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martedì 8 luglio 2025

Notte Horror 2025: So cosa hai fatto (1997)

Buona sera a ttutti gli amanti dell'horror e a quelli che sono capitati qui per caso! Oggi comincia la tradizionale Notte Horror Blogger Edition, un omaggio allo storico contenitore di Italia1 che prevede due post a tema (uno alle 21 e uno alle 23) su due blog diversi, ogni martedì. Quest'anno è toccato a me e a Cassidy de La Bara Volante aprire le danze: sul suo blog trovate Autostrada per l'Inferno mentre io parlerò di So cosa hai fatto (I Know What You Did Last Summer), diretto nel 1997 dal regista Jim Gillespie e molto liberamente tratto dal romanzo omonimo di Lois Duncan. La rassegna andrà avanti fino al 9 settembre, quindi avete un sacco di film da recuperare e guardare insieme a noi! ENJOY!


Trama: durante la festa del paese, quattro ragazzi investono involontariamente un pescatore e si liberano del cadavere. Un anno dopo, cominciano a ricevere minacciosi messaggi da parte di qualcuno che, appunto, "sa"...


Correva l'anno 1999 e la Bolla andava al cinema a vedere un horror dall'evocativo titolo di Incubo finale. La protagonista mi sembrava una faccia familiare, ma non avevo visto neanche un trailer, non sapevo di cosa parlasse il film, quindi sono rimasta abbastanza male quando ho capito che Incubo finale presupponeva una conoscenza pregressa da parte dello spettatore, e mi sono parecchio incazzata quando ho capito di essermi spoilerata un altro horror che non avevo mai guardato. Mi sembra di parlare del medioevo, ché ora queste cose non accadrebbero più (non con Facebook, Letterboxd, Imdb, Instagram, Rotten Tomatoes, YouTube, ecc), ma mentirei se dicessi di non avere mai più recuperato So cosa hai fatto a causa della delusione da spoiler; in realtà, la cosa che mi aveva fatto più girare le palle in assoluto, è che a me So cosa hai fatto stava antipatico a prescindere, perché l'ho sempre inteso come un emulo mal riuscito di Scream (in questo, sono un po' come Melissa Joan Hart, d'altronde adoravo Sabrina vita da strega), e la visione del sequel mi avrebbe costretta a guardarlo, anche solo per pignoleria. Non so come, invece, sono riuscita ad evitarlo fino al 2025, anno che segna il ritorno della saga al cinema con un reboot diretto da Jennifer Kaytin Robinson, cosa che mi ha portato a scegliere proprio So cosa hai fatto per Notte Horror. E sapete una cosa? Io e Sabrina avevamo più o meno ragione. Il film di Jim Gillespie non è un rip-off di Scream, bensì il contrario; Kevin Williamson, che ha sceneggiato entrambi i film, lo aveva scritto ben prima, e solo il successo di Scream ha fatto sì che un banale slasher più volte rifiutato sia stato prodotto in tutta fretta dalla Columbia Pictures. Purtroppo, So cosa hai fatto non è Scream, che ragionava sul genere reinventandolo e prendendolo in giro con ironia, e per chi non ama il "normale" genere slasher, come la sottoscritta, è l'equivalente di una mattonata sui marroni.  


Tratto da un romanzo per ragazzi del 1973, So cosa hai fatto non nasce come slasher, quanto piuttosto come thriller, il che ha fatto parecchio arrabbiare la scrittrice Lois Duncan. Posso capirla e mi spiace per lei, ma la struttura di So cosa hai fatto è perfetta per un horror, a partire dalla stupidità mista a cattiveria congenita dei protagonisti, che li rende vittime perfette di un killer mascherato assetato di vendetta. Julie, Helen, Barry e Ray meritano infatti di morire male, senza che lo spettatore investa una singola oncia di empatia per loro; come si fa a dispiacersi per quattro stronzi che investono un uomo e, invece di chiamare i soccorsi almeno da una cabina anonima, ne gettano il cadavere in acqua? Quando dico che i quattro sono anche scemi, è perché il tizio è stato investito dall'unico sobrio del gruppo, al quale sarebbe bastato un alcol test per farla franca. Tutto il pippone del riccastro che piange perché "il suo futuro verrà irrimediabilmente rovinato", con l'aggiunta di "oddio la pena di morte!", non sta in piedi, e lo so che non dovrei fare le pulci a un horror, ma è per dire che, anche legando la suspension of disbelief alla sedia, non c'è motivo per non tifare per il serial killer uncinato. A questo, bisogna aggiungere che, per quanto mi riguarda, gli omicidi sono particolarmente mosci, salvo la bellissima, lunga sequenza che coinvolge due vicoli bui e un negozio (un giro di parole per non fare spoiler), e che l'unica idea simpatica del film è proprio quella di far stringere il culetto delle quattro pavide oloturie con dei bigliettini scritti in stampatello, con tutto il "gioco dei sospetti" che consegue e che, al momento della risoluzione, quando la palpebra era già quasi (ho detto QUASI!! Non ho dormito, ma avrei tanto voluto) irrimediabilmente calata, mi ha fatta dire "aspetta, CHI??". Sulla storia di Billy Blue sorvolo, ho riso talmente tanto per 'sta clamorosa vaccata da avere mal di stomaco.


Poi, per carità, è un teen horror di fine anni '90, con un'estetica ben precisa che deve piacere o, perlomeno, dev'essere fruita da chi è in grado di contestualizzarla. Probabilmente, sarebbe servito se avessi visto So cosa hai fatto all'epoca dell'uscita cinematografica e ne conservassi un bel ricordo ma, così, posso solo farmi del male pensando al tempo che passa per tutti, magari preservando alcuni attori meglio di altri. Di sicuro, ho sorriso alla vista di un power pack di giovani talenti che, in quegli anni, erano sulla cresta dell'onda principalmente per ruoli televisivi, spesso e volentieri riuniti anche in altri film. Sarah Michelle Gellar, all'epoca alla prima stagione di Buffy, risulta anche ad una visione attuale l'attrice più brava del mucchio e, anche se la sua Helen è odiosa, è l'unico personaggio che riesce a veicolare un sincero dispiacere all'idea di aver perso amici e futuro per una scelta terribilmente sbagliata. Sugli altri, ahimè,  c'è da stendere veli pietosi. Jennifer Love Hewitt non mi è mai piaciuta e, come protagonista, è tremenda, non solo nello stile (un'altra cosa che mi ammazza è che il disagio psicologico di Julie sia principalmente reso dai suoi capelli e, soprattutto, dall'orrenda frangetta, unta come se il personaggio non la lavasse da almeno due settimane), ma perché è priva del carisma della final girl; Ryan Phillippe e, soprattutto, Freddie Prinze Jr. (il quale saggiamente, nel 2002 si è sposato la Gellar e vive da allora di gloria riflessa lavorando principalmente come doppiatore), sono due blocchi di tufo, il primo messo lì perché allora era molto bello, il secondo perché aveva una faccia da medioman perfetto per Ray. Passando ai comprimari, stringe il cuore vedere la sfortunata Anne Heche nel ruolo, efficacissimo, della matta malinconica, ed impressiona la fortuna di Johnny Galecki il quale, nel tempo, è riuscito a scampare ad un typecasting da viscido disagiato agguantando un ruolo che lo avrebbe fatto diventare l'idolo di tutti i nerd del pianeta. Tutto sommato, non mi sono pentita di avere guardato So cosa hai fatto, perché è stato un nostalgico viaggio negli anni '90, ma continuo a dire che preferisco non solo Scream, ma anche tutte le parodie che ne hanno tratto.


