Ancora presa dal bel ricordo di Hellbender, ho deciso di recuperare celermente il nuovo film diretto e sceneggiato da John Adams, Toby Poser e Zelda Adams, Where the Devil Roams.
Trama: nell'America degli anni '30, una famiglia di artisti circensi si sposta dal piccolo circo in cui si esibisce per mietere vittime...
Faccio una doverosa premessa. Per apprezzare appieno Where the Devil Roams bisogna essere fini conoscitori di cinema e amanti delle atmosfere horror tout court, e io purtroppo non rientro in nessuno dei due casi. Di cinema sono un'ignorante non competente, e l'horror mi piace se contestualizzato, supportato da una trama coinvolgente, ché sono troppo rozza per ammirare o capire "l'art pour l'art". Hellbender, per esempio, mi era piaciuto tantissimo, perché era un coming of age particolare, con risvolti non banali per quanto riguarda il concetto di "bene" e "male", oltre ad avere un piglio assai realistico verso i rituali esoterici mostrati nel film. Where the Devil Roams parte invece come un omaggio sentito verso gli horror anni '30, con Freaks primo su tutti, ed imbastisce appunto la storia di una famiglia di freaks negli anni della Depressione, intrecciandola con un'interessante leggenda (completamente inventata ma molto affascinante) avente il Diavolo per protagonista: cacciato dal Paradiso, privato di un amore terreno, il demone Abaddon traccia strade dove i dimenticati vagano, e con essi talvolta stringe patti, là dove lo sguardo di Dio non arriva o non vuole arrivare. Gli Adams ambientano il loro film negli anni della Depressione, usandoli come metafora di un'America odierna dove le persone povere, dimenticate o inascoltate sono tornate ad essere troppe, e consolidano la loro celebrazione della famiglia, del "branco", focalizzando l'attenzione su tre individui soli contro il mondo ma estremamente uniti ed affiatati. Seven è un ex medico, traumatizzato dalla guerra al punto che anche lo spillare di una singola goccia di sangue gli provoca delle crisi epilettiche; per contro, la sua compagna Maggie uccide senza pietà chiunque ritenga una minaccia o un fastidio (la scena del Norvegese scambiato per un Tedesco mi ha fatta sorridere), mentre la giovane Eve sa esprimersi solo attraverso il canto ed è l'attrattiva principale di un numero da circo che non funziona, con sommo scorno dei genitori che vorrebbero darle "di più". In realtà, Eve credo rappresenti il nuovo che deve cercare di staccarsi dal vecchio, cercando soluzioni personali derivanti dall'osservazione del mondo e arrivando anche a sbagliare, l'uccellino che deve lasciare il nido nonostante i genitori provino dolore, fosse anche per l'accettazione della loro vecchiaia e conseguente morte.
Come vedete, la trama (che non vi spoilero) si presta a mille interpretazioni ed è particolarmente ricca di simbolismi, ma l'ho trovata comunque respingente, almeno ad una prima visione: Where the Devil Roams è uno slow burn assai "slow" nonostante la messa in scena quasi costante di macellate sanguinolente, e purtroppo presenta tre personaggi con i quali non mi è riuscito assolutamente di empatizzare, questo nonostante il legame familiare reale riverberi anche all'interno della finzione con intensità palpabile. E' sicuramente un mio limite, però trovo difficile affezionarmi a una donna che uccide le persone (per quanto un paio odiose) perché le salta la mosca al naso, a un marito che la lascia fare e, teneramente, viene bendato dalla figlia per evitargli scompensi, e a una ragazza muta che sembra vivere in un mondo tutto suo. Ciò che, invece, è da riconoscere universalmente, è la bravura e l'estro creativo che accompagnano gli Adams, il cui stile personalissimo è qualcosa di fresco e nuovo per gli standard dell'horror attuale, soprattutto se si pensa che le loro sono pellicole a bassissimo budget e indipendenti, proprio nel senso di "fatte in famiglia". Non bastassero le inquadrature particolari, dal sapore espressionista, le canzoni e la musica dark che accompagnano le sequenze del film, o lo stile retrò ed inquietante di makeup, abiti e scenografie, i colori di Where the Devil Roams diventano, impercettibilmente, sempre meno saturi man mano che il film prosegue, fino ad arrivare ad utilizzare sfumature di seppia e grigio e, in ultimo, un bianco e nero graffiante che sembra sottolineare un destino senza via d'uscita, già diventato leggenda o condanna, a seconda di come vogliate interpretarlo. Questa, a mio parere, è una grande dimostrazione di stile e consapevolezza dei propri mezzi, a prescindere che il film, nel complesso, mi sia piaciuto meno rispetto al precedente Hellbender. Nell'attesa di riguardalo una seconda volta, magari con occhi "vergini" da aspettative particolari, non posso fare altro che invitarvi a dargli una chance e farmi sapere cosa ne pensate!
Dei registi e sceneggiatori John Adams (Seven), Toby Poser (Maggie) e Zelda Adams (Eve) ho già parlato QUI.
Se Where the Devil Roams vi fosse piaciuto recuperate Hellbender, Freaks e The Devil's Rejects. ENJOY!
A me della Famiglia Adams piace questo loro amore smisurato per il cinema di genere che li porta a scrivere, anche le musiche, dirigere, interpretare, produrre i loro film; questa scelta artigianale e fai da te (anche per necessità) di fare cinema mostrandogli così un affetto che sembra quasi fuori dal tempo, lontano da tante produzioni mainstream - ars gratia artis. Hellbender mi aveva colpito molto, quest'ultimo ancora non l'ho visto.
RispondiEliminaInfatti, anche se Where the Devil Roams non è proprio "my cup of tea", non posso fare a meno di volere bene a questa strambissima, talentuosa famiglia!
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