Apparso come una meteora il 31 dicembre su Netflix, dov'è rimasto solo per 24 ore, è uscito ieri al cinema La figlia oscura (The Lost Daughter), diretto e sceneggiato nel 2021 dalla regista Maggie Gyllenhaal a partire dal romanzo omonimo di Elena Ferrante.
Trama: Leda è una professoressa di lingue e traduttrice in vacanza in un'isola della Grecia. Lì, l'arrivo della giovane Nina e della sua famiglia scatena nella donna dolorosi ricordi...
Lungi da me voler fare la splendida, ma non sapevo affatto che La figlia oscura fosse stato tratto da un libro della Ferrante e mi è venuto da ridere quando, guardando il film, ho pensato "sembra uno spin-off de L'amica geniale" solo per poi scoprire che, effettivamente, l'autrice era la stessa. Lungi da me passare anche per esperta di Elena Ferrante, visto che ho letto solo la già citata quadrilogia de L'amica geniale, eppure il modo in cui l'autrice riesce a parlare di donne soffocate dalle convenzioni della società è facilmente riconoscibile e, oserei dire, unico. Come Lina e Lenù, anche Leda è una donna dal passato zeppo di dolore e rimpianto, a cui guarda, in età già matura, dopo l'incontro con la giovane Nina e la figlioletta Elena; giovane promessa della letteratura e della traduzione, Leda ha vissuto gli anni dell'affermazione professionale "schiacciata" dalla presenza di due bambine piccole e di un marito dal futuro promettente ma incerto quanto il suo, in un torbido miscuglio di amore per la famiglia e desiderio di essere libera e affermata senza essere limitata dal ruolo di madre e moglie. Da donna priva di figli e non ancora sposata, non posso che apprezzare il modo in cui la Ferrante (e in questo caso la Gyllenhaal, che ne accoglie il punto di vista riportandolo sullo schermo) tratteggia queste donne che vivono nella vergogna di avere desideri egoistici ai quali si abbandonano con un costante senso di colpa a pungolarle, dolorosamente consapevoli di quello che la società pretende da loro e straziate dall'innegabile sentimento di amore profondo e odio infastidito che alternativamente provano davanti alle creature che hanno messo al mondo; ipocritamente, penso ogni volta "ma guarda tu sta stronza", per poi sciogliermi in lacrime pensando "ma poveraccia, che vita orribile", presa dallo stesso dilemma sociale e morale di queste donne complicate e fragili, dalla psiche spesso appesa a un filo.
Della regista e co-sceneggiatrice Maggie Gyllenhaal ho già parlato QUI. Olivia Colman (Leda), Dakota Johnson (Nina), Ed Harris (Lyle), Peter Sarsgaard (Professor Hardy) e Alba Rohrwacher (escursionista) li trovate invece ai rispettivi link.
Jessie Buckley interpreta Leda da giovane. Irlandese, ha partecipato a film come Judy, Sto pensando di finirla qui e a serie quali Chernobyl e Fargo. Anche cantante, ha 33 anni e due film in uscita.
Oliver Jackson-Cohen interpreta Toni. Inglese, lo ricordo per film come The Raven, L'uomo invisibile e per le serie Hill House, The Haunting of Bly Manor. Ha 36 anni e due film in uscita.