Felice Halloween a tutti! Posso finalmente smettere di vergognarmi per il fatto di non avere mai visto uno dei capisaldi del cinema horror e vi scodellerò la recensione proprio in occasione della festività a cui è dedicato. Sto ovviamente parlando di Halloween: La notte delle streghe (Halloween), diretto nel 1978 dal grandissimo John Carpenter.
Trama: il piccolo Michael Myers uccide la sorella maggiore la notte di Halloween e viene rinchiuso in un manicomio. Molti anni dopo il killer, ormai adulto, evade e torna nella sua città natale a seminare morte…
Cosa si può dire davanti ad una pietra miliare del cinema horror? Beh, innanzitutto è meglio affrontarlo mettendosi nei panni di chi, all’epoca, si è ritrovato davanti la pellicola e cancellare per un momento tutto quello che è venuto dopo, in primis il bel remake di Rob Zombie perché, se è vero che le atmosfere permangono inquietanti oggi come allora, Halloween risente comunque di alcune ingenuità che ormai sono state codificate come veri e propri cliché del genere e strappano inevitabilmente il sorriso. Però torniamo indietro nel tempo, agli anni in cui la pellicola compariva sugli schermi americani: io non oso immaginare la reazione degli spettatori che alla fine della prima, magistrale sequenza interamente girata in soggettiva, scoprivano che il killer della ragazza era nientemeno che il suo fratellino vestito da pagliaccio. E qui mi crolla miseramente l’assunto del remake di Zombie perché Carpenter non ci mostra nessuna famiglia disastrata, nessun episodio di bullismo minorile, bensì una semplice famiglia medio borghese americana e una sorella “rea” di aver passato la notte col fidanzato invece di accompagnare il fratello a fare “dolcetto o scherzetto”. La banalità del male o, meglio, l’incredibilità di un “boogeyman” divenuto reale, di un animo talmente nero ed insondabile che persino lo scafato psichiatra Loomis ne è terrorizzato: al Michael Myers di Carpenter non servono motivazioni né un passato di abusi e violenza perché il ragazzone è male allo stato puro, un’inarrestabile, fredda, silenziosa e spietata macchina di morte che si abbatte senza un perché sui giovani abitanti di Haddonfield.
Carpenter, dopo lo scioccante inizio del film, gioca con i nervi dello spettatore fino agli ultimi, “risolutivi” 15 minuti di pellicola. Ci introduce nel mondo di Laurie, riservata e studiosa teenager circondata da amiche oche e presa dal solito lavoretto serale di babysitter, mostrandoci attraverso la storica colonna sonora e immagini ad hoc come qualcosa strida nel suo mondo perfetto, una figura spettrale ed inquietante che viene catturata con la coda dell’occhio, che compare e scompare, che non attacca subito le sue vittime ma le spia, quasi pregustando il momento in cui le priverà della vita. La genialità di Halloween è che il killer e la sua maschera ci vengono mostrati col contagocce, sempre nella penombra, e il momento “clou” viene rimandato all’infinito in un crescendo di tensione, tanto che quando Michael colpisce arriviamo a sentirci quasi delusi perché, come insegnano i grandi maestri del thriller come Hitchcock, non è l’elemento gore a rendere efficace un film come questo, bensì l’attesa, la suspance. Certo, un paio di omicidi mettono i brividi, ma si vede benissimo che non sono questi ultimi ad interessare Carpenter, bensì tutto ciò che c’è intorno.
A dimostrazione di quanto detto sopra, la parte che ho apprezzato meno di Halloween è il baracconesco prefinale, che racchiude in sé tutta la stupidità congenita del genere horror, con la povera, devastata Jamie Lee Curtis che non imbrocca UN’azione che sia una e che, in fiducia, da sempre le spalle al killer lasciando cadere a terra il coltello quando pensa che sia morto. A peerla, ma non lo sai che a gente come Michael non bastano coltellate o stilettate negli occhi e nel collo per morire? Ben diverso, invece, il finale, con la definitiva consacrazione del killer a boogeyman quasi sovrannaturale, un “signore della morte” (per parafrasare il titolo del famoso seguito di Halloween) in grado di trascendere i limiti della carne e permeare con la sua presenza e il suo respiro soffocato dalla maschera le mura di una casa all’improvviso molto meno sicura… e di farci venire gli incubi per gli anni a venire. Insomma, ragazzi, se non avete mai visto questa pietra miliare dell’horror è giunto il momento di fare come la sottoscritta: recuperatelo, fatevi catturare dalla sua atmosfera vintage e dall’inquietante colonna sonora e passatevi una terrificante festa di Ognissanti!
