venerdì 29 novembre 2019

TFF 2019: Mientras dure la guerra - Tito

Sfruttando la tecnologia fornita dal Bolluomo tenterò anche io di fare come i cinèfili dell'internet come si deve, che seguono in tempo reale le loro performance festivaliere. Infatti, da giovedì a sabato, sarò al Torino Film Festival e ieri, giovedì, ho già visto due pellicole (avrei dovuto vedere anche El Hoyo ma grazie alla mortale combinazione Trenitalia/disagi post-allerta rossa sono arrivata in ritardo...). Ne parliamo di seguito, soprattutto di una, che l'altra... ENJOY!


Mientras dure la guerra di Alejandro Amenabar

Amenabar è maturato ancora. La Spagna all'alba della dittatura di Franco, teoricamente dotato di pieni poteri solo "per la durata della guerra", poi sappiamo com'è andata a finire, vista attraverso gli occhi dello scrittore e saggista Miguel De Unamuno. Sostenitore del colpo di stato di destra, avrà modo di pentirsi delle sue scelte e della sua indole volubile e testarda.
Amenabar racconta una Spagna ancora "sana", dove monarchici e socialisti, fascisti e comunisti litigano e discutono ma si rispettano senza odiarsi, un po' come facevano i nostri Don Camillo e Peppone, che minaccia di scomparire sotto l'ignoranza salviniana di chi si limita a discriminare e lottare per il potere, senza altro modo di esprimersi se non slogan e banalità nazionaliste.
Il film non glorifica Unamuno né lo rende un martire, bensì mette sullo stesso piano d'importanza la storia personale di un uomo pieno di difetti e la riflessione sulla condizione della Spagna e sulle sue radici, diventando così un'opera universale, necessaria oggi più che mai.
Vero, c'è del melodramma, ma anche molto realismo, e ci si commuove più per la frustrazione e l'idea di ciò che è davvero successo a migliaia di persone innocenti che per il dramma umano di Unamuno, peraltro splendidamente interpretato da Karra Elejalde.
Ovviamente, di  questo bellissimo film non si ha ancora notizie relative a una distribuzione italiana. Incrociamo le dita.


Tito di Grace Glowicki

E dopo un film meraviglioso ci voleva la schifezza indipendente messa per raggiungere la quota minima festivaliera di film girati col culo ma originalissimi. Per carità: Grace Glowicki dirige, sceneggia, produce, RECITA nei panni di un ragazzo traumatizzato e problematico, quindi tanto di cappello, ma il film in sé fa pena. O meglio, inizia citando Mysterious Skin e, nella colonna sonora, Shining, il che mi potrebbe stare bene, si mantiene su accettabili livelli di pochezza arrivando al punto di coinvolgere lo spettatore sia sfruttando stilemi tipici dell'horror sia attraverso l'introduzione di un ragazzo che apparentemente servirebbe per capir che caspita sia successo di preciso a Tito, ma alla fine la riflessione sui postumi da trauma lascia davvero il tempo che trova e si perde in scene ininterrotte di gente che si fa le canne. In compenso, poi, peggiora, con una lunghissima sequenza finale a base di rohypnol che lascia il pubblico lì sulle poltrone, come l'aratro nel maggese (i pochi aratri che sono rimasti, in quanto tra gente che ha dormito e se n'è andata abbiamo toccato un record...). Mi si dice che non sia nemmeno il film peggiore del festival, il che mi consola, temevo di aver beccato la vera sòla del TFF!


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