venerdì 28 gennaio 2011

Qualunquemente (2011)

Dopo anni ed anni di onorata carriera televisiva, proprio nel momento in cui le vicende italiane stanno abbondantemente superando il ridicolo involontario, Antonio Albanese ha deciso di portare al cinema una delle sue migliori creature, il rozzo politico Cetto La Qualunque, e lo fa con il film Qualunquemente, diretto dal regista Giulio Manfredonia.

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La trama: Cetto La Qualunque torna al suo paese dopo quattro anni passati in Sudamerica, con moglie e presunta figlia al seguito. Accolto con gioia da amici e figlio, un po’ meno dalla prima moglie, il nostro si imbarca in un’impresa che sembra fatta apposta per lui: candidarsi a sindaco, onde impedire che il morigerato De Santis (abbastasu e aacaino!) porti la legalità nella ridente cittadina calabra.

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Nonostante l’attesa che lo accompagnava, nonostante, puntualmente, alla fine di ogni discorso di Cetto partisse l’immancabile applauso, bisogna dire che Qualunquemente è un film riuscito a metà. Albanese rinuncia al tentativo di fare una satira attuale e graffiante, più legata alla situazione attuale e alla realtà in cui viviamo, e si limita ad allungare all’inverosimile gli sketch che hanno portato al successo il suo personaggio. Il risultato, purtroppo, da l’impressione di una cosa già vista mille volte a Zelig e da Fazio tirata troppo per le lunghe, dove anche la cattiveria e l’insensibilità del personaggio, assolutamente pungenti per dieci minuti, si annacquano e perdono di forza se spalmate in un’ora e mezza di film.  

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Nonostante questo, diamo a Cetto quel che è di Cetto. Il film tocca picchi di genialità quando mostra, per la prima volta, tutto l’ambiente che circonda il personaggio, cosa che gli sketch televisivi di Albanese potevano solo farci immaginare; in questo, il lavoro di costumisti e scenografi risulta a dir poco indispensabile. Innanzitutto la magione di Cetto è un barocco trionfo di kitsch e pacchianate, tutta oro, stucchi e marmi (probabilmente rubati…) e fa a pugni sia con il buon gusto comune sia con lo squallore del villaggio turistico (ParaDAIS Village), della pizzeria sul mare e della cittadina stessa; seconda cosa, gli abiti indossati da Cetto, dalla moglie e dal fidato braccio destro sono delle rare pacchianate dai colori sgargianti, ricoperte d’oro, paillette e lustrini. Bellissime e molto divertenti anche le musiche, composte e dirette dalla fantasiosa Banda Osiris, che spaziano dalla parodia degli score western, a melodie più caraibiche o calabresi.

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Per quanto riguarda i personaggi ricorrenti dell’universo “qualunquiano”, il figlio Melo vince come quello meglio riuscito. Il casting ha trovato un ragazzetto orrendo e sufficientemente timidino e mollo, e le scene in cui padre e figlio cementano il rapporto sono da antologia: la morte del cane, con Cetto che lo paragona ad un orologio, l’esame della fidanzatina priva di “minne” con coseguente delusione del padre, l’escamotage per salvarsi dalle indagini della finanza sono i momenti più divertenti del film. Invece e purtroppamente è molto deludente il personaggio di De Santis (abbastasu e aacaino!), l’avversario storico di Cetto, interpretato da un omino affatto carismatico a cui vengono riservate pochissime battute in tutto il film, mentre sarebbe stato molto più interessante renderlo carismatico e in grado di tenere testa al dirompente protagonista. Anche la figura di Carmen, la moglie di Cetto, non mi è piaciuta, e mi chiedo quanto possa essere gratificante per un’attrice interpretare un personaggio che per tutto il film dice solo “Puttanazza, zoccolazza, troiazza” e altre simili amenità. Carina invece l’idea di introdurre la figura del “life coach” interpretato da Sergio Rubini, un incrocio tra Léon, il cumenda milanese e Lino Banfi. In definitiva, Qualunquemente merita la sufficienza ma, come si dice a scuola, poteva impegnarsi un po’ di più: carino, divertente a tratti, ma alla lunga stancante, incapace di mantenere le promesse del trailer… un po’ come i migliori politici, ecco!

Giulio Manfredonia è il regista della pellicola. Nipote del ben più famoso Luigi Comencini, ha già collaborato con Albanese dirigendo il remake italiano del bellissimo Ricomincio da capo, E’ già ieri. Romano, ha 44 anni.

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Antonio Albanese interpreta Cetto La Qualunque. Sicuramente uno dei miei comici preferiti, al cinema si è sempre destreggiato benissimo anche in ruoli drammatici e tra le sue pellicole ricordo Uomo d’acqua dolce e La seconda notte di nozze. Ha prestato inoltre la voce al capo dei ratti in La gabbianella e il gatto. Lombardo, ha 47 anni.

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Sergio Rubini interpreta il lifecoach Jerry. Un professionista che spicca in mezzo a tanti, troppi attori nostrani incapaci, versatile ed eccentrico, lo ricordo per film italiani ed internazionali come Nirvana, Il viaggio della sposa, Il conte di Montecristo, Il talento di Mr. Ripley, l’inquietantissimo Denti e La passione di Cristo. Pugliese, ha 52 anni.

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Se il film vi fosse piaciuto, io consiglierei di recuperare Uomo d’acqua dolce e La fame e la sete, i primi lavori di Albanese. O guardarvi Zelig e Che tempo che fa. Intanto vi lascio con la geniale canzone Onda Calabra, che accompagna i titoli di coda del film. ENJOY!!
 

2 commenti:

  1. Il film non l'ho ancora visto ma Giulio Manfredonia ha diretto un bel film come "Si può fare".......questo va detto....
    Buonanotte!

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  2. io ho amato Onda Calabra dalle prime note sentite *_*
    riguardo al film.. a me è piaciuto, lo sai. Certo non è che lo candiderei come film per gli oscar, ma come dici tu, ci sono scene che meritano assolutamente. Quella del depistaggio della finanza è semplicemente geniale, soprattutto per come Cetto si giustifica (ma che giustifica? gli fa un favore!) col figlio XD

    non si sarà spinto oltre con l'attualità (siamo sicuri..? xD), ma i riferimenti erano evidenti in tutto.

    Concordo che un De Santis un pò più ispirato non avrebbe guastato, ma alla fine l'attenzione dello spettatore viene portata altrove.

    Sergio Rubini che fa Tai Chi voto: 4 u.u

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