Anche quest'anno ho avuto la fortuna di recarmi a Torino per il ToHorror Fantastic Film Fest 2024, un'edizione dedicata al tema dell'Antropocene. Il programma era molto ricco e prevedeva tre lungometraggi tra i migliori usciti quest'anno, In a Violent Nature, Stopmotion (con tanto di masterclass e presenza in sala di Robert Morgan!) e Oddity (risultato vincitore della Menzione Speciale della Giuria nella sezione lungometraggi). Avendoli però già visti, ho optato per altri titoli, quindi ecco un piccolo riassunto di ciò che sono riuscita a godermi sugli schermi del festival e di ciò che vi conviene tenere d'occhio per i mesi a venire! Colgo l'occasione per ringraziare gli organizzatori che, ogni anno, si prodigano per creare un festival ricco, interessante e senza intoppi (riuscendo a tapullare con eleganza quando questi ultimi, inevitabilmente, si presentano!). Nell'attesa della prossima edizione... ENJOY!
Di origine sconosciuta (George Cosmatos, 1983)
L'unico film che sono riuscita a guardare della rassegna Antropocene Now! è questo divertente e grottesco "home invasion" dove uno yuppie (interpretato nientemeno che da Peter Weller) si ritrova a dover combattere un ratto all'interno di un lussuosissimo appartamento in centro a New York. La battaglia che segue è una parabola amara su quanto l'uomo non abbia alcun controllo sulla sua vita e, soprattutto, su quanto il Dio capitalismo si basi su sistemi fragilissimi, al punto che basta un piccolo imprevisto per rivelarne per intero le falle e la pochezza. Per quanto gli effetti speciali del film siano un po' datati, è una pellicola che sconsiglio a chiunque abbia la fobia dei topi; vero è che la bestia protagonista cambia forma, specie e dimensione a seconda delle inquadrature e delle esigenze di sceneggiatura, ma il risultato complessivo è abbastanza schifosetto e l'idea di avere in casa una roba simile mi farebbe venire voglia di consegnarli le chiavi senza nemmeno impegnarmi nella disinfestazione.
Fréwaka (Aislinn Clarke, 2024)
Era il film su cui puntavo di più quest'anno, purtroppo è quello che mi ha lasciato di meno. Ambientato in Irlanda (Fréwaka, in gaelico, vuol dire "radici") racconta la storia di Shoo, infermiera esperta di cure palliative che viene inviata in un remoto villaggio irlandese per seguire l'anziana abitante di una sinistra magione sperduta nel bosco. Le radici del titolo affondano nel traumatico passato di Shoo, che si rivela a poco a poco allo spettatore, in quello dell'anziana e nelle oscure tradizioni del villaggio dove risiede, il che incasella Fréwaka nel genere folk horror, solitamente a me molto gradito. Purtroppo, nonostante interessanti suggestioni, splendide intuizioni visive e protagoniste molto brave, l'opera sa un po' di già visto e la sua natura di slow burn non aiuta a tenere destissima l'attenzione. Mi riservo comunque di riguardarlo (magari assieme al film precedente della regista, The Devil's Doorway) in un altro momento, forse ero un po' stanca in partenza.
Infinite Summer (Miguel Llansó, 2024)
Su questo non avrei puntato un euro, quando invece è stata una delle visioni più interessanti del festival. Già solo vedere scritto "Tallifornia" all'inizio mi ha messa istantaneamente di buonumore (per mera ignoranza, credevo fosse una presa in giro, ma trattasi di casa di produzione realmente esistente!), dopodiché mi sono lasciata catturare da questo mix di coming of age estivo e sci-fi che, con leggerezza e senza pretesa di offrire allo spettatore chissà quale interpretazione del mondo, introduce il tema del transumanesimo. Il regista, presente per un breve Q&A, è stato così sincero da ammettere di non aver voluto dare un significato particolare al film, voleva solo girarne uno che fosse interessante per lui, con un finale aperto all'interpretazione dello spettatore. Personalmente, l'ho trovato dolceamaro e molto gradevole, e ho apprezzato non solo lo sviluppo psicologico di una protagonista nella quale ho riconosciuto molto della me stessa ragazzina ma anche gli effetti speciali particolarissimi. Purtroppo, Infinite Summer è uno di quei film che, molto probabilmente, non avrà mai distribuzione in Italia. Nel caso fortuito in cui arrivasse anche qui, dateci un'occhiata!
