Visualizzazione post con etichetta bella thorne. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta bella thorne. Mostra tutti i post

martedì 22 settembre 2020

La babysitter - Killer Queen (2020)

So che l'etichetta cinèfila avrebbe voluto che guardassi prima Sto pensando di finirla qui invece di La babysitter - Killer Queen (The Babysitter: Killer Queen), diretto e co-sceneggiato dal regista McG, ma amici mi hanno sconsigliato di approcciarmi all'ultimo film dell'adorato Charlie Kaufman in questo momento di umore nero, così ho preferito buttarmi sulla supercazzola.


Trama: Cole è cresciuto ma è sempre lo stesso sfigato e, soprattutto, nessuno gli crede quando racconta che tre anni prima la sua babysitter Bee è scomparsa dopo aver cercato di usarlo come sacrificio umano assieme ad altri ragazzi ora morti. La situazione ovviamente peggiora quando il culto satanico di tre anni prima torna a cercarlo...


La babysitter, uscito su Netflix nel 2017, aveva due meriti: uno, quello di avere attirato l'attenzione sulla bionda e bellissima Samara Weaving, due, non prendersi mai sul serio nemmeno per sbaglio. A dire il vero ci sarebbe anche un terzo merito, quello di essere uno dei film più splatter sul catalogo Netflix, non fosse che quello di La babysitter era un gore così cartoonesco da non turbare neppure gli stomaci deboli, quindi rimaniamo concentrati sui primi due punti. Purtroppo, il sequel La babysitter - Killer Queen ha l'unico, enorme difetto di privarsi del punto uno, mentre per il resto rimane fedele al secondo per tutta la sua durata, anzi, se possibile è ancora più cazzone e cretino del primo capitolo. Cole è cresciuto, non ha più bisogno di una babysitter, ma è rimasto comunque un liceale sfigato e weird, reso ancora più disadattato dagli eventi che lo hanno visto potenziale vittima sacrificale della babysitter Bee e dei suoi amici, tutti peraltro morti per mano sua o quasi; come nelle migliori tradizioni horror, infatti, nessuno gli crede, i genitori preoccupati lo considerano pazzo e persino la migliore amica d'infanzia, Melanie, finge che non sia accaduto nulla e gli consiglia di fare altrettanto. Tutto cambia durante una serata di libertà in cui Cole, trascinato da Melanie e dai suoi amici, non decide di smettere di fare il bravo ragazzo e decide di andare a una festa privata sul lago (notoriamente pessimi posti per gli horror), ritrovandosi così davanti il suo peggior incubo. E qui mi fermo, perché Killer Queen nasconde tantissime sorprese che vi lasceranno alternativamente scioccati e piacevolmente stupiti se avete voluto anche solo un po' di bene a La babysitter. Tra personaggi amatissimi che ritornano ancora più in forma di prima, altri ai quali viene concesso più spazio (i padri snaturati di Melanie e Cole) e nuovi arrivi, in tutta onestà, non particolarmente carismatici, anche questa volta Cole avrà il suo bel daffare per sopravvivere a quell'innocenza che pare essere nettare prelibato per il diavolo e, ovviamente, per dimostrare di non essere lo sfigato che tutti credono.


