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domenica 24 aprile 2016

Legend (2015)

Un altro film che avrei voluto vedere ma che ovviamente non è arrivato dalle mie parti è Legend, diretto e sceneggiato nel 2015 dal regista Brian Helgeland e tratto dal libro The Profession of Violence: The Rise and Fall of the Kray Twins dello scrittore John Pearson.


Trama: alla fine degli anni '50 i gemelli Kray, Reggie e Ron, raggiungono i vertici della malavita londinese, almeno finché la follia di Ron non comincia ad attirare morte, guai e polizia...



Nonostante adori i film "di gangster" e sia abbastanza interessata a quei media che gravitano attorno al mondo della malavita più o meno internazionale (no, non sono come il protagonista di The Wannabe, tranquilli), ammetto di non avere mai sentito nominare i gemelli Kray, sebbene Legend non sia il primo film che ne parli. Ben venga dunque la pellicola di Brian Helgeland, che getta luce sul mondo oscuro della criminalità dell'east end londinese focalizzandosi su questi due gemelli (dimenticandosi un fratello per strada, ahimé) di cui viene descritta la parabola prima ascendente poi discendente attraverso il punto di vista della prima moglie di Reggie, Frances Shea. Come spesso accade in questo genere di film, la narrazione passa dal tono ammirato e speranzoso dell'inizio, che pur lascia presagire la direzione disastrosa che avrebbero preso le vite dei coinvolti, al sentimento tragico e rancoroso di una giovane ragazza che è stata incantata dai modi affascinanti di quello che sarebbe diventato il suo futuro marito e si è ritrovata coinvolta in una vita di criminalità, follia, violenze ed abusi. La diversità tra i due gemelli viene esplicata fin dalle prime battute del film: Reggie era quello apparentemente "normale", almeno dal punto di vista della sanità mentale, mentre Ron era quello dichiaratamente pazzo, probabilmente affetto da schizofrenia paranoide e quant'altro. Legend si premura di sottolineare spesso e volentieri il saldo legame di sangue che legava i due nonostante le mattane di Ron, atti di pura follia che sono arrivati a costare il "regno" ad entrambi, e l'impossibilità per Reggie di tranciare quel cordone ombelicale che, di fatto, lo condannava a tenere in vita Ron e dargli anche modo di prosperare negli affari. La "rettitudine" di Reggie e la follia di Ron diventano quindi il fulcro di ogni avvenimento presente nel film, il punto da cui si dipanano gioie e dolori per Frances e per tutti quelli che hanno avuto la sventura di incrociare i due gemelli, che fossero poliziotti come Nipper Read o biechi uomini d'affari come Leslie Payne.


A portare interamente sulle spalle questa dicotomia nonché la bellezza della sceneggiatura di Brian Helgeland è stato chiamato Tom Hardy, che interpreta ovviamente sia Reggie che Ron. Vedere recitare Hardy in questo film è una gioia non tanto per gli occhi, quanto per le orecchie, visto che la differenza tra i due personaggi risiede più nel loro modo di parlare che in quello di vestire, portare gli occhiali o pettinarsi: accanto alla parlata sicura di Reggie, affabulatore ed affascinante guascone dall'accento cockney, c'è quella strascicata e lagnosa di Ron, il "brutto anatroccolo" della famiglia nonché l'unico gangster che abbia mai visto al cinema pronto a dichiararsi orgogliosamente gay (o, meglio, bisessuale, come raccontano le cronache dell'epoca). Accanto a Hardy c'è uno stuolo di ottimi caratteristi che paiono essere stati tirati fuori dritti dalla mala londinese di quell'epoca e sono anche abbastanza viscidi da rafforzare il senso di istintivo disgusto provato da Frances davanti a Ron (vedere i suoi due lacché/amanti per credere), oltre a due attori come Emily Browning e David Thewlis, ingaggiati per interpretare due ruoli molto importanti. La Browning mi è sempre molto piaciuta come attrice ma ultimamente veniva chiamata solo per parti da mollusco addormentato, mentre in Legend riesce a tirare fuori tutta la sua bravura e a reggere il confronto con le adorabili, sfortunate mogli di gangster scorsesiani, condannate ad un tristissimo destino; David Thewlis invece, dopo essersi fissato nella mia memoria come dolce professor Lupin, si è fortunatamente riciclato come favoloso interprete di personaggi dalla dubbia moralità e sta diventando uno degli attori che più apprezzo sul grande schermo. Legend è anche curatissimo dal punto di vista della colonna sonora, che inanella una serie di brani d'epoca che riprendono furbescamente il tema di ogni sequenza che accompagnano, rendendo così le immagini ancora più piene di significato. Detto questo, se vi piace il genere non potete assolutamente perdere Legend: vi consiglio solo di recuperarlo in lingua originale, anche perché i dialoghi portano un paio di commoventi esempi di "rhyming slang" inglese che rischiano di perdersi nell'edizione italiana.