Di Sarah Michelle Gellar (Helen Shivers), Anne Heche (Melissa Egan) e Johnny Galecki (Max) ho parlato ai rispettivi link. 

Jim Gillespie è il regista della pellicola. Inglese, ha diretto film come D-Tox. Anche produttore e sceneggiatore, ha un film in uscita.  


Jennifer Love Hewitt
interpreta Julie James. Americana, la ricordo per film come Sister Act 2 - Più svitata che mai, Giovani, pazzi e svitati, Incubo finale, Heartbreakers - Vizio di famiglia, Lo smoking, Tropic Thunder; inoltre, ha partecipato a serie come Cinque in famiglia, Ghost Whisperer e Criminal Minds. Come doppiatrice, ha lavorato nelle serie Hercules, I Griffin e nel film Il gobbo di Notre Dame 2 - Il segreto della campana. Anche produttrice, regista e sceneggiatrice, ha 46 anni e un film in uscita, il reboot di So cosa hai fatto


Ryan Phillippe
interpreta Barry Cox. Americano, lo ricordo per film come Allarme rosso, Studio 54, Cruel Intentions, Gosford Park; inoltre, ha partecipato a serie come Oltre i limiti e Will & Grace. Come doppiatore, ha lavorato nella serie Robot Chicken. Anche produttore, regista e sceneggiatore, ha 51 anni e tre film in uscita. 


Freddie Prinze Jr.
interpreta Ray Bronson. Americano, sposato con Sarah Michelle Gellar, lo ricordo per film come A Gillian, per il suo compleanno, Incubo finale, Scooby-Doo, Scooby-Doo 2: Mostri scatenati e Clerks III; inoltre, ha partecipato a serie come 8 sotto un tetto, Friends, 24 e Bones. Come doppiatore, ha lavorato nella serie Robot Chicken.  Anche produttore e sceneggiatore, ha 49 anni e un film in uscita, il reboot di So cosa hai fatto


So cosa hai fatto
ha generato due seguiti, Incubo finale e Leggenda mortale, oltre a una serie che potete trovare su Prime Video, So cosa hai fatto. ENJOY!

Lo trovate anche sul lato destro del blog, ma ecco qui il bannerone con la programmazione di quest'anno!





martedì 9 luglio 2024

Notte Horror 2024: Streghe (1989)

Benvenuti al secondo spettacolo della Notte Horror di stasera! Se vi siete persi il film precedente correte QUI sul blog Solaris, dove Sauro vi rinfrescherà un po' con un cult natalizio, poi tornate da me, perché stiamo per parlare di Streghe, diretto e co-sceneggiato nel 1989 dal regista Alessandro Capone. Questo post, come del resto la Notte Horror 2024, è interamente dedicato a Laura, la nostra Arwen Lynch, che ha sempre partecipato con passione all'iniziativa e che respirava Cinema, di qualsiasi genere. Secondo me, con questa ottantarata italoammeregana si sarebbe molto divertita. ENJOY!


Trama: dopo la morte dei genitori, Ed e Carol vanno a visitare la casa dei nonni paterni con degli amici e una cugina, senza sapere che l'edificio è maledetto...


Streghe
è il tipico filmaccio horror italiano girato in America, con attori del luogo e con vibes derivanti dai successi d'oltreoceano. Per essere stato realizzato da un esordiente come Alessandro Capone, al suo primo lavoro dietro la macchina da presa, è venuto anche troppo bene, e gode di un'ottima sequenza introduttiva, durante la quale una strega viene bruciata viva tra maledizioni che avrebbero fatto invidia a quelle de Les rois maudits. A dire il vero, tutto l'incipit del film è molto bello e, per un attimo, mi ha ingannata. Benché la trama cominci a scricchiolare fin da subito, ciò concorre a conferire a Streghe una qualità onirica alimentata da dettagli inquietanti e topoi horror come ragazzine di bianco vestite che giocano con la palla (la memoria, per chi è rimasta traumatizzata da La casa 3 come la sottoscritta, corre dritta a Henrietta. Ciao, Henrietta!), preti che scompaiono così come sono arrivati, folate di vento pazzerello all'interno di edifici chiusi e così via. Questi elementi verranno riproposti più volte nel corso di Streghe, purtroppo affiancati a una trama principale debitrice de La casa di Raimi, che costringe lo spettatore a sopportare per almeno mezz'ora i discorsi e le cretinate dei ventenni più odiosi del creato mondo, prima che vengano giustamente ridotti a poltiglia in modi fantasiosi. Anche qui, il mio sentimento è ambivalente, perché quanto di cheesy è presente in Streghe è legato a filo doppio con questi scappati di casa, e voi sapete quanto ami la cheesiness. Solo per farvi un paio di esempi: c'è un roscio connotato semplicemente come "il ciccione disgustoso", perché mangia da far schifo ai porci, la bionda scangiata che, d'amblé, decide di fare uno strip-tease per tutti i suoi amici su un tavolo zeppo di secchielli del KFC (toccandosi ampiamente il chiulo ripetendo "Adoro il mio chiulo". Io boh), la ragazza di colore la cui unica particolarità, come da frase pronunciata da lei stessa, è "ho 21 anni e sono nera", e infine due lontani cugini che limonano spinti da insana attrazione sessuale (eew al cubo). Gli attori, come potete immaginare, sono dei cani inauditi ai quali non giova un doppiaggio italiano in cui si fa ricorso al doppiatore del Puffo Quattrocchi, se non ho inteso male, e l'unica che salva la baracca è l'affascinante, cattivissima strega di Deanna Lund. Oddio, l'altro attore conosciuto sarebbe Ian Bannen, ma probabilmente era ubriaco durante le riprese, o non si spiegano la capigliatura da nido di chiurlo esibita dal suo prete, né la faccia perennemente stralunata di chi è indeciso tra vomitare su chi è incautamente andato a chiedergli aiuto o mandarlo a quel paese. 


