mercoledì 17 luglio 2024

Vermin (2023)

E' arrivato in questi giorni in Italia, distribuito dalla Midnight Factory, un film che, chissà perché, mi ispirava nonostante l'argomento. Sto parlando di Vermin (Vermines), diretto e co-sceneggiato dal regista Sébastien Vanicek.


Trama: Kaleb, appassionato di insetti, compra al mercato nero un ragno. La bestiola, lasciata incustodita, si moltiplica, e il palazzo dove abitano Kaleb e i suoi amici si riempie di pericolosi aracnidi...


Maledetti francesi. E maledetta anche la versione francese di Aracnofobia. Non so perché, visto che detesto i ragni, mi sono messa a guardare il film, sta di fatto che dopo 10 minuti volevo morire e mi sentivo brulicare addosso la qualsiasi. Però liquidare Vermin solo come un horror sui ragni sarebbe improprio. Il film contiene il germe di un disagio sociale particolarmente sentito in Francia, dove il senso di ingiustizia e la percezione del divario tra classi ed etnie ribolle nel sangue degli abitanti fin dai tempi della Rivoluzione. Kaleb e amici abitano all'interno di uno squallido caseggiato (peraltro esistente e risalente agli anni '80) zeppo di immigrati di prima e seconda generazione, ai margini della città, in un posto dove la criminalità va a braccetto con il rispetto delle tradizioni, l'amore per i vicini di casa, il desiderio di fare ognuno il possibile per aiutarsi a vicenda; non si tratta di un mondo perfetto o innocente, ma nemmeno si può fare di tutta l'erba un fascio e vedere solo il lato buio della vita del condominio. A proposito di fasci, quando la merda colpisce il ventilatore la polizia non trova altra soluzione che ignorare, brutalmente, le razionali proteste degli abitanti e isolarli dal resto del mondo, invece di aiutarli, col risultato di fare ancora più danni. Certo, questo accadeva anche in Rec, film a cui questo Vermin deve moltissimo, ma qui viene mostrata tutta la cattiveria e la freddezza nata dal pregiudizio verso una fascia della popolazione, la speranza, da parte delle forze dell'ordine, che succeda qualcosa di "grosso" onde poter mettere mano a manganelli e pistole, prima ancora che la minaccia aracnide faccia finalmente piazza pulita di ciò che porta vergogna alla città. Al di là dei momenti di puro terrore, ci sono sequenze in cui il senso di ingiustizia e la tristezza verso il destino dei protagonisti è soverchiante, tanto che spesso mi è venuto il magone, anche perché la sceneggiatura riesce a risvegliare l'empatia verso tutti i personaggi, anche quelli secondari.  


Oltre a questi tocchi che, a mio avviso, sono fondamentali per rendere il film un po' più sentito e originale, Vermin è ovviamente un trionfo di ragni orribili. Sébastien Vanicek, che ha studiato i capisaldi del genere (e anche un po' la tecnica di Raimi), indugia in riprese bastarde di scarpe, buchi, prese d'aria, scatole e, neanche a dirlo, sulle mani e gli occhi di eventuali malcapitati, ammazzando lo spettatore di tensione anche quando non succede quello che ci aspetteremmo. Tanto i ragni sono sempre lì, che aspettano. Angosciosi e terribili nella prima metà del film, in virtù del loro essere talmente piccoli da infilarsi in qualsiasi orifizio, "migliorano" andando avanti diventando sempre meno verosimili, benché non meno pericolosi (ma se non altro, una volta cresciuti riescono a non causare infarti alla sottoscritta, al limite un po' di schifo contenuto). Le metamorfosi dei ragni sono realizzate con effetti speciali all'altezza, che non danno loro un'aria fasulla, e secondo me c'è anche qualche ragnetto vero che vaga, quindi complimenti agli attori, tra l'altro molto bravi e credibili, che hanno avuto il coraggio di farseli zampettare addosso. L'unica cosa che mi ha spezzato il cuore e fatto paura più dei ragni è la colonna sonora a base di rap franzoso, ma nel contesto della storia è un genere che ci sta tutto e che trovo, a dire il vero, molto meno odioso di quello italiano... forse perché non capisco una mazza di quello che dicono? Pazienza, questo genere di intolleranza fa parte del "pacchetto vecchiaia": prima che vi entri a far parte anche un eventuale disgusto verso l'horror poco elevated (gli dei non vogliano!!) vi consiglio di recuperare questo Vermin, per passare una lieta serata di disgusto ragnesco, sì, ma anche umano.   

Sébastien Vanicek è il regista e co-sceneggiatore della pellicola, al suo primo lungometraggio. Anche attore, è stato designato come regista del prossimo spin-off de La casa.


Se Vermin vi fosse piaciuto, recuperate senza indugio Aracnofobia, Attack the Block e la saga di Rec. ENJOY!


4 commenti:

  1. Un po' troppo politico, tema sentitissimo in Francia declinato per esempio già in chiave drammatica (L'Odio), action (Banlieue 13, con un'idea di finale molto simile); qui horror ma la miscela per me non è ben dosata (Attack the Block che ricordi è felicemente più riuscito). Per mera curiosità la panoramica finale che ci mostra l'edificio dove si svolge la vicenda non è una immaginaria ricostruzione in digitale ma trattasi delle Arene di Picasso site a Saint Denis, talmente brutte che io credevo fossero finte: mi hanno spaventato più quelle che i ragni!

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    1. Ho visto che quel posto esiste davvero, è proprio brutto, santo cielo!! A me comunque l'aspetto politico ha fomentato più dei ragni :)

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  2. Pure io detesto i ragni, quindi mi spiace ma, per quanto possa essere masochista, non so proprio se riesco a reggere questa visione XD

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    1. Eh, ci vuole molto coraggio. Ma fino a un certo punto, perché poi esagera, quindi fa meno impressione.

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