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domenica 22 giugno 2014

Il signore degli anelli - Il ritorno del re (2003)

Eccoci arrivati alla fine dei post dedicati alla trilogia de Il signore degli Anelli! Si conclude in bellezza con Il ritorno del re (The Lord of the Rings: The Return of the King), diretto nel 2003 dal regista Peter Jackson.


Trama: le forze di Sauron stanno per scagliarsi contro la fortezza di Gondor e la guerra minaccia di segnare la fine dell'era degli uomini. Mentre Aragorn, Gandalf, Merry, Pipino, Legolas e Gimli si preparano per quella che potrebbe essere l'ultima battaglia della loro vita, Frodo, Sam e un sempre più malvagio Gollum devono trovare un modo per penetrare nel cuore di Mordor e arrivare, non visti, al monte Fato per distruggere l'Anello...


Il ritorno del re è sicuramente il film della trilogia che preferisco perché, mentre La compagnia dell'anello fungeva da introduzione ed era in qualche modo più "lieto" e Le due torri era principalmente concentrato su epiche battaglie, quest'ultima pellicola si sofferma maggiormente sulle emozioni dei singoli personaggi ed è pervaso, dall'inizio fino alla fine, da un'intensa atmosfera di ineluttabilità, malinconia e flebile speranza. Ognuno dei protagonisti, infatti, è consapevole della possibilità di stare combattendo una battaglia persa in partenza e di stare letteralmente proseguendo nel cammino a braccetto con la morte e molti, di fronte a questa consapevolezza, scelgono ad un certo punto di arrendersi. In questo senso, la figura che mi ha sempre colpita maggiormente è quella del padre di Boromir e Faramir, Denethor, che si getta a testa bassa nel vortice della follia e della rassegnazione, spinto da un orgoglio fasullo e da una sete di potere senza pari, e solo quando la fine è imminente capisce quanto fossero inutili i valori a cui si è sempre aggrappato; a differenza di Re Theoden, che riesce a trovare nuova linfa vitale nelle situazioni disperate, Denethor soccombe al dolore e decide di abbandonare tutto, distruggere regno e famiglia senza dare battaglia, un po' come un novello Mazzarò che sceglie di portare con sé la sua "roba". Allo stesso modo anche Sam, fino a questo momento la voce della semplicità, dell'innocenza e della saggezza "di campagna", si ritrova a perdere tutto a causa delle macchinazioni di Gollum e per un attimo, un attimo incredibilmente toccante e umano, perde di vista la via rischiando così di condannare quella povera oloturia di Frodo nonché l'intera Terra di Mezzo. Il ritorno del re inoltre (almeno all'epoca, prima che arrivasse Lo Hobbit) significa dare l'addio a meravigliosi personaggi a cui ci siamo affezionati, creature che, inevitabilmente, sono rimaste toccate nel profondo dai terribili, per quanto epici, eventi raccontati. Ritornare senza pensieri alla vita di prima non è umanamente pensabile, perché il male assoluto può aiutare a cambiare in meglio ma lascia anche cicatrici profonde e un'altrettanto profonda stanchezza; il finale de Il ritorno del re tira sì ogni filo lasciato in sospeso ma devasta lo spettatore con una malinconia infinita, lasciandolo nella triste consapevolezza che il tempo delle favole, della magia e delle epiche battaglie appartiene a un mondo che ormai non esiste più e che può tornare, di tanto in tanto, solo in forma di racconto.


