Natale è alle porte, e finalmente sono riuscita a recuperare un film a tema che, purtroppo, dalle mie parti avevano pensato bene di non fare uscire, Terrifier 3, diretto e sceneggiato dal regista Damien Leone.
Trama: cinque anni dopo essere sopravvissuta a stento ad Art il Clown, Sienna fatica a mantenere la sanità mentale. Viene ospitata per Natale dalla famiglia della zia, proprio quando Art decide di tornare, a mo' di novello Santa Claus...
Damien Leone ce l'ha fatta anche stavolta, anzi, si è superato. Ha stracciato film ben più blasonati del suo, al box office americano, e in Italia la Midnight Factory penso si sia riempita le casse per gli anni a venire, tanto ha pompato il terzo capitolo della saga Terrifier. E' una cosa buona, anche se ai puristi dell'horror potrà fare storcere il naso; che il nostro genere preferito diventi un fenomeno mondiale, significa dargli più fiducia, visibilità e distribuzione, e nella marea di puttanate che sicuramente ci sommergerà, arriveranno anche opere dignitosissime e meritevoli. Terrifier 3, per quanto mi riguarda, è un'opera che si pone esattamente nel mezzo di questi due estremi. Sono passati sette anni dal primo, rozzo e succido Terrifier, e molte cose si sono evolute all'interno della saga. Quella che più mi intriga, ahimé, è anche quella che Leone centellina maggiormente, ovvero quei fugaci rimandi a una dimensione demoniaca che ha probabilmente vomitato sulla terra la Pale Girl e Vicky e che usa Art come efferato strumento per diffondere il male a piene mani, con sommo scorno della povera Sienna, eletta invece a martire dell'umanità tutta. E' palesemente un work in progress, perché a mettere assieme tutti gli indizi sparsi all'interno dei tre film si troverebbero tanti di quei buchi da caderci dentro per anni, ma lascia in bocca il sapore di quei filmacci di serie Z italiani, dove accadevano cose "perché sì", quindi ben venga la confusione, sperando che nel prossimo capitolo non ci siano personaggi spiegoni a rovinare tutto. E' migliorato lo stesso Leone, a livello di messa in scena e di gusto per la composizione, probabilmente anche grazie a qualche soldino in più: se il primo Terrifier sembrava una cosa amatoriale portata avanti da cazzimma e voglia di sbattere in faccia allo spettatore effettacci artigianali da voltastomaco, il terzo è più ragionato, ben diretto, discretamente privo di punti morti (avrei comunque evitato il primo momento "Casa Vianello" che precede la decisione di Vicky ed Art di ibernarsi per cinque anni, la definizione stessa di "ciurlar nel manico"), interessato ad esplorare i personaggi e parte del loro passato/caratteristiche. Tutto un po' più raffinato, sì, ma per fortuna ciò non vale per il motivo che porta noi "filthy animals" al cinema, ovvero Art il Clown.
Stavolta, il "buon" Art decide di sostituirsi a Babbo Natale, con ovvi, benché imprevedibili e sempre più disgustosi, risultati. Sarà perché David Howard Thornton, al terzo film, ha ormai preso le misure del personaggio, delle sue espressioni e dei tempi comici (o sarà perché ho letto che la sua fonte di ispirazione è nientemeno che Stefán Karl Stefánsson, il Robbie Rotten della serie Lazy Town, e non riesco più a non notare le innegabili somiglianze nella mimica) ma non sono più in grado di provare paura o schifo come i primi tempi, anzi: ormai si guarda il film solo per Art, per quel suo menefreghismo totale verso il prossimo che, talvolta, si rischia di scambiare per innocenza, almeno finché non ti arriva un'accettata in faccia. Ci sono sequenze esilaranti, come quella che vede Art procurarsi il costume di Babbo Natale oppure quella in cui si ringalluzzisce per i commenti degli "amici" di Jonathan, in cui è davvero difficile non provare simpatia verso il personaggio (onestamente, ho riso moltissimo anche davanti al coppino tirato nella nuca a Sienna, benché inserito in uno dei contesti più terrificanti del film), e se la serie diventasse un one man show del mefitico clown non mi dispiacerebbe neppure. Nulla da togliere a Lauren LaVera e ai suoi compari, anche perché l'attrice ci mette l'anima quando interpreta la sfortunata Sienna, ma il giorno in cui Art verrà sconfitto sul serio mi dispiacerà parecchio. Anche perché, in Terrifier 3, la palma dell'orrore vero la vince la perfida Vicky; vero è che Art non si trattiene e riempie lo schermo di vernice rossissima e arti mozzati a profusione, ma quella che porta a casa i momenti più tremendi a livello di gore e schifo, tra omaggi a Bret Easton Ellis e ad Haneke, è proprio la disgraziata ex studentessa universitaria del primo film. Ciò detto, forse sarò insensibile io, ma non mi è sembrato che Terrifier 3 fosse più splatter dei precedenti capitoli della saga, e mi risulta davvero difficile anche solo immaginare che qualcuno sia svenuto e si sia messo a vomitare durante i primi minuti, visto che l'efferatezza peggiore avviene fuori dall'inquadratura. Vediamo cosa succederà con Terrifier 4, visto che Art ha intenzione di rimanere con noi ancora a lungo!
Del regista e sceneggiatore Damien Leone ho già parlato QUI. Lauren LaVera (Sienna), David Howard Thornton (Art il Clown), Clint Howard (Smokey), Tom Savini (Passante) e Jason Patric (Michael) li trovate invece ai rispettivi link.
Se Terrifier 3 vi fosse piaciuto, recuperate ovviamente i primi due capitoli della saga, aggiungendo All Hallow's Eve e magari anche Black Christmas (Un Natale rosso sangue), Natale di sangue e Racconti dalla tomba. ENJOY!
Io sono tra coloro che è rimasto un po' deluso dal film; già in chiusura del secondo capitolo, quando Sienna/Diana e la sua Ammazzadei (o Ammazzademoni) ci spinge a illuderci che forse possiamo fermare quel male del quale non troviamo origine né spiegazione capiamo però che di Art non ci libereremo facilmente. Insomma, due ore di torture che cominciano a stancare sì, effetti speciali artigianali confezionati stupendamente e un villain superlativo (Art è decisamente più vicino all’Augusto, il clown rosso: anarchico, trasgressivo; a momenti goffo e la cui cifra è il black humor): Thornton è un Buster Keaton nero da applausi ma questo desiderio di costruire una mitologia, per allungare il brodo, ha i suoi difetti. Complimenti a Leone per aver rivitalizzato lo slasher anni Ottanta ma dopo Scream LaVera esce perdente da un confronto con la nuova tipologia della final girl introdotta da Craven: il confronto con Sidney è inevitabile ma impietoso (a me in questo ultimo capitolo non è piaciuta, quasi melò); di questa saga continuo a preferire il primo film: ruvido, acerbo, indisciplinato quasi dadaista senza bisogno né desiderio di dare spiegazioni, mentre ora Terrifier sta perdendo spontaneità sebbene migliori la sua fattura.
RispondiEliminap.s. dato che Nosferatu uscirà praticamente nel 25 (ultimamente Heretic è stata la felice sorpresa di chiusura fine anno) questa la mia cinquina horror 2024: I Saw the TV Glow, Immaculate, Never Let Go, Oddity, Smile 2. Mi dici la tua?
Tra i miei più attesi per il prossimo anno!
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