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mercoledì 1 dicembre 2021

The Manor (2021)

Ero partita con le migliori intenzioni ma, visto il disastro che sono stati primi due film della seconda serie dei Welcome to the Blumhouse, mi sono volutamente arenata e per questo parlo solo ora di The Manor, film diretto e sceneggiato dalla regista Axelle Carolyn che potete trovare su Amazon Prime Video.


Trama: dopo un lieve ictus, l'ex ballerina Judith decide di farsi ricoverare in una clinica per anziani, onde non gravare troppo sulla famiglia. Purtroppo, la clinica nasconde orribili segreti...


L'aveva detto Lucia che The Manor era l'unico film degno di nota all'interno dei Welcome to the Blumhouse di quest'anno. Devo ancora guardare Madres e onestamente, vista la marea di film interessanti già usciti o di prossima uscita su Netflix e Prime non penso riuscirò a farlo tanto presto, ma intanto parliamo un po' di The Manor. La pellicola scritta e diretta da Axelle Carolyn è una visione gradevolissima, che sfrutta i cliché di un certo genere di horror a base di manieri infestati e conseguente paranoia da gente che sa ma "non dice" per riflettere su un orrore più tangibile che la maggior parte di noi, prima o poi, dovrà affrontare, ovvero la vecchiaia. La protagonista di The Manor è una bellissima settantenne dal fulgido passato di ballerina, che in effetti è riuscita ad arrivare fino a quell'età comunque in forma, benedetta dalla presenza di un nipote che la adora e da un cervello funzionante ed acuto; un giorno, Judith ha un lieve ictus e, temendo di diventare un peso per la figlia e il nipote, decide di sua sponte di ricoverarsi in una clinica per anziani dove potrà venire seguita nel caso la sua malattia peggiorasse. L'orrore, per Judith, comincia prima ancora che l'elemento sovrannaturale faccia capolino all'interno del film. Si concretizza in un luogo dove la libertà dei degenti è comunque limitata, dove ad ogni segno di disagio fisico o mentale l'unica risposta è la somministrazione di medicinali, dove la solitudine e la tristezza sono palpabili e ineluttabili, perché anche il nipote che promette alla nonna di andarla a trovare tutti i giorni rischia, col tempo, di far diventare le sue visite sempre più sporadiche. Al desiderio legittimo di non diventare un peso subentrano così il rimpianto per un passato che non tornerà più e, soprattutto, il terrore di diventare inutili e dimenticati.


Il pericolo sovrannaturale che andrà a funestare le notti di Judith e degli altri ospiti della struttura affonda le radici proprio in questo terrore e, ovviamente, sfrutta la considerazione generale che la maggior parte delle persone ha degli anziani; al di là del personale compiacente e della necessaria quota di personaggi malvagi e/o ambigui, basta la parola di un dottore per mettere in dubbio il senno di una persona che ha vissuto con noi per decenni e che ormai è "vecchia", quindi per estensione debole, lamentosa e inaffidabile. All'inquietudine data dall'indubbia atmosfera paranoica creata dalla sceneggiatura di Axelle Carolyn, si aggiunge soprattutto la dignitosa bellezza di Barbara Hershey, che interpreta una meravigliosa donna combattiva ma anche fragile, capace di spezzare il cuore; vederla passare da nonna sprint e amante dell'horror a scricciolo spaventato mette una tristezza infinita e non si fa fatica ad immaginare un simile decadimento fisico e psicologico per chiunque, all'interno degli ospizi, si ritrovi a perdere la fiducia in se stesso e la voglia di vivere. L'unica cosa di The Manor che non ho granché apprezzato è il finale. Benché rientri in quella categoria di finali un po' cupi e un po' beffardi che adoro, mi è sembrato poco coerente con tutto quello che si era visto fino a quell'istante, e avrei preferito un'altra conclusione, per quanto triste. Ma è un piccolo dettaglio, davvero, perché The Manor, anche se non è un capolavoro, merita comunque una visione.  


Della regista e sceneggiatrice Axelle Carolyn ho già parlato QUI. Barbara Hershey (Judith) e Bruce Davison (Roland) li trovate ai rispettivi link.

 

venerdì 15 ottobre 2021

Nero come la notte (2021)

Secondo film della serie Welcome to the Blumhouse 2021, secondo "regalo"! Oggi parliamo di Nero come la notte (Black as Night), diretto dalla regista Maritte Lee Go.



Trama: una ragazza di New Orleans viene aggredita dai vampiri e, una volta persa una persona importante per mano loro, decide di vendicarsi...


