mercoledì 9 ottobre 2024

Le notti di Salem (1979)

Siccome mentre sto scrivendo queste righe manca pochissimo all'uscita streaming della nuova versione diretta da Gary Dauberman, ho deciso di riguardare Le notti di Salem (Salem's Lot), miniserie diretta dal regista Tobe Hooper nel 1979 e tratta dal romanzo omonimo di Stephen King.


Trama: lo scrittore Ben Mears torna nella cittadina di Salem's Lot per scrivere il suo nuovo romanzo, proprio nel momento in cui un vampiro pluricentenario la sceglie come covo e terreno di caccia...


Mamma mia, la monnezza che ho visto. Monnezza "ridotta", ma pur sempre tale. E ringrazio, per una volta, tutti gli dèi per l'esistenza di una divisione in zone per DVD e BluRay, il che impedisce al DVD acquistato in Australia, contenente la versione da 183 minuti de Le notti di Salem, di funzionare in Italia, cosa che mi ha costretta ad accontentarmi del film da 112 minuti recuperato al Libraccio. Ricordo benissimo di essermi addormentata, in Australia, durante la visione della miniserie, e ho dovuto usare spesso il tasto rewind anche stavolta, benché abbia cominciato alle 20.30, dopo una giornata neppure tanto stancante. Il problema de Le notti di Salem è che è soporifero da matti, a prescindere che sia una mattonata di miniserie o una sua riduzione pensata per i cinema europei, un'opera che ridefinisce il concetto stesso del "non succede nulla". L'enorme problema è la scelta (salvo alcuni cambiamenti di personalità, scambi di personaggi e altre "libertà" che, di per sé, nulla toglierebbero alla qualità dell'adattamento) di seguire pedissequamente lo spirito di un romanzo che vive delle esistenze private degli abitanti di Salem's Lot, molti dei quali già diretti verso l'oscurità prima ancora dell'arrivo dei malvagi Barlow e Straker. Ciò che su carta è entusiasmante, reso vivo dall'abilità Kinghiana di realizzare opere corali ambientate nelle piccole cittadine, su pellicola rallenta tantissimo il ritmo del racconto (questo non solo nella versione "ridotta", dove alcune storie sembrano non portare da nessuna parte, in primis quella del cornuto Sawyer e della moglie fedifraga, ma anche nella lunghissima miniserie), al punto che quando i vampiri arrivano è già passato l'interesse, e la loro presenza centellinata non aiuta. Personaggi importanti come Padre Callahan e il piccolo Mark, per esempio, sono due macchiette le cui peculiarità servono solo per dare una nota di colore, tanto che la questione della fede del prete si riduce a due parole dette en passant prima che quest'ultimo scompaia dalla storia senza lasciare traccia, e anche il trauma subito da Ben proprio per colpa di Casa Marsden è talmente posto male che perde di qualsiasi importanza, al punto che ci si chiede perché mai lo scrittore sia così ossessionato dall'edificio (un'altra delle case maligne di King, la cui sola presenza basta ad avvelenare tutto ciò che entra in contatto con loro, ma se non avessi letto il romanzo o non conoscessi il Re non sarei riuscita ad evincerlo guardando Le notti di Salem). 


Mi sono chiesta spesso perché mai un adattamento così malfatto sia assurto a livello di cult e mi sono risposta che moltissima gente l'avrà guardato solo nel 1979 e probabilmente conserverà lo stesso ricordo che ho io della miniserie di It (un'altra di quelle opere che, riviste con occhi scevri di nostalgia, esce con le ossa rottissime). Capisco però anche perché molti registi lo apprezzino e lo citino ancora oggi, visto che un paio di sequenze hanno retto alla perfezione l'usura del tempo. La più famosa è, ovviamente, quella in cui un Ralphie Glick ormai vampirizzato va a far visita al fratello e bussa alla sua finestra; la tecnica con cui è stata realizzata, unita al trucco terrificante del pargolo e al taglio delle inquadrature, crea materiale da incubo, e anche il paio di jump scares che vedono Barlow protagonista, con quella pelle blu e gli occhi gialli, rimangono notevoli. Lo stesso aggettivo si può applicare alla scenografia di Casa Marsden, la cui splendida facciata posticcia, messa davanti a un edificio fatiscente, è costata, in dollari, l'equivalente di una casa vera acquistata all'epoca. Tutto il resto, purtroppo, è da dimenticare. Regia ed interpretazioni sono televisive nell'accezione più brutta del termine perché, salvo per quel paio di sequenze già citate, non c'è un'idea originale né un'immagine che sorprenda, solo un piattume infinito messo assieme da un montaggio impersonale, quanto agli attori stenderei un velo pietoso. David Soul sarà stato anche un ottimo manzo biondo in Starsky e Hutch ma qui sembra spaesato e, pur essendo il protagonista, non ha un briciolo di carisma. Per sua fortuna, chi lo affianca non ha alcun modo di eclissarlo, in quanto ogni attore sembra voler andare da punto A a punto B e recitare le battute giusto per portare a casa lo stipendio e infilare in curriculum una miniserie tratta dal romanzo di uno scrittore all'epoca giovane ma già sulla cresta dell'onda. Ho già capito, da un paio di anteprime, che il nuovo Salem's Lot sarà poco meno deludente, ma spero che almeno la presenza di quell'ottimo patatone di Pilou Asbæk mi impedirà di addormentarmi, così come spero di non dover rivedere mai più questa versione de Le notti di Salem.


Del regista Tobe Hooper ho già parlato QUI. Bonnie Bedelia (Susan Norton), George Dzundza (Cully Sawyer), Fred Willard (Larry Crockett) e Geoffrey Lewis ( Mike Ryerson) li trovate invece ai rispettivi link.

James Mason interpreta Richard K. Straker. Inglese, lo ricordo per film come E' nata una stella, Intrigo internazionale, Lolita e Il verdetto. Anche produttore, sceneggiatore e regista, è morto nel 1984, all'età di 75 anni. 


David Soul
, che interpreta Ben Mears, era l'Hutch della serie Starsky e Hutch. George A. Romero era stato contattato per dirigere un film tratto da Le notti di Salem, ma dopo che erano stati annunciati sia il Dracula con Langella, sia Nosferatu - Il principe della notte, la Warner Bros. ha deciso di realizzare una miniserie, cosa che ha spinto Romero a rinunciare. Le notti di Salem ha una sorta di sequel, I vampiri di Salem's Lot, e un remake, Salem's Lot, miniserie del 2004. Nell'attesa della più volte posticipata versione di Dauberman, se il genere vi piace recuperateli e aggiungete la serie Chapelwaite. ENJOY!

7 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  2. Maledetto correttore automatico mi ha scritto un commento tutto sgangherato...
    Concordo con la noia e salvo solo Barlow (non Gary dei Take That) per il makeup.
    Ps.
    Svista di sicuro per James Mason in Starsky & Hutch 😜

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  3. Una storia che vive sulla prosa di King, come lo spieghi al cinema l'orrore di una porta socchiusa? Eppure resta uno dei titoli più amati di Hooper senza che molti sappiano forse nemmeno che è uno dei suoi film. Cheers!

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    1. Impossibile, concordo. Soprattutto nella TV anni '70. Poi mi dovete spiegare però perché amate lo stesso 'sto mattone!

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  4. Io ricordo di averlo visto da ragazzino in una di quelle tante estate che passavo tra casa e videoteca. Non lo ricordo malaccio, ma leggendo la tua recensione evito di rispolverare.

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    1. Da ragazzina forse avrei apprezzato anche io. Visto per la prima volta a 25 anni saltano fuori tutte le magagne!

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