Quanto alla realizzazione, se conoscete un po' McG sapete bene che il regista non è uno dei più raffinati, anzi, realizza buona parte dei suoi film come se avesse per le mani un cartone animato di inizio nuovo millennio e non risparmia citazioni a piene mani (il Bolluomo s'è commosso per il momento Street Fighter, per esempio), ralenti, flashback trattati col metodo "grindhouse", scritte in sovrimpressione, momenti pop come se piovessero e bagni di sangue con morti splatterosissime. Personalmente, durante la visione di Killer Queen sono rimasta estasiata davanti alla sequenza/metafora sessuale più trash ed esilarante di sempre, con tanto di balletto retrò ad accompagnare il tutto, qualcosa che non avrebbe sfigurato in capolavori del nonsense come Una pallottola spuntata o Hot Shots!, per intenderci. La sequenza è accompagnata da una canzone di cui non conosco assolutamente il titolo, parte di una colonna sonora bellissima che trionfa sul finale con l'ovvia ma perfetta Killer Queen dei Queen e che fa venire voglia di recuperare altre hit citate ma, ahimé, non utilizzate come Can't Touch Me o Ice Ice Baby, giusto perché di trash dal sapore anni '90 non ce n'è mai abbastanza. Molto valido, ovviamente, anche il cast: Judah Lewis si diverte palesemente molto nel ruolo di Cole ma mai quanto Bella Thorne, Andrew Bachelor e Robbie Amell, tra i quali non saprei scegliere chi mi fa più ammazzare dalle risate, e la strana coppia Ken Marino-Chris Wylde stavolta dà letteralmente il bianco, così come l'esilarante Carl McDowell. Io non so se faranno il terzo La babysitter ma, per una volta, mi auguro proprio di sì e che la squadra vincente non si cambi, perché sarebbe come l'appuntamento annuale con Sharknado ma senza la vergogna di dire "ca**o, non vedo l'ora che esca il prossimo Sharknado!". Cole, sarai anche sfigato ma ti si vuole bene.


Del regista e co-sceneggiatore McG ho già parlato QUI. Samara Weaving (Bee), Emily Alyn Lind (Melanie), Bella Thorne (Allison), Ken Marino (Archie) e Leslie Bibb (Phyllis) li trovate invece ai rispettivi link.

Judah Lewis interpreta Cole. Americano, ha partecipato a film come La babysitter e Summer of '84. Ha 19 anni.


Ovviamente, se La babysitter - Killer Queen vi fosse piaciuto recuperate anche La babysitter. ENJOY!

mercoledì 22 maggio 2019

Keep Watching (2017)

A Vienna mi è capitato di curiosare nei negozi di DVD/BluRay e, a parte la BELLEZZA incredibile di alcune edizioni di capolavori horror (steelbook ed edizioni speciali costosette, da sbavarci sopra), ho notato un cofanettino doppio con dentro due film a me totalmente sconosciuti che, per curiosità, ho deciso di cercare on line. Uno era questo Keep Watching, diretto nel 2017 dal regista Sean Carter, l'altro era Demonic, che guarderò nei prossimi giorni.


Trama: i membri di una famiglia vengono prima spiati attraverso telecamere nascoste, poi attaccati da un gruppo di killer mascherati.



Uh, la noia. Invece di inventare qualcosa di nuovo da scrivere su Keep Watching potrei fare come i realizzatori della pellicola e rimandarvi ai link di tutti gli home invasion recensiti sul blog, tanto il film di Sean Carter è un compendio floscio di tutti i cliché possibili ed immaginabili, con un'aggravante in più: della famiglia protagonista non frega una benemerita mazza a nessuno, tanto i suoi membri sono delle figurette monodimensionali. Lo sceneggiatore non si impegna nemmeno a farci empatizzare anche solo con UNO dei personaggi e, quel che è peggio, per dar loro un po' di spessore (nemmeno a tutti), vengono appioppati a caso problemi esistenziali o economici che poco o nulla influiranno sulla trama: banalmente, a che mi serve sapere che il padre è indebitato fino al collo se poi gli "invasori" non sono dei killer mandati da eventuali strozzini? Le scene da drama queen della protagonista, con tanto di "invasori" che insistono sulla morte prematura della madre, come se quest'ultima avesse a che fare con il loro arrivo (spoiler: non è così), a cosa mirano visto che il suo atteggiamento non riesce né ad esacerbare la tensione casalinga né si intreccia in qualche modo alla natura della minaccia? Boh. Stendo un velo pietoso sul resto dei personaggi, nominalmente "moglie giovane", "figlio minore" e "zio simpatico/drogato", perché la sceneggiatura non va oltre le mere etichette che gli ho affibbiato. Perlomeno i killer hanno del mordente? Nì. L'idea di un programma dove le famiglie vengono spiate da miriadi di telecamere e uccise in diretta streaming, per quanto derivativa, è carina e il colpo di scena finale sarebbe anche simpatico, il problema è che con un titolo come "keep watching" devi trovare dei modi per farmi venir voglia di continuare, effettivamente, a guardare. Invece, dopo 5 minuti uno avrebbe già voglia di spegnere la tv, tanto quei loschi figuri mascherati hanno il medesimo carisma dei manichini (anzi, no. Dei manichini sarebbero per me agghiaccianti).


