Trama: un detective affetto da insonnia e una donna sospettata dell'omicidio del marito si innamorano durante le indagini...
Uno non sa mai cosa aspettarsi da Park Chan-wook. Per carità, non mi ritengo un'esperta del regista, anche perché non mi sono procurata tutta la sua filmografia, ma ciò che ho visto rientra in generi e stili completamente diversi e, spesso, non può neppure essere definito da una singola categoria. Con Decision to Leave vale lo stesso. Il film è una crime story, un noir, un thriller hitchcockiano, un film d'amore e persino una commedia, tutto cucito insieme in maniera talmente raffinata che i punti di raccordo non si vedono nemmeno e, all'interno di questo mix di generi, i riflettori sono sempre puntati su Jang Hae-joon e Song Seo-rae. Il primo è un detective sposato, che vede la moglie una volta alla settimana nel corso di incontri insoddisfacenti e soffre d'insonnia, la seconda è un'immigrata cinese che incontra il detective in occasione della morte del marito, caduto dalla cima di una montagna dopo una scalata solitaria; Song Seo-rae, per vari motivi, diventa la principale sospettata di un possibile omicidio e Jang Hae-joon, indagando su di lei, comincia a rimanere affascinato dalla donna al punto da dedicarle attenzioni particolari e consacrarle ogni momento di veglia notturna. Non è tanto l'aspetto crime ad essere importante in Decision to Leave. Il mistero della morte del marito di Song Seo-rae viene svelato dopo una mezz'oretta e, per quanto le indagini di Jang Hae-joon siano interessanti, così come tutto ciò che ruota attorno al caso, ciò che davvero importa è l'attrazione che fin da subito condividono i due protagonisti. Diversi come la montagna e il mare, e come tali impossibilitati ad avere un futuro felice, detective e vedova si guardano, si cercano, si spiano, condividono piccoli momenti giocosi e altri di triste sfiducia, arrivando a sfiorarsi e capirsi meglio di chiunque altro nonostante un'altra enorme barriera a separarli, quella linguistica. Il cliché di partenza è quello della femme fatale che condanna il ligio uomo di legge a un misero destino, ma anche qui Park Chan-wook ci mette del suo e rifugge la banalità, conferendo alla sua "dark lady" una dolcezza e un'amara autoconsapevolezza che stringono il cuore quanto la disperazione di Jang Hae-joon, incapace di "guardare oltre" nonostante le abbondanti dosi di collirio che usa per vedere meglio.
A proposito di "vedere", Decision to Leave è un capolavoro. Per quanto, a livello di trama, abbia preferito altri film del regista, l'ultimo lavoro di Park Chan-wook non ha una sola immagine o sequenza meno che perfetta e ogni fotogramma viene ulteriormente arricchito da una fotografia meravigliosa che conferisce chiarezza e profondità ad ogni ambiente mostrato, rende vividi i colori degli abiti e trasforma mare e montagna in luoghi incantati e poetici, allo stesso tempo superiori alle misere vicende umane e profondamente legati ad esse. Incredibile è anche l'uso del montaggio, perfetto complemento di una regia ardita che ci trasporta, senza soluzione di continuità, dalle percezioni oggettive di un detective in azione alle soggettive di ipotesi che prendono vita in una dimensione passata, oppure ci consente di metterci nei panni di cadaveri e oggetti inanimati, per meglio comprendere il senso di "ultima cosa vista prima di morire". La perfezione formale di Decision to Leave è completata dalle intense performance di Park Hae-il e Tang Wei, la cui alchimia arricchisce ancora più le singole interpretazioni dei due personaggi, e da una colonna sonora interessante, a tratti malinconica e a tratti allegra, con una canzone portante (quella ascoltata più volte dalla nonnina) dal sapore Almodovariano che racchiude tutta la sensazione di una "nebbia" che non cessa di avvolgere i due innamorati. Decision to Leave non diventerà mai il mio film preferito di Park Chan-wook ma spero venga riproposto in qualche arena estiva per godermelo sul grande schermo come avrebbe meritato, e ve lo consiglio spassionatamente, perché questo è Cinema con tutti i crismi, realizzato da un Autore che ancora lo vede come alta forma d'arte ed espressività.
Del regista Park Chan-wook ho già parlato QUI.
Park Hae-il interpreta Jang Hae-joon. Nato in Corea del Sud, ha partecipato a film come Memorie di un assassino e The Host. Ha 46 anni.
Se Decision to Leave vi fosse piaciuto recuperate La donna che visse due volte (lo trovate a noleggio su varie piattaforme) e Mademoiselle. ENJOY!
👏👏👏 ottima recensione in cui mi ritrovo perfettamente.
RispondiEliminaUna delle cose più belle viste quest'anno, da vedere possibilmente su grande schermo. Film che avrei rivisto volentieri per qualche incastro/spiegazione che mi è sfuggita troppo presa da quanto vedevo perché qua la bellezza delle inquadrature 'disturba' la concentrazione ma questa è un'opera davvero encomiabile.
Non sono un'estimatrice di Old boy, gli ho preferito il cattivissimo Mr.Vendetta, devo ancora ampliare la conoscenza di questo regista.
Grazie mille!
EliminaIo Mr. Vendetta devo ancora vederlo, anche a me manca parecchio della filmografia del regista. Quanto a Decision to Leave, spero davvero di poterlo rivedere su grande schermo.
Un film bellissimo condivido, ne parlerò a breve anche io
RispondiEliminaAllora poi verrò a leggerti!
EliminaGuarda, Park nell'ultima decade ne ha cassati così tanti che mi è quasi passata la voglia... 😅
RispondiEliminaA me gli ultimi che ho visto sono piaciuti molto. Ma non mi ritengo né esperta né estimatrice tout court del regista in questione!
EliminaIo l'ho visto al cinema qualche settimana fa (o mese) e l'ho adorato. Sembra un film senza tempo, ricorda il cinema d'autore europeo anni Settanta/Ottanta, sì, anche Almodovar nella sua geniale capacità di mescolare i generi. Sempre ottime cose da oriente (si veda anche "Plan 75".)
RispondiEliminaConcordo con Alligatore, se riesci recupera Plan 75, visto al TFF, distopia o realtà? Qualcosa su cui riflettere, spero che riesci a reperirlo 👍
EliminaMi segno il titolo, grazie a entrambi!!
EliminaConosco poco di Park Chan-wook e la sua famosa trilogia vorrei rivederla che di anni ne sono passati troppi, ma qui mi ha convinto a metà proprio per la "stranezza" di una trama quasi troppo semplice.
RispondiEliminaMa ogni difetto sparisce di fronte alla regia e alla fotografia, che mano, che occhio!
Sì, dovrei recuperare un po' di roba anche io, paradossalmente mi mancano alcune delle sue opere più famose!
Elimina