "ce l'hai", come da titolo giapponese. In realtà, separando il kanji di oni e l'hiragana di gokko, il titolo potrebbe anche suonare come "la finzione del demone" e Sion Sono pare aver scelto proprio questa seconda sfumatura per approcciarsi al film, costantemente immerso in una dimensione quasi onirica all'interno della quale è difficilissimo, se non impossibile, comprendere cosa sia reale e cosa no. La vita stessa della protagonista viene messa in discussione, non tanto per le minacce di morte che le incombono sulla capoccetta ma proprio per il modo in cui Mitsuko si accorge, ad un certo punto, di non riconoscere più dei volti e delle situazioni che dovrebbero invece esserle familiari, a cominciare dal suo stesso viso riflesso in uno specchio.


Sfruttando il punto di partenza "horror" offerto da Yamada, il regista realizza una critica alla società giapponese che vorrebbe tutti incasellati (nel bene e nel male, ci mancherebbe) e quindi prevedibili e controllabili, a cominciare dalle donne. Studentessa modello, moglie devota, donna di successo, nel corso del film Mitsuko diventa tutte queste cose e nessuna di esse, in quanto la decisione di cosa essere non dipende da lei, bensì da una volontà esterna che può essere sì quella di un fantomatico "demone", ma soprattutto della società intera, che plasma le persone attraverso una libertà illusoria e in definitiva le spersonalizza. Sono, soprattutto all'inizio, si concentra parecchio sulle "marachelle" di Mitsuko e delle sue amiche ma non c'è nulla di spontaneo in quello che fa questo gruppetto di studentesse giapponese sui generis, tanto che sia la regia che la colonna sonora sono le stesse che potrebbero venire usate in uno sceneggiato televisivo nipponico; in un trionfo di mutandine intraviste, sorrisini e urletti gioiosi, Mitsuko e le altre giocano e corrono innocenti ma basterebbe un unico gesto inaspettato per mandare in frantumi l'illusione di una giornata (e di una vita) perfette. Lo sporadico utilizzo di scene gore e surreali piazzate ad hoc tra una sequenza e l'altra rappresenta, a mio avviso, proprio tutto il marciume nascosto dietro l'ostentata apparenza e il rispetto delle aspettative sociali e tradisce l'animo corrotto ed impietoso dei grandi poteri capaci di dirigere anche le vite più banali ed insignificanti, non solo in Giappone ovviamente. Seguendo il filo di questo ragionamento, devo dire che ho trovato il finale di Tag molto debole rispetto a tutto quello che viene mostrato e suggerito prima o, meglio, ho trovato debole la "rivelazione finale" (se i nipponici non ricorrono a un po' di sano trash non sono contenti, pare) mentre le ultime scene chiudono alla perfezione il cerchio della pellicola, con una poesia che non mi sarei mai aspettata di trovare dopo aver visto i trailer. In definitiva, Tag è sicuramente un film da recuperare e mi ha fatto venire voglia di conoscere meglio Sion Sono.

Sion Sono è il regista e co-sceneggiatore della pellicola. Giapponese, ha diretto film come Suicide Club, Noriko's Dinner Table, Exte: Hair Extensions, Love Exposure, Cold Fish, Themis, Guilty of Romance e Why Don't You Play in Hell?. Anche attore, compositore e produttore, ha 55 anni e un film in uscita.


Dal romanzo Real Onigokko di Yusuke Yamada sono stati tratti già altri film, ovvero The Chasing World, The Chasing World 2 (entrambi diretti da Issei Shibata), The Chasing World 3, The Chasing World 4, The Chasing World 5 (diretti da Mari Asato) e la miniserie televisiva del 2013 Real Onigokko: The Origin; se Tag vi fosse piaciuto recuperateli e aggiungete As the Gods Will e magari Battle Royale. ENJOY!

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