Ulteriore aggravante è lo stile che si rifà al found footage/mockumentary/video in presa diretta. Una volta piazzate le telecamere in ogni dove, allo spettatore viene offerta la possibilità di infilarsi quasi persino nel cassetto della biancheria delle vittime, e i punti di vista si moltiplicano, tra soggettive involontarie, immagini caleidoscopiche, tremolii assortiti, prospettive distorte: peccato che non ci sia una sola inquadratura che non faccia venire voglia di chiudere gli occhi per il fastidio oppure addormentarsi per il tedio di assistere a scene immerse in una penombra perenne. Un goccino di sangue, perlomeno? Ma figuriamoci, gli omicidi vengono opportunamente tagliati prima che giunga il momento clou oppure non prevedono dispendio di liquido rosso. Eh ma che noia, ribadisco, altro che Keep Watching. Al limite, potrebbero continuare a watchare gli spettatori maschili, visto che per aiutarli a rimanere svegli Bella Thorne è quasi sempre in mutande o shorts come già accadeva in quell'altra schifezza di Amityville - Il risveglio (si metta agli atti che Bella Thorne, per quanto insistano ad infilarla in queste produzioni thriller/horror, è una delle scream queen peggiori di sempre), mentre invece chi sperava di vedere Carl Grimes venire brutalmente pestato o seviziato potrebbe ricevere un'altra brutta notizia. Non posso nemmeno consigliarvi di recuperare la penultima stagione di The Walking Dead per vedergli fare la fine che merita, visto che, parlando di noia, la soap opera con occasionali zombi batte Keep Watching 20 a 0. Ma lo stesso non è un motivo per cercare e guardare questo tediosissimo filmetto.


Di Bella Thorne (Jamie) e Leigh Whannell (Matt) ho già parlato ai rispettivi link.

Sean Carter è il regista della pellicola, al suo primo lungometraggio. Americano, ha 42 anni e ha lavorato soprattutto come montatore, produttore, attore e sceneggiatore.


Chandler Riggs interpreta DJ. Meglio conosciuto come il CaVVll di The Walking Dead, il ragazzo ha partecipato a film come Mercy e doppiato un episodio di Robot Chicken. Ha 20 anni e un film in uscita.


Ioan Gruffudd interpreta Carl Mitchell. Inglese, lo ricordo per film come Wilde, Titanic, I Fantastici 4, I Fantastici 4 e Silver Surfer, Come ammazzare il capo... e vivere felici, inoltre ha partecipato a serie quali Ringer, Glee e lavorato come doppiatore in American Dad! e I Griffin. Ha 46 anni e un film in uscita.


Se Keep Watching vi fosse piaciuto recuperate You're NextThe Strangers, The Strangers: Prey at Night e il primo La notte del giudizio. ENJOY!


martedì 26 marzo 2019

Assassination Nation (2018)

Altro film di cui ho letto benissimo in questo periodo è Assassination Nation, diretto e sceneggiato nel 2018 dal regista Sam Levinson.


Trama: a seguito di un attacco haker che ha svelato i segreti della maggior parte dei cittadini di Salem, Lily e le sue amiche diventano il bersaglio dell'odio dell'intera città.