Dopo i sobborghi dei vecchietti di Bingo Hell passiamo ai sobborghi di New Orleans popolati da drogati, barboni e vampiri. Sempre sobborghi sono, ché a quanto pare dev'essere il fil rouge dei  Welcome to the Blumhouse di quest'anno (scherzo, mi mancano ancora due film da vedere per essere certa di questa mia affermazione), e sempre con pesanti problemi sociali di povertà e disagio che diventano terreno fertile per un terrore sovrannaturale. Sulla carta questi horror "impegnati", alle cui problematiche sociali si aggiungono, in questo caso, un pizzico di coming of age a sfondo razziale e spunti di triste cronaca reale (la storia di Nero come la notte è legata a doppio filo alla tragedia dell'uragano Katrina), avrebbero tutte le potenzialità per diventare opere interessanti come quelle realizzate da Jordan Peele e dai suoi adepti, peccato che, vuoi per la messa in scena terrificante, la trama raffazzonata o gli attori non particolarmente brillanti, non hanno nemmeno un decimo della potenza di un Get Out o un Candyman. Nero come la notte, in particolare, si rivolge a un pubblico di adolescenti e ricicla vaghe atmosfere alla Buffy the Vampire Slayer (nominata un paio di volte nel film) per raccontare la storia di Shawna, ragazza povera, piena di vergogna per la sua pelle scura e per la tossicodipendenza della madre, che un giorno viene aggredita dai vampiri che infestano New Orleans e decide di fare piazza pulita con l'aiuto dell'amico gay, del ragazzo che le piace e di un cartonato che dovrebbe essere l'esperta di vampiri del posto ma che in realtà risulta uno dei personaggi più inutili della storia dell'horror. Come spesso accade in questi horrorini "da cestone", lo spunto e l'inizio non sono nemmeno male, e l'incontro/scontro tra Shawna e i vampiri, seguito dalla terribile scoperta della ragazza in casa della madre, sono molto coinvolgenti; succede però che il film si ammoscia dopo poco, infilando una serie di "snodi" uno più perplimente dell'altro, fino a raggiungere l'apice dell'assurdo in uno scontro tra vampiri ancestrali di natura africana e la "nuova" cricca di vampiri di New Orleans, pronti a creare un esercito di non morti per sottomettere gli inutili umani (che gli altri non mangiano perché poco elegante), ma probabilmente a quel punto vi sarete già addormentati.


Il problema di Nero come la notte è che Shawna potrebbe anche avere il carisma per essere un'ottima protagonista, ma a differenza di Buffy non è affiancata da personaggi in grado di supportarla e farla brillare: Pedro, detto Dro, è la triste caricatura dei cliché dei gay sudamericani, il pezzo di manzo che piace a Shawna è per l'appunto solo un pezzo di manzo e della "Giles" della situazione ho già parlato anche troppo sopra. I vampiri, ovviamente, non sono meglio. Quando mettono più paura i succhiasangue senza nome e quasi senza volto rispetto ai "pezzi grossi" che dovrebbero governarli, c'è qualcosa che non va, soprattutto se le scene in cui Shawna cerca di ucciderne uno vestita da tsoccola sembrano prese pari pari dall'ultima stagione di Sensualità a Corte con Madre e il conte di Bridgerton, e se un valido caratterista come Keith David va praticamente sprecato. Ecco, perlomeno a salvare per il rotto della cuffia Bingo Hell c'erano il gusto sanguinolento di Gigi Saul Guerrero e la faccia naturalmente inquietante di Richard Brake, qui c'è anche troppo poco sangue per essere un film di vampiri e i villain si dimenticano dopo cinque minuti dalla loro apparizione sullo schermo. Non pervenuta neanche la colonna sonora, men che meno la regia, e non mi sentirei di consigliarvi Nero come la notte neppure se adorate qualsiasi opera di fiction avente per protagonisti dei vampiri. A questo punto, mi vien da dire che la paura che dovrebbero fare i Welcome to the Blumhouse deriva semplicemente dall'attesa degli stessi, perché sono letteralmente terrorizzata all'idea di affrontare il prossimo.


Di Keith David, che interpreta Babineaux, ho già parlato QUI.

Maritte Lee Go è la regista della pellicola, al suo primo lungometraggio. Americana, è anche produttrice, sceneggiatrice e attrice e ha un film in uscita. 


Asjha Cooper
, che interpreta Shawna, è in questi giorni anche attiva su Netflix, essendo nel cast dell'altra "bella" sòla horror di ottobre,  C'è qualcuno in casa tua. ENJOY!

martedì 5 ottobre 2021

Bingo Hell (2021)

Su Amazon Prime Video sono approdati i primi due film della nuova "quadrilogia" Welcome to the Blumhouse, che già l'anno scorso ci aveva regalato qualche gioia e molta tristezza. Cominciamo con Bingo Hell, diretto e co-sceneggiato dalla regista Gigi Saul Guerrero.


Trama: in un quartiere degradato e quasi in stato di abbandono viene aperta una nuova sala bingo dove si fanno vincite enormi. La combattiva Lupita, con un gruppetto di anziani suoi coetanei, indaga, scoprendo un male terribile dietro il miraggio dei soldi facili...