Sayara (Can Evrenol, 2024)
Dopo quella bomba di Baskin e quella mezza sòla di Housewife, avevo perso completamente di vista Can Evrenol. Il suo ritorno al ToHorror coincide con un rape and revenge brutalissimo e terribilmente realistico (o, meglio terribilmente plausibile) per quanto riguarda la violenza sessuale scatenante, la gioia di umiliare una donna, per di più immigrata, e tutto il codazzo di compiaciuta corruzione che mira a proteggere i suoi ricchi carnefici. La parte revenge, meno verosimile ma molto soddisfacente a livello di violenza e sangue, vede impegnata una ragazza davanti alla quale persino John Wick abbasserebbe lo sguardo fuggendo a gambe levate, dotata di una cazzimma tale che è difficile non mettersi ad applaudire. In sostanza, un film non originalissimo ma che si lascia guardare, anche se so che il regista potrebbe fare di più.
House of Sayuri (Kouji Shiraishi, 2024) - Vincitore del premio del pubblico al miglior lungometraggio
In rete troverete tantissime recensioni che lo stroncano per il modo "leggero" con cui affronta una cosa tremenda come la violenza sessuale verso i minori. Ammetto io stessa che sarebbe servita un po' di delicatezza in più, ma avendo visto altri film di Shiraishi non mi ha neppure sorpresa la commistione tra horror serio, quasi tragico, e momenti di pura locura nipponica, che magari a noi occidentali sembra strana, mentre in Giappone potrebbe essere la norma. A prescindere, mi sono parecchio spaventata e, spesso, sinceramente divertita guardando House of Sayuri, anche se avrei sforbiciato un po' qui e là. Non fosse per i due film che ho visto in seguito, la nonnina protagonista sarebbe assurta ad idolo incontrastato del festival ma, anche così, è un gran bel personaggio.
Steppenwolf (Adilkhan Yerzhanov, 2024) - Giusto vincitore del premio ufficiale come miglior lungometraggio
La bombetta del festival. Appena cominciato ho pensato "c'è dell'inquadratura in questa figaggine", poi in seguito è andato in crescendo. Graziato da una regia e una fotografia splendide, che consegnano allo spettatore un Kazakistan desolato e affascinante allo stesso tempo, Steppenwolf vive proprio di questi contrasti e contraddizioni. Sequenze grottesche lasciano posto a profonda commozione, per un sorriso strappato dal protagonista sale la voglia di prenderlo a ceffoni forti e di vederlo morto, mentre l'unica costante è la determinazione di una madre tanto spezzata nella mente e nell'eloquio quanto brillante e profonda nel cuore. A prescindere dai sentimenti che Steppenwolf saprà suscitarvi, il consiglio è di recuperarlo e godere dell'interpretazione di due attori favolosi, sperando che la vittoria al festival contribuisca a spingere qualche distributore illuminato a portarlo anche in Italia.
Krazy House (Steffen Haars, Flip van der Kuil, 2024)
Se Steppenwolf ha parlato, giustamente, alla mia parte più "cinefila", di testa, Krazy House ha scatenato la mia parte cazzona, de panza, e, com'è ovvio, è diventato il mio film preferito del festival. Un Nick Frost in stato di grazia (insieme a un'Alicia Silverstone ormai abbonata a horror e film strambi) ci accompagna sul set della sit com Krazy House, nella quale i Christian conducono una vita apparentemente idilliaca, pregni della Grazia del Signore. Ci vorrà poco perché l'idillio si sgretoli e due folli registi olandesi mettano alla berlina tutto ciò che vi è di più sacro, puro ed intoccabile, neonati e cani compresi. Produce Amazon, quindi la speranza è quella che Krazy House venga distribuito ovunque, perché non posso accettare che qualcuno rimanga privo di tanta, arrogante stupidera. Pregate Cristo, magari vi ascolterà, se non sarà impegnato altrove. Nel caso, cercatelo bene, forse potrebbe essere dentro di voi. Molto dentro. Pure troppo.
Segno Krazy House, il kazako, il giapponese e pure l'irlandese che per ambientazione un po' di suggestione spero me la dia.
RispondiEliminaIl problema sarà dove e quando trovarli, ma intanto grazie per questo tuffo nell'horror, prima o poi vincerò tutte le mie paure e verrò per Torino.
Sarà il segno del mio definitivo passaggio al lato oscuro della blogosfera :)
Passa, passa, che abbiamo i biscotti e anche il bicerìn!
EliminaSpero di vedere "Infinite Summer" ma in generale anche quest'anno il ToHorror ci ha regalato un sacco di gioie ;-) Cheers
RispondiEliminaMa anche House of Sayuri, dai!
EliminaNon vedo l'ora che sia l'anno prossimo!