Del regista e cosceneggiatore John Carpenter ho già parlato qui, mentre Jamie Lee Curtis (Laurie Strode), P.J. Soles (Lynda) e Kyle Richards (la piccola Lindsey) le trovate ai rispettivi link.
Donald Pleasence interpreta il Dr. Sam Loomis. Inglese, lo ricordo per film come Agente 007 – Si vive solo due volte, … Altrimenti ci arrabbiamo!, Dracula, 1997 – Fuga da New York, Il signore della morte (Halloween II), Phenomena, Il signore del male, Nosferatu a Venezia, Halloween 4: Il ritorno di Michael Myers, Paganini Horror, Halloween 5 e Halloween 6: La maledizione di Michael Myers. Ha anche partecipato alle serie Ai confini della realtà e Colombo. Anche sceneggiatore, è morto nel 1995, all’età di 75 anni.
Nancy Kyes interpreta Annie. Americana, ha partecipato ad altri film come Distretto 13: le brigate della morte, Fog, Il Signore della Morte (Halloween II), Halloween III: Il signore della notte e ad un episodio della serie Ai confini della realtà. Ha 63 anni.
Charles Cyphers interpreta lo sceriffo Brackett. Americano, ha partecipato a film come Distretto 13: le brigate della morte, Fog, 1997 – Fuga da New York, Il Signore della Morte (Halloween II), Palle in canna, L’isola dell’ingiustizia – Alcatraz e a episodi delle serie La donna bionica, Charlie’s Angels, Wonder Woman, Starsky & Hutch, Hazzard, Dallas, Freddy’s Nightmares, La signora in giallo, E.R. – Medici in prima linea e Buffy L’ammazzavampiri. Ha 73 anni.
Carpenter aveva proposto il ruolo di Loomis sia a Peter Cushing che a Christopher Lee, ma entrambi hanno rifiutato (Lee in seguito si pentì moltissimo del rifiuto!). Il film ha generato una marea di seguiti, tutti arrivati anche in Italia e al 90% inguardabili, tranne il secondo capitolo della saga, l’unico ancora diretto da Carpenter: Il signore della morte (Halloween II), Halloween III: Il signore della notte, Halloween 4: il ritorno di Michael Myers, Halloween 5, Halloween 6: La maledizione di Michael Myers, Halloween: 20 anni dopo e Halloween – La resurrezione. Ovviamente, poi, c’è anche il remake di Rob Zombie con il seguito, che vi consiglierei di guardare assieme a Trick’r Treat, Nightmare – Dal profondo della notte, Carrie, Psyco o Venerdì 13 per completare una degna serata horror/halloweena! ENJOY!
Io sono tra quelli che insistono col dire che Zombie abbia rovinato completamente l'atmosfera di Halloween, secondo me era un film perfetto com'era nella sua fase iniziale. il male puro, senza bisogno di giustificazioni, senza famiglie disastrate, senza infanzie infelici alle spalle.
RispondiEliminaInsomma, è vero che sono contrario ai remake in genere, però mi sembra che in questo caso più di un aggiornamento Zombie abbia realizzato una distruzione del mito.
Anch'io credo che Halloween non necessitasse affatto di un remake o di un aggiornamento.
EliminaTuttavia, avendo visto il remake Zombiano prima di questo non posso nemmeno "sputare sul piatto dove ho mangiato" e dire che non mi sia piaciuto, perché preso a sé stante e lontano da un confronto con l'originale è davvero un ottimo film.
Più volte io e l'amico Nick siamo entrati in argomento Zombie: il suo Halloween è un film godibile, divertente, neanche male tecnicamente, ma non c'entra nulla con l'originale. Neanche mi viene da dire se meglio peggio, semplicemente è stato sfruttato il nome. Si potrebbe obiettare che un remake "personalizzato" ci potrebbe anche stare, ma di vero omaggio comunque se ne vede poco.
RispondiEliminaHalloween di Carpenter: atmosfera, thriller puro, cliché storici (come giustamente dici, oggi fanno anche sorridere), tecnica di gran classe, atmosfera della provincia quasi fantasma, Myers quasi etereo, fulmineo, normolineo. Un'inquietudine quotidiana-spettrale, un ectoplasma-umano che piomba in maniera non umana.
