La febbre da Joker non si è ancora spenta ma, almeno per me, non significa andarmelo a rivedere al cinema ventordici volte, quanto piuttosto riguardare le sue dichiarate fonti di ispirazione, come per esempio Taxi Driver, diretto dal regista Martin Scorsese nel 1976.
Trama: afflitto da un'insonnia cronica, un veterano con problemi mentali decide di lavorare come tassista di notte. Il suo desiderio di ripulire la città si rafforza quando incontra Betsy, sostenitrice di un candidato presidenziale, e Iris, prostituta tredicenne...
Cosa si può dire di Taxi Driver che non sia stato detto? Nulla. Basta aprire qualunque libro di cinema, qualunque biografia su Scorsese, qualunque monografia sul film in sé per scoprire un mondo e innamorarsi di una delle pellicole più belle non solo del regista, ma della cinematografia mondiale. Non ho aneddoti legati alla visione di Taxi Driver, sono sincera. E' uno di quei film recuperati dopo essere stata folgorata sulla via di Damasco da Quei bravi ragazzi e mentre l'epopea mafiosa di Ray Liotta e compagnia è roboante, zeppa di glamour e spesso tragicamente divertente, Taxi Driver è "solo" angosciante e cupo, tanto che alla fine della visione avevo preso tutte le immagini e le avevo rinchiuse nella testa e nel cuore per tenerle per me; non mi sarei MAI sognata di consigliare Taxi Driver ai miei amici con l'entusiasmo con cui invece rompevo le scatole per i film di Tarantino, Quei bravi ragazzi, Casino o persino Arancia meccanica. Perché Taxi Driver ti deprime, ti riversa addosso le atmosfere della New York notturna sporca e pericolosa, fatta di papponi, gente che muore senza un perché, tassisti che si fanno scivolare addosso le peggio cose anche se lo sporco di quelle cose gli rimane attaccato addosso, sui vestiti e sui sedili "impiastricciati". E uno di questi tassisti è Travis Bickle, allucinato dalla mancanza di sonno e da problemi mentali che non vengono mai davvero definiti all'interno del film. Un uomo mite (almeno all'inizio), una persona di cui probabilmente non ci accorgeremmo se ci passasse accanto, un essere umano che si guarda attorno e prova schifo per tutto ciò che vede, per la propria soffocante ed ingiusta solitudine, e come tutti noi soffre in silenzio, almeno finché una serie di esperienze negative non lo porta a fare scelte assai drastiche. Possiamo non essere sotto l'effetto di psicofarmaci, per carità, magari non arriveremo mai ad armarci di tutto punto per ripulire le strade, ma Travis Bickle siamo noi, inutile nasconderci dietro un dito.
Siamo noi con le nostre stranezze e il modo goffo di esistere, quando proiettiamo tutte le nostre speranze su qualcuno che colpisce la nostra attenzione, "angelicandolo" come già faceva Dante con Beatrice. La Beatrice di Travis è Betsy, almeno all'inizio, e come la Beatrice dantesca abbiamo a che fare con una bella stronza, non c'è ombra di dubbio. Lusingata dalla corte di quell'uomo particolare, incuriosita forse dai suoi atteggiamenti poco ortodossi, Betsy accetta di uscire con Travis ma non riesce a capirlo e lo rifiuta; lungi da me darle colpe, poveraccia, ché venire portata in un cinema porno da uno sconosciuto al primo appuntamento farebbe strano anche alla sottoscritta, tuttavia Betsy è come la società che circonda Travis, pronta a giudicarlo e lasciarlo di nuovo solo, senza nemmeno fare lo sforzo di ascoltarlo e capirlo. Lo stesso vale per i colleghi (il dialogo tra Travis e Mago dovrebbe far ridere ma è angosciante), lo stesso vale per l'accondiscentente (e falso) senatore Palantine, lo stesso vale per tutti i freaks che popolano New York e viaggiano sui taxi, lo stesso vale per la "scema" Iris, un'innocente dalle ali spezzate che forse è sola e incompresa quanto Travis ma, a differenza sua, non ha la capacità di difendersi o ripulire il mondo né percepisce le ingiustizie che vengono perpetrate nei suoi confronti. Travis è dannatamente solo e più cerca di uscire da quella solitudine più essa lo inghiotte e lo schiaccia. Anche il finale, che in apparenza dovrebbe essere consolante, la vittoria dell'antieroe finalmente accettato per quel che è e "guarito", in realtà non lo è affatto.