A parte questi tocchi di sciatteria, e una motosega che comunque riesce a funzionare sott'acqua, Streghe non è da buttare. Sarà la nostalgia canaglia che mi prende quando guardo questo genere di film, nei quali le incongruenze della trama alimentano la sensazione di un Male talmente potente e infingardo da stravolgere le regole della logica e della consecutio temporum, oppure quell'angoscia malcelata che mi provoca il pensiero della tenacia di questo stesso Male, che torna anche dopo anni, quando tu ormai sei tranquillo e neppure ci pensi più, ma Streghe mi ha soddisfatta più di altri suoi cuginastri. Sono infatti apprezzabili un certo gusto per il gore, che non risparmia nemmeno i bambini, e una bella fotografia che rende luminose anche le scene più cupe, in particolare durante un paio di sequenze labirintiche, dove i personaggi vagano sperduti all'interno di edifici abbandonati. Si vede che Capone era realmente appassionato di horror, ed è riuscito a costruire un collage di tutto quello che lo affascinava al momento, senza mai superare la somma delle parti né eguagliarle, ma senza nemmeno fare troppi danni: buona parte dei dialoghi cita apertamente titoli di film e serie horror (se ci pensate, una cosa che adesso si fa sempre più spesso, per accattivarsi lo spettatore appassionato, ma che forse all'epoca non era così diffusa), e anche chi è mediamente appassionato non avrà difficoltà a riconoscere i deadites de La casa, la palla di Nightmare 3 - I guerrieri del sogno, la già nominata Henrietta e un finale che strizza l'occhio a L'esorcista, dove il bene e il male si confrontano sfidandosi a chi urla più forte. Una sfida apparentemente sciocca e una sequenza neppure troppo entusiasmante, non fosse per un particolare: gli strilli e, soprattutto, l'espressione di dolore e paura della piccola attrice che interpreta Rachel si fanno palesemente più realistici nell'esatto momento in cui viene investita dall'esplosione di una finestra a pochi metri di distanza. A pensare male si fa peccato, ma temo che quella poveraccia non abbia un gran ricordo di Streghe. Guardatelo, e ditemi se non ho ragione!

Alessandro Capone è il regista e co-sceneggiatore della pellicola. Nato a Roma, ha diretto episodi di serie quali Detective Extralarge, Distretto di polizia e I delitti del cuoco. Anche attore e produttore, ha 69 anni.


Ian Bannen
interpreta Padre Matthew. Scozzese, ha partecipato a film come Quel maledetto treno blindato, Gli occhi del parco, Gandhi, Braveheart - Cuore impavido e Svegliati Ned. E' morto nel 1999, all'età di 71 anni.


In Germania il film è uscito come sequel di Strega per un giorno, mentre in America lo hanno distribuito come sequel de La casa di Mary. Ovviamente, non c'entra niente con nessuno dei due! E ora, prima di chiudere, vi ricordo gli altri contributi già disponibili della Notte Horror, che vi invito a leggere. Controllate il bannerone per vedere cosa vi aspetta nelle prossime settimane!!

La Bara Volante - C.H.U.D

Il Zinefilo - 666 - Il triangolo maledetto

Solaris - Black Christmas



martedì 12 luglio 2022

Notte Horror 2022: Dovevi essere morta (1986)


Buona sera a tutti quelli che sono arrivati qui dopo l'ottimo antipasto servito da Arwen. Il titolo da me scelto come secondo appuntamento della Notte Horror odierna è una sorta di nomen omen, visto il caldo devastante che mi ha annullato le funzioni vitali: Dovevi essere morta (Deadly Friend), diretto nel 1986 dal regista Wes Craven e tratto dal romanzo Friend di Diana Henstell.


Trama: Paul è un ragazzo geniale che, dopo essersi trasferito in una casa nuova con la madre e il robot da lui creato, BB, fa amicizia con Samantha, la quale è costretta a subire le sevizie di un padre violento. Tra i due ragazzi nasce un tenero sentimento, ma la tragedia è dietro l'angolo...


Per me, Dovevi essere morta nasce prima come collage di scene truci raccontate dagli amici più grandi, intorno ai primissimi anni '90, e solo in seguito come film, quando ho cominciato a registrare tutto quello che veniva programmato su Notte Horror. Forse è per questo motivo, o forse perché la sequenza in questione è davvero impressionante, che ho marchiata a fuoco nel cervello, da anni, la fine ingloriosa della maledetta Elvira per mano di pallone da basket (una roba che continua a mettermi ansia, tanto che ho avuto difficoltà a dormire anche a 41 anni suonati, ché provateci voi a farlo tenendo il lenzuolo sulla testa perché "non è che ho paura di Samantha, naah!, avevo solo voglia di fare una sauna!"); in generale, comunque, Dovevi essere morta mi aveva fatto così paura, in quella scena e durante il terrificante finale, che per esorcizzare il tutto avevo anche inciso su cassetta la "BB song" che si sente durante i titoli di coda. Pensate com'ero scema: la sentivo iniziare, mi ca*avo in mano, e mandavo avanti il nastro, soprattutto se ero sola in casa. Nonostante questa "passione", è passato tantissimo tempo dall'ultima volta che ho visto Dovevi essere morta e, con l'arrivo di internet, non solo hanno cominciato a comparirmi sotto gli occhi articoli sempre meno lusinghieri sul film in questione ma ho avuto anche la fortuna di leggere Friend, che ha delle atmosfere talmente cupe, tristi e rivoltanti, oltre a dei personaggi più che tridimensionali, da lasciarmi a mia volta perplessa sulla bontà dell'operazione di Craven (il romanzo, per la cronaca, lo trovate sul Kindle Store a UN euro, ma è solo in lingua inglese: continuo a ripetere quello che ho scritto QUI, mi offro di tradurlo, spargete la voce a qualche editore illuminato e coronate il mio sogno di lavorare come traduttrice, grazie!).


In effetti, visto oggi, con quel minimo di senso critico che a 14/15 anni mi mancava, Dovevi essere morta è un pasticcio. Craven e lo sceneggiatore Bruce Joel Rubin erano partiti con l'idea di realizzare un thriller PG-rated con elementi sci-fi e sovrannaturali, imperniato sì sulla macabra storia d'amore tra Paul e Sam, ma soprattutto sulla natura estremamente negativa di quegli adulti che avrebbero dovuto amarli e proteggerli. Di questa visione, oltre alla presenza di BB e alla resurrezione di Sam, in Dovevi essere morta è rimasta solo la cattiveria del padre di Sam e della vecchia Elvira (nel libro la madre di Paul non è in grado di amarlo anche se vorrebbe, nel film abbiamo a che fare con una donna clueless ma comprensiva), mentre il sentimento totalizzante tra Paul e Sam, che nella storia originale raggiunge i livelli di un'ossessione a causa dell'orribile solitudine che provano entrambi i protagonisti, si è affievolito fino a diventare una tenera amicizia ulteriormente distrutta da un montaggio che l'ha ridotta a pochi momenti spezzettati. Tutte le parti gore presenti nel film, che in seguito sono state a loro volta tagliate e ridotte per ottenere un R rating, sono state volute dai produttori dopo avere scoperto la fama di violento regista horror di Wes Craven, con sommo scorno del nostro che, per una volta, voleva fare un film senza maniaci, senza sangue, senza sogni terrificanti; cosa ancora più "divertente", quel finale che da ragazzina mi aveva terrorizzata è stato appiccicato con lo sputo dall'allora presidente della Warner Bros., e fa a pugni con tutto ciò che viene mostrato in precedenza sul legame che avrebbe dovuto intercorrere tra Sam e Paul. 