La caccia alle streghe ai tempi dei social ha come teatro la cittadina di Salem e come veicolo di diffusione tablet, pc e cellulari, strumenti "grazie" ai quali la privacy ha perso di fatto ogni significato. Basta una sola persona che si mette in testa di hackerare i gioielli tecnologici degli irreprensibili abitanti, la "good people" della cittadina, ed ecco che i più turpi segreti vengono a galla così come l'ipocrisia dilagante di persone che vedono la pagliuzza nell'occhio altrui ma non la trave nel proprio. E se una volta la caccia era rivolta a quelle donne un po' "strane", che magari indulgevano in pratiche utili ma misteriose come la medicina alternativa oppure ree, chissà, di non avere mariti o figli, al giorno d'oggi le vittime sono quelle ragazze particolarmente disnibite, che sfruttano i social per veicolare la propria immagine causando invidie, desideri inconfessabili, odio. Dei perfetti capri espiatori per sfogare la parte animale di chi arriva a non sentirsi più tutelato e non capisce come difendersi né come sviare l'attenzione dalle proprie colpe se non scaricandole su altri; è così che Lily e le sue amiche, in questo folle mix tra Schegge di follia, Mean Girls e The Purge, diventano le vittime sacrificali di un'intera cittadina di persone "normali" uscite di testa. Oddio, forse sto dando troppa importanza al "messaggio" nemmeno troppo celato all'interno di Assassination Nation, il divertissement di un giovane ma capacissimo figlio d'arte che fa della vacuità, almeno all'inizio, il suo punto di forza e che poi arriva a mostrare allo spettatore il rapido disgregamento del tessuto sociale di Salem, tenuto assieme da regole (morali e non) non scritte ma diligentemente applicate, soprattutto nelle aule del liceo. Tra una scopata e un colpo di pistola, un festino a base di alcool e twerking e un tentativo di linciaggio, la razionalità di Assassination Nation, uno spunto di riflessione o un motivo di vergognarsi, se vogliamo, è affidato alle parole che di tanto in tanto vengono pronunciate da Lily, additata come "causa di ogni male" ma in realtà specchio della generazione Millenial costretta ad offrire l'illusione di perfezione in un mondo social che non perdona e dal quale se si sta fuori si è considerati sfigati, rea di aver già "rovinato il mondo" nonostante il poco tempo passato su questa Terra.


Anche Assassination Nation, come già Mom and Dad, fa parte dunque di quelle pellicole che, pur passando giustamente per supercazzole, mettono a nudo i sentimenti di odio inconfessabile provati dal 90% degli spettatori, facendo sfogare loro queste vergognose sensazioni senza mancare di criticarli e pungolarli, portandoli a vergognarsi un po'. Il tutto, tra l'altro, con uno stile impeccabile. Sam Levinson, figlio dell'eclettico Barry Levinson, gioca con le immagini come se non fosse un trentenne al suo secondo film e fa abbondante uso di colori sgargianti, primi piani di bellezze giovanissime, ralenti "di gruppo" e split screen, riuscendo a rendere questo stile "cool" funzionale a ciò che viene raccontato e non un mero esercizio di stile; il piano sequenza che vede Lily e le sue amiche inconsapevolmente asserragliate in casa è il punto più angosciante del film oltre a quello più commovente a livello "tecnico" e sfido chiunque, impermeabili rossi e citazioni da CarrieDelinquent Girl Boss: Unworthy of Penance a parte, a non sentirsi chiudere lo stomaco davanti alle urla disperate delle povere fanciulle. Fanciulle che, per inciso, sono tutte dannatamente in parte, soprattutto la protagonista Odessa Young, degna erede delle bitch tipiche di questo genere di film adolescenziale MA con un anima e un cervello da tenere ben nascosti nelle instagram stories; meritevolissimo anche il resto del cast, tra facce conosciute e gradite come Colman Domingo e Bill Skarsgard e nuove scoperte come la modella transgender Hari Nef, dotata di un fascino e di una presenza scenica tutta particolare. Sam Levinson è dunque un regista da tenere molto d'occhio, così come è da tenere d'occhio un'eventuale uscita italiana del film, al cinema o su Netflix, perché, supercazzola o no, merita davvero una visione.