Di Tom Hardy (Reggie e Ron Kray), Christopher Eccleston (Nipper Read), Emily Browning (Frances Shea), David Thewlis (Leslie Payne), Chazz Palminteri (Angelo Bruno) e Paul Bettany (Charlie Richardson) ho già parlato ai rispettivi link.

Brian Helgeland è il regista e sceneggiatore della pellicola. Americano, ha diretto film come Payback - La rivincita di Porter, Il destino di un cavaliere e un episodio della serie Racconti di mezzanotte. Anche produttore e attore, ha 55 anni e nel 1998 ha vinto un'Oscar per la sceneggiatura di L.A. Confidential.


Se Legend vi fosse piaciuto recuperate Quei bravi ragazzi, Black Mass - L'ultimo gangster, Lock & Stock -  Pazzi scatenati, Snatch - Lo strappo e The Krays - I corvi (anche se non l'ho mai visto è comunque una biografia dei fratelli Kray). ENJOY!

martedì 26 agosto 2014

The Uninvited (2009)

Qualche sera fa sono riuscita a guardare The Uninvited, diretto nel 2009 dai registi Charles e Thomas Guard e remake del coreano Two Sisters.


Trama: Anna torna a casa dopo un periodo passato in una clinica psichiatrica per lo shock causato dalla morte della madre. La ragazza, preda di orribili visioni, crede che "qualcosa" stia cercando di mettere in guardia lei e la sorella Alex dalla futura matrigna...


Quando si decide di girare il remake di una pellicola orientale ad uso e consumo del popolo bue occidentale si rischia di appiattire a dismisura l'opera originale e i concetti che la animavano. Certo, chi ha avuto occasione di vedere solo remake molto probabilmente è una persona a cui del cinema orientale, che sia o meno horror (sebbene "horror" sia un concetto improprio e troppo limitato), non frega una benemerita e, altrettanto probabilmente, apprezzerà incondizionatamente il rifacimento senza preoccuparsi di recuperare l'originale da cui è stato tratto; chi invece, come la sottoscritta, preferisce recuperare prima "le fonti", solitamente si ritrova a bestemmiare davanti ad un film che la gran parte del pubblico non giudicherebbe nemmeno troppo malamente. Nel caso di The Uninvited, poveraccio lui e tutti quelli che hanno lavorato al film, si parla di un horror neppure troppo deprecabile, anzi. Gli attori sono validi, soprattutto il terzetto di donne protagoniste, le ambientazioni sono ancor più belle e suggestive, con quelle splendide villette sulla riva del lago che farebbero venire voglia a chiunque di andarci ad abitare, la trama è intrigante e offrirebbe un twist per nulla banale, roba da far rimanere a bocca aperta più di uno spettatore, le apparizioni sovrannaturali mettono addosso qualche brivido e conferiscono pepe alla "solita" vicenda che prevede una matrigna cattiva e due figliole che cercano inutilmente di mettere in guardia il papà. Se dovessi quindi parlare di The Uninvited da un punto di vista "vergine" ne consiglierei il recupero, soprattutto se cercate un horror d'atmosfera, non sanguinario e con una protagonista (la magnetica e bellissima Emily Browning) di un certo livello, non come tante altre scream queen senza arte né parte. Per fortuna o purtroppo però, nonostante sia passato parecchio tempo, ricordo ancora molto bene Two Sisters.


Se avete avuto modo di guardare la pellicola di Ji Woon-Kim non pensate di dare una chance a The Uninvited, nemmeno per un secondo. Il film dei fratelli Guard, infatti, saccheggia senza vergogna le sequenze più "paurose" di Two Sisters e la sua trama generale, trasformando le prime in delle baracconate prive del pathos e della poesia dell'originale coreano (banalissimo esempio, la ragazza che spunta sotto il mobile in cucina) e la seconda nella solita accozzaglia di cliché thriller-horror tipici del cinema USA. Fate pure ciao ciao a quel senso di disagio ed incertezza che serra lo stomaco per tutta la visione di Two Sisters, zeppo di scene apparentemente deliranti e senza senso che, magicamente, trovano una loro dimensione sul finale, dite addio alla profonda riflessione sul senso di colpa e sulla banalità della piccineria dell'animo umano; The Uninvited prende tutto questo, lo getta nel cestino e lo trasforma nella versione seria e con fantasmi de La famiglia Addams 2, con le due sorelle che tentano di smascherare la bionda fatalona che vorrebbe portar loro via il padre e la felicità. Per quel che riguarda il twist (a proposito del quale siete autorizzati ad uccidere chiunque ve lo rivelerà anzitempo), se avete già visto Two Sisters perderà tutto il suo valore perché saprete già dove andrà a parare la pellicola: potreste giusto complimentarvi con i registi e gli attori per il modo sottile con cui cercheranno di ingannarvi nonostante per tutto il film la verità vi venga palesata proprio sotto il naso, ma nulla più, senza contare che la chiosa finale ambientata in manicomio è l'ennesima, fastidiosa dimostrazione di come all'americano medio (e, per estenzione, allo spettatore medio) serva che venga spiegato ogni minimo dettaglio della trama, ogni motivazione dei protagonisti, ogni più piccolo aspetto della natura soprannaturale degli eventi narrati. Poi ci meravigliamo del perché le nostre facoltà intellettive si vadano lentamente spegnendo... e vivete nell'incertezza, fantasticate, immaginate ogni tanto, no? Cominciate recuperando Two Sisters invece che The Uninvited, male non vi farà!