Il risultato di questo delirio di tagli e rimaneggiamenti è che, fondamentalmente, allo spettatore arriva a non fregare nulla né di Sam né di Paul, soprattutto quando il rapporto tra i due diventa quello tra padrone perplesso e cagnolino disobbediente, e purtroppo ciò che premeva a Craven è stato ridotto ad una noiosa appendice tra un'omicidio e l'altro. Lo stesso robot BB (o, se preferite, Johnny 5 di Corto Circuito, film che adesso ho una voglia matta di riguardare) è mal sfruttato, nella misura in cui la reazione di Paul alla sua dipartita, dopo trenta secondi di disperazione assoluta, pare quasi di menefreghismo che scompare giusto nel momento in cui al ragazzo serve l'aiuto di Tom per tentare di salvare Sam; non a caso, prima della scomparsa di BB il film somiglia parecchio, salvo l'incubo imposto di Sam, all'idea originale del regista, dopodiché si comincia la rincorsa all'horror fine a se stesso e del legame tra personaggi non importa più nulla a nessuno, importano solo le tre sequenze in cui le vittime subiscono una morte orribile (per quanto giusta, almeno le prime due) e il tripudio di effetti speciali splatter che risultano ottimi ancora oggi. Personalmente, non mi è dispiaciuta nemmeno l'interpretazione dell'allora esordiente Kristy Swanson, che spicca su un cast non proprio brillantissimo o memorabile; nonostante il trucco che si potrebbe definire indegno di un brutto cosplay di zombi, le sue movenze robotiche sono inquietanti e lo stesso vale per lo sguardo vuoto e feroce che rifila ai malcapitati bersagli della sua inevitabile vendetta. Insomma, non parliamo del film più bello di Craven, anzi, diciamo che Dovevi essere morta è uno dei suoi passi falsi peggiori, ma con tutto il bagaglio di ricordi che il film si porta dietro non posso volergli male al 100%, anche perché altrimenti rischierei di dovermela vedere con Samantha!


Del regista Wes Craven ho già parlato QUI mentre Anne Ramsey, che interpreta Elvira, la trovate QUA. 

Kristy Swanson interpreta Samantha. Americana, la ricordo per film come Hot Shots!, Buffy l'ammazza vampiri, Sesso e fuga con l'ostaggio e serie quali Alfred Hitchcock presenta, Genitori in blue jeans e CSI: Miami. Anche produttrice, ha 53 anni.


Matthew Labyorteaux, che interpreta Paul, si è in seguito dato al doppiaggio di cartoni animati e videogiochi e, a proposito di doppiaggio, la voce di Charles Fleischer accomuna il robot BB a Roger Rabbit! ENJOY!

Se volete continuare la Notte Horror nelle prossime settimane, di seguito trovate i link ai post di chi ha partecipato prima di me e il Bannerone col resto degli appuntamenti!

La Bara Volante - American Mary (se siete curiosi, ne ho parlato anch'io QUI)
Il Zinefilo - Darkman (se siete curiosi, ne ho parlato anch'io QUI)



martedì 13 luglio 2021

Notte Horror 2021: La casa 4 (1988)

Seconda settimana di Notte Horror Blogger Edition! Stasera tocca a me e ad Arwen de La fabbrica dei sogni la quale alle 23, essendo un bel po' più raffinata di me, si butta sull'Argento d'annata con Tenebre. Io, che sono burina, ho mantenuto la promessa fatta due anni fa e ho recuperato La casa 4, diretto da Fabrizio Laurenti nel 1988. 


Trama: svariate persone si ritrovano all'interno di un hotel fatiscente, un tempo teatro della morte di una strega. Inutile dire che la maledizione della stessa colpirà tutti i presenti...


E' dai tempi del liceo che un'amica mi ripete quanto l'avesse terrorizzata da bambina/ragazzina La casa 4 e, da quel che ho evinto leggiucchiando varie opinioni online, tra tutte le case apocrife questo quarto episodio viene ritenuto uno dei meno peggiori, in particolare per la regia, non raffazzonata né televisiva come al solito. Avevo promesso due anni fa che lo avrei guardato e, spinta dalle considerazioni di cui sopra, ho cominciato la visione con le migliori intenzioni ma niente, a quanto pare se manca Henrietta io con le "case" non vado d'accordo. Le palle che mi sono fatta guardando la prima ora de La casa 4 non le so neppure spiegare e la mia unica ancora di salvezza sono stati quel paio di risvolti pecorecci buttati in pasto allo spettatore degli anni '80, nonché quelli trash dedicati (senza saperlo) a coloro che sarebbero infine cresciuti nel mito di un David Hasseloff non più sex symbol ma molto boozy ed imbarazzante; mettendo da parte una Linda Blair incinta non si sa di chi, i suoi rozzi genitori e un pargoletto biondo messo per fare numero che vengono trascinati nella casa stregata con vari mezzucci, spiccano nel gruppo di personaggi la vogliosa bionda dall'aspetto raffinato che si scoperebbe persino i muri e la coppietta comprendente un The Hoff all'epoca quasi quarantenne costretto a rispettare i desideri di una fidanzatina virginale, probabilmente anche lei trentenne eppure talmente decisa a rimanere casta da spedire il povero Boozy David a dormire per terra, dentro un sacco a pelo. Giuro che per un'ora l'unica fonte di interesse ed intrattenimento, tra un buco di trama e l'altro, sono state le domande "chi ha messo incinta la Blair?", "chi si scoperà la bionda?" e "quanto resisterà Hasselhoff prima di violentare/mandare a quel paese la ragazza e tutte le sue ricerche sulle streghe?", alla faccia della minacciosissima signora in nero interpretata da Hildegarde Neff.


Fortunatamente, a salvare La casa 4 dall'ignominia totale ci pensa la mezz'ora finale in cui succede di tutto e c'è ampio spazio per scene gore o genuinamente inquietanti. E' la stessa mezz'ora in cui la trama si sveglia (o cambia la mano dello sceneggiatore, non saprei) e fa della casa la sede di quelle Porte dell'inferno che andavano per la maggiore negli horror italici dell'epoca, spalancate sia dai vizi dei presenti sia dalla virtù dell'unica povera crista che non toccherebbe il fidanzato nemmeno se le sparassero e che, siccome siamo in Italia e non nei puritani USA, non viene premiata per la castità, bensì brutalmente punita con una delle sequenze di violenza demoniaca più raccapriccianti ever. La sequenza in oggetto, assieme ad un paio di scene ad alto tasso di sangue e a una non disprezzabile gestione degli spazi della casa e degli interessanti esterni "isolani", fa di Laurenti uno dei registi migliori tra quelli impegnati nella realizzazione delle Case nostrane e onestamente gli contesterei solo (ma lì bisognerebbe dare la colpa ai limiti di budget, un po' come il bambolotto che viene mangiato dalle altre streghe) il pacchianissimo effetto Magica Magica Emi alle spalle dell'hotel quando la strega manifesta tutto il suo potere o il vortice rosso utilizzato come passaggio dimensionale. Lo stesso apprezzamento non posso darlo agli attori, che vanno dal cane/cagna maledetta (magari il doppiaggio ci metteva una pezza ma io avevo a disposizione solo la versione ammeregana, Witchery) a "protagonista de Il segreto", con Hasselhoff e la Blair incapaci di elevare un minimo la qualità del tutto nonostante sulla seconda ci avrei anche sperato. Al momento, nonostante la qualità caprina dell'insieme, La casa 3 continua a confermarsi la più terrificante, almeno per quanto mi riguarda, fatevi quindi due conti per capire se vi conviene il recupero de La casa 4!


Di David Hasselhoff (Gary) e Linda Blair (Jane Brooks) ho già parlato ai rispettivi link. 