Di Colman Domingo (preside Turrell), Joel McHale (Nick Mathers), Bill Skarsgård (Mark), Bella Thorne (Reagan), J. D. Evermore (Capo Patterson) e Jennifer Morrison (Margie) ho parlato ai rispettivi link.

Sam Levinson è il regista e sceneggiatore della pellicola. Americano, figlio di Barry Levinson, ha diretto anche un altro film, Another Happy Day. Anche attore e produttore, ha 34 anni.


Suki Waterhouse interpreta Sarah. Inglese, ha partecipato a film come Pusher, PPZ: Pride and Prejudice and Zombies e The Bad Batch. Anche produttrice, ha 27 anni e sei film in uscita tra i quali Pokémon Detective Pikachu.


Maude Apatow, che interpreta Grace, è la figlia di Judd Apatow e Leslie Mann  mentre Joe Chrest, che interpreta il papà di Lily, lo avrete notato sicuramente in Stranger Things come taciturno padre di Mike. Se Assassination Nation vi fosse piaciuto recuperate la saga di The Purge, Carrie - Lo sguardo di Satana, Giovani streghe, Schegge di follia, persino Amiche cattive, Mean Girls e All Cheerleaders Die. ENJOY!


martedì 17 ottobre 2017

The Babysitter (2017)

Ottobre è il mese di Halloween e, nell'attesa della seconda serie di Stranger Things, Netflix ha tirato fuori dal cilindro la commedia horror The Babysitter, diretta dal regista McG.


Trama: Cole è un ragazzino timido e pauroso che, alla veneranda età di 13 anni, ha ancora bisogno della babysitter, la bellissima e sensuale Bee. Una sera Cole decide non dormire quando la babysitter lo mette a letto e scopre così che la bella Bee nasconde un terrificante segreto...


The Babysitter è la seconda commedia horror (che io sappia) prodotta e distribuita da Netflix dopo Little Evil, film che ho già visto ma di cui non ho ancora parlato. A differenza della storia del "figlio di Satana", carina all'inizio ma un po' moralista da metà in poi, The Babysitter non smette mai di essere ciò che appare all'inizio, ovvero un'esageratissima supercazzola dalle tinte sanguinolente, assai divertente e molto godereccia, che non perde mai di vista l'assurda cattiveria del suo assunto iniziale e offre allo spettatore la presenza di personaggi assurdi e ben caratterizzati. Il protagonista, innanzitutto. Cole frequenta le scuole medie e ha paura di qualsiasi cosa, questo nonostante abbia dei genitori che gli permetterebbero di fare parecchie esperienze che farebbero la gioia di un ragazzino della sua età (guidare la macchina in primis); conciato come un piccolo Kingsman, ovviamente vessato dal novanta per cento dei compagni di scuola, non si capisce se Cole sia davvero uno sfigato oppure se ci marci sopra per poter continuare ad avere come babysitter la bionda Bee. Quest'ultima è caratterizzata come il sogno proibito di ogni uomo e donna del pianeta e non ha un difetto che sia uno: bionda, gnocca, simpatica, intelligente, sensualissima, persino dotata di enorme cultura nerd e cinematografica, è indubbiamente la compagna di giochi ideale per un ragazzino che comunque si trova nella delicata fase prepuberale e quindi non è totalmente indifferente alle grazie della signorina. La prima parte del film è interamente realizzata come una commedia che potrebbe sfociare nel coming of age, con Cole costretto ad affrontare i suoi problemi, Bee che gli fa da allegra spalla, il cucuzzaro di assurdi personaggi che circondano il protagonista ognuno impegnato a svolgere al meglio il proprio ruolo (bulletto, amici del bulletto, ragazzina carina della porta accanto, genitori in crisi matrimoniale impegnati a ravvivare il loro rapporto, ecc. ecc.) e la scommessa di rimanere sveglio per vedere cosa succede di notte dopo che la babysitter l'ha mandato a letto (ci saranno "prostate"? "Orge"? Chissà...)... poi però la situazione cambia e subentra l'elemento horror. Molto splatter. Come si evince dal trailer, da protetto Cole diventa vittima sacrificale e la bella Bee un mostro spietato, quindi il ragazzino deve superare la sua natura paurosa e cercare di sopravvivere alla notte più difficile della sua vita, tramutatasi all'improvviso nel più classico degli home invasion, una roba che quella del povero Kevin McCallister, al confronto, era una natalizia passeggiata di salute.


