Trama: uno psicologo viene inviato su una piattaforma spaziale all'interno della quale tre scienziati stanno ancora studiando, dopo decenni, il pianeta Solaris, cominciando apparentemente a soffrire di allucinazioni.
Dopo la visione di 2001: Odissea nello spazio, il buon Kris mi ha proposto una bella sfida. Recuperare uno dei suoi film preferiti e parlare con cognizione di causa di uno dei capisaldi della fantascienza cinematografica mondiale non è per niente facile, anche perché ogni mia opinione sarà viziata dall'ignoranza di non conoscere né il romanzo di Lem né tanto meno la poetica di Tarkovsky. Dunque, al solito, cercherò di buttare giù semplicemente le sensazioni provocate durante la visione di Solaris, senza pretendere di dargli un significato o offrire chissà quali nuovi punti di vista relativi alla regia e alla sceneggiatura dell'opera. Innanzitutto, quello che mi ha colpita più di ogni cosa è la malinconia che permea ogni singolo fotogramma del film, accompagnata dalla triste consapevolezza dei protagonisti di essere "solo" umani e crucciati da domande filosofiche che, ahimé, sono destinate a rimanere senza risposte. La fantascienza diventa quindi una scusa per mettere in scena una storia d'amore e rimpianto, all'interno della quale i fantasmi evocati da Solaris, immortali ed indistruttibili, si fanno portavoce del senso di colpa di chi non ha saputo godere del tempo passato assieme alla persona amata, oppure dei peggiori incubi che si agitano nell'inconscio degli uomini. Lo psicologo Kris Kelvin è il fulcro di tutto il racconto; inviato quale "persona razionale", come specialista, a smascherare la presunta follia degli astronauti in orbita attorno al pianeta Solaris per mettere fine alla loro spedizione, si ritroverà letteralmente invischiato nell'atmosfera insinuante e viscida dell'Oceano senziente presente sul pianeta, perseguitato dal fantasma della moglie morta. Una persecuzione che, se all'inizio viene accolta dall'uomo con orrore, andando avanti diventa molto simile all'idea di paradiso, tanto che Kelvin si ritrova combattuto tra il dovere di tornare sulla Terra, nella "realtà" tangibile della dacia paterna e dei suoi datori di lavoro, e il desiderio di rimanere nell'orbita di Solaris, dove il tempo pare essersi fermato e gli abitanti della stazione spaziale si trascinano ubriachi e disperati, piagati dalle loro stesse pulsioni inconsce.
Mano a mano che il film prosegue, lo scontro tra Kris e gli altri due abitanti della stazione spaziale (uno dei quali deciso a distruggere Solaris, l'altro più propenso a cercare un contatto col pianeta) si fa sempre più acceso e verte su una domanda che ricorre spesso nei racconti di fantascienza: cos'è l'umanità? Al di là di una differenza meramente strutturale, anche a livello subatomico, se una creatura arriva a provare sentimenti e a sviluppare un'autocoscienza che la porta a soffrire per la consapevolezza di non avere un passato né ricordi, di essere la mera proiezione dell'inconscio di un altro, perché dovrebbe essere definita non umana? La capacità di sacrificarsi per gli altri e di suscitare empatia, oltre che a provarla, si scontra con la freddezza di chi ragiona in termini meramente scientifici ed è tuttavia terrorizzato da qualcosa che non può essere controllato con la scienza, che richiede un "ponte" tra essa e l'irrazionalità tipica degli esseri umani, ma la cosa interessante di Solaris è che Tarkovsky non si impegna a dare ragione all'una o all'altra fazione. Oltre alla malinconia, c'è infatti un sottile senso di inquietudine, teso come un filo per tutta la durata della pellicola, che non abbandona lo spettatore nemmeno nell'ambiguo finale, davanti alla rivelazione mostrata da una cinepresa che allarga a poco a poco il campo della visuale e si allontana, lasciando i personaggi a un destino che forse si sono scelti o dal quale forse sono stati catturati, chissà. Sta di fatto che Solaris, con tutte le domande che solleva, i riferimenti a Don Chisciotte e Tolstoy, con quelle scenografie alternativamente spoglie ed inquietanti benché futuristiche oppure zeppe di dettagli di squisita arte e arredamento, con quel rincorrersi di bianco e nero e colore, con quei ricordi mescolati senza soluzione di continuità alla realtà e al sogno, con quei tintinnii inquietanti che preludono alle apparizioni, quei bambini muti che evocano ricordi di pura malvagità cinematografica e quei tocchi di lieve poesia, è uno dei film più strani ed interessanti che abbia mai visto e vorrei recuperarlo ancora, magari dopo essermi documentata meglio su tutto ciò che si collega all'universo di questa splendida pellicola.