Fabrizio Laurenti è il regista della pellicola. Nato ha Roma, ha girato film come Contaminations .7 e La stanza accanto. Anche sceneggiatore, ha 65 anni.


Catherine Hickland
, che interpreta Linda, aveva già lavorato con The Hoff (col quale è stata sposata) nella serie Supercar e ha sostituito per alcune puntate una malata Katherine Kelly Lang, calandosi nei panni dell'immortale Brooke di Beautiful. Ovviamente, questo film si chiama La casa 4 ma non ha nulla a che vedere con tutto il resto delle case, americane o italiane che siano, ma se vi piace il genere ecco qui l'elenco di "case" in ordine numerico:  La casa, La casa 2, La casa 3, La casa 5, La casa di Helen (che però è un sequel di Chi è sepolto in quella casa?) e La casa 7. E ovviamente, ecco l'elenco di chi ha già partecipato alla Notte Horror di quest'anno, con tutti gli appuntamenti a seguire! ENJOY!

La Bara Volante - Society

Cinemuffin - Future Animals

La Fabbrica dei Sogni - Tenebre




martedì 10 luglio 2018

Notte Horror 2018: Re-Animator (1985)



Estate, mare profumo di mare, profumo di... paura!! Sì, la Notte Horror dei Blogger è tornata anche quest'anno e come tradizione vuole ci saranno due post, ogni martedì sera, uno alle 21 e uno alle 23. Quest'anno è toccato a me aprire le danze con un Re-Animator del 1985, diretto da Stuart Gordon e da lui co-sceneggiato partendo dal racconto Herbert West, Re - Animator di H.P. Lovecraft. Ricordate che alle 23 ci sarà un altro film recensito QUI e che, in fondo al post, troverete il calendario della rassegna. ENJOY!


Trama: Herbert West, studente di medicina, è ossessionato dall'idea di far rivivere i cadaveri attraverso un siero di sua invenzione e coinvolge un suo compagno, Dan Cain, nelle sue ricerche che diventano sempre più pericolose...


Si può trasformare un serissimo racconto horror di H.P. Lovecraft in una supercazzola perfetta per rimembrare i tempi innocenti di Notte Horror, quasi una parodia di Frankenstein? Ovviamente, se il progetto finisce nelle mani di Stuart Gordon e Brian Yuzna, la risposta è "sì" o non staremo qui a parlarne. A dire il vero, fino a poco tempo fa io il primo Re-Animator non l'avevo neppure mai visto e a Notte Horror avevo recuperato Re-Animator 2, ovviamente capendoci poco o nulla in quanto direttamente collegato (male, a mio avviso, ma niente spoiler) al suo predecessore, ma il senso è sempre quello: abbiamo un film con la faccetta da psicopatico malvagio di Jeffrey Combs e una serie di situazioni horror-splatter sempre più paradossali, un escalation di follia che porterà qualunque luogo dipinto nella pellicola a pullulare di zombi semoventi, mordaci, talvolta loquaci... e anche un po' lubrichi, diciamolo, tanto che in Inghilterra e America (e forse anche nel DVD che ho trovato in un mercatino dell'usato) il film è stato censurato. Nulla a che vedere con Romero e, per quanto sia riuscita a percepire io, nessun messaggio di fondo più o meno profondo, solo sano e vecchio divertimento horror fatto di effetti speciali artigianali tuttora validi (salvo forse per il gatto, povero animatronic finto come i soldi del Monopoli, benché mi si dica che quello nel freezer sia vero) e assai splatterosi, un intento "scioccante" chiarito fin dall'inizio, con occhi che esplodono in faccia ad incaute dottoresse. Ma, per chi non lo avesse mai visto, di cosa parla questo Re-Animator? Beh, come da titolo, c'è lo studente di medicina Herbert West che, attraverso un siero di sua invenzione (di un bel giallino fluorescente) e la parlantina saccente di un Nelson Muntz ibridato col Puffo Quattrocchi, cerca di rianimare i cadaveri e, poiché le sue ricerche lo hanno fatto cacciare da un'università svizzera, cerca rifugio in America, nella fattispecie in casa di un altro studente di medicina, il povero Dan Cain. Quest'ultimo, manzetto inespressivo dotato di buon cuore, bella fidanzata e sfiga incredibile, viene a poco a poco coinvolto nelle nefandezze perpetrate da West, arrivando a perdere tutto ciò che gli avrebbe garantito un roseo futuro soprattutto in virtù di una debolezza di carattere congenita che gli impedisce di prendere a pugni l'occhialuto collega fin quando non è davvero troppo tardi.


Herbert West, però, non è l'unico villain della pellicola e nemmeno quello che rischia di rimanere più impresso, nonostante il carisma di Jeffrey Combs. Da un certo punto in avanti, infatti, si impone l'esimio dottore Carl Hill, dapprima come semplice accademico odioso ed impiccione, quindi come vecchio rattuso dotato di particolari poteri di controllo mentale tagliati dalla sceneggiatura ma comunque chiaramente percepibili in alcune sequenze, protagonista di alcune delle scene migliori e, ovviamente, più gore della pellicola, quando tutte le carte sono ormai in tavola... e non rimane altro da fare che darci sotto con gli zombi! Le apparizioni di questi ultimi sono sì non facili da digerire per chi non mastica horror, anche perché come ho detto gli effetti speciali sono ancora pregevoli, ma sono sempre accompagnate da abbondanti dosi di umorismo nero e si manifestano in maniera assai "fisica", con sganassoni e colpi contundenti oppure con espressioni particolarmente buffe; a essere sinceri però, il film si incupisce man mano che prosegue e che Dan (ché Herbert West è perso fin dall'inizio) passa quindi dall'essere studente modello a reietto, con implicazioni che, a ben pensarci, non sono poi così divertenti e in qualche momento portano persino a vergognarsi di avere riso. A parte tutto, riesco a capire perché negli anni Re-Animator è diventato un piccolo cult degno di venire inserito in una Notte Horror che si rispetti. La pellicola unisce infatti l'omaggio a Lovecraft, uno score dei titoli di testa ripreso da Psyco, attori talmente in parte da essersi fissati nell'immaginario collettivo proprio con questo film, un comparto tecnico non da poco e soprattutto la gioia di creare un horror divertente realizzato con competenza e la massima serietà... ovvero, la ricetta perfetta di tutte quelle opere che ricordiamo con piacere anche dopo trent'anni e che richiamano alla memoria calde sere d'estate passate a rabbrividire di paura al buio!


Del regista e co-sceneggiatore Stuart Gordon ho già parlato QUI. Jeffrey Combs (Herbert West), Barbara Crampton (Megan Hasley) e Carolyn Purdy-Gordon (Dr. Harrod) li trovate invece ai rispettivi link.

Bruce Abbott interpreta Dan Crain. Americano, lo ricordo per film come Vivere nel terrore, Re-Animator 2 e L'angelo del male, inoltre ha partecipato a serie quali MacGyver e La signora in giallo. Ha 64 anni.


David Gale, che interpreta il dottor Carl Hill, compare anche in Re-Animator 2 nei panni dello stesso personaggio ma non in Beyond Re-Animator, al momento l'ultimo film della saga. Se Re-Animator vi fosse piaciuto recuperate quindi i due sequel e aggiungete Splatters - Gli schizzacervelli e magari anche Al di là dell'orrore. Di seguito, troverete il bannerone con tutti gli appuntamenti della rassegna! ENJOY!


