Trama: Suzu è una ragazza schiva, che vive sola col padre in un paesino di montagna. Quando una compagna di classe la incoraggia ad iscriversi a "U", mondo virtuale dalla tecnologia futuristica, Suzu riscopre la gioia del canto nei panni di Belle, arrivando ad ottenere un successo mondiale. Tutto cambia, però, dopo l'incontro con un violento drago...
Nonostante avessi adorato le precedenti opere di Hosoda, Wolf Children in primis, ho fatto un po' fatica ad entrare nel mood di Belle e ad apprezzarlo nella sua totalità. Premesso che qualunque opera "minore" di Hosoda rientra tranquillamente nella definizione di capolavoro, rapportata a buona parte dell'animazione che arriva sui nostri schermi, quello che mi è risultato un po' fastidioso è che, almeno fino a metà film, Belle sembra non portare da nessuna parte e complica inutilmente una storia semplice e delicata, infarcendola di tecnicismi nerd che rallentano tantissimo il ritmo dell'opera. La direzione che intraprende il film, infatti, è simile a quella di un anime majokko, con la protagonista malinconica e segnata da un passato tragico, incapace di allacciare rapporti di amicizia o di comunicare col padre, che all'interno di un mondo virtuale diventa la splendida Belle, misteriosa principessa dotata di una voce celestiale. Il giorno di un concerto planetario, lo spettacolo viene rovinato dall'arrivo di un drago, considerato dagli utenti del programma come un elemento dannoso e per questo ricercato dalla sicurezza di "U", eppure Belle sembra prendere a cuore il mostro ricoperto di lividi e, come nella migliore tradizione de La bella e la bestia, cerca di avvicinarsi a lui e di comprenderlo, sia nel mondo virtuale che in quello reale. Se Belle fosse stato "solo" questo, ammetto che il mio giudizio sull'opera sarebbe stato ben diverso. Invece, la risoluzione del mistero del drago si allontana dalla banalità di un cliché sentimentale e offre all'autore l'occasione di parlare di un aspetto particolarmente orribile della società, e del coraggio necessario per prendere la vita tra le mani ed affrontare tutto il male e la tristezza, cercando di aprire il proprio cuore agli altri anche quando sembra avere smesso di battere (o, peggio, quando pensiamo che non meriti di battere, che la nostra sola esistenza sia una vergogna o un disturbo per coloro a cui vogliamo bene). Hosoda ci dice che, tante volte, siamo noi a precluderci la felicità, qualunque essa sia, perché non siamo capaci a fidarci né degli altri né di noi stessi; Suzu riesce a cantare solo quando è Belle, protetta dall'anonimato di un avatar, ma da sempre le canzoni sono un veicolo per esprimere pensieri e sentimenti nascosti, da qui l'importanza fondamentale della musica nel film, potente e malinconica come solo la melodia nata da un animo incredibilmente sensibile può essere.
Ciò detto, le due anime del film non mi sono sembrate particolarmente amalgamate. Il segreto del drago occupa il terzo atto di Belle ma risulta quasi difficile empatizzare per questa figura approfondita giusto nel giro di un paio di minuti, e il finale lascia sospesa una situazione impossibile da risolvere solo con un singolo atto di coraggio e un abbraccio. Anche il mondo di "U", a mio avviso, è poco approfondito. Al di là dei tecnicismi di cui parlavo su, molto poco viene spiegato su ciò che è realmente questo mondo virtuale: l'AI crea un personaggio in base a ciò che nascondono realmente i cuori degli utenti, ma com'è possibile, quindi, che non esista un corpo di polizia ufficiale (ci sono solo degli avatar che decidono di elevarsi a tutori della legge) quando tanti rischierebbero di nascondere un animo da depravati, criminali o psicopatici? Forse il programma li scarta automaticamente senza farli nemmeno entrare? Chissà. A parte tutto (e a parte la presenza del buon Toto, che, durante la visione, si è impegnato a rovinare ogni minima oncia di sentimentalismo impedendomi persino di piangere le mie usuali lacrime di commozione) Belle è visivamente un'opera stupenda, che unisce lo stile classico del character design di Hosoda a un mondo virtuale dove, neanche a dirlo, oltre a un delirio di creature kawaii, un omaggio ambulante al genere tokusatsu e a squarci di architettura reale, impera lo stile del rinascimento Disney, tanto che moltissime sequenze sono omaggi fotogramma per fotogramma al mio lungometraggio animato preferito, La bella e la bestia: gli occhioni di Belle sono i medesimi della sua omonima disneyana, il balcone dove si incontrano i due personaggi, la scena del ballo, persino il modo in cui il drago si accascia, disperato, prima che la protagonista fugga spaventata da lui, mettono i brividi per il modo in cui riprendono e riaggiornano il film di Gary Trousdale e Kirk Wise. Anche le canzoni, che sono la spina dorsale del film, sono notevoli, per quanto forse un po' "pesantine" a livello emotivo, e soprattutto il pezzo finale, A Million Miles Away, fa venire il magone sia per l'intensità della situazione in cui viene cantato che per la bellezza della voce di Kaho Nakamura. In definitiva, Belle è un altro splendido tassello della filmografia di un autore mai banale, un film che merita una seconda visione "col senno di poi", probabilmente anche per apprezzare alcuni dettagli che rischiano di fuggire la prima volta.
Del regista e sceneggiatore Mamoru Hosoda ho già parlato QUI.
Se Belle vi fosse piaciuto recuperate La bella e la bestia, Paprika e Summer Wars. ENJOY!
Ho un rapporto controverso con Hosoda 😅 tanto ho amato i marmocchi licantropi, tanto ho trovato ininfluente il resto.
RispondiEliminaQui sento vibes da Summer Wars, che avevo cordialmente detestato...
A me è piaciuto molto anche The Boy and the Beast e avevo trovato tenerissimo Mirai. Questo sembra molto simile a Summer Wars, quindi non so se è pane per i tuoi denti!
EliminaSolo a me non è piaciuto granché???? A parte le animazioni ovviamente! :p
RispondiEliminaRispetto agli altri di Hosoda è piaciuto meno anche a me, ma avendo un debole per La bella e la bestia ho trovato un sacco di punti a favore!
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