Andrei Tarkovsky è il regista e co-sceneggiatore della pellicola. Russo, ha diretto film come Andrej Rublev, Stalker e Sacrificio. Anche attore e scenografo, è morto nel 1986, all'età di 54 anni.
Nel 2002 Steven Soderbergh ha girato un remake del film che sinceramente non ho intenzione di recuperare ma, se Solaris vi fosse piaciuto, voi potete farlo e aggiungere 2001: Odissea nello spazio. ENJOY!
Tarkovskij è il mio guru spirituale, è un autore fondamentale nel mio percorso di cinefila, che ha letteralmente segnato la mia vita :)
RispondiEliminaIo ho avuto altri miti ma questo è comunque un film splendido!
EliminaMa grazie di questo splendido omaggio! Lo sai che neppure mi ricordavo di averti richiesto una recensione di "Solaris"?? Adesso che lo hai fatto sono un uomo felice! :D
RispondiEliminaScherzi a parte, hai scritto un post bellissimo, che condivido in pieno. "Solaris" è il mio film dell'anima e tu ne hai compreso in pieno l'essenza: è una pellicola struggente, malinconica, che ti obbliga a riflettere sulle priorità della vita. Il dilemma di Kelvin è quello che, chi più e chi meno, coinvolge tutti noi: lui sa bene che sua moglie, che ha ritrovato sull'astronave, è poco più di un ologramma, ma nonostante tutto non riesce a staccarsene perchè la ama ancora e perchè è ancora prigioniero del senso di colpa (si è infatti suicidata a causa sua). E quindi voi che fareste: rimarreste tutta la vita sospesi nello spazio abbracciando un'illusione oppure bombardereste il pianeta per ricominciare daccapo, da zero, con tutte le difficoltà che la vita comporta? "Solaris" è un pianeta vivo che ha il potere di materializzare i pensieri (e quindi anche le paure) di ogni essere umano... i produttori lo lanciarono come "la risposta sovietica a 2001: Odissea nello Spazio" ma non potrebbero essere due film più diversi, quasi antitetici: 2001: Odissea nello Spazio è, per certi versi, il film più "ottimista" di Kubrick, il quale sembra dirci che l'uomo è "guardato" e "guidato" a vista da un monolite nero (che può rappresentare Dio o un'intelligenza superiore, a seconda se si è credenti o meno) capace di condurci sulla retta via. "Solaris" invece ci dice che l'uomo è solo e deve caversela da solo, imparando a convivere con i propri demoni (ovvero le proprie paure) e camminare con le proprie gambe. E io, che di paure e di timori ne ho tanti, cerco da sempre di farlo...
Un abbraccio... e grazie ancora!
Lo so, ci metto troppo e vi dimenticate :P
EliminaGrazie per i complimenti e anche per il mega commento, si vede che Solaris è un film che ti ha segnato nel profondo :)
E' proprio per Kris che anch'io lo vedrò presto :D
RispondiEliminaGuardalo, è splendido!
EliminaCapolavoro assoluto! Tra parentesi mi hai fatto ricordare di quando vidi la prima volta il film, lo trasmise la Rai in prima serata negli anni 70, ero bambino allora quindi non potevo apprezzare o capire tutto eppure, mi credi?, provo tanta nostalgia per quei tempi nei quali la nostra emittente di Stato sapeva rischiare e mettere in onda film così cerebrali e poetici.
RispondiEliminaCiao!
Figurati, ora un film come Solaris lo darebbe giusto Ghezzi a fuori orario oppure su Rai4/Rai Movie a orari improbabili!
EliminaBel commento su uno dei cult della fantascienza ma anche del cinema d'autore. Solaris è tratto da un romanzo altrettanto bello e profondo di S. Lem, che vale la pena leggere. Brava! Grazie 🌷
RispondiEliminaInfatti l'intenzione di leggerlo c'è! Grazie a te di avere commentato :)
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