martedì 29 marzo 2011

Autopsy (2008)

Le mie sono lacrime di coccodrillo. Voglio dire, dopo la visione di The Human Centipede (First Sequence, non dimentichiamoci che era solo la prima parte, buon Dio…) dovrei avere imparato a diffidare degli horror “medici” e a fare finta di non conoscerne neppure l’esistenza. E invece mi sono guardata Autopsy, diretto nel 2008 dal regista Adam Gierash, alternando momenti di sconforto a momenti di perplessità.

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Trama: Mardi Gras, New Orleans. Dopo una serata a base di alcool e droga, un gruppetto di ragazzi investe un uomo e uno di loro rimane ferito. La degenza in ospedale si rivela però ben peggiore dell’incidente stesso…

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Il filone dei mad doctor è infinito quanto quello degli slasher. Da che mondo è mondo, a partire da Frankenstein, c’è sempre qualche luminare della medicina che combina delle idiozie per perseguire scopi più o meno nobili. Mary Shelley, a fine ottocento, cercava una logica nelle azioni “pratiche” del suo personaggio, gli sceneggiatori dei nostri giorni non si sbattono nemmeno, limitandosi a schiaffare in faccia agli spettatori delle enormità che non stanno né in cielo né in terra. In questo caso abbiamo un abile chirurgo che deve salvare la povera moglie da un tumore all’ultimo stadio, e che non si ferma di fronte a nulla per riuscirci. Mi sta bene, il trapianto di organi è sempre una cosa positiva e fattibile… ma non mi spiego perché invece in Autopsy quest’uomo tenti tutto meno che il trapianto di organi, fino ad arrivare a creare, verso il finale, una sorta di non meglio definito “sistema circolatorio esterno”, con interiora appese a mò di festoni per tutta la stanza… e solo per avere un costante flusso di fluidi che possa mantenere in vita la moglie. Considerato che vuoi portarti la consorte per seconda luna di miele a Roma , e considerato anche che questo metodo assurdo è l’unico che la mantiene in vita… ma cosa fai, ti infili tutto l’insieme di organi collegati in un set di valigie? Questa, nel caso ve lo stiate chiedendo, è solo la punta dell’iceberg di un film che, alla fine, è solo un’accozzaglia di schifoserie assortite, fortunatamente mostrate con abbondante umorismo nero.

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Sì perché, tolti gli insipidi e giovani protagonisti, che in Autopsy vengono trattati come carne da macello più che in altri film, i cattivi sono talmente bastardi e pazzi da risultare quasi simpatici. C’è l’infermiera vezzosa, materna ma anche inflessibile con i pazienti (che giustamente si lamenta quando la sporcano di sangue, pulizia innanzitutto!), ci sono i due infermieri che “stavano meglio quando stavano peggio”, ovvero quando facevano i mercenari e rubavano cadaveri in Angola (aah, i bei tempi andati…), c’è il chirurgo stesso che si diletta nell’usare strumenti dell’anteguerra e poi si lamenta, poveraccio, che sono difficili da usare. Questi siparietti contribuiscono a rendere leggermente atipico e lievemente trash un film dove il tasso di gore è comunque altissimo: oltre al “festone umano” c’è anche una sorta di Allegro Chirurgo vivente, dove uno dei poveri pazienti che vagano per l’ospedale riversa tutto ciò che il corpo umano può contenere addosso alla malcapitata sciacquetta di turno. E devo dire anche che un paio di scene di tortura mi hanno costretta a distogliere lo sguardo, il che non è poco per una che ormai è abituata agli horror come me. Insomma, l’ennesimo film horror di routine, magari leggermente superiore ad altri, che però lascia un po’ il tempo che trova… assieme a una domanda: a che serve tenere alcuni pazienti vivi anche se mutilati in giro per l’ospedale, mentre altri vengono selvaggiamente uccisi? Semplice fortuna, innata simpatia o altro? Ma in fondo, perché chiederselo, quando non lo sapranno neanche gli sceneggiatori…

Adam Gierasch è regista e sceneggiatore del film. E’ stato uno degli sceneggiatori de La terza madre di Dario Argento (il che è indicativo...), e dopo Autopsy ha diretto altre due pellicole, sempre horror. Di costui non si riesce a capire che età abbia e dove sia nato di preciso, ma a naso gli darei sui quarant’anni e anche una nazionalità americana.

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Robert Patrick interpreta il dottor Benway. L’attore americano ha avuto il suo momento di fama e gloria vestendo i panni del terribile cyborg T-1000 in Terminator 2 – Il giorno del giudizio (ruolo che ha omaggiato e ripreso, meno seriamente, in Fusi di testa e Last Action Hero – L’ultimo grande eroe), e ha partecipato anche ad altri film come 58 minuti per morire, Striptease, Spy Kids, Charlie’s Angels: più che mai, L’uomo che fissa le capre, a serie come Racconti di mezzanotte, Oltre i limiti, I Soprano, X – Files, Lost e doppiato un episodio di American Dad!. Ha 53 anni e cinque film in uscita.

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Michael Bowen interpreta uno dei due infermieri folli, Travis. Texano, mi sento in dovere di parlarne perché me lo ricordo bene nel ruolo dello schifoso Buck in Kill Bill volume 1. Tra gli altri suoi film segnalo Il Padrino parte terza, Beverly Hills Cop III, Love & una 45, Jackie Brown, Magnolia; sterminate anche le serie tv alle quali ha partecipato: Chips, Supercar, The A – Team, 21 Jump Street, ER, NYPD, JAG – Avvocati in divisa, Nash Bridges, Walker Texas Ranger, X – Files, Bones, Criminal Minds e CSI. Ha 58 anni e quattro film in uscita.

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Robert LaSardo interpreta l’altro infermiere pazzo, Scott. Attore americano assolutamente inconfondibile soprattutto per la miriade di tatuaggi che lo ricoprono, io lo assocerò sempre al telefilm Nip/Tuck e allo splendido e irritante ruolo del gangster Escobar Gallardo, che tanto ha perseguitato i due protagonisti, anche dopo la morte. Cinematograficamente parlando, ha recitato in Corto Circuito 2, Léon, Waterworld, Nightwatcher – Il guardiano di notte e Wishmaster 2 – Il male non muore mai, mentre tra le altre serie per le quali ha lavorato segnalo Law & Order, Renegade, Più forte ragazzi, X – Files, Nash Bridges, The Shield, NYPD, Cold Case, Ghost Whisperer, Bones, General Hospital, CSI, CSI Miami e Criminal Minds. Anche sceneggiatore e produttore, ha 48 anni e tre film in uscita.

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Tra i protagonisti “giovani”, segnalo solo Jessica Lowndes (Emily) e solo per essere stata protagonista di Dance of the Dead, l’episodio diretto da Tobe Hooper della prima serie di Masters of Horror. Se vi piace il genere, l’ideale sarebbe recuperare l’ameno Cabin Fever, oppure un filmetto stupido ed innocuo come Dottor Giggles, che vidi tanto tempo fa a Notte Horror. E ora vi lascio con il trailer del "gioiello"... ENJOY!

1 commento:

  1. Oddio, non lo conoscevo, ma sono sicura che mi divertirà moltissimo. E poi adoro le frattaglie e robe varie. Comunque sti tipi che fanno stragi per salvare mamme/figlie/mogli/amanti/ecc...hanno veramente stracciato i maroni.

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