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venerdì 27 giugno 2025

2025 Horror Challenge: Il signore del male (1987)

La challenge horror questa settimana chiedeva di guardare un film su un supporto fisico, e io ho colto l'occasione per usare il Blu Ray de Il signore del male (Prince of Darkness), diretto e sceneggiato nel 1987 dal regista John Carpenter.


Trama: un prete chiede l'auto di uno studioso di fisica e dei suoi studenti per capire e contenere un inquietante liquido rinvenuto nei sotterranei di una chiesa, probabilmente un'emanazione fisica di Satana stesso...


Il signore del male
è uno di quei film che devo avere visto almeno due o tre volte nel corso della vita, e ogni volta ho provato sensazioni diverse alla fine della visione. Ammetto di non averlo sempre apprezzato, anche per colpa di un adattamento italiano non particolarmente valido, ma in qualche modo mi ha sempre affascinata e, sicuramente, inquietata come pochi altri film. Anche la scorsa sera, sola in casa e con un caldo che rischiavo di liquefarmi, ho avuto difficoltà a fare il giro delle luci e delle persiane dopo la visione, e il mio sguardo ha accuratamente evitato gli specchi, almeno per una buona mezz'ora. Potere de Il signore del male, e della qualità onirica ed imperfetta della sua sceneggiatura, dotata di quelle stesse caratteristiche che ho nominato proprio poco tempo fa, all'interno del post su Rabid Grannies. Ora, non sto cercando di paragonare i due film, i quali non giocano nemmeno nello stesso campionato, ma anche Il signore del male è zeppo di quei "buchi" logici, di quella cattiveria ineluttabile, di quegli eventi gratuiti che mi mettono sempre angoscia, a prescindere dalla qualità della pellicola, e che spesso si trovano nelle oscure produzioni italiane anni '70-'80 o, salendo parecchi gradini più su, nella trilogia della morte di Fulci. Ecco, nonostante le inquadrature e le melodie de Il signore del male siano tipicamente carpenteriane, il film ha comunque un che di fulciano che mi si insinua sotto pelle e me la fa accapponare, anche se il richiamo più immediato è ovviamente Lovecraft, al quale Carpenter (sceneggiatore accreditato con lo pseudonimo Martin Quatermass) si è ispirato per realizzare il secondo capitolo della sua ideale trilogia dell'Apocalisse. Ma di cosa parla, in definitiva, Il signore del male? Questa volta, il titolo italiano è stato piuttosto azzeccato, perché al centro della trama c'è l'avvento di un Male fisico, di una sostanza misteriosa e senziente che desidera incarnarsi per riportare sulla terra il regno di suo padre, l'Anti-Dio. Un Principe delle Tenebre in forma liquida, di un verde malato, che la Chiesa ha nascosto per secoli affidando il segreto ad una confraternita; quando l'ultimo membro della stessa muore, un prete si ritrova la patata bollente tra le mani e decide di farsi aiutare non già dai suoi pari ma da un gruppo di scienziati, così da provare anche agli scettici la natura di un male che comincia già ad estendere la sua influenza a livello subatomico, e sulle creature più deboli mentalmente e fisicamente. 


Il connubio scienza e religione è molto interessante, e Carpenter mostra di avere più in simpatia la prima, nonostante possa fare ben poco contro l'orrore che compare nel film. Infatti, la Chiesa non ne esce benissimo, tra confraternite che preferiscono mantenere segreti invece di correre ai ripari, e un prete pavido che, sul finale, fa il gallo sulla monnezza dopo aver lasciato che altri si sacrificassero per la causa. A prescindere da dove vadano le simpatie di Carpenter, Il signore del male è comunque molto pessimista, come del resto anche La cosa e Il seme della follia; davanti a esseri che arrivano dallo spazio o da altre dimensioni, la cui caratteristica principale è quella di sfruttare i sensi umani per confonderli e trascinarli nell'abisso, alterando la loro percezione della realtà e persino la loro mente, uomini e donne possono fare ben poco, giusto forse mettere una pezza temporanea per poter almeno provare a vivere tranquilli. Anche così, c'è comunque la consapevolezza che il male esiste, cammina accanto a noi, invisibile agli occhi, e ci osserva aspettando di compiere la sua mossa. L'orrore cosmico de Il signore del male, per quanto ineluttabile ed affascinante, non ha però la complessità matura di un film come Il seme della follia, e "si limita" a tenere in assedio un manipolo di persone, come accadeva già ne La cosa. L'azione della pellicola si svolge interamente all'interno degli ambienti asettici e molto anni '80 (leggi: marroni) di una chiesa, il che concorre a rendere il luogo un labirinto dove può nascondersi qualunque cosa; a peggiorare il tutto, si aggiungono una cripta illuminata solo da candele e dal verde insano del cilindro contenente Satana, e un ambiente esterno che ricorda quasi un fossato, circondato da scale, alte pareti o cancelli dalle punte acuminate, che rende ancora più difficile la fuga ai poveri scienziati protagonisti.