Di Emily Browning (Anna), David Strathairn (Steven) ed Elizabeth Banks (Rachel) ho già parlato ai rispettivi link. 

Charles e Thomas Guard sono i due registi della pellicola, finora al loro primo e unico film. Inglesi, hanno lavorato anche come produttori e sceneggiatori.


Arielle Kebbel interpreta Alex. Americana, ha partecipato a film come Be Cool, Aquamarine, The Grudge 2, Mordimi e a serie come CSI - Scena del crimine, Una mamma per amica e CSI: Miami. Ha 29 anni e un film in uscita. 


Nonostante sia perfetta per il ruolo di Anna, Emily Browning aveva partecipato all'audizione per quello di Alex. The Uninvited, come già ho avuto modo di dire, è il remake di Two Sisters, che vi consiglio assolutamente di recuperare, magari assieme a The Hole, Le verità nascoste e Chi è l'altro?. ENJOY!


domenica 17 agosto 2014

Magic Magic (2013)

Ho aspettato un po', nonostante ne avessero parlato bene fior di blog, ma in questi giorni ho deciso finalmente di vedere Magic Magic, diretto e sceneggiato nel 2013 dal regista Sebastián Silva.


Trama: Alicia decide di andare in Cile a trovare la cugina Sara ma si ritroverà sola in mezzo a persone sconosciute in un posto quasi totalmente isolato..



Magic Magic è un film stranissimo, che andrebbe guardato almeno un paio di volte perché è una di quelle poche pellicole in grado di lasciare veramente spiazzati. Avendo visto il trailer, mi aspettavo il "solito" thriller dove la protagonista ingenua viene seviziata fisicamente e mentalmente da amici o presunti tali ed effettivamente, per come inizia, Magic Magic sembrerebbe andare in questa direzione. La protagonista, Alicia, si ritrova in terra straniera e viene abbandonata dall'unica persona che conosce, la cugina Sara, in mezzo a un gruppetto di ragazzi mai visti prima che, come ulteriore aggravante, hanno anche difficoltà a parlare la sua lingua. Chi ha fatto esperienza di permanenze all'estero e, soprattutto, chi ha avuto la sfortuna di essere a 23 ore di volo da casa e alla mercé di persone poco simpatiche (per non dire delle vajasse di prim'ordine) ha sicuramente una vaga idea di come si possa sentire la protagonista di Magic Magic: vi assicuro che ci vuole un attimo per immedesimarsi in Alicia e prendere subito in antipatia Sara, con le sue "attività" celate alla cugina e il fare cospiratorio con cui la sbologna ad amici e fidanzato, o la sua cricca di amichetti, soprattutto il viscido Brink, sempre pronto a fare dispetti ad Alicia e comportarsi da demente. La prima parte di Magic Magic è dunque interamente atta a far crescere l'empatia nei confronti della protagonista e il risultato è che lo spettatore comincia a ritrovarsi in un costante stato di ansia paranoica che lo spinge ad aspettarsi qualunque cosa da Brink e compagnia, a smettere di respirare in ogni scena buia o che inquadri uno sguardo ambiguo, un oggetto pericoloso, un movimento labiale sospetto. Solo che, a poco a poco, si arriva a capire che anche Alicia tanto normale non è e, prima che ci se ne accorga, si piomba in un incubo ad occhi aperti dove nulla è certo né reale, tantomeno le aspettative dello spettatore o la sua abilità di "prevedere il twist".


Aggiungere altre parole sulla trama di Magic Magic, un film che rischia di mettere alla prova la pazienza di più di una persona nonché, a mio parere, uno dei migliori thriller/horror psicologici mai girati, sarebbe un delitto perché l'abilità del quasi esordiente Silva nel tenere in scacco lo spettatore è a dir poco impressionante e non importa che il finale lasci leggermente perplessi e forse anche un po' delusi. Non importa perché il regista e sceneggiatore fa un uso della scrittura, della regia, della colonna sonora e degli attori tale da farsi perdonare ogni imperfezione. Per quanto riguarda i suddetti attori, Juno Temple è superlativa e fa accapponare la pelle in più di una sequenza; personalmente, ho trovato quasi insostenibile il momento in cui le sue urla disperate trasformano una canzone innocua come Minnie The Moocher (che peraltro è una delle mie preferite da The Blues Brothers e ora temo che non riuscirò più ad ascoltarla, porca pupazza!) in un incubo uditivo talmente orribile che farebbe venire voglia di non sentire più nulla. Accanto a Juno Temple spicca in bravura Michael Cera che, con la sua faccia ambigua, riesce a dare vita ad un personaggio totalmente imprevedibile ed impossibile da giudicare perché le sue azioni potrebbero tranquillamente essere quelle di uno stronzo psicopatico o semplicemente i goffi errori di un ragazzino insicuro e timido quanto la protagonista che vorrebbe farsi bello davanti agli amici. Un ruolo importantissimo lo rivestono anche le inquadrature di una natura esotica e per questo straniante, troppo aspra per essere accogliente, soprattutto perché per tutto il film l'immagine del Sud America, nella fattispecie del Cile, non è quella allegra e solare che spesso viene mostrata in altri film ma sembrerebbe quasi quella delle brulle e piovose isolette irlandesi o scozzesi, afflitte da un clima uggioso in grado di rendere ancora più tristi e confusi i protagonisti. Insomma, Magic Magic è un grande film, difficile ma bellissimo. Non lasciatevelo sfuggire per nessuna ragione!