Siamo tutti buoni ad applaudire per Arthur Fleck, agente di caos e ribellione, infinitamente glamour nella sua sfiga, tanto da diventare nemesi di Batman, nientemeno. Ma i cinque minuti di gloria di Travis Bickle sono di una tristezza fuori dal comune, resi ancora più amari dalla consapevolezza che lo sfogo di una sera non basterà né a ripulire New York né, tantomeno, a fare di Travis una persona meno sola o più consapevole di sé; sul finale, il sorriso sensuale di Betsy è quello interessato di chi ha per le mani una celebrità e anche se Travis è riuscito a scorgere cosa si cela davvero dentro la ragazza, vedendola per la vanesia superficiale che è, non è detto che sarà così anche in futuro e che il poveraccio riuscirà a farsi degli amici veri, una moglie o una famiglia. Anzi, quei titoli che scorrono continui, coi taxi che non smettono di correre, ci dicono che probabilmente non cambierà nulla, né per Travis, né per New York... e forse nemmeno per Iris, segnata per sempre da una tragedia che l'ha salvata fisicamente dalla droga e dalla prostituzione ma che probabilmente l'ha danneggiata in modi impensabili. E così, ancora oggi, dopo più di 40 anni, esco dalla visione di Taxi Driver un po' più "sporca" e un po' più amareggiata e questo l'ha capito anche il Bolluomo, poverino, il quale "costretto" a guardare il grande capolavoro di Scorsese per la prima volta l'ha rigettato senza riuscire a farselo piacere, così cupo e pessimista com'è, così focalizzato su un personaggio difficile da decifrare, così fuori dal mondo e allo stesso tempo ancora così tristemente, maledettamente attuale senza essere né ruffiano né costruito ad arte per piacere e fare discutere.
Del regista Martin Scorsese, che interpreta anche il passeggero che spia la moglie alla finestra, ho già parlato QUI. Robert De Niro (Travis Bickle), Peter Boyle (Mago), Albert Brooks (Tom), Jodie Foster (Iris) e Harvey Keitel (Sport) li trovate invece ai rispettivi link.
Cybill Shepherd interpreta Betsy. Americana, la ricordo per film come L'ultimo spettacolo, La dea del successo, inoltre ha partecipato a serie quali Moonlighting e Criminal Minds. Anche produttrice e sceneggiatrice, ha 69 anni e un film in uscita.
Taxi Driver è stato nominato per quattro Oscar senza vincerne nemmeno uno: Miglior Film (quell'anno ha vinto Rocky, nientemeno), Robert De Niro come Miglior Attore Protagonista (andato postumo a Peter Finch per Quinto Potere), Jodie Foster come Miglior Attrice Non Protagonista (ha vinto Beatrice Straight, sempre per Quinto Potere, ma quell'anno era candidata anche Piper Laurie per Carrie - Lo sguardo di Satana) e Miglior Colonna Sonora Originale, l'ultima peraltro scritta da Bernard Herrmann, morto dopo poco. Il ruolo di Travis Bickle era stato offerto a Dustin Hoffman, che lo ha rifiutato per poi pentirsene negli anni a venire mentre Harvey Keitel avrebbe dovuto interpretare Tom ma è finito a fare il pappone; la stessa Tippi Hedren ha invece impedito a Melanie Griffith di accettare la parte di Iris nonostante la figlia fosse la prima scelta per interpretarla (la seconda era Linda Blair) quando il regista avrebbe dovuto essere Brian De Palma. Detto questo, se il film vi fosse piaciuto recuperate Lo sciacallo - Nightcrawler, Drive e You Were Never Really Here. ENJOY!
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martedì 15 ottobre 2019
lunedì 7 febbraio 2011
Frankenstein Junior (1974)
Ogni tanto i gestori italiani di sale cinematografiche ne azzeccano qualcuna, e anche l’orrido multisala della mia zona si conforma alle (poche) iniziative degne di nota. In questo caso, la riproposta, in occasione dell’uscita in Blu-Ray, di un classico della demenzialità come Frankenstein Junior, diretto nel 1974 dal regista Mel Brooks.