La notte dei demoni (1988)
La chiesa (1989)
Darkman (1990)

martedì 18 luglio 2017

Notte Horror 2017: Dolls - Bambole (1987)


E' tornata la Notte Horror Blogger Edition! La Notte in questione è un evento nato nell'ormai lontano 2014 per omaggiare quello storico programma di Italia 1 in cui Zio Tibia ci deliziava le calde serate estive con horror cult, esilaranti, trash, capaci di segnare l'infanzia o adolescenza di ogni spettatore. Oggi tocca a me e Mari's Red Room tenervi compagnia con una serata a base di fumetti e bambole: alle 21 dovrebbe essere già uscito sul blog di Marika un post dedicato al Creepshow di Romero mentre io mi sono gettata sullo spauracchio Dolls - Bambole (Dolls), diretto nel 1987 dal regista Stuart Gordon. A proposito del grande regista scomparso proprio in questi giorni, queste due settimane dedicate all'horror non potevano cadere meglio nell'attesa di celebrarlo come merita, magari passata questa torrida estate. Nel frattempo, George, questo post lo dedico a te!


Trama: sorpresi da una tempesta, i membri della famiglia Bower (padre, matrigna e figlioletta) si rifugiano assieme ad un commesso viaggiatore e due punkettone in una casa abitata da due anziani signori che fabbricano bambole. Queste ultime sono molto carine ma anche vendicative e non perdonano chi si comporta male...



Dolls è un trauma che mi porto dietro dal 1987, quando all'età di sei anni mi era capitato di vedere più volte il trailer in TV. Sinceramente, non ricordo di avere mai visto Dolls trasmesso su qualche rete televisiva ma è anche vero che me ne sono sempre tenuta lontana, anche perché il trailer si concentrava sulla sequenza più terrificante (quella ambientata nella soffitta) e faceva vedere bambole che si toglievano gli occhi, mostravano dentini aguzzi e brandivano coltelli con aria malvagissima, quanto basta insomma per provocarmi tachicardia e morte subitanea. L'anno scorso il mio amico Toto, di ritorno dall'Inghilterra, mi ha però portato alcuni DVD tra i quali faceva la sua porca figura proprio Dolls, a quanto pare un film abbastanza raro da trovare oggi in quel formato e in quella edizione: un po' come faceva Joey in Friends con i libri che non gli piacevano, ho ringraziato Toto e poi ho nascosto Dolls SOTTO il resto della collezione (assieme a La casa 3 - Ghosthouse, per inciso), così da impedire alle bambole assassine di venirmi a uccidere... tutto questo fino ad oggi. Ho cambiato casa, sono andata a convivere, sono cresciuta, sono passati trent'anni, vuoi davvero che un film girato nel 1987 mi faccia ancora paura? Sì, per mille gobbi saltellanti. Tant'è che ho dovuto spezzare la visione in tre sere, possibilmente quando il sole non era ancora calato. Tagliamo la testa al toro, prima di venire insultata da lettori coraggiosi: Dolls è una supercazzola. Nel senso che è una favola nera più che un horror ed è pieno di momenti esilaranti e personaggi caricaturali, a partire dalla matrigna di Judy per arrivare alle tizie che sembrano uscite dritte da un video anni '80 di Madonna. Tuttavia, siccome Stuart Gordon e il produttore Charles Band erano due artigiani sopraffini, hanno preso questa supercazzola dannatamente sul serio e realizzato una favola nera capace di mettere una fifa boia, al punto che durante la visione mi sono tranquillizzata solo perché si capisce che le bambole non uccidono indiscriminatamente, la speranza di salvarsi C'E'!! Poca, a dir la verità, e la spada di Damocle del bambolotto omicida è sempre lì ma c'è speranza, per fortuna.


Ciò che rende spaventoso ancora oggi Dolls, oltre che proprio bello da vedere, è il mix di sceneggiatura intelligente ed effetti speciali bellissimi. Ho parlato di favola nera perché la protagonista è una bimba dalla fervida immaginazione e la piccola come in ogni favola che si rispetti è vessata da una matrigna cattiva e ricca che tiene per le palle il pavido padre; la mamma vera è a Boston e Judy è costretta a passare le vacanze con due adulti inadatti a fare i genitori (come dice ad un certo punto Hartwicke, "Non tutti i papà sono adatti ad esserlo"), disgustati dalle fantasie della bambina al punto da non farle mancare insulti e persino maltrattamenti assortiti. Di fronte ad una simile situazione, le bambole dei due anziani coniugi Hartwicke assurgono al ruolo di terrificanti giustizieri, piccoli emissari del Demonio in grado di riportare però un equilibrio all'interno di una giovane vita che rischiava di venire spezzata. Il dualismo di questi esseri e dei loro creatori, oltre alla palese cattiveria del 70% delle vittime, rende quindi difficile allo spettatore parteggiare per gli ospiti della casa, eppure è anche arduo fare il tifo per dei mostri sanguinari che terrorizzano ad ogni loro comparsa sullo schermo, e questa è una sensazione che non ho mai provato guardando un horror. Le bambole di Dolls non sono infatti dei pupazzotti "industriali" come il Chucky de La bambola assassina ma sono dei mirabili esempi di artigianato italico, al punto che non sfigurerebbero all'interno della casa di un eventuale collezionista e non fanno paura perché vomitano sulle vittime il turpiloquio di Brad Dourif, no, il terrore che incutono è molto più sottile: la scena prima lo scaffale è vuoto, quella dopo ci sono dei bambolotti che forse prima non c'erano, un momento l'espressione della bambola è serena ma un istante dopo arrabbiata grazie ad un abile gioco di effetti speciali artigianali, montaggio e stop motion. Sangue? Certo, sangue ce n'è e le bambole nascondono un segreto terribile ma Dolls non è così gore come si potrebbe pensare, anche perché Stuart Gordon ci ha visto lungo e ha capito che non ci sarebbe stato bisogno di secchiate di vernice rossa per far venire gli incubi allo spettatore. Del resto, se venissi attaccata da un branco di bambole con velleità omicide probabilmente mi ucciderei da sola per non vederle camminare e ghignare! Col suo mix di ironia, terrore e orgoglio di serie B, Dolls si candida quindi come uno dei ripescaggi migliori che potreste fare per onorare Notte Horror, ovviamente se non siete pavidi come la sottoscritta.

Stuart Gordon è il regista della pellicola. Americano, ha diretto film come Re-Animator, From Beyond - Terrore dall'ignoto, Dagon - La mutazione del male ed episodi delle serie Masters of Horror e Fear Itself. Anche sceneggiatore, produttore e attore, ha 70 anni.


Carolyn Purdy-Gordon interpreta Rosemary Bower. Moglie di Stewart Gordon, ha partecipato a film come Re-Animator, From Beyond - Terrore dall'ignoto e ABCs of Death 2.5. Anche sceneggiatrice, ha 70 anni.