Di Juno Temple (Alicia) ed Emily Browning (Sara) ho già parlato ai rispettivi link.

Sebastián Silva è il regista e sceneggiatore della pellicola. Cileno, ha diretto altri film che non conosco, come Affetti e dispetti (La nana), Old Cats Crystal Fairy & the Magical Cactus and 2012. Anche produttore e attore, ha 35 anni e un film in uscita.


Michael Cera interpreta Brink. Canadese, ha partecipato a film come Frequency - Il futuro è in ascolto, Confessioni di una mente pericolosa, Suxbad: Tre menti sopra il pelo, Juno, Scott Pilgrim vs. The World, Crystal Fairy & the Magical Cactus and 2012 e ha lavorato come doppiatore per la serie I Simpson. Anche produttore, regista, sceneggiatore e compositore, ha 26 anni e due film in uscita.


Se Magic Magic vi fosse piaciuto recuperate Funny Games e Repulsion. ENJOY!

domenica 24 febbraio 2013

Al calare delle tenebre (2003)

Lo so che stasera è la Notte degli Oscar, ma non sono riuscita a far coincidere l'importante data con una pellicola degna di celebrarla, quindi vi beccate la recensione del mediocre Al calare delle tenebre (Darkness Falls), diretto nel 2003 dal regista Jonathan Liebesman. Occhio agli SPOILER.


Trama: impiccata per una sciocchezza nell'800, la vecchia ed eccentrica Matilda Dixon lancia una maledizione sulla cittadina di Darkness Falls e diventa la temutissima Fata Dentina, un mostro che uccide ogni bambino tanto sventurato da alzare gli occhi su di lei dopo la perdita dell'ultimo dentino...

 
Il problema fondamentale di Al calare delle tenebre che, visto oggettivamente, non è nemmeno un horror così brutto nonostante sia recitato da attori per lo più inespressivi e mosci, è il suo carattere di "indistribuibilità", soprattutto nel nostro Paese. Innanzitutto la traduzione di Tooth Fairy in Fata Dentina non aiuta a prendere troppo sul serio questa povera strega svolazzante, poi durante la visione mi è spesso venuto in mente quanto sarebbe stato ben più divertente e trash per un italiano vedere una sorta di ratto muschiato formato famiglia, tipo Splinter ma cattivo, attaccare i bambini tanto sprovveduti da svegliarsi nella notte per vedere il Topolino dei Dentini. Altro svantaggio deriva dalla possibilità che lo spettatore nostrano si sia letto Il Buio (Dylan Dog numero 34) e quindi, come me, si renda conto che tra la Fata Dentina e Mana Cerace non ci sia confronto: chiudetemi in una stanza completamente buia e mi ritroverete urlante dopo 30 secondi con in testa un solo pensiero fisso "Se nel buio tutto tace sentirai Mana Cerace arrivar senza rumore con il passo del terrore!", il mostrillo di Al calar delle tenebre e la sua fotosensibilità non mi passerebbero nemmeno per l'anticamera del cervello!


Premesso questo, alla fine Al calar delle tenebre è un horror simpatico e le apparizioni della Fata Dentina qualche salto lo fanno fare (tranne nella sequenza in cui si cala dall'alto mentre i protagonisti saltano da una zona di luce ad un'altra, perché sembra di guardare il gioco "acchiappa il codino" ma al contrario...), però soprattutto nella parte centrale il film risulta lento e parecchio noioso. I protagonisti, inoltre, sono molto più stupidi rispetto alla media e la stessa sceneggiatura manca un po' di logica. Innanzitutto, per salvare il pargoletto perseguitato dalla Fata Dentina sarebbe bastato prenderlo e portarlo fuori da Darkness Falls di giorno; in fondo Matilda Dixon ha maledetto la città quindi non ha assolutamente senso che Kyle abbia vissuto altrove per anni senza dormire e con un'infinita scorta di torce elettriche. Altro aspetto che mi perplime è come nessuno in città sia consapevole dell'esistenza di questo mostro. Non stiamo parlando mica di Freddy Krueger che si vendica di pochi sfigati, ma di un fantasma che si accanisce su tutti i bambini che perdono l'ultimo dente. Risulta quindi quanto meno assurdo che i poliziotti si rendano conto solo dopo l'imbeccata del protagonista di quanti delitti irrisolti e sparizioni misteriose ci siano negli archivi di Darkness Falls. A questa mancanza di logica si aggiunge, come ho già accennato, il fatto che gli attori non siano tra i più carismatici ed abili in circolazione, inoltre anche la regia è abbastanza piatta e soporifera, assolutamente conforme a quella di un horror medio(cre). In definitiva, Al calar delle tenebre è un film che consiglio solo a quelle persone smaniose di vedere un horror ma che non ne hanno mai avuto il coraggio perché terrorizzate dall'eventuale presenza di sangue o scene forti. Non vi preoccupate, questa pellicola è una delle più innocue in assoluto.

