Trama: a seguito di un attacco haker che ha svelato i segreti della maggior parte dei cittadini di Salem, Lily e le sue amiche diventano il bersaglio dell'odio dell'intera città.
La caccia alle streghe ai tempi dei social ha come teatro la cittadina di Salem e come veicolo di diffusione tablet, pc e cellulari, strumenti "grazie" ai quali la privacy ha perso di fatto ogni significato. Basta una sola persona che si mette in testa di hackerare i gioielli tecnologici degli irreprensibili abitanti, la "good people" della cittadina, ed ecco che i più turpi segreti vengono a galla così come l'ipocrisia dilagante di persone che vedono la pagliuzza nell'occhio altrui ma non la trave nel proprio. E se una volta la caccia era rivolta a quelle donne un po' "strane", che magari indulgevano in pratiche utili ma misteriose come la medicina alternativa oppure ree, chissà, di non avere mariti o figli, al giorno d'oggi le vittime sono quelle ragazze particolarmente disnibite, che sfruttano i social per veicolare la propria immagine causando invidie, desideri inconfessabili, odio. Dei perfetti capri espiatori per sfogare la parte animale di chi arriva a non sentirsi più tutelato e non capisce come difendersi né come sviare l'attenzione dalle proprie colpe se non scaricandole su altri; è così che Lily e le sue amiche, in questo folle mix tra Schegge di follia, Mean Girls e The Purge, diventano le vittime sacrificali di un'intera cittadina di persone "normali" uscite di testa. Oddio, forse sto dando troppa importanza al "messaggio" nemmeno troppo celato all'interno di Assassination Nation, il divertissement di un giovane ma capacissimo figlio d'arte che fa della vacuità, almeno all'inizio, il suo punto di forza e che poi arriva a mostrare allo spettatore il rapido disgregamento del tessuto sociale di Salem, tenuto assieme da regole (morali e non) non scritte ma diligentemente applicate, soprattutto nelle aule del liceo. Tra una scopata e un colpo di pistola, un festino a base di alcool e twerking e un tentativo di linciaggio, la razionalità di Assassination Nation, uno spunto di riflessione o un motivo di vergognarsi, se vogliamo, è affidato alle parole che di tanto in tanto vengono pronunciate da Lily, additata come "causa di ogni male" ma in realtà specchio della generazione Millenial costretta ad offrire l'illusione di perfezione in un mondo social che non perdona e dal quale se si sta fuori si è considerati sfigati, rea di aver già "rovinato il mondo" nonostante il poco tempo passato su questa Terra.
Anche Assassination Nation, come già Mom and Dad, fa parte dunque di quelle pellicole che, pur passando giustamente per supercazzole, mettono a nudo i sentimenti di odio inconfessabile provati dal 90% degli spettatori, facendo sfogare loro queste vergognose sensazioni senza mancare di criticarli e pungolarli, portandoli a vergognarsi un po'. Il tutto, tra l'altro, con uno stile impeccabile. Sam Levinson, figlio dell'eclettico Barry Levinson, gioca con le immagini come se non fosse un trentenne al suo secondo film e fa abbondante uso di colori sgargianti, primi piani di bellezze giovanissime, ralenti "di gruppo" e split screen, riuscendo a rendere questo stile "cool" funzionale a ciò che viene raccontato e non un mero esercizio di stile; il piano sequenza che vede Lily e le sue amiche inconsapevolmente asserragliate in casa è il punto più angosciante del film oltre a quello più commovente a livello "tecnico" e sfido chiunque, impermeabili rossi e citazioni da Carrie e Delinquent Girl Boss: Unworthy of Penance a parte, a non sentirsi chiudere lo stomaco davanti alle urla disperate delle povere fanciulle. Fanciulle che, per inciso, sono tutte dannatamente in parte, soprattutto la protagonista Odessa Young, degna erede delle bitch tipiche di questo genere di film adolescenziale MA con un anima e un cervello da tenere ben nascosti nelle instagram stories; meritevolissimo anche il resto del cast, tra facce conosciute e gradite come Colman Domingo e Bill Skarsgard e nuove scoperte come la modella transgender Hari Nef, dotata di un fascino e di una presenza scenica tutta particolare. Sam Levinson è dunque un regista da tenere molto d'occhio, così come è da tenere d'occhio un'eventuale uscita italiana del film, al cinema o su Netflix, perché, supercazzola o no, merita davvero una visione.
Di Colman Domingo (preside Turrell), Joel McHale (Nick Mathers), Bill Skarsgård (Mark), Bella Thorne (Reagan), J. D. Evermore (Capo Patterson) e Jennifer Morrison (Margie) ho parlato ai rispettivi link.
Sam Levinson è il regista e sceneggiatore della pellicola. Americano, figlio di Barry Levinson, ha diretto anche un altro film, Another Happy Day. Anche attore e produttore, ha 34 anni.
Suki Waterhouse interpreta Sarah. Inglese, ha partecipato a film come Pusher, PPZ: Pride and Prejudice and Zombies e The Bad Batch. Anche produttrice, ha 27 anni e sei film in uscita tra i quali Pokémon Detective Pikachu.
Maude Apatow, che interpreta Grace, è la figlia di Judd Apatow e Leslie Mann mentre Joe Chrest, che interpreta il papà di Lily, lo avrete notato sicuramente in Stranger Things come taciturno padre di Mike. Se Assassination Nation vi fosse piaciuto recuperate la saga di The Purge, Carrie - Lo sguardo di Satana, Giovani streghe, Schegge di follia, persino Amiche cattive, Mean Girls e All Cheerleaders Die. ENJOY!
Suki Waterhouse 💛 grazie per la recensione!
RispondiEliminaGrazie a te di averla letta!
EliminaScusa se sono di fuori tema ma dove posso trovare questi film?
RispondiEliminaAssassination Nation lo vendono su Amazon, altrimenti se non sei disposto a spendere quasi 30 euro per un DVD zona 1, c'è sempre l'opzione streaming/torrent.
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