Conquistata fin dal trailer, questa settimana sono corsa a guardare anche Boy Erased - Vite cancellate (Boy Erased), diretto e co-sceneggiato nel 2018 dal regista Joel Edgerton a partire dall'autobiografia omonima di Garrard Conley.
Trama: il giovane Jared, figlio di un pastore, scopre al college di essere gay. Il padre decide quindi di mandarlo in una struttura "correttiva".
Già non dev'essere facile nascere gay e scoprire, quando cominciano ad affacciarsi le prime pulsioni sessuali, di non essere come gli altri si aspettano, ovvero pronto a vivere una "sana" vita di coppia eterosessuale e sfornare tanti bei pargoletti; non oso immaginare cosa debba essere nascere gay in una famiglia estremamente religiosa, che considera l'omosessualità una malattia al pari di una polmonite, un "incidente di percorso" da correggere con l'aiuto di Dio. Non posso (e non voglio) nemmeno cominciare a riflettere sul perché simili cretinate antiscientifiche ed incredibilmente bigotte si siano diffuse al punto da giustificare l'esistenza di centri correttivi apposta per gay, dove le persone vengono costrette a rinnegare se stesse attraverso discutibili percorsi fatti di preghiera e psicanalisi d'accatto, atti ad individuare i motivi esterni che hanno fatto nascere questo "peccato" così da riuscire a liberarsene il prima possibile. Il problema, come sottolinea Garrard Conley che in uno di questi centri c'è stato davvero, è che i ragazzi e le ragazze omosessuali non vengono mandati lì per cattiveria ma probabilmente perché le famiglie sono sinceramente convinte di fare il loro bene e, spesso, non conoscono l'inevitabile incompetenza di chi gestisce queste strutture, magari anche loro animati da buone intenzioni ma comunque capre ignoranti poco meno superstiziose di chi uccide i gatti neri perché portano sfortuna; il risultato di queste "cure", alla fine di un percorso fatto di umiliazione e vergogna quando va bene, rischia tra l'altro di non essere quello sperato dai familiari, poiché giustamente per evitare di vivere in quelle condizioni un istante di più, il paziente decide di mentire a se stesso e agli altri, pronto ad affrontare una vita in perenne clandestinità emotiva, frustrante e triste. Insomma, un incubo. Un incubo legalizzato che Joel Edgerton ha scelto di portare sullo schermo in questo dramma misurato e dai toni delicati ma comunque ben difficile da digerire, all'interno del quale il protagonista, Jared, viene costretto dapprima a prendere dolorosamente coscienza della sua omosessualità, poi della chiusura mentale dei suoi genitori, tanto amorevoli quanto orribilmente bigotti.
Quello che mi ha colpita più di tutto guardando Boy Erased, al di là dell'ovvia condanna di questo tipo di centri, fortemente connotati in maniera negativa con tanto di "villain", è il modo dolceamaro in cui viene descritta la presa di coscienza di Jared, senza storie d'amore esaltanti o relazioni osteggiate dai genitori. Il cammino di Jared verso il coming out è qualcosa di intimo e dolorosamente solitario, fatto di due esperienze segnanti sia in positivo che in negativo e vissute nella solitudine di un college, lontano dagli amici e dalla famiglia; la prima violenza, accolta con terrore dopo mesi di pulsioni segrete e di speranze e la difficoltà a fidarsi nuovamente di chi è omosessuale, si rispecchiano nell'atteggiamento schivo e allo stesso tempo speranzoso di Jared, interpretato alla perfezione da un Lucas Hedges espressivo e dimesso, un ragazzo che minaccia di essere cancellato e di diventare un manichino, un semplice burattino da riempire con le aspettative dei genitori. Due grandi attori come Nicole Kidman e Russell Crowe si limitano, in questo caso, a fare da spalla, sostenendo l'interpretazione di Hedges e in un paio di casi arricchendola, rendendola ancora più emozionante, come nel confronto finale tra padre e figlio o nel momento in cui mamma Nancy si rende conto di cosa si nasconda davvero dietro il centro correzionale ("Shame on you. Shame on you. And shame on me, too"). Joel Edgerton, che come attore ha iniziato a non piacermi proprio, mette al servizio di questa storia personale la sua natura "stundaia" e delicata, creando così un film che non fa urlare al miracolo per quanto riguarda la regia o la sceneggiatura e tuttavia centra l'obiettivo che si era prefissato, preferendo concentrarsi sulla sostanza più che sull'apparenza, dando modo allo spettatore di riflettere e ragionare su una piaga sociale realmente esistente, senza farsi trasportare troppo dagli inevitabili sentimenti. Che sul finale arrivano a colpire duro, a mo' di ginocchiata, ma perlomeno sono sentimenti sinceri, in quanto non si può proprio accusare Boy Erased di essere ruffiano e lacrimevole. In sostanza, un gran bel film, consigliato, magari per aprire un po' gli occhi sulla sofferenza di chi spesso viene considerato "frivolo" e malato o forse solo capriccioso.