Dubito che qualcuno ancora non conosca la trama, ma comunque eccola: il dottor Frederick Frankenstein (si pronuncia franchenstin!) entra in possesso del diario del ben più famoso nonno e decide di recarsi nella sua antica dimora di famiglia in Transilvania. Lì, aiutato dal gobbo servo Igor (si pronuncia AIgor!), dalla procace assistente Inga e dalla misteriosa Frau Blucher, cerca di fare rivivere… la creatura.

Non so spiegare la sensazione di vedere un simile classico, un simile capolavoro, restaurato e su schermo gigante, in una sala cinematografica. Dopo aver chiuso per un attimo gli occhi e superato lo scandaloso shock di trovare siffatta sala mezza vuota (ma quanto possiamo essere ignoranti e taccagni noi italiani…?), li ho riaperti per ritrovare dei vecchi amici che non vedevo da tempo: Frederick, Aigor, Inga, Frau Blucher, la Creatura, l’esilarante Elisabeth, sono personaggi ormai così incarnati nell’immaginario di ogni cinefilo che si rispetti che rivedere Frankenstein Junior è come avvolgersi ogni volta nella coperta preferita e rilassarsi, ridendo a crepapelle. Non importa che si conoscano a menadito ogni battuta, ogni gag, ogni gesto, ogni sguardo dei protagonisti e ogni nota della colonna sonora, perché ogni volta, comunque, il film raggiunge l’obiettivo e diverte.

Detto questo, come posso anche solo pensare di essere obiettiva nel recensire Frankenstein Junior o di avere anche solo il diritto di scriverne? Non lo farò, quindi, mi limiterò a darvi un paio di motivi per vederlo assolutamente. Motivo numero 1: Aigor. Marty Feldman al suo meglio, uno dei personaggi più riusciti della storia del cinema, un servo bastardo dalla gobba semovente, dagli occhi pallati e dalla lingua tagliente. Motivo numero 2: il numero messo su da Frankenstein e dalla Creatura sulle note di Puttin’on the Ritz, con il mostro che ripete le parole finali della canzone ululandole e ballando cercando di stare dietro ad un Gene Wilder mai così in forma. Motivo numero 3: le gag ininterrotte, dalla storica “lupo ululà, castello ululì”, al nome Blucher che fa nitrire i cavalli ogni volta che viene pronunciato, all’enorme “swanstuck” della creatura, delizia della verginella fidanzata di Frederick, passando per mille altre deliziose “idiozie”. In due parole: un Mel Brooks in stato di grazia, la quintessenza della comicità inserita in un film talmente curato da poter competere con qualsiasi pellicola “seria”. Da vedere e rivedere, pena il ritrovarsi Frau Blucher in casa!!
Mel Brooks (vero nome Melvin Kaminsky) è il regista e sceneggiatore della pellicola. Storico autore delle migliori parodie cinematografiche e non solo, lo ricordo per film come Per favore non toccate le vecchiette (che gli è valso un Oscar per la miglior sceneggiatura), Mezzogiorno e mezzo di fuoco, L’ultima follia di Mel Brooks, Balle spaziali, Robin Hood: un uomo in calzamaglia e Dracula morto e contento. Americano, ha 85 anni.

Gene Wilder (vero nome Jerome Silberman) interpreta il Dottor Frederick Frankenstein. Collaboratore storico di Mel Brooks ed elegante, malinconico comico particolarmente famoso negli anni ’70 – ’80 e particolarmente odiato, chissà perché, da mia madre, lo ricordo per film come Per favore non toccate le vecchiette, l’originale Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato, Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso ma non avete mai osato chiedere, Mezzogiorno e mezzo di fuoco, La signora in rosso, Non guardarmi: non ti sento, Non dirmelo… non ci credo e Alice nel paese delle meraviglie. Ha inoltre partecipato ad un paio di episodi di Will & Grace. Americano, ha 78 anni.

Marty Feldman interpreta Igor. Comico inglese dalla faccia indimenticabile, frutto di disfunzioni alla tiroide e di un intervento andato male, oltre ad essere uno sceneggiatore prolifico e un regista, ha recitato in L’ultima follia di Mel Brooks. E’ morto nel 1982, all’età di 49 anni, per un avvelenamento da cibo, mentre girava il suo ultimo film, Barbagialla il terrore dei sette mari e mezzo. Come sempre, sono i migliori ad andarsene per primi.

Peter Boyle interpreta la Creatura. Americano, lo ricordo per film come Taxi Driver, Danko, 4 pazzi in libertà, Malcom X, L’uomo ombra, Species II, Il Dottor Dolittle e Scooby – Doo 2: mostri scatenati, e per le partecipazioni ai telefilm NYPD ed X – Files. E’ morto nel 2006 all’età di 71 anni.

Gene Hackman fa una comparsata nel ruolo del cieco. Famosissimo attore americano, lo ricordo per film come Il braccio violento della legge (che gli ha valso il primo Oscar come protagonista), Superman, Superman II (in entrambi i film interpretava Lex Luthor), Mississippi Burning - le radici dell’odio, Uccidete la colomba bianca, Il socio, Gli Spietati (secondo Oscar come miglior protagonista), Pronti a morire, Allarme rosso, Get Shorty, Piume di struzzo, Extreme Measures – Soluzioni estreme, Potere assoluto, Nemico pubblico, The Mexican, Heartbreakers – vizio di famiglia e I Tenenbaum; ha inoltre doppiato uno dei personaggi di Z la formica. Ha 81 anni.