Jonathan Liebesman è il regista della pellicola. Sudafricano, ha diretto film come Non aprite quella porta – L’inizio, World Invasion e La furia dei titani. Anche sceneggiatore, produttore e addetto al montaggio, ha 36 anni e un film in uscita, Ninja Turtles.


Chaney Kley interpreta Kyle. Americano, ha partecipato a film come La rivincita delle bionde e alle serie Buffy the Vampire Slayer, Cold Case, CSI e The Shield. E’ morto nel 2007 per apnea notturna, all’età di 34 anni.


Emma Caulfield (vero nome Emma Chukker) interpreta Caitlin. Attrice americana che ricordo innanzitutto per il fondamentale ruolo di Anya nella serie Buffy the Vampire Slayer, ha partecipato anche ad episodi di Bayside School – la nuova classe, Beverly Hills 90210, Nash Bridges, Monk, Robot Chicken e C’era una volta. Anche produttrice e sceneggiatrice, ha 39 anni e due film in uscita.


All’inizio del film spunta anche una giovanissima e quasi irriconoscibile Emily Browning nei panni di Caitlin da ragazzina. E’ interessante vedere come il design finale della Fata Dentina sia molto diverso da quello progettato all’inizio: nelle intenzioni originali del regista, infatti, il mostro avrebbe dovuto vedersi solo alla fine e assomigliare ad un zannuto angelo della morte, ma ovviamente i produttori ci hanno poi messo becco e hanno fatto ricreare da capo la Fatina per farla comparire di più. Personalmente, trovo molto più bello questo design rispetto a quello finale, ma de gustibus. Inoltre, pare che Al Calare delle tenebre sia stato ispirato da questo corto horror del 2001, intitolato Tooth Fairy e scritto e diretto nientemeno che da quel Joe Harris autore di parecchie storie degli X-Men.  Se poi volete continuare su questo genere di film vi consiglio di guardare Boogeyman, Jeepers Creeper e i film delle saghe Nightmare e Venerdì 13. ENJOY!!

martedì 12 aprile 2011

Sucker Punch (2011)

Ma mi sta bene, così imparo a fissarmi su un solo ed unico film. E come spesso accade, il frutto di questa fissazione è una cocente delusione. Di che parlo? Di Sucker Punch, l’ultimo film di Zack Snyder, uscito proprio qualche settimana fa.

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Trama: una ragazzina viene fatta internare in manicomio dal patrigno. Il suo destino è quello di ricevere una lobotomia entro cinque giorni, e per evitarla la ragazza progetta la fuga, vivendola nella mente come una quest epica…

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Per par condicio e anche un po’ per “dispitto”, come diceva Dante, davanti ad un film così complicato e roboante reagirò con una recensione assai breve e concisa, che potrebbe riassumersi con un “mah”. Dopo un inizio meraviglioso e gotico, il logo della Warner ricamato sulla rossa tenda di un teatro, che si alza rivelando un palcoscenico e ci introduce alla più classica e cupa delle favole (ragazzine orfane di madre, lasciate in balia di un patrigno crudele) scandita dalle splendide note di Sweet Dreams, comincia il peggior gioco per X – Box che abbia mai visto su schermo. Mi avessero almeno dato un joystick all’ingresso mi sarei divertita, e invece no: due ore seduta su una poltrona a vedere Snyder che giocava al posto mio e mi spaccava i timpani con esplosioni, urla, musica sparata a mille.

