Trama: nel 1971, la novizia Margaret si trasferisce in un convento di Roma per prendere i voti. Lì si ritroverà invischiata in un complotto per fare nascere l'Anticristo...
Finalmente si è concluso questo mese a base di presagi. In tutta onestà, non poteva finire meglio. Dopo la qualità calante dei sequel de Il presagio, film entrato giustamente a fare parte della storia del genere cinematografico "satanico", questo prequel è stata una boccata d'aria fresca. La cosa è paradossale, potete immaginare perché. The First Omen racconta tutto ciò che conduce all'inizio de Il presagio, quindi sappiamo già come andrà a finire, cioè male, e chi si è da poco immerso nella saga, come me, potrebbe farsi persino un'idea chiara di come e per chi andrà a finire male più o meno dalle prime scene. Non che sia un problema visto che, salvo un paio di incongruenze/forzature e qualche "maccosa", la trama di The First Omen è coinvolgente e interessante. Protagonista è Margaret, novizia americana che si trasferisce a Roma per prendere i voti e viene accolta all'interno di un orfanotrofio per sole bambine. Fin dall'inizio, l'esperienza di Margaret non è tutta rose e fiori: la madre superiora ha un cuore decisamente arido e poco cristiano, una bambina in particolare viene ostracizzata e tenuta separata dalle altre, tremende visioni del passato tornano a perseguitare la novizia e c'è anche il disagio di avere una compagna di stanza decisa a sperimentare piaceri molto terreni prima di indossare per sempre il velo. In generale, ciò che si percepisce di Margaret è uno stato di confusione, solitudine e spaesamento, dettato dapprima dal doversi adattare ad un Paese sconosciuto (il pout-pourri linguistico del film sarebbe molto interessante ma, ahimé, l'adattamento italiano ha dato una bella piallata in tal senso) e poi da eventi sempre più inquietanti che accrescono la diffidenza della protagonista e, parallelamente, anche la sua forte volontà di decidere del proprio destino. Nonostante, infatti, il punto di vista di The First Omen sia prevalentemente femminile, il film parla di una femminilità schiacciata e violata a più riprese, sfruttata da un sistema ecclesiastico governato ovviamente da uomini, dove le donne non sono solo serve/spose di Dio, ma anche sottoposte alle decisioni degli alti prelati. Come già nel Presagio originale, la Chiesa ci fa una ben magra figura, o mostrando una debolezza isterica (sono sempre dell'idea che se Padre Brennan la smettesse di terrorizzare il prossimo coi suoi modi da matto, il Maligno avrebbe meno possibilità) o qualcosa di ancora più oscuro, che nel primo film era stato giusto accennato (sì, negli anni '70 si parlava di satanisti, ma mi sono sempre chiesta perché nella nascita di Damien fossero coinvolti anche dei preti e delle suore) e che qui diventa fulcro stesso della trama, eliminando la nozione di "satanismo".
Rimanendo in tema "violazione della femminilità", The First Omen ha delle sequenze agghiaccianti assimilabili al body horror (un paio delle quali farebbero passare la voglia di partorire persino alla più fervente mamma pancina) che sono poi quelle più originali, riuscite e distanti dai necessari omaggi riaggiornati a Il presagio. Arkasha Stevenson, che si è fatta le ossa con serie interessanti e "visionarie" come Channel Zero, Legion e Al nuovo gusto ciliegia, dimostra di avere occhio per le atmosfere che richiamano l'horror anni '70 e non le scimmiotta, bensì le riporta in vita con gli stessi colori, la stessa morbidezza ed eleganza, spingendo lo spettatore a temere non solo quello che potrebbe nascondersi nel buio, ma anche ambienti familiari, in primis una città turistica come Roma. La sequenza che ho preferito è quella in cui il focus della cinepresa si allarga fino a mostrare come le luci che circondano Margaret siano posizionate in modo da rappresentare un viso demoniaco che la inghiotte, ma non è l'unico tocco di raffinatezza; tutto il film richiama alla mente capolavori come Suspiria, in particolare per l'uso del sonoro (per non parlare di quando esplode, prepotentissimo, lo score di Jerry Goldsmith nella scena clou. Non so se mi ha causato più brividi di gioia quello oppure Rumore della Carrà), mentre Possession viene esplicitamente citato poco prima del finale. A tal proposito, Arkasha Stevenson dimostra di sapere anche scegliere bene gli attori. Nell Tiger Free non è solo bellissima, ma anche brava nell'esprimere il tormento e la forza di Margaret, oltre a prestare il corpo ad un paio di scene disgustose, ma in generale tutto il cast di supporto è formato da facce espressive ed inquietanti, con menzione d'onore per Maria Caballero, la quale sul finale è talmente bella e solenne da mozzare il fiato. L'unica cosa che non ho granché apprezzato di The First Omen è l'apertura verso potenziali spin-off della serie, che manda un po' in vacca l'impressione di avere davanti un'opera curata e realizzata con passione, non con l'intento di fare soldi a palate gabbando, in futuro, gli spettatori babbei. E' vero che produce Disney, e che la malvagità della Casa del Topo supera quella di Damien, ma per stavolta spererei che i presagi finiscano in gloria, con questo bel prequel.
Di Ralph Ineson (Padre Brennan), Charles Dance (Padre Harris) e Bill Nighy (Cardinale Lawrence) ho parlato ai rispettivi link.
Arkasha Stevenson è la regista e co-sceneggiatrice del film. Americana, ha diretto episodi di serie come Channel Zero, Legion e Al nuovo gusto ciliegia. E' anche produttrice.
Nell Tiger Free interpreta Margaret. Inglese, ha partecipato a serie come Il trono di spade e Servant. Ha 25 anni.
Un ottimo prequel direi, l'ho visto tra ieri sera e stamattina, e tra qualche giorno dovrei parlarne da me :)
RispondiEliminaBello davvero, non me l'aspettavo!
EliminaFinalmente la stagione 2024 del cinema Horror è iniziata nel segno di Damien. Non ci speravo, non ci credevo, gran bel film ;-) Cheers
RispondiEliminaLa diffidenza era tanta anche da parte mia, è bello sbagliarsi ogni tanto!!
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