Madeline Kahn interpreta Elisabeth. Già collaboratrice di Mel Brooks dai tempi di Mezzogiorno e mezzo di fuoco, la ricordo per film come Barbagialla il terrore dei sette mari e mezzo e Signori il delitto è servito, serie tv come Lucky Luke e per aver doppiato Fievel sbarca in America e A Bug’s Life. Americana, è morta nel 1999 per un cancro alle ovaie, all’età di 57 anni.

E ora un paio di curiosità. A dimostrazione di quanto sia ben scritto, Frankenstein Junior ha “rischiato” di vincere l’Oscar per la miglior sceneggiatura non originale (scritta da Mel Brooks e Gene Wilder), ma la statuetta gli è stata strappata da un rivale eccelso come Il Padrino parte seconda; inoltre, anche in quanto a scenografie il buon Mel Brooks non ha scherzato visto che, come viene sottolineato nei titoli di testa, il laboratorio utilizzato nel film è lo stesso che si vede nello storico Frankenstein di James Whale. Infine, dovete sapere che di Frankenstein Junior esiste, oltre ad un musical di Broadway, anche un remake turco del 1975 dal titolo Sevimli Frankestayn. Una chicca da cercare, secondo me, ma se non doveste riuscire a trovarla (cosa probabile…), consolatevi con il già citato Frankenstein del 1931, per apprezzare meglio i riferimenti contenuti in questa splendida parodia, oppure con l’altro “affronto” fatto da Mel Brooks ad un classico dell’horror gotico, ovvero Dracula morto e contento. Meno riuscito, ma ugualmente godibile. Vi lascio ora con qualche spezzone del musical tratto dal film, con la geniale Megan Mullally (la Karen di Will & Grace) nei panni di Elisabeth... ENJOY!!!
Dubito che qualcuno ancora non conosca la trama, ma comunque eccola: il dottor Frederick Frankenstein (si pronuncia franchenstin!) entra in possesso del diario del ben più famoso nonno e decide di recarsi nella sua antica dimora di famiglia in Transilvania. Lì, aiutato dal gobbo servo Igor (si pronuncia AIgor!), dalla procace assistente Inga e dalla misteriosa Frau Blucher, cerca di fare rivivere… la creatura.
Non so spiegare la sensazione di vedere un simile classico, un simile capolavoro, restaurato e su schermo gigante, in una sala cinematografica. Dopo aver chiuso per un attimo gli occhi e superato lo scandaloso shock di trovare siffatta sala mezza vuota (ma quanto possiamo essere ignoranti e taccagni noi italiani…?), li ho riaperti per ritrovare dei vecchi amici che non vedevo da tempo: Frederick, Aigor, Inga, Frau Blucher, la Creatura, l’esilarante Elisabeth, sono personaggi ormai così incarnati nell’immaginario di ogni cinefilo che si rispetti che rivedere Frankenstein Junior è come avvolgersi ogni volta nella coperta preferita e rilassarsi, ridendo a crepapelle. Non importa che si conoscano a menadito ogni battuta, ogni gag, ogni gesto, ogni sguardo dei protagonisti e ogni nota della colonna sonora, perché ogni volta, comunque, il film raggiunge l’obiettivo e diverte.
Detto questo, come posso anche solo pensare di essere obiettiva nel recensire Frankenstein Junior o di avere anche solo il diritto di scriverne? Non lo farò, quindi, mi limiterò a darvi un paio di motivi per vederlo assolutamente. Motivo numero 1: Aigor. Marty Feldman al suo meglio, uno dei personaggi più riusciti della storia del cinema, un servo bastardo dalla gobba semovente, dagli occhi pallati e dalla lingua tagliente. Motivo numero 2: il numero messo su da Frankenstein e dalla Creatura sulle note di Puttin’on the Ritz, con il mostro che ripete le parole finali della canzone ululandole e ballando cercando di stare dietro ad un Gene Wilder mai così in forma. Motivo numero 3: le gag ininterrotte, dalla storica “lupo ululà, castello ululì”, al nome Blucher che fa nitrire i cavalli ogni volta che viene pronunciato, all’enorme “swanstuck” della creatura, delizia della verginella fidanzata di Frederick, passando per mille altre deliziose “idiozie”. In due parole: un Mel Brooks in stato di grazia, la quintessenza della comicità inserita in un film talmente curato da poter competere con qualsiasi pellicola “seria”. Da vedere e rivedere, pena il ritrovarsi Frau Blucher in casa!!