Pochi mezzi dunque, per il buon Carpenter, ma molto ingegno e tantissima espressività. Il make-up di Satana è genuinamente terrificante, un paio di effetti speciali sono disgustosi, e il modo in cui il liquido verde sfida ogni legge della fisica è reso ancora oggi in maniera eccellente, così come la pericolosità dello specchio nel climax del film e nell'agghiacciante finale. A livello tecnico, una delle cose che, ancora oggi, mi terrorizzano sono i messaggi dal futuro (peraltro dei semplici video ripresi mentre venivano riprodotti su uno schermo), probabilmente per la loro incompiutezza reiterata e perché spezzano il ritmo del film aggiungendo ulteriori stranezze ad un film che ne è già pieno, ma il vero "signore del male" è Alice Cooper. L'ho visto in tanti altri horror, non mi ha mai detto nulla, né come uomo né come attore, ma ne Il signore del male mi fa venire voglia di spegnere la TV dal primo momento in cui compare e nascondermi sotto le coperte, perché ha proprio l'espressione vuota di chi potrebbe farti qualunque cosa senza battere ciglio ed è un perfetto araldo della follia demoniaco/possessiva che segue la sua comparsa. E' raro che venga fatto il nome de Il signore del male quando si parla di Carpenter, ed è un peccato, perché è un gioiellino che meriterebbe di essere riscoperto, nonché uno dei pochi horror capaci di farmi davvero paura e di privarmi del sonno per qualche ora. Se non lo avete mai guardato, è il momento migliore per recuperarlo; se lo conoscete, spero di avervi fatto venire voglia di rispolverarlo!


Del regista e sceneggiatore John Carpenter ho già parlato QUI. Donald Pleasence (Prete), Peter Jason (Dr. Paul Leahy) e Alice Cooper (il barbone pazzo) li trovate invece ai rispettivi link.

Victor Wong interpreta il Prof. Howard Birack. Americano, lo ricordo per film come L'anno del dragone, Grosso guaio a Chinatown, Shanghai Surprise, Il bambino d'oro, L'ultimo imperatore e Tremors. E' morto nel 2001.


Jameson Parker
, che interpreta Brian March, era uno dei due Simon del telefilm Simon & Simon; Dennis Dun, che interpreta Walter, era il co-protagonista di un altro film di John Carpenter, Grosso guaio a Chinatown. Se Il signore del male vi fosse piaciuto, recuperate gli altri due film della Trilogia dell'Apocalisse, ovvero La cosa e Il seme della follia. ENJOY!

venerdì 28 marzo 2025

2025 Horror Challenge: Body Bags (1993)

La challenge horror oggi ha come tema "film per la TV". La scelta è caduta su Body Bags - Corpi estranei (Body Bags), diretto dai registi John Carpenter e Tobe Hooper nel 1993.


Body Bags
è un po' un cheat, nel senso che era nato come serie antologica per la televisione, ma è diventato un film quando l'emittente Showtime ha deciso di sospendere il progetto. Di un'intera serie sono rimasti dunque tre episodi e una cornice assai simile, per atmosfere e stile, agli intermezzi de I racconti della cripta, dove un "narratore" dall'umorismo assai macabro introduceva l'episodio settimanale. Il narratore, in questo caso, è quello delle grandi occasioni, perché proprio John Carpenter, nei panni di un coroner dedito al consumo di formalina e ben poco schifato dai cadaveri che lo circondano, funge da anfitrione all'interno della cornice del film. Le singole storie esplorano ognuna un sottogenere dell'horror: la prima, The Gas Station, è uno slasher, la seconda, Hair, una commedia nera  virata sui toni surreali alla Twilight Zone, e l'ultima, Eye, un body horror sovrannaturale. Ma andiamo con ordine. The Gas Station, diretto da John Carpenter, è un classico slasher urbano in cui una ragazza, sola in un luogo isolato, è costretta ad affrontare uno spietato killer che cerca di assassinarla, dopo essere stata "snervata" da una serie di incontri con diversi casi umani (il più inquietante dei quali ha il volto di un Wes Craven abbastanza irriconoscibile) e alcune piccole sventure "da distrazione". Un film abbastanza recente, Open 24 Hours, deve moltissimo a The Gas Station, che è un manuale condensato di elementi thriller capace di tenere con il fiato sospeso lo spettatore e, nonostante la sua breve durata, di piazzare anche un plot twist angosciante. Come aperitivo, per così dire, non mi è dispiaciuto, anzi. In tutta onestà, ero tesa come una corda di violino durante la visione.


