La stessa persona che mi ha suggerito di guardare Velvet Buzzsaw ha fatto anche il nome di Animas (Ánimas), film Netflix diretto e sceneggiato dai registi Laura Alvea e Jose F. Ortuño. Occhio agli SPOILER.
Trama: Álex e Bram sono amici d'infanzia ma il loro rapporto comincia a sfaldarsi quando Bram trova una fidanzata e Álex comincia ad essere vittima di visioni sempre più orribili...
Al di là dell'effettiva qualità di Animas, quello che mi ha perplesso maggiormente quando, prima della visione, ho fatto un paio di ricerche on line per capire di cosa parlasse il film, è che la gente non l'abbia capito. "Animas spiegazione" probabilmente è una delle chiavi di ricerca che farà schizzare alle stelle le visite del blog perché a quanto pare questa pellicola è stata definita da più parti "visionaria" ed "incomprensibile", cosa che mi ha fatto sinceramente perdere la poca fiducia residua che ho ancora nell'umanità. E' perplimente, in effetti, la necessità di cercare spiegazioni su un film che, di fatto, palesa il reale rapporto esistente tra i due protagonisti più o meno dopo una mezz'oretta di film o perlomeno porta lo spettatore a farsi delle domande sulle visioni di Alex. Io, da brava seguace de Il sesto senso e di The Others, avrei scommesso già dopo una decina di minuti che la fanciulla fosse morta e che solo Bram potesse vederla, ma è bastata un'inquadratura durante il confronto tra i due e la fidanzata di lui per capire che Alex esiste solo nella testa di Bram, anzi, è parte di lui, come viene chiaramente detto dai protagonisti a un certo punto del film. Se non bastassero gli spiegoni della psichiatra e dello stesso Bram, ci pensano le sequenze che mostrano il palazzo in cui vive Alex come se fosse la testa di Bram, subito dopo aver inquadrato la ragazza mentre legge libri di psicologia nei quali, guarda caso, è raffigurata una testa. Davvero, al netto della trama arzigogolata, all'interno della quale, fondamentalmente, si parla solo di un ragazzino con problemi famigliari e di una fanciulla con problemi di autolesionismo che, dopo essersi sostenuti a vicenda per anni, smettono di parlarsi, gratta gratta Animas è un'opera molto semplice, zeppa di cliché e personaggi stereotipati. Non è un brutto film, per carità. Dopo un inizio a dir poco lento la storia comincia ad ingranare e, nonostante avessi sgamato quasi subito il twist, un po' di curiosità su dove volesse andare a parare il tutto c'era, ma lo capirebbe anche un bambino che Animas è molto fumo e ben poca sostanza.
Parlo di fumo, in effetti, perché il concetto alla base di Animas è un po' lo stesso col quale il mago di Oz riusciva ad ingannare i suoi sudditi. Laura Alvea e Jose F. Ortuño puntano infatti moltissimo sulla confezione del prodotto, ricorrendo ad uno stile che una volta si sarebbe potuto definire da "videoclip", adesso invece non saprei perché non guardo video musicali da decenni. In soldoni, i due ricorrono a immagini distorte, scenografie da incubo, cambi di prospettiva, immagini simboliche/oniriche e giri di macchina che vanno contro ad ogni regola della fisica, saturando il tutto con una luce verdastra alternata a momenti in cui sono le ombre (dalle quali potrebbe uscire qualunque cosa) a farla da padrone, trasmettendo più un senso di angoscia che di effettiva paura. Animas, più che un horror, è un thriller psicologico con riferimenti al cinema dell'orrore e ai grandi classici del genere come Psyco, peraltro citato in una locandina all'interno della camera di Bram, che forse rischia di risultare antipatico ed involuto proprio per la volontà dei due registi di farsi vedere "bravi" ed originali, inutilmente "complessi"; nonostante questo, i due non sono degli stupidi e si vede, sia per il modo in cui, quando i due protagonisti sono presenti sullo schermo, Bram si trova sempre a sinistra ed Alex a destra, o per quell'ultima scena dove il protagonista viene immerso in una luce asettica che potrebbe essere sia dannosa che salvifica ma che in definitiva simboleggia la sua solitudine ultima. Insomma, Animas non è il film più brutto che potete trovare nel catalogo Netflix e a modo suo è ben realizzato e particolare, poi è europeo e parte già con una marcia in più. Un'occhiata disimpegnata gliela darei.
Di Ángela Molina, che interpreta Karla Berger, ho già parlato QUI.
Laura Alvea e Jose F. Ortuño sono i registi e sceneggiatori del film. Spagnoli, hanno diretto film come The Extraordinary Tale. La Alvea è anche direttrice del casting, attrice, produttrice e ha 43 anni mentre Ortuño è compositore, produttore e ha 41 anni.
Allora non fuggo via, lo metto in lista.
RispondiEliminaSpero tu abbia saltato tutti gli spoiler :P
EliminaOddio (spoiler) se si saltano certe fasi iniziali noiose e sconclusionate, il film è abbastanza accattivante - per carità, a tratti e a modo suo - e pervaso da una specie di romanticismo macabro. Strano come, poco dopo aver scritto il mio ultimo racconto con un personaggio (auto-spoiler) immaginato dall'altro, veda in giro un sacco di cose che richiamano quella situazione in un modo o nell'altro...
RispondiEliminaSì, l'inizio arranca parecchio. Poi si sistema.
EliminaMetto in lista !
RispondiEliminaFammi sapere se ti è piaciuto!
EliminaUn po' mi intriga, ma ancora non mi sono deciso a vederlo.
RispondiEliminaIl tuo parere così così non mi ha fatto sciogliere le riserve...
Potrei guardarlo solo per poi scrivere un post intitolato "Animas spiegazione" e far così schizzare le visite al mio blog. Anche se poi probabilmente non riuscirei a spiegarlo per davvero. XD
Ma da spiegare è banalissimo e facile, non saprei davvero cosa ci sia di complesso in Animas XD
Elimina