Mel Brooks (vero nome Melvin Kaminsky) è il regista e sceneggiatore della pellicola. Storico autore delle migliori parodie cinematografiche e non solo, lo ricordo per film come Per favore non toccate le vecchiette (che gli è valso un Oscar per la miglior sceneggiatura), Mezzogiorno e mezzo di fuoco, L’ultima follia di Mel Brooks, Balle spaziali, Robin Hood: un uomo in calzamaglia e Dracula morto e contento. Americano, ha 85 anni.
Gene Wilder (vero nome Jerome Silberman) interpreta il Dottor Frederick Frankenstein. Collaboratore storico di Mel Brooks ed elegante, malinconico comico particolarmente famoso negli anni ’70 – ’80 e particolarmente odiato, chissà perché, da mia madre, lo ricordo per film come Per favore non toccate le vecchiette, l’originale Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato, Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso ma non avete mai osato chiedere, Mezzogiorno e mezzo di fuoco, La signora in rosso, Non guardarmi: non ti sento, Non dirmelo… non ci credo e Alice nel paese delle meraviglie. Ha inoltre partecipato ad un paio di episodi di Will & Grace. Americano, ha 78 anni.
Marty Feldman interpreta Igor. Comico inglese dalla faccia indimenticabile, frutto di disfunzioni alla tiroide e di un intervento andato male, oltre ad essere uno sceneggiatore prolifico e un regista, ha recitato in L’ultima follia di Mel Brooks. E’ morto nel 1982, all’età di 49 anni, per un avvelenamento da cibo, mentre girava il suo ultimo film, Barbagialla il terrore dei sette mari e mezzo. Come sempre, sono i migliori ad andarsene per primi.
Peter Boyle interpreta la Creatura. Americano, lo ricordo per film come Taxi Driver, Danko, 4 pazzi in libertà, Malcom X, L’uomo ombra, Species II, Il Dottor Dolittle e Scooby – Doo 2: mostri scatenati, e per le partecipazioni ai telefilm NYPD ed X – Files. E’ morto nel 2006 all’età di 71 anni.
Gene Hackman fa una comparsata nel ruolo del cieco. Famosissimo attore americano, lo ricordo per film come Il braccio violento della legge (che gli ha valso il primo Oscar come protagonista), Superman, Superman II (in entrambi i film interpretava Lex Luthor), Mississippi Burning - le radici dell’odio, Uccidete la colomba bianca, Il socio, Gli Spietati (secondo Oscar come miglior protagonista), Pronti a morire, Allarme rosso, Get Shorty, Piume di struzzo, Extreme Measures – Soluzioni estreme, Potere assoluto, Nemico pubblico, The Mexican, Heartbreakers – vizio di famiglia e I Tenenbaum; ha inoltre doppiato uno dei personaggi di Z la formica. Ha 81 anni.
Madeline Kahn interpreta Elisabeth. Già collaboratrice di Mel Brooks dai tempi di Mezzogiorno e mezzo di fuoco, la ricordo per film come Barbagialla il terrore dei sette mari e mezzo e Signori il delitto è servito, serie tv come Lucky Luke e per aver doppiato Fievel sbarca in America e A Bug’s Life. Americana, è morta nel 1999 per un cancro alle ovaie, all’età di 57 anni.
E ora un paio di curiosità. A dimostrazione di quanto sia ben scritto, Frankenstein Junior ha “rischiato” di vincere l’Oscar per la miglior sceneggiatura non originale (scritta da Mel Brooks e Gene Wilder), ma la statuetta gli è stata strappata da un rivale eccelso come Il Padrino parte seconda; inoltre, anche in quanto a scenografie il buon Mel Brooks non ha scherzato visto che, come viene sottolineato nei titoli di testa, il laboratorio utilizzato nel film è lo stesso che si vede nello storico Frankenstein di James Whale. Infine, dovete sapere che di Frankenstein Junior esiste, oltre ad un musical di Broadway, anche un remake turco del 1975 dal titolo Sevimli Frankestayn. Una chicca da cercare, secondo me, ma se non doveste riuscire a trovarla (cosa probabile…), consolatevi con il già citato Frankenstein del 1931, per apprezzare meglio i riferimenti contenuti in questa splendida parodia, oppure con l’altro “affronto” fatto da Mel Brooks ad un classico dell’horror gotico, ovvero Dracula morto e contento. Meno riuscito, ma ugualmente godibile. Vi lascio ora con qualche spezzone del musical tratto dal film, con la geniale Megan Mullally (la Karen di Will & Grace) nei panni di Elisabeth... ENJOY!!!
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