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Sì perché in pratica, nonostante i realizzatori di Sucker Punch vogliano vendere allo spettatore una sorta di Black Swan per tamarri, coglionandoli con l’idea di un’opera onirica, psicologica, mentale, pregna di grandi valori (la morale finale, banalissima, è: credici, ce la puoi fare!! Sempre!!!!!! Sì, tu. Proprio TU che stai guardando il film!), in realtà quello che viene offerto dopo l’ingresso della protagonista in un meraviglioso ed inquietante manicomio che viene presto dimenticato è un’accozzaglia di tette e culi (peraltro acerbi, mi domando quale adolescente, anche il più sfigato ed erotomane, possa eccitarsi davanti a qualcosa di simile…) inguainati in vestitini retrò ed infilati in un bordello immaginato dalla protagonista per sfuggire alla triste realtà che la circonda. Poi, siccome la vita di una casa di tolleranza può essere altrettanto triste, ecco che la ragazzetta comincia ad immaginarsi tre/quattro scenari che spaziano dall’antico Giappone alla seconda guerra mondiale cum zombie, al medioevo stile Signore degli Anelli, al treno futuristico con Saturno sullo sfondo. E qui mi immagino già l’ignaro lettore che dice: “EEEEH??” che poi, più o meno, è la reazione che ho avuto io. Riassumendo, lo schema del film è sempre uguale: le ragazze del bordello devono recuperare un oggetto, la protagonista vive la ricerca nella sua mente, trasformandola in un’epica battaglia contro svariate forze del male, una volta ottenuto l’oggetto si ricomincia da capo. Questa cosa sorprende all’inizio, ma siccome ogni quest mentale delle ragazze è l’equivalente di uno sparatutto dalla grafica ineccepibile, il risultato complessivo è una fredda rottura di palle che prende spunto dalle ambientazioni più amate dai nerd.

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Per carità, l’impatto visivo è commovente da tanto e fatto bene Sucker Punch, sia per i costumi, che per le scenografie, che per gli effetti speciali e la colonna sonora è di una bellezza rara, ma queste due cose non bastano, non sono mai bastate e non basteranno mai per reggere da sole un film. Tra l’altro la pellicola inciampa spesso e volentieri nel trash involontario a causa della sciagurata trovata usata per scatenare le visioni di Babydoll. La ragazza, infatti, per consentire alle altre di attuare i loro piani balla così bene da ipnotizzare i nemici… peccato che noi spettatori vediamo solo l’inespressiva (e quanto mi fa male dirlo…) Emily Browning che dondola come un bacco di legno per trenta secondi, con lo sguardo perso nel vuoto e poi, dopo il momento “quest” eccola tornare ad aprire gli occhi, con gli astanti che applaudono incantati. E se non bastasse questo, ci si aggiunge anche lo pseudo-musical che accompagna i titoli di coda o battute (sempre pronunciate da una specie di guru che accompagna le ragazze durante i trip mentali) come “Se volete firmare un assegno a parole, assicuratevi prima di poterlo coprire col culo”. Considerato che Sucker Punch è il primo film di Snyder tratto da una storia originale direi… Male, molto molto MALE. Torna a lavorare per altri, vah.

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Del regista Zack Snyder ho già parlato qui, mentre un piccolo excursus della carriera di Emily Browning, che interpreta Babydoll, lo trovate qua. Aggiungo che forse, nel ruolo, sarebbe stata meglio la prima scelta Amanda Seyfried.

Abbie Cornish interpreta Sweet Pea (in italiano Sweety). Australiana, la ricordo per film come Un’ottima annata e Elizabeth: The Golden Age. Ha doppiato un episodio di Robot Chicken e il pubblico italiano la ritroverà anche nell’imminente Limitless. Ha 29 anni.  

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Jena Malone interpreta Rocket. Americana, tra i suoi film segnalo Contact e Donnie Darko, inoltre ha doppiato la versione inglese de Il castello errante di Howl. Anche produttrice, ha 27 anni e tre film in uscita.

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Vanessa Hudgens interpreta Blondie. Chiudo gli occhi innanzi alla filmografia della donzella, tra i protagonisti di una delle cose più Urende create da mente umana: High School Musical, al quale ha partecipato per tutti e tre gli episodi. Inoltre ha recitato in Zack & Cody al Grand Hotel e ha doppiato un episodio di Robot Chicken. Americana, ha 23 anni e un film in uscita.

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Jamie Chung interpreta Amber. Nonostante il sembiante orientale, è americana e la ricordo solo per un filmaccio come Dragonball Evolution, dove interpretava Chichi. Ha partecipato anche a serie come E.R. e Grey’s Anatomy. Ha 27 anni e due film in uscita.

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Carla Cugino interpreta la Dottoressa Gorski. Americana, la ricordo per film come Spy Kids (e seguiti), Sin City, l’orrendo Il mai nato e Watchmen, oltre che per aver partecipato alla serie Alf. Anche produttrice, ha tre film in uscita.

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Jon Hamm interpreta il Dottore che dovrà lobotomizzare Babydoll. Americano, virtualmente ha già “partecipato” al Bollalmanacco, visto che compare nei film Paura e delirio a Las Vegas, The A - Team e The Town e inoltre ha prestato la voce per il film Shrek – E vissero felici e contenti e un episodio de I Simpson. Per la tv ha girato le serie Una mamma per amica, Streghe, CSI: Miami, e Numb3rs. Anche produttore, ha 40 anni e due film in uscita.

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Scott Glenn interpreta il “saggio” che guida le fanciulle. Americano, ha partecipato a film come Apocalypse Now, Caccia a Ottobre Rosso, Il silenzio degli innocenti, Potere assoluto e The Shipping News – Ombre dal passato. Anche produttore, ha 70 anni.