E il racconto in questione Peter Jackson e i responsabili della WETA l'hanno realizzato talmente bene che, ad ogni fotogramma, ad ogni evento, ad ogni inquadratura, veniamo risucchiati nello schermo e viviamo sulla nostra pelle tutto ciò che accade ai protagonisti. La tremenda Shelob, nascosta nel ventre della montagna, rischia di annidarsi negli incubi dello spettatore anche a distanza di anni, il confronto tra il Re dei Nazgul ed Eowyn è semplicemente da applauso, la rabbia con cui i "buoni" si scagliano disperati contro le forze di Mordor fa venire voglia di impugnare una spada e affiancarsi a loro nella battaglia, la scalata di Frodo e Sam al Monte Fato è in grado di fiaccare l'animo e lo spirito, il geniale montaggio che mostra il destino di Faramir e, contemporaneamente, il disgustoso banchetto di Denethor è in grado di fomentare un inaudito desiderio di uccidere il Reggente, la riunione finale nella camera da letto di Frodo fa sciogliere in lacrime e risate liberatorie: tutto questo, nonostante Il signore degli Anelli sia commerciale quanto volete, è per me indice di grande Cinema e anche l'Academy ha dovuto chinare il capo e inondare di Oscar l'opera di Jackson (Miglior film, miglior regia, miglior adattamento, miglior fotografia, miglior scenografia, migliori costumi, miglior make-up, miglior colonna sonora, migliore canzone, miglior suono e migliori effetti speciali) pur snobbando degli attori che, non stiamocela a raccontare, in tutti quegli anni sono diventati tutt'uno con i personaggi. Ne Il ritorno del re persino Elijah Wood diventa credibile e un po' più espressivo rispetto agli altri due film, Merry e Pipino riescono finalmente ad uscire dalla sorta di anonimato a cui il loro ruolo di "spalle" li aveva condannati assumendo quello di spettatori esterni che vedono due regni andare in rovina e poi risorgere, Aragorn subisce una metamorfosi incredibile da outsider a vero Re di Gondor (perdendo almeno 800 punti fascino ma così è la vita...) e, ovviamente, Sean Astin nei panni di Sam svetta su chiunque grazie alla sua sensibilità e il faccino pacioso, stanco e disperato. Ci sarebbero mille altre cose da dire su quella che è diventata LA trilogia con cui confrontarsi a partire dal 2000, ci sarebbe da insultare Peter Jackson che ha deciso di cavar sangue da una rapa e sputare sulla sua meravigliosa creatura sperando di replicarla dividendo in tre Lo Hobbit, ci sarebbe anche, ovviamente, da muovere delle critiche da "puristi" rispetto alle diversità tra film e romanzo... ma rischierei di dilungarmi e diventare noiosa. Secondo me, c'è solo da riprendere in mano i DVD o i BluRay e immergersi senza pensieri in questa splendida Trilogia, seguendo l'affascinante ed ipnotico richiamo dell'Unico Anello.


Del regista e co-sceneggiatore Peter Jackson (che compare anche durante la battaglia al Fosso di Helm) ho già parlato quiElijah Wood (Frodo Baggins), Sean Astin (Samwise "Sam" Gamgee), Sean Bean (Boromir), Cate Blanchett (Galadriel), Orlando Bloom (Legolas), Billy Boyd (Peregrino "Pipino" Tuc), Bernard Hill (Theoden), Ian Holm (Bilbo), Ian McKellen (Gandalf il grigio), Dominic Monaghan (Meriadoc "Merry" Brandybuck), Viggo Mortensen (Aragorn), Miranda Otto (Eowyn), John Rhys-Davies (Gimli), Andy Serkis (Gollum/Smeagol), Liv Tyler (Arwen), Karl Urban (Eomer), Hugo Weaving (Elrond) e David Wenham (Faramir) li trovate invece ai rispettivi link.

Durante il film riusciamo finalmente a vedere Andy Serkis "quasi" al naturale, nei panni di Smeagol. La cosa buffa è che, all'inizio, i realizzatori pensavano di utilizzare un altro attore per interpretarlo! Tra le comparse segnalo invece lo stesso Peter Jackson (il corsaro colpito dalla freccia di Legolas), il figlio di Viggo Mortensen, Henry, il pronipote di J.J.R. Tolkien, Royd, e la figlia di Sean Astin, Alexandra. Il ritorno del re segue La compagnia dell'anello e Le due torri quindi, se vi fosse piaciuto, recuperate il primo capitolo e il secondo capitolo della trilogia, leggete assolutamente Il Signore degli anelli cartaceo e, se vi va, proseguite guardando i primi due episodi della trilogia de Lo Hobbit. ENJOY!

sabato 3 gennaio 2009

The Strangers (2008)

Sotto le feste bisognerebbe andare a vedere i cartoni animati, Aldo Giovanni e Giacomo, i film per famiglie (non i cinepanettoni, per carità...) ma i pervertiti che fanno? Vanno a vedere gli horror, ovvio! E questo è successo ieri sera quando la mia migliore amica e il suo ragazzo mi hanno proposto The Strangers, del novellino Bryan Bertino.