Guy Rolfe, che interpreta Gary Hartwicke, è poi tornato a bazzicare con le bambole assassine nei panni di Toulon in ben quattro film del franchise Puppet Master, dal 1991 al 1999 mentre Hilary Mason, che interpreta Hilary Hartwicke, era la medium cieca Heather in A Venezia un dicembre rosso... shocking. Altro volto famoso per chi è cresciuto negli anni '80 è quello della modella Bunty Bailey, che qui interpreta Isabel ma è stata soprattutto la ragazza del video Take on Me degli A-Ha. Pare che a un certo punto Stuart Gordon fosse molto interessato a dirigere un sequel di Dolls, con SPOILER Ralph che, una volta a Boston, avrebbe davvero sposato la madre di Judy e la famiglia avrebbe vissuto felice e in armonia fino all'arrivo di un pacco dall'Inghilterra, contenente Gabriel e Hilary in forma di bambolotti FINE SPOILER. E' un vero peccato che del progetto non si sia più fatto nulla ma sta di fatto che Gordon, subito dopo aver terminato Dolls, ha girato From Beyond - Terrore dall'ignoto, sullo stesso set e con la stessa troupe; Dolls è poi uscito un anno dopo a causa dei lunghi tempi di post produzione. Detto questo, se Dolls vi fosse piaciuto recuperate Horror puppet, Puppet Master (almeno il primo) e ovviamente la saga de La bambola assassina. ENJOY!

Le altre puntate di Notte Horror andate in onda le trovate alle coordinate che seguono e vi metto anche il bannerone per non perdervi le prossime!

The Obsidian Mirror (Non si deve profanare il sonno dei morti)
Solaris (Possession)
Mari's Red Room (Creepshow)




martedì 26 luglio 2016

Notte Horror 2016: Waxwork - Benvenuti al museo delle cere (1988)

Anche quest'anno è arrivata, come il Natale! Sto parlando della Notte Horror Blogger Edition, giunta ormai alla terza edizione! Oggi condivido la serata con l'amica Beatrix di Cinquecento Film Insieme (la quale parlerà del romeriano La terra dei morti viventi, visto all'epoca dell'uscita cinematografica e molto soddisfacente) e col regista e sceneggiatore Anthony Hickox, che nel 1988 girava Waxwork - Benvenuti al museo delle cere (Waxwork). Siete pronti per questo agghiaggiande viaggio nel terrore? E allora... ENJOY!


Trama: sei ragazzi vengono invitati dal padrone di un bizzarro museo delle cere appena aperto in città. Le installazioni del museo nascondono però un terribile segreto che potrebbe rivelarsi fatale per i sei malcapitati...



A differenza degli anni scorsi, durante i quali avevo scelto film che ben ricordavo dalle Notti Horror di Italia 1, stavolta ho voluto buttarmi su qualcosa di inedito, tanto per cambiare un po'. Ricordavo che Lucia aveva parlato con affetto di Waxwork - Benvenuti al museo delle cere e anche di Dolls ma siccome guardare un film interamente dedicato ad un branco di bambole assassine avrebbe potuto causarmi seri danni cardiaci ho scelto di dirigere la mia attenzione verso le più "tranquille" statue di cera. Per fortuna (o purtroppo, dipende dai punti di vista) ho scelto bene, ché Waxwork non fa affatto paura. Girato con un piglio molto ironico, il film di Anthony Hickox è una sorta di parodia di moltissimi generi horror, un collage di ministorie racchiuse all'interno di un'installazione da museo, collegate tra loro da una trama assolutamente pretestuosa a base di sacrifici umani, patti con un demonio che, poverino, non viene neppure mai mostrato, ed improbabili protettori dell'umanità. Ho parlato di parodia ma ciò non è propriamente esatto. Waxwork è divertente e non si prende sul serio, eppure ogni microstoria raccontata è girata tenendo a mente determinati canoni del genere che vuole rappresentare, e forma di fatto un piccolo universo a sé: con tutti i loro difetti, il racconto del licantropo, quello del vampiro, quello della mummia, quello del Marchese de Sade (sempre che sia lui, visto che parrebbe piuttosto un antenato di Jack Sparrow) e quello degli zombie starebbero tranquillamente in piedi da soli, in quanto agili bignami di storie universali, e nel loro piccolo riescono a creare tutta la tensione che manca alla cornice "esterna" del film, più baracconesca. Tenendo a mente questo, alla fine del film rimane il rimpianto di non avere potuto affondare i denti in moltissime delle altre installazioni mostrate all'interno del museo, alcune delle quali popolate da creature che avrebbero potuto fare la gioia del buon Lovecraft, ma ci si può godere comunque una sana dose di gore e parecchie scene disgustosette.


Quello che non manca in Waxwork è infatti l'abbondanza di liquido rosso. In questo senso, l'episodio passato agli annali della storia dell'horror è quello dedicato a Dracula, che comincia con un banchetto a base di "steak tartare" (sì, credici) innaffiata da una sospettosa salsa color cremisi e si conclude, furbamente, all'interno di una stanza bianca letteralmente sporcata da secchiate di sangue; ammetto, da grezza patentata quale sono, che fino a quel momento avevo dismesso Waxwork come un filmettino da pochi soldi, poi ho cominciato a guardarlo con molta più attenzione. E' stato lì che ho cominciato ad apprezzare le scelte registiche di Hickox, l'utilizzo dei diversi tipi di fotografia e l'accurata scelta dei costumi, elementi che saltano all'occhio ogni volta che i personaggi si ritrovano coinvolti nella terribile realtà rappresentata dalle varie statue di cera. Lo stesso make-up e gli effetti speciali sono decisamente superiori rispetto ad una qualsiasi, bassa produzione anni '80; come ho detto sopra, il bestiario delle installazioni non utilizzate è per la maggior parte vario e bello da vedere, due esempi eclatanti sono il bambino mostro oppure la creatura prigioniera all'interno di una gabbia, talmente terrificanti che se Hickox avesse deciso di utilizzarli seriamente nel film probabilmente ci saremmo trovati davanti ad un capolavoro dell'horror. Sicuramente, avrei preferito uno spin-off dedicato ad uno di questi due mostri piuttosto che l'imbarazzante episodio dedicato al Marchese de Sade, probabilmente il momento più WTF dell'intera pellicola nonché la quasi sicura fonte d'ispirazione dell'aberrante film di Tobe Hooper, che ne ha riproposto pedissequamente ogni aspetto negativo, a partire dalla stupidità della damsel in distress (una cagnissima Deborah Foreman) per arrivare al laidume del Marchese interpretato da J.Kenneth Campbell. Restando in tema attori, è sempre bello invece vedere il Billy dei Gremlins (moccioso altolocato riempito di latte da una madre iperprotettiva) e soprattutto l'ironico David Warner nei panni del proprietario del museo, mentre Dana Ashbrook sarebbe da prendere a ceffoni ma, capiamolo, era ancora un régazzino! Che ore sono? Uh, è quasi l'ora de La terra dei morti viventi, quindi la finisco qui e vi do appuntamento su Cinquecento film insieme, sperando di avervi invogliati a recuperare Waxwork!


Di seguito, ecco i link ai film già comparsi nella rassegna e il bannerone con i prossimi appuntamenti da non perdere!