Come ho scritto sopra, l'operazione Welcome to the Blumhouse, iniziata l'anno scorso sotto i migliori auspici, si era rivelata una sòla coi fiocchi, salvata solo dallo splendido Nocturne, film che tutti voi dovreste guardare se dotati di un abbonamento Prime Video. E' ovvio che, dopo la delusione cocente subita, abbia deciso di affrontare la seconda tornata di film originali Blumhouse con tutta la diffidenza del caso, e forse è questo il motivo per cui non mi sento di condannare in toto Bingo Hell all'ignominia perpetua, nonostante i suoi tremila difetti. Ma andiamo con ordine. Bingo Hell è il riaggiornamento cafone e moderno di un faustiano patto col Diavolo, in cui quest'ultimo offre soldi a profusione a una cittadinanza composta da disperati bloccati in un quartiere che sta lentamente morendo; guardando a modelli meno "nobili", Bingo Hell ricorda parecchio una delle mie opere kinghiane preferite, Cose Preziose, soprattutto per il modo in cui il Diavolo (o chi per lui) riesce ad entrare subdolamente nel cuore delle persone, carpirne i desideri e distruggere la loro anima dopo averli solo apparentemente esauditi. A Castle Rock il demonio arrivava nei panni del proprietario di un negozio di antiquariato, in Bingo Hell, come da titolo, apre una sala bingo che dispensa premi in denaro stratosferici, ma il risultato è il medesimo: una volta incassata la vincita, i "fortunati" si ritrovano a goderne per ben poco tempo e ad essere legati per sempre al bieco gestore della sala. Unica immune al fascino del denaro è Lupita, un'anziana di origine ispanoamericane che della difesa del quartiere ha fatto la sua ragione di vita, forte di un passato di "eroina" capace di prendere a calci delinquenti e spacciatori assortiti, pronti a rendere Oak Springs il centro del degrado urbano. 

Bingo Hell, a livello di trama, patisce di sicuro una caratterizzazione dei personaggi tra il superficiale e l'idiota, dove l'unica leggermente approfondita è la protagonista Lupita, che però risulta semplicemente una pazza dall'accento spagnolo che si sbatte per tenere in piedi un quartiere ormai decaduto quando potrebbe prendere i suoi cinque/sei amici più stretti, incassare i soldi derivati dalla vendita di case ormai da abbattere, e andare a trascorrere una serena vecchiaia al caldo e con un cocktail in mano, tanto ad Oak Springs non ci sono più i drogati, al massimo Starbucks ad accogliere gli hipster. I suoi già nominati amici sono appena abbozzati, si accenna giusto vagamente ai loro problemi così da giustificare la cecità davanti ai soldoni promessi da Mr. Big, e anche un paio di discorsoni "pesi" su droga, passato che ritorna e necessità di rifarsi una vita lasciano un po' il tempo che trovano, inghiottiti dalle uniche due cose che salvano Bingo Hell, ovvero il sembiante di Richard Brake e il gusto per il gore della Muñeca Del Terror Gigi Saul Guerrero, già apprezzato ai tempi del dimenticabile ABCs of Death 2.5. Richard Brake è ormai un mostro vero, mi basta vederlo comparire sullo schermo per farmela sotto davanti al suo sorriso malvagio e,  nonostante manchi dell'eleganza di un Max Von Sydow, non si può negare che come attore svetti sopra a tutti gli altri interpreti, incarnando una malvagità empia e anche un po' sudicia. Inoltre, rispetto agli altri Welcome to the Blumhouse, Bingo Hell ignora il PG-13 in favore di un paio di morti orribili e simpatiche piogge di sangue, il tutto condito da una regia vivace, colorata (spesso allucinata) e accompagnata da una colonna sonora assai gradevole. Il fatto che sia un film dalla breve durata non guasta, ovviamente, a quanto pare la Guerrero ha capito che un bel gioco dura poco e ha fatto sì che il suo bingo infernale non venisse a noia con ulteriori lungaggini. Non è il capolavoro horror dell'anno, lo avrete capito, e a Nocturne può solo baciare i piedi, ma per una serata disimpegnata ci sta e potreste anche divertirvi a patto che lo guardiate in lingua originale, ché il doppiaggio è davvero fastidioso.


Di Richard Brake, che interpreta Mr. Big, ho già parlato QUI.

Gigi Saul Guerrero è la regista e co-sceneggiatrice della pellicola, nonché una delle hipster che compaiono nel film. Messicana, ha diretto film come ABCs of Death 2.5 (il corto M is for Matador) ed episodi di serie quali Into the Dark e The Purge. Anche produttrice ha 31 anni. 


Adriana Barraza
interpreta Lupita. Messicana, ha partecipato a film come Babel, Drag me to Hell, Thor e a serie quali E.R. Medici in prima linea, CSI: Miami e The Strain. Anche regista, ha 65 anni e due film in uscita. 


L. Scott Caldwell
, che interpreta Dolores, era la Rose di Lost. Se Bingo Hell vi fosse piaciuto recuperate Cose preziose. ENJOY!

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