Dopo la lunga introduzione dal sapor di commedia, dunque, The Babysitter sconfina in campo horror eppure non smette mai, nemmeno per un secondo, di divertire lo spettatore. Tra battute esilaranti, personaggi incredibilmente stupidi, equivoci e carnefici che si prendono tutto il tempo di fare anche da mentore alle proprie vittime, il regista McG trova anche l'occasione di prendersi in giro citando una delle scene iconiche del primo Charlie's Angels e fa inorridire lo spettatore con tarantole giganti, secchiate di sangue e un bodycount abbastanza alto per questo genere di pellicola. Intendiamoci, non si ha mai davvero paura guardando The Babysitter, eppure ci sono un paio di jump scare efficaci e un'ottima gestione dei momenti più thriller, durante i quali McG dimostra di non essere l'ultimo streppone che si è ritrovato in mano una macchina da presa per caso; fortunatamente, il regista non dimentica neppure le sue origini pop e i momenti topici vengono evidenziati con divertentissime scritte in sovrimpressione, finestre tipiche dei giochi di ruolo e altre amenità dosate con parsimonia così da non risultare fastidiose. Ma io posso anche stare qui a scrivere delle ore su quanto mi sia divertita guardando The Babysitter, tanto so benissimo che l'unico motivo per guardarlo sta nell'incredibile bellezza di Samara Weaving, quella maledetta sgnoccolona australiota. La sua presenza scenica non può passare inosservata e durante il gioco della bottiglia tra lei e Bella Thorne il Bolluomo ha rivalutato in tempo zero il valore culturale della cinematografia horror (non potevo neppure tirargli una gomitata nei denti...) ma, al di là dell'innegabile bellezza stratosferica che le fate madrine le hanno donato, mi è parso che la biondina sapesse anche recitare, cosa che mi porta ad augurarle una fulgida carriera. Il resto del cast non è magari così memorabile, per quanto sia composto da almeno un paio di facce conosciute, ma per il valore che ha The Babysitter portano tutti a casa la pagnotta, sia ragazzini che adulti, con menzione speciale a una Bella Thorne che ho trovato molto più in parte qui rispetto all'abominevole Amityville: Il risveglio. In soldoni, Netflix ha tirato fuori una pellicola perfetta per una serata ignorante a base di pop corn e brividelli allouìni, adatta anche a chi non ha il coraggio di affrontare un Horror con l'H maiuscola ma vuole comunque farsi trasportare dall'atmosfera stagionale, quindi consiglio senza remore una visione disimpegnata.


Di Bella Thorne (Allison), Leslie Bibb (la mamma di Cole) e Ken Marino (il papà di Cole) ho parlato ai rispettivi link.

McG (vero nome Joseph McGinty Nichols) è il regista della pellicola. Americano, ha diretto film come Charlie's Angels, Charlie's Angels - Più che mai e Terminator Salvation. Anche produttore, regista e sceneggiatore, ha 49 anni e un film in uscita.


