Trama: durante una vacanza in Francia, Saskia scompare misteriosamente. Il compagno, Rex, non si arrende e continua a cercarla anche dopo tre anni, fomentato dalle cartoline inviate periodicamente dal rapitore...
Ricordo che, quando ero ragazzina, passava spesso in televisione The Vanishing - Scomparsa. In tutta onestà, quando Letterboxd mi ha proposto The Vanishing, credevo intendesse proprio quel film, perché non avevo affatto idea che esistesse un originale olandese, e non ero molto per la quale all'idea di riguardarlo. Infatti, non credo di averlo mai finito, all'epoca (o forse sì, ma chissà) e l'unica cosa che mi è rimasta, ripensandoci, è un'indefinita sensazione di noia. Questa sensazione, invece, non si è presentata per nulla durante la visione di Spoorloos (il titolo italiano è troppo lungo da scrivere), film che più angosciante non si può, in grado di catturare lo spettatore con una sceneggiatura e un montaggio che molte opere moderne si sognano. Il che è buffo, se ci si pensa, perché la trama è semplicissima. Durante un viaggio in Francia, Saskia sparisce senza lasciare traccia, lasciando il compagno Rex preda dell'angoscia e condannandolo a vivere nel suo ricordo, impegnato in una forsennata ricerca della verità e "pungolato" dalle cartoline del rapitore, il quale, di tanto in tanto, gli propone incontri perennemente disattesi. Ciò che viene rappresentato in Spoorloos, tuttavia, non sono le indagini di Rex, né tantomeno la sua eventuale caccia al rapitore, ma un continuo alternarsi di punti di vista tra vittima e criminale, tra un presente in cui Saskia non c'è più e un passato in cui un omino insignificante ma dalle tendenze sociopatiche ha deciso di sfidare il concetto di destino dimostrando di poter rapire una persona. Probabilmente non riuscirò a spiegarvi la tensione, l'angoscia e il nervoso che suscita la visione di Spoorloos, perché non credo di avere sufficienti mezzi espressivi a disposizione, ma il risultato di questi continui shift temporali e del montaggio alternato è quello di ritrovarsi in costante tensione, sperando stupidamente in un miracolo che sappiamo non essere mai avvenuto. Il rapitore, infatti, incarna la banalità del male, è meticoloso ma alle prime armi, e ha dalla sua un'enorme fortuna che bilancia i neri, ironici momenti in cui dimostra tutta la sua inesperienza. E' lì che tu preghi in un intoppo stupido che possa salvare Saskia dal suo destino, in un lampo che illumini Rex e lo spinga a ridurre Raymond a un grumo sanguinolento, dimenticando, scioccamente, che tutto ciò che Sluizer mostra sullo schermo è già avvenuto anni prima, ed è questa la forza del film.
E' stato proprio George Sluizer, anni dopo, a dirigere il remake americano, e mi fa strano pensare di essermi annoiata guardandolo, quindi immagino che la struttura del film sia diversa e, in qualche modo, ulteriormente semplificata, con qualche aggiunta di dettagli inutili ma fondamentali per il pubblico americano. Spoorloos, invece, è scevro di orpelli, asciutto nel suo delineare con pochi dettagli sia il legame tra Saskia e Rex (molto realistico, soprattutto durante il litigio in galleria, funzionale ad aumentare l'angoscia dello spettatore) sia la personalità distorta di Raymond, un manipolatore la cui vera natura viene probabilmente percepita solo dalla figlia maggiore, palesemente a disagio in sua presenza, a differenza della sorellina più solare. La cosa più interessante di Spoorloos è indubbiamente il montaggio, che disorienta lo spettatore e lo rigira come vuole, mettendolo ora nei panni di Raymond, ora in quelli di Rex (illudendoci, tra l'altro, di godere di una conoscenza a lui preclusa e di conseguente, maggior sicurezza, quando alla fine basta un attimo a fregare anche noi e farci ripiombare nell'incubo), e c'è almeno una sequenza che, con eleganza infinita, ci dice esattamente come andrà a finire il film, ma anche le interpretazioni degli attori sono spettacolari. In particolare, Bernard-Pierre Donnadieu dà vita a uno dei criminali più abietti della storia del cinema, con quell'aria di perenne soddisfazione e superiorità che farebbe perdere la pazienza a un santo, per non parlare della serenità con la quale compie alcune delle azioni più aberranti che si possano pensare solo per il gusto di sfidare il fato (se ripenso al "vous l'avez-violée?" seguito dall'espressione alla "ma che orrore, figuriamoci, non sono mica un mostro!!!" mi viene da vomitare), ma anche Johanna ter Steege e Gene Bervoets rimangono impressi con la loro naturalezza, e viene istintivo affezionarsi ai loro personaggi. Se non avete mai visto Spoorloos, o Il mistero della donna scomparsa, il mio consiglio è dunque di dimenticarvi di The Vanishing - Scomparsa e di dare una chance al suo predecessore, perché film così non se ne girano più!
George Sluizer è il regista e co-sceneggiatore della pellicola. Francese, ha diretto anche il remake USA del film, The Vanishing - Scomparsa. Anche produttore e attore, è morto nel 2014, all'età di 82 anni.
Bernard-Pierre Donnadieu, che interpreta Raymond, ha partecipato al film L'inquilino del terzo piano. Se il film vi fosse piaciuto recuperate The Vanishing - Scomparsa. ENJOY!
Bernard-Pierre Donnadieu, che interpreta Raymond, ha partecipato al film L'inquilino del terzo piano. Se il film vi fosse piaciuto recuperate The Vanishing - Scomparsa. ENJOY!
Coincidenza vuole che proprio l'altro giorno qui si parlava dell'"americanizzazione" di Speak no Evil (io ricordavo anche il remake di Insomnia). Il The Vanishing hollywoodiano è un altro buon esempio di commercializzazione (e sia detto senza giudizio di sorta) di un bel lavoro ben centrato e originale. Che si fa? Se ne riprende il soggetto ma vi si stravolge l'intreccio, banalizzandolo (anche attraverso un montato che chieda meno lavoro da parte del pubblico) sino a giungere ad un finale più facile, consolatorio; ancora, il suo senso e la poetica. Se il Vanishing con Sutherland è un thriller annacquato, un giallo dozzinale preso a caso dalla vecchia collana Mondadori e incapace di graffiare Spoorloos ha gli artigli e i denti di un dramma di Durrenmatt::ti entra nella carne e non riesci più a liberatene; tanti i temi di Spoorloos che li accomuna a molti lavori dello scrittore svizzero (ma io ho in mente soprattutto La Promessa): dall'ossessione che divora la ragione portando alla follia, al male che si insinua in ogni fessura e pertugio del mondo; e il caos, ancora più del caso che per definizione non è ordinabile neanche se hai il miglior detective di Scotland yard. Da una parte la tragedia da un'altra la farsa (basta vedere il ruolo che hanno le nuove fidanzate dei protagonisti nell'originale e nel remake). Naturalmente potrà piacere anche e più il secondo ma perché noi sentiamo vicino, come ombra, e continuiamo a ricordare solo il primo? Ecco la differenza. È qui la sua forza.
RispondiEliminaAmmetto l'ignoranza relativamente a Durrenmatt, di cui non ho mai letto nulla, ma riconosco in tutto quello che hai scritto. Non giudico brutti i remake "consolatori", ma indubbiamente gli originali hanno un'altra forza e ti restano aggrappati.
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