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Se volete veramente vedere bionde mozzafiato che fanno il culo a strisce ai nemici e ricercano vera vendetta, evitate Sucker Punch e guardatevi Kill Bill volumi 1 e 2. Mi ringrazierete. Nel frattempo, vi lascio con il trailer originale del film... ENJOY!!

lunedì 2 agosto 2010

Lemony Snicket - Una serie di sfortunati eventi (2004)

In questi ultimi tempi le librerie sono invase da (spesso mediocri) libri sui vampiri e simili amenità, ma se riuscite ad arrivare al reparto della letteratura per ragazzi e ad evitare i mille succhiasangue che ammiccano dalle copertine e scavate un po’, scoprirete una serie di tredici libri scritta dal fantomatico Lemony Snicket: Una serie di sfortunati eventi. Per quanto il tredicesimo libro sia un po’ deludente vale la pena di leggerla, ve lo assicuro. E vale la pena guardare questo delizioso film tratto dai primi tre libri, Lemony Snicket – Una serie di sfortunati eventi (Lemony Snicket’s A Series of Unfortunate Events), diretto nel 2004 da Brad Silberling.


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La trama: i tre fratellini Baudelaire, Violet, Klaus e la piccola Sunny rimangono orfani e privi di casa a seguito di un terribile incendio. L’inetto Mr. Poe, incaricato di trovare loro un tutore in attesa che Violet diventi maggiorenne e possa ereditare l’immensa fortuna lasciata dai genitori, li affida ad un loro fantomatico parente, l’orrido Conte Olaf, che non si fermerà davanti a nulla pur di impossessarsi dell’eredità…


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Non è facile parlare dell’opera di Lemony Snicket a chi non ha mai avuto la fortuna di leggere i libri. In poche parole l’autore si fa depositario delle disgrazie dei fratelli Baudelaire e le racconta in prima persona (con tutti i limiti del caso, ovviamente, vuoi per la mancanza di prove, vuoi per depistaggi portati avanti da fantomatici “nemici) privando il lettore di ogni speranza di una risoluzione felice ed immergendolo in un’ironia spietata. Non si può dire però che gli incauti lettori non vengano avvertiti: quasi in ogni pagina ci sono avvertimenti a NON proseguire la lettura, a non farsi illusioni, a non provare neppure a pensare ad un happy end. Il film è molto bello proprio perché ricalca tutti questi aspetti dei libri, ai quali è molto fedele.


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L’inizio è sconcertante. Il film comincia con… le avventure dell’Happy Littlest Elf, un’esilarante e zuccherosa schifezza a cartoni animati che perseguiterà lo spettatore per tutta la pellicola, una specie di “film proiettato nell’altra sala” che il narratore invita ad andare a vedere al posto di Una serie di sfortunati eventi. Da qui si alternano le immagini dello stesso Lemony Snicket, voce narrante dell’intera vicenda, che rimarrà sempre e solo un’ombra priva di identità sullo schermo (proprio come il vero autore, che non è mai stato fotografato…), e le vicende dei tre orfani. Queste ultime ricalcano abbastanza fedelmente la trama dei primi tre libri, che per ovvie ragioni viene condensata: si comincia con Un infausto inizio, si continua con La stanza dei serpenti e La funesta finestra, per poi tornare all’Infausto inizio. In tutto questo ci sono citazioni anche dagli altri libri, talmente criptiche che giusto chi se li ricorda a menadito potrebbe coglierle. La bellezza dei libri, oltre che nella storia talmente “sfigata” e anche abbastanza crudele, bisogna dirlo, sta nell’utilizzo a dir poco fantasioso che l’autore fa della lingua e della grammatica inglese (per questo bisognerebbe leggerli in originale, secondo me) e nel modo in cui riesce a fare parlare la piccola Sunny, poco più che una neonata e quindi apparentemente incapace di esprimersi con un senso compiuto. Apparentemente, perché se la piccola nel libro biascica “Arigato”, l’autore sottolinea il fatto che vorrebbe dire grazie, e via dicendo. Nel film questo non può essere reso nella stessa maniera, ma gli esilaranti sottotitoli che accompagnano i versi di Sunny non sono affatto male, anzi. Anche il finale di Un infausto inizio è stato un po’ modificato. Quando il Conte Olaf arriva a farsi sposare da Violet per ottenere l’eredità con un falso spettacolo teatrale, nel libro il matrimonio viene considerato nullo perché la ragazzina non firma il contratto con la mano “giusta” (on her right hand), bensì con la sinistra. Nel film l’errore viene ricordato (il Conte Olaf ribadisce: “mano destra, prego.”) però viene scelta una soluzione più spettacolare per risolvere il problema del matrimonio.