Samara Weaving interpreta Bee. Nipote di Hugo Weaving, ha partecipato a serie quali Home and Away e Ash vs Evil Dead. Australiana, anche regista e sceneggiatrice, ha 25 anni ed è tra le protagoniste dell'imminente serie Picnic ad Hanging Rock.



mercoledì 30 agosto 2017

Amityville - Il risveglio (2017)

Spinta dall'entusiasmo post-riapertura multisala e dal fatto che il film in questione è stato distribuito praticamente solo in Europa quindi chissà quando cavolo avrei potuto trovarlo in rete, giovedì sono andata a vedere Amityville - Il risveglio (Amityville: Awakening), diretto e sceneggiato dal regista Franck Khalfoun.


Trama: una famiglia composta da madre, figlia piccola e figlia adolescente con un gemello ridotto a uno stato vegetativo a causa di un incidente, si trasferisce nella vecchia casa dove, negli anni '70, Ronald De Feo aveva trucidato tutta la sua famiglia spinto dall'influenza di "voci". Non passa molto tempo prima che fenomeni inspiegabili comincino a sconvolgere i nuovi inquilini...


E' passata già quasi una settimana dalla visione di Amityville - Il risveglio e nel frattempo ho avuto modo di venire disgustata dal Death Note di Netflix e vagamente delusa da Cattivissimo me 3 (di cui scriverò nei prossimi giorni), col risultato che della pellicola di Franck Khalfoun ricordo ormai poco o nulla, banale com'è. Cercherò di ricostruire brevemente la serata passata al cinema, presa da sconforto crescente, ma non garantisco di arrivare al secondo paragrafo né di offrire un'opinione illuminata o fondamentale sull'argomento. Anche perché, effettivamente, c'è ben poco di cui parlare. Amityville - Il risveglio, film vessato da vicissitudini produttive di proporzioni bibliche nonché devastato in fase di montaggio per farlo passare dal rating R ad un più innocuo e spendibile PG-13, è l'ennesimo, stanco rimasticamento della storia dell'"orrore di Amityville", dove la solita famigliola americana si trasferisce nella casa maledetta appartenuta prima ai De Feo poi ai Lutz e viene sconvolta da inquietanti fenomeni paranormali. L'inizio di Amityville - Il risveglio, in verità, faceva anche ben sperare. A differenza di ciò che accade negli altri film "basati sulla storia vera" dell'omonimo luogo i protagonisti vivono nella nostra "dimensione", ovvero nella realtà in cui è stato già girato Amityville Horror (persino il suo remake) e dove Jay Anson ha scritto il libro da cui è stato tratto, quindi sono consapevoli della terrificante leggenda che circonda la loro dimora e vengono presi alcuni da scetticismo, altri da fascinazione, altri ancora da una segreta quanto imbecille speranza. E questo, signori miei, è l'unico aspetto che diversifica Il risveglio dagli altri capitoli della serie Amityville, perché i riferimenti metacinematografici non bastano a rinnovare una storia vecchia, stravista e raccontata mille volte meglio altrove, anche in tempi recenti. Al di là dell'assenza di jump scare quello che infastidisce di Amityville - Il risveglio è infatti la presenza di personaggi mal caratterizzati anche per gli standard di un horror e di un montaggio fatto coi piedi, senza alcun senso apparente, che trascina per i capelli il film verso un finale sbrigativo ed insoddisfacente.