Funny Games
Milo
Scream
The Whisperer in Darkness
Frailty - Nessuno è al sicuro
Nightmare - Dal profondo della notte



martedì 28 luglio 2015

Notte Horror 2015: The Devil Rides Out (1968)


Buona serata, zombetti!! Ormai dovrete avere già capito che la Notte Horror On the Blog è tornata, più in forma che mai! Quest'anno abbiamo deciso di unire alla giusta goliardia estiva anche un doverosissimo omaggio al buon Christopher Lee, che tanto lustro ha donato alla causa horrorifica e cinematografica: la mia scelta è caduta quindi sull'inedito (almeno in Italia) The Devil Rides Out, diretto nel 1968 da Terence Fisher a partire dal romanzo Il battesimo del Diavolo di Dennis Wheatley. A farmi compagnia in questa satanica notte sarà Mr. Ford in persona, che alle 23 parlerà del meraviglioso Candyman - Terrore dietro lo specchio su Whiterussian. ENJOY!


Trama: il Duca di Richleau e l'amico Rex scoprono che un loro protetto, il giovane Simon, è stato coinvolto in una setta satanica a cui fa capo il terribile Mocata. I due si coalizzano per salvare il ragazzo ed impedire che venga battezzato nel nome di Satana...


The Devil Rides Out non risponde all'idea un po' cialtrona e anni '80 della Notte Horror che ricordo dall'infanzia e temo di essere andata un po' fuori tema guardando questo film in occasione della rassegna. D'altra parte l'omaggio a Christopher Lee era necessario e non mi andava di scegliere un film su Dracula quindi ho puntato su questa pellicola che si ispira vagamente al capolavoro di Tourneur La notte del demonio. Dico vagamente perché, sebbene si respiri aria sulfurea dall'inizio alla fine, il film di Terence Fisher è anche troppo didascalico e "semplice" nel suo dipanarsi. Fin da subito, infatti, lo spettatore non ha dubbio di trovarsi davanti ad una vicenda demoniaca e non sperimenta l'inquietudine di assistere ad eventi allo stesso tempo plausibili ed inspiegabili; piuttosto, quasi ogni accadimento viene sviscerato e spiegato dal nobile "tuttologo" interpretato proprio da Christopher Lee e il film diventa così una sorta di Sherlock Holmes ambientato nel mondo dell'occulto. The Devil Rides Out è la storia di una sfida tra intelletti, tra il Duca di Richleau che conosce, rispetta e teme la magia (bianca e nera ovviamente) e il pericoloso Mocata che invece non si fa scrupolo ad usare i poteri della mente per soggiogare gli animi facilmente plagiabili e persino ad evocare il Demonio, che più volte compare nel film in guisa di Beruscao dagli occhi giallastri (alto tasso di trashume) oppure di Bafometto dal volto caprino. Il bello di The Devil Rides Out è che nel corso di questa sfida l'atmosfera si altalena tra momenti di cinica strafottenza durante i quali il "bene" è convintissimo della propria vittoria contro il "male" ed altrettanti attimi di profondo sconforto in cui il potere di Mocata sembra davvero invincibile: il personaggio del Duca, in particolare, nella prima metà del film da quasi fastidio per come viene rappresentato saccente ed imperioso nei confronti non solo dei suoi sottoposti, ma anche e soprattutto di amici e parenti, mentre nella seconda parte lo vediamo stanco, disperato e in un caso persino orribilmente rinunciatario. Purtroppo questa è la particolarità ma anche il limite di The Devil Rides Out, che, nonostante un finale cervellotico che sfrutta un paio di paradossi spazio-temporali, non riesce mai a fare paura o a mettere ansia e risulta anche troppo datato.


Come particolare ibrido tra investigazione e horror The Devil Rides Out potrebbe essere anche una piacevole scoperta vintage, purtroppo bisogna però dire che il tempo non è stato granché clemente con il film di Fisher, soprattutto per quel che riguarda gli effetti speciali. Alcune scelte di sceneggiatura infatti sono molto ambiziose e avrebbero richiesto una tecnologia all'altezza: se le già citate apparizioni del Diavolo e di Baphomet sono ancora abbastanza sorprendenti, ciò non si può dire della comparsa dell'Angelo della Morte (la ripresa ripetuta del cavallo che si impenna oggi fa sorridere) oppure del ragno che dovrebbe essere gigante ma che spesso risulta essere palesemente una schifida tarantola di dimensioni normali. Più interessante è invece il modo in cui Fisher orchestra i sabba, sebbene appaiano quasi "trattenuti" forse per la censura vigente all'epoca, e il modo in cui la regia e la coloratissima fotografia indugiano (soprattutto all'inizio) nell'allettare lo spettatore con un incredibile dispiego di aristocratica eleganza, contestualizzando la vicenda demoniaca all'interno di una ristretta cerchia di ricchi annoiati. Per quanto riguarda gli attori, spicca il confronto "a distanza" (ché i due personaggi quasi non si incontrano) tra due villain nati come Christopher Lee e Charles Gray. In The Devil Rides Out il grande Lee è impegnato in uno dei suoi rari ruoli positivi all'interno di un horror ma, come ho detto, il suo personaggio non è l'emblema della bontà e della ragionevolezza e sembra quasi più satanico lui che tutto il resto degli adoratori del Dimonio, mentre Charles Gray, col suo pacato accento inglese e i meravigliosi occhi di ghiaccio, non fatica a ghermire ed affascinare la mente dello spettatore così come Mocata fa con le sue vittime. Il resto del cast lascia un po' il tempo che trova e le performance dei vari attori non sono così entusiasmanti ma del resto la cosa, come avrete capito, vale per tutto il film: The Devil Rides Out manca del weird e dell'ironia necessari a sopperire ad una cronica mancanza di atmosfere inquietanti, cosa che mi spinge a consigliarlo solo se siete degli inguaribili fan di Lee o della casa di produzione Hammer.


Di Christopher Lee, che interpreta il Duca di Richleau, ho già parlato QUI.

Terence Fisher è il regista della pellicola. Inglese, ha diretto film come La maschera di Frankenstein, Dracula il vampiro, La vendetta di Frankenstein, La furia dei Baskerville, La mummia, Le spose di Dracula, Il fantasma dell'Opera, Lo sguardo che uccide, Dracula principe delle tenebre, La maledizione dei Frankenstein, Distruggete Frankenstein! e Frankenstein e il mostro dell'inferno. Anche sceneggiatore, è morto nel 1980 all'età di 76 anni.


Charles Gray (vero nome Donald Marshall Gray) interpreta Mocata. Indimenticabile Criminologo del Rocky Horror Picture Show, ha partecipato ad altri film come Agente 007 - Si vive solo due volte, Agente 007 - Una cascata di diamanti, Oscar insanguinato e Shock Treatment. Inglese, è morto nel 2000 all'età di 71 anni.


In America il film è stato distribuito col titolo The Devil's Bride perché The Devil Rides Out ricordava troppo un western. Detto questo, se il film vi fosse piaciuto recuperate anche il già citato La notte del demonio e aggiungete Rosemary's Baby, Il presagio e Il giorno della bestia. ENJOY!

E se ancora non avete ricevuto abbastanza consigli, vi rimando all'appuntamento Fordiano e al recupero di quei film in rassegna di cui hanno già parlato i miei colleghi, come
Il conte Dracula
The Wicker Man
Cujo
La mosca
e, a seguire, ecco il programma fino a settembre!!



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