Halloween di Zombie: metal horror, ubriaconi, troie, bambini fighi perché "dark" e disagiati (e metallari, di nuovo), fracassone, Myers è un gigante lottatore di wrestling e capellone, molto MATERIALE.
Diversi... Quello di Zombie l'ho molto dimenticato, gustato in sala, uno dei migliori horror visti al cinema in quel periodo, ma mi è abbastanza scivolato.
E poi... io preferisco Halloween III, è il mio preferito della saga! :DD Sarà che non sono un fan dei boogeyman, ma l'originalità di quel film mi ha colpito davvero. Film da Samhain sicuramente!
Halloween III lo davano giusto ieri sera su Italia 2, ma non l'ho guardato perché, contemporaneamente, c'era il mio amato Rocky Horror. A dire il vero, per quel poco che ho visto c'era da mettersi le mani nei capelli per il trash, ma sicuramente mi ha incuriosita e prima o poi lo guarderò.
EliminaPer il resto, ti quoto in pieno nel confronto tra i due Halloween!!
Mmmmmh, trash non lo considererei, non da 10 ma abbastanza inquietante e non ridicolo, nonché pieno di metafora consumistica.
EliminaAncora colpisce la deviazione improvvisa rispetto agli altri capitoli, ma ti assicuro che vale, la musichetta ti entrerà in testa! :D
Oddio, ma tu parli dell'inquietante musichetta delle maschere e del quadrifoglio, quella che passavano sulle TV?
EliminaEcco, quell'aspetto mi ha incuriosita, purtroppo il mio senso del ridicolo è stato solleticato dalla morte "per schiacciamento auto in movimento lento" all'inizio, ma se dici che vale la pena recupero il tutto!
Anche secondo me hai centrato il punto che invalida il remake di Zombie: il suo Michael, ragazzino pestifero, è portato a uccidere perchè cresciuto in una famiglia di puttane e ubriaconi. Mi sembra abbastanza logico e consequenziale. Ciò che rende grande il film di Carpenter è l'idea che il male puro si potesse annidare nella più insospettabile delle forme, un innocente bimbo mascherato. Che bimbo rimane anche nella sua forma cresciuta. Mentre il Michael di Zombie sembra un membro degli Slipknot, porca troia!
RispondiEliminaIl Michael di Zombie è più "personaggio", fatto in modo stiloso per consacrarlo a nuova icona horror. Operazione fallita, purtroppo per lui.
EliminaIl Michael di Carpenter non fa tenerezza, né pietà, né induce a volerselo mettere sulle magliette, perché fa una paura boia, è l'insondabile, incomprensibile male puro che non guarda in faccia nessuno!!
Già, sembra proprio un membro degli Slipknot! :D E purtroppo un "personaggio" così non è il massimo dell'originalità, mentre il "fantasma" del 1978 era tutto altro impatto.
EliminaAppunto XD
EliminaE poi Tyler Mane è troppo "tipo" per incutere la paura necessaria, mentre invece quando al Michael di Carpenter si toglie la maschera si rimane a bocca aperta: ma come? Sto babbeo è il killer che ha fatto tutto 'sto casino? Orrore!!!
Tyler Mane se non sbaglio è stato pure un wrestler, figuriamoci XD Del film di Zombie però ricordo con piacere il cameo di Ken Foree, uno che di Zombi se ne intende :P
EliminaSì sì Tyler era un "bressler" professionista, d'altronde gli avevano anche fatto fare Sabretooth nel pimo X-Men :P
EliminaUh, Foree non l'avevo notato, mi ero concentrata sugli altri "grandi"!!
È il camionista che viene accoltellato mentre cacava un "doppio tacos deluxe" o qualcosa del genere, che idolo XD
EliminaAh ok, lo ricordo bene!
EliminaPeccato non averlo citato nel mio solito trafiletto finale!
no dai, non posso credere che tu non l'avessi mai visto! comunque filmone eccezionale, tutta la parima parte gioca sull'attesa e sulla suspence dimostra come carpenter fosse davvero un regista coi fiocchi...non succede niente, eppure la presenza costante e morbosa del serial killer dietro ogni angolo rende il film tremendamente pauroso!
RispondiEliminaEh no, non mi era mai capitato, in effetti.
EliminaE concordo con tutto quel che dici, la shilouette di Michael che compare e scompare mette paura!