Del regista e co-sceneggiatore Joel Edgerton, che interpreta anche Victor Sykes, ho già parlato QUI. Lucas Hedges (Jared Eamons), Nicole Kidman (Nancy Eamons) e Russell Crowe (Marshall Eamons) li trovate invece ai rispettivi link.
Xavier Dolan interpreta Jon. Canadese, soprattutto conosciuto come regista, ha partecipato a film come Martyrs e 7 sconosciuti a El Royale. Anche sceneggiatore, produttore, costumista, compositore, ha 30 anni e due film in uscita tra i quali It: Capitolo 2, dove interpreterà nientemeno che Adrian Mellon.
Flea (vero nome Michael Peter Balzary) interpreta Brandon. Australiano, storico bassista dei Red Hot Chili Peppers, lo ricordo per film come I ragazzi della 56ª strada, Ritorno al futuro - Parte II, Ritorno al futuro - Parte III, Belli e dannati, Il grande Lebowski, Paura e delirio a Las Vegas, Psycho e Baby Driver - Il genio della fuga; come doppiatore, ha lavorato ne I Simpson, American Dad!, I Griffin e Inside Out. Anche sceneggiatore e produttore ha 57 anni.
Se Boy Erased vi fosse piaciuto cercate di recuperare il recente La diseducazione di Cameron Post, che tratta le stesse tematiche. ENJOY!
Sì, questo devo vederlo anche perché mi interessa il periodo storico.
RispondiEliminaMi piace che i due attori/genitori siano solo una spalla, facciano da contorno al protagonista (lo si nota sin dalla copertina). Ci sta.
Perché vengono creati centri del genere? Per dare lavoro a qualcuno: in fondo, tutti o quasi abbiamo un lavoro sulle disgrazie o sui bisogni degli altri XD
Moz-
Per carità, non hai torto. Ma queste sono "disgrazie" e bisogni che non necessitano di cure e simili centri hanno la stessa credibilità di Wanna Marchi, anzi meno.
EliminaFelice che stia piacendo.
RispondiEliminaNon capisco la freddezza con cui è stato accolto in patria, proprio no.
Intanto, quella cagatina di The Miseducation of Cameron Post ha vinto cose come il Sundance...
The Miseducation devo ancora vederlo. Ma ammetto che, se una volta la Moretz mi attirava, ora la evito come la peste XD
EliminaLei è bravissima, più del solito, ma che piattume il film. Una delusione.
EliminaHm. Preferisco recuperare altre cose allora!
EliminaSiamo in sincrono anche oggi, siamo d'accordo pure oggi. Non solo sul film, intenso e per niente retorico, ma anche su Joel Edgerton che come attore fatico davvero a digerirlo. Per fortuna rimedia come regista, anche se devo ammettere che causa Russell Crowe, la parte finale (i 4 anni dopo) l'ho trovata un po' troppo pesante rispetto al resto così equilibrato, ma poca cosa se il messaggio è così forte che arriva dritto allo stomaco. E sì, pure al cuore.
RispondiEliminaE' Russell che è pesante, nel senso che s'è ingoiato il resto del cast XD
EliminaComunque felice di sapere che Edgerton non è amato da tutti, credevo di essere una mosca bianca.
Vorrei vederlo, ma spero non sia troppo lento e pesante a livello di dialoghi, perché la trama già di suo è parecchio forte.
RispondiEliminaAssolutamente no. Vai sereno!
EliminaDignitosamente recitato. Inquietante sapere che 36 Stati USA permettono ancora la "terapia di conversione" su minori.
RispondiEliminaBeh, se pensi alle leggi anti-abortiste dell'Alabama purtroppo le cose inquietanti lì sono la prassi, altro che Terra della Libertà.
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