La trama è semplicissima: due fidanzati in crisi decidono nonostante tutto di passare la notte nella casa di campagna di lui. Intorno alle 4 di notte cominciano a venire assillati da tre loschi figuri con delle maschere a nascondere i volti. Inizia così un devastante gioco tra gatto e topo fino all'inevitabile e truculento finale...


Allora premesso che io riesco a sostenere dal più truculento degli Hostel al più infame dei Guinea Pig, ho comunque detestato questo film, perché è quanto di più inutilmente bastardo possa esserci al momento in programmazione. Al di là del fatto che pare sia tratto da una storia vera (non so come funzionano le leggi Americane in proposito ma io so per certo che non avrei mai dato il permesso di trasporre la mia storia sfigata in una pellicola simile) è privo di qualsivoglia ironia o elemento fantastico che ti può portare a pensare: ma che idiozia, non potrà mai succedere!


E' fin troppo facile immaginarsi, all'uscita del cinema, tre strepponcelli che decidono di comprarsi delle maschere e andare a "provare" l'ebbrezza di rompere le balle a due poveri cristi isolati per poi ucciderli. E sento già i più che diranno: è ovvio, ma può succedere per ogni horror. A mio avviso non è assolutamente vero, perché è assai difficile immedesimarsi in gente come Freddy, Jason, ecc. Persino film come Hostel sono talmente crudi ed improponibili nella realtà che giusto un deviato estremo potrebbe pensare di imitarli. E la differenza tra The Strangers e un film come Arancia Meccanica o persino Funny Games è data dall'assoluta mancanza di una riflessione sulla violenza mostrata, che non viene intesa né come filosofica scelta di libertà o ribellione rispetto agli schemi imposti, né come presa in giro dello spettatore "guardone" ma solo come stupido ed insensato rimedio alla noia. Alla domanda finale di Liv Tyler: "Perché lo fate? Perché noi??" la risposta della Bambolina è: "Perché eravate in casa". Allucinante eppure vero. Così come è allucinante pensare che questo sia uno dei miliardi di casi irrisolti in America, un massacro senza colpevoli che, puntualmente, la fanno franca e anzi, nella vita di tutti i giorni sono anche persone normali e persino credenti, come mostra l'ultima scena volutamente provocatoria quando i killer accettano i volantini di due ragazzini mormoni che invitano a redimersi dal peccato. "Così la prossima volta sarà più facile" dice una dei killer.


Per il resto, per carità... Nonostante la banalità della trama, la fotografia è eccellente, gli attori in parte, ci sono infarti in quantità industriale soprattutto grazie alla scelta di inserire tra le maschere un asettico sacco di iuta a mò di spaventapasseri, e persino una colonna sonora tra il country e l'assoluta assenza di suono che è praticamente perfetta. Se avete lo stomaco di vederlo, i miei auguri, Personalmente odio i divieti imposti, ma almeno un bel V.M. 14 ci stava tutto.

Bryan Bertino è il regista e sceneggiatore di questo film, che è la sua prima opera. Ha 31 anni e un altro horror in uscita a breve, Alone.


Liv Tyler interpreta Kristen. La famosissima figlia di Steven Tyler degli Aerosmith era un pò scomparsa dalle scene, ma ha partecipato a film come Rosso d'autunno, Io ballo da sola, Armageddon, la trilogia de Il signore degli anelli. Ha 31 anni.


Scott Speedman interpreta James, l'altra metà della coppia. Attore inglese trapiantato in Canada ha partecipato essenzialmente a telefilm come Piccoli Brividi e Felicity e a film come XXX 2 e Underworld: Evolution. Ha 33 anni e un film in uscita.


Vorrei svelare le identità dei tre idioti mascherati ma anche no! Vi lascio col trailer del film... ENJOY!

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