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Per quando riguarda l’aspetto visivo, il film è uno spettacolo. Gli ambienti sono fatti al 90% in CG, ma non si avverte quel senso di pesante irrealtà che spesso si trova in altre pellicole. Anche i costumi, soprattutto quelli di Violet, sono splendidi, un azzeccato miscuglio di elementi vittoriani e abiti moderni, tanto che dare una collocazione temporale alla storia è praticamente impossibile. Ma ciò che rende veramente spettacolare il film sono gli attori, Jim Carrey su tutti: il suo Conte Olaf non ha nulla da invidiare a quello, già abbastanza perfido e vanesio, dei libri, ma qui si sottolinea alla perfezione anche il suo essere un pessimo attore (sono solo gli adulti ad essere sempre, inevitabilmente, ingannati dai suoi travestimenti farlocchi, nonostante gli Orfani cerchino di avvertirli in ogni modo), soprattutto con l’orrido travestimento da Stephano, “italianissimo” esperto di serpenti. Da Oscar è anche la zia Josephine interpretata da Meryl Streep, una donna dalle mille, irrazionali fobie che non esita a sacrificare gli orfani per il suo bene e quello della sua adorata grammatica; l’adattamento de La funesta finestra è forse il migliore dei tre anche grazie alla perfetta interazione tra la Streep e Carrey, che danno vita a siparietti comici decisamente esilaranti. Insomma, Una serie di sfortunati eventi è un film che consiglio caldamente: chissà che non vi venga voglia di leggere anche i libri…


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Di Jim Carrey, che interpreta il Conte Olaf, ho già parlato qui. Tra i suoi progetti futuri, le solite commedie, un musical e persino un adattamento dei libri della serie Where’s Waldo? (!!), ma nulla di troppo interessante purtroppo. La bravissima Meryl Streep, che nel film ha il ruolo della fobica zia Josephine, la trovate qui, mentre Timothy Spall, che interpreta l’inetto Mr. Poe, è stato nominato qui. Jude Law, che narra la storia nella versione originale, vestendo quindi i panni di Lemony Snicket, lo trovate qui.Tra gli attori spunta anche Dustin Hoffman, in un breve cameo nei panni di critico teatrale.


Brad Silberling è il regista della pellicola. Americano, ha diretto film come Casper e City of Angels, assieme ad alcuni episodi di Alfred Hitchcock presenta, NYPD e Giudice Amy. Ha 47 anni.


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Emily Browning interpreta Violet Baudelaire. Australiana, ha recitato in Nave fantasma, Al calar delle tenebre e The Uninvited. Ha 22 anni e due film in uscita, tra cui il nuovo film di Zack Snyder, Sucker Punch: ha un trailer delirante e vagamente trash, non posso perderlo!


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Liam Aiken interpreta Klaus Baudelaire. Newyorchese, ha recitato in Nemiche amiche ed Era mio padre. Ha 20 anni.


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Bill Connolly interpreta lo zio Monty. Scozzese, ha recitato in Proposta indecente, Mai dire ninja, L’ultimo samurai e X – Files – Voglio crederci. Ha doppiato film come Pocahontas, I Muppet nell’isola del tesoro e avuto parti in telefilm come Una famiglia del terzo tipo e Colombo. Ha 68 anni e quattro film in uscita, tra cui I viaggi di Gulliver, dove interpreterà il re dei lillipuziani con Jack Black nei panni del protagonista! Holy shit!


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Catherine O’Hara interpreta il giudice Strauss. Perché cito questa donna? Perché è merito suo se la dolcissima Sally di The Nightmare Before Christmas può parlare e cantare! Già solo per questo meriterebbe un posto d’onore sul mio blog, ma come dimenticare che l’attrice canadese è stata anche l’antipatica Delia di Beetlejuice e la mamma di Macaulay Culkin in Mamma, ho perso l’aereo (e seguito)?Tra gli altri suoi film ricordo Fuori orario, Dick Tracy e Nel paese delle creature selvagge (come doppiatrice), mentre tra i telefilm ai quali ha partecipato ci sono Racconti di mezzanotte, Oltre i limiti e Six Feet Under. Ha 56 anni e due film in uscita.


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Un sacco di facce conosciute tra gli attori impegnati in questo film, soprattutto tra gli scagnozzi del Conte Olaf: l’uomo calvo è Luis Guzmàn, una sorta di Danny Trejo “minore” che avrete sicuramente notato in film come Magnolia e Boogie Nights – L’altra Hollywood; Jennifer Coolidge, che interpreta una delle due donne col cerone sul viso, è stata la famigerata mamma di Stiffler nei film della serie American Pie e ha partecipato anche ad alcuni episodi di Nip/Tuck; infine, Cedric “The Entertainer”, che interpreta l’ispettore, ha prestato la voce al braccio destro del Re Julian di Madascar. In origine doveva essere Tim Burton a dirigere il film, con Johnny Depp nei panni del Conte Olaf e Glenn Close in quelli di zia Josephine. Sicuramente sarebbe stato molto più dark, e chissà cosa ne sarebbe venuto fuori, ma in definitiva non ci si può lamentare del risultato ottenuto, anzi. Vedere per credere: ecco a voi il trailer, così giudicherete. ENJOY!!


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