Più sciocchino e divertente è invece Hair che, come da titolo, parla di capelli. Per citare Elio, quelli del protagonista "sono andati via e non torneranno mai", il che è causa di profondo sconforto, talmente profondo da intaccare persino quella che sembrerebbe una relazione ben avviata. In quanto dotata, al momento almeno, di capelli folti e spessi, il tormento del protagonista e la sua folle vanità mi hanno indotta a ridere spesso, più che a compatirlo, e in effetti l'esilarante interpretazione di Stacy Keach (affiancato da un paio di caratteristi d'eccezione, tra i quali la sempre sexyssima Deborah Harris) accentua la natura grottesca della minaccia horror che gli grava sulla capoccia pelata, una volta fatto ricorso a un "prodigio della tecnica frutto di ricerche e sperimentazioni che ci aiutano nel look". A livello di paura ed effetti speciali (un pochino ridicoli, a differenza di un make-up di prim'ordine) c'è da dire che Hair è l'episodio più debole dei tre, nonostante la regia di Carpenter, ma ha comunque delle implicazioni abbastanza disgustosette per riuscire a strappare qualche brivido, magari agli spettatori meno scafati.


Si torna a fare sul serio con Eye, episodio diretto da un Tobe Hooper in ottima forma (se penso che quell'abominio de Le notti proibite del Marchese De Sade è dello stesso anno di Body Bags mi sento male). Il segmento inizia con una mutilazione terrificante, sbattuta in faccia allo spettatore con degli effetti speciali ottimi, e continua con visioni agghiaccianti che portano lentamente alla follia il giocatore di baseball professionista interpretato da Mark Hamill. Eye è più lungo degli altri due episodi, quindi gli sceneggiatori hanno un po'più di respiro nel dare un minimo di background all'orrore che stravolge la vita di Brent e tratteggiare i protagonisti, il rapporto che intercorre tra Brent e la moglie Cathy e, soprattutto, la loro natura profondamente religiosa; la Bibbia, in particolare, diventa sia veicolo per una rapida follia, sia ultima fonte di salvezza, almeno parziale, perché il tono di Eye è cupo, disperato e tremendamente serio, a differenza dei due episodi che lo hanno preceduto. Un vero peccato che Hooper non si sia tenuto un po' di ispirazione per i successivi lungometraggi della sua carriera, ahimé.


Riassumendo, Body Bags è un piacevolissimo figlio del suo tempo, un horroraccio senza troppe pretese né chissà quali particolarità, salvo l'essere pieno zeppo di belle facce adorate dagli amanti del genere. Non incute particolare paura, soprattutto quando traspare la natura televisiva di un'opera che, in particolare per quanto riguarda Carpenter (si dice che l'estenuante processo di make-up per trasformarlo nel coroner gli abbia fatto passare ogni velleità, ma visto il modo in cui gigioneggia sullo schermo, a me sembra si sia anche divertito!), è sicuramente stata vissuta dai registi come un divertissement e un mezzo per rilassarsi nell'attesa di progetti più seri, ma ho visto cose ben peggiori. Body Bags è l'espressione di una scena horror vivace e divertita, un film "brutto" con il suo perché, un piccolo baluardo di ciò che il nuovo millennio, di lì a poco, avrebbe spazzato via. Agli amici di Notte Horror che dovessero leggere il post, lo consiglio in particolare per l'annuale rassegna estiva, nel caso non lo avessero mai visto o non ne abbiano mai parlato sul blog. Chi non ha idea di cosa stia parlando ma volesse comunque passare una serata non troppo impegnativa davanti alla TV, può trovarlo su Prime Video


Dei registi John Carpenter (che ha diretto gli episodi "The Gas Station" e "Hair", oltre a partecipare come Coroner) e Tobe Hooper (che ha diretto l'episodio "Eye" e compare come medico dell'obitorio) li trovate ai rispettivi link, come anