Trama: due ragazze in vacanza decidono di provare l’esperienza
di immergersi in una gabbia all’interno di una fetta di Oceano popolata da
squali. Purtroppo la gabbia ad un certo punto si stacca e le ragazze si
ritrovano bloccate sott’acqua, a 47 metri dalla superficie.
Solo a rileggere la trama mi manca il fiato. Se The Shallows
ha avuto pietà della sottoscritta ambientando la vicenda nelle “acque basse”, i
realizzatori di In the Deep hanno invece scelto di tirare giù il carico da
undici e spingersi fin nelle profondità marine. Certo, quarantasette metri
potranno sembrarvi pochini, comprendo che gli abissi riescano a raggiungere
numeri ben più vertiginosi, ma direi che sia bastato anche solo toccare le
decine, mostrando due ragazze in carenza progressiva d’ossigeno, circondate da
oscurità e squali, per mozzarmi il respiro. In the Deep fa leva sulla natura
claustrofobica delle vastità oceaniche, sulla maledetta assenza di branchie all’interno
di un corpo umano e sui mille problemi legati al mondo delle immersioni, non
così facile e carino come potrebbe apparire in un documentario bensì zeppo di
regole atte a preservare la salute dei subacquei, che rischiano embolie,
allucinazioni e mille altri simpaticissimi effetti collaterali; quel che è
peggio, all’interno del film non ci sono subacquei provetti ma due ragazze di
cui solo una ha una lieve infarinatura “tecnica”, l’altra ha invece lo stesso
coraggio che potrei mostrare io in una situazione simile. Come ogni film a
tematica “pericolo marino” che si rispetti, In the Deep prevede inoltre una
serie di inconvenienti sempre più insormontabili, accompagnati da sfiga
crescente, ed è superfluo dire che per un’ora e mezza la tensione si mantiene a
livelli altissimi, tanto che potrei affermare, come spesso accade, “non
riuscirete a staccare gli occhi dallo schermo”… ma la verità è che io spesso
gli occhi li ho chiusi eccome, cercando di respirare col diaframma visto che
dalla parte alta del torace non c’era proprio verso.
Dal punto di vista di trama e conseguente tensione In the
Deep è quindi, come mi avevano detto, una spanna sopra The Shallows ma sono
tanti gli elementi che fanno della pellicola una piccola, ahimé poco conosciuta perlina. Per esempio, prendiamo
le protagoniste. La Blake Lively di The Shallows è una gnocca colossale, esperta
surfista e biondona in formissima, sembra proprio nata per sopravvivere ad un’esperienza
devastante come quella raccontata nel film; per contro, le protagoniste di In
the Deep sono due ragazze ordinarie, non particolarmente belle o atletiche,
soprattutto una, cosa che rende il tutto ancora più plausibile ed efficace. Certo,
io al posto di Lisa sarei morta d’infarto direttamente all’interno della gabbia e
non mi sarei mai azzardata ad uscire col rischio tangibile di non riuscire più
a tornare indietro (no ma grazie, bellissima sequenza. Altro che incubi di
notte…), ma non stiamo a sottilizzare. In the Deep è stato probabilmente anche
più difficile da realizzare rispetto al "cuginetto", soprattutto per quel che riguarda la fotografia, in
quanto interamente ambientato sott’acqua, con la maggior parte delle scene
illuminate soltanto da torce elettriche o da uno sparuto faro, e l’unica cosa
in cui The Shallows gli è superiore è la bellezza delle immagini naturali, che
gli ha meritato l’orrido titolo italiano di Paradise Beach. Per il resto, i due
film si assomigliano moltissimo e non solo per l’argomento trattato ma anche
per l’espediente di mostrare in sovraimpressione i messaggi inviati dal
cellulare dei personaggi (espediente di cui The Shallows fa un uso maggiore,
cosa che mi ha dato l’idea di avere davanti più un film di forma che di
sostanza) quindi, in definitiva, se vi piace il genere consiglierei di recuperarli
entrambi, sebbene la mia preferenza vada decisamente a In the Deep. Assieme,
neanche a dirlo, alla promessa di non guardarlo mai più, nemmeno per sbaglio.
Di Matthew Modine, che interpreta Taylor, ho già parlato QUI mentre Mandy Moore, che interpreta Lisa, la trovate QUA.
Johannes Roberts è regista e co-sceneggiatore della pellicola. Inglese, ha diretto film come The Other Side of the Door. Anche compositore, produttore e attore, ha 40 anni.
Santiago Segura, che interpreta Benjamin, ha partecipato alla seconda stagione di Scream nei panni di Stavo, il figlio dello sceriffo. Detto questo, se il film vi fosse piaciuto recuperate The Shallows. ENJOY!
Ink me ne aveva parlato benissimo: spero di poterlo recuperare presto per chiudere l'estate in bellezza.
RispondiEliminaInk spaccia buoni thriller, santo ragazzo: recupera, recupera! :D
EliminaTensione a mille anche per me :-)
RispondiEliminaHo creduto di morire a un certo punto T___T
EliminaVi ringrazio, ma tutto parte proprio da Cinepillole: l'ho scoperto grazie a lui.
RispondiEliminaFelicissimo che ti sia piaciuto. :)
E allora ringraziamo (si fa per dire visto che ho rischiato la muerte!) Cinepillole! :P
EliminaChe ansia mamma mia,da ex asmatica l'idea della carenza di ossigeno mi fa ansia già a leggerla....recupereremo al + presto!!!
RispondiEliminaAh sì, allora è proprio il film adatto a te, preparati!! T__T
Eliminapiaciuto un sacco (con calma arriverà anche dalle mie parti) tensione e ansia a mille, qualche perplessità sul finale confesso, ma nel complesso promosso in pieno
RispondiEliminaA me invece è piaciuto tutto tutto, ho trovato più moscio e perplimente il finale di The Shallows :)
EliminaSOstengo ormai da tempo che i film seri sugli squali, dopo l'avvento di Sharknado, non abbiano più ragione di esistere. Ma se davvero è teso come dicono in giro, questo me lo guardo...
RispondiEliminaQuesto merita davvero, alla faccia di Sharknado :D
EliminaLa claustrofobia mi sale a mille solo nel leggere il titolo :S
RispondiEliminaE non hai ancora visto il film XD
Elimina