Probabilmente, da quel che si può evincere anche dalla fotografia "sfumata", l'intento di Khalfoun e soci era quello di girare un horror dalle connotazioni oniriche, dove la realtà e l'incubo si sarebbero mescolati senza soluzione di continuità; tuttavia, i sogni della protagonista sono ben distinti dalla realtà, tagliati con l'accetta al punto che alcuni risultano incomprensibili o addirittura inutili (a che pro sognare la sorellina infilata in un armadio quando poi della sorellina non si ha più traccia per i venti minuti seguenti e la protagonista nel frattempo è tornata alla sua vita di tutti i giorni?) e non c'è mai modo di provare incertezza o dubbio relativamente a ciò che passa sullo schermo. Anche l'escamotage narrativo del gemello in coma cerebrale è abbastanza prevedibile, anche per chi non avesse visto lo spoileroso trailer, tra l'altro il paragone tra l'inespressività richiesta da copione all'attore che lo interpreta e quella congenita della protagonista è quantomeno impietoso. Non solo il personaggio di Belle è la quintessenza della banalità (bella e maledetta, vestita da darkettona di giorno e da lucciola quando deve andare a dormire, così che il pubblico maschile possa apprezzarne le chiappe costantemente al vento, afflitta da un passato dolorosissimo, adorabile con la sorellina minore ma zeppa di odio verso la madre) ma l'interpretazione di Bella Thorne rasenta l'imbarazzante, pare di avere davanti una Kristen Stewart ANCORA meno espressiva e un pelo più scazzata. L'unica nota positiva per quel che riguarda gli attori è la presenza di una Jennifer Jason Leigh assai più inquietante rispetto alle presenze che dovrebbero aleggiare nella casa, purtroppo penalizzata sia da un minutaggio inconsistente che dall'incredibile stupidità del personaggio che interpreta, sul quale non ricamo troppo per non fare spoiler. Tutto ciò, unito al finale tirato via e "raccontato", così da lasciare lo spettatore ancora più disinteressato all'intera questione, fa di Amityville - Il risveglio un film né brutto né bello, semplicemente inutile e sfigato. Se persino gli americani stentano a farlo uscire nei cinema un motivo c'è.


Del regista e sceneggiatore Franck Khalfoun ho già parlato QUI. Jennifer Jason Leigh (Joan), Jennifer Morrison (Candice) e Kurtwood Smith (Dr. Milton) li trovate invece ai rispettivi link.

Bella Thorne (vero nome Annabella Avery Thorne) interpreta Belle. Cantante e attrice americana diventata famosa con la serie Disney A tutto ritmo, ha partecipato a film come L'A.S.S.O. nella manica, Alvin Superstar - Nessuno ci può fermare e ad altre serie quali The O.C., I maghi di Waverly, CSI - Scena del crimine e Scream, inoltre ha lavorato come doppiatrice nella serie Phineas e Ferb. Anche produttrice, ha 20 anni e sei film in uscita.


La piccola Mckenna Grace, che interpreta Juliet, era stata la versione bambina di Jennifer Morrison nella serie C'era una volta, dove la Morrison interpreta la protagonista Emma Swan. Tornando a questioni un po' più "serie", la natura poco interessante del film era già nell'aria a seguito di una serie di complesse vicissitudini produttive, che hanno fatto slittare Amityville - Il risveglio dal 2012 ad oggi (tra l'altro la Dimension Film continua a rimandare la data di uscita americana). Allora l'idea era di realizzare un film chiamato Amityville: The Lost Tapes, un found footage avente per protagonista una giornalista incaricata di ricostruire il caso di Amityville ma i vari ritardi hanno portato i produttori ad abbandonare il progetto; peraltro Daniel Farrands, uno degli sceneggiatori del progetto scartato, sta realizzando in questo periodo proprio un film intitolato The Haunting on Long Island: The Amityville Murders, incentrato non sui Lutz bensì su ciò che è accaduto ai De Feo prima degli omicidi. Nell'attesa che esca, se Amityville - Il risveglio vi fosse piaciuto o vi interessasse il genere potete sempre recuperare l'Amityville Horror citato nel film (assieme al remake del  2005) e aggiungere Amityville Possession, Amityville 3-D e gli straight-to-video Amityville Horror - La fuga del diavolo, Amityville: Il ritorno, Amityville 1992 (o Amityville: It's About Time), Amityville: A New Generation, Amityville Dollhouse e The Amityville Haunting. ENJOY!

Se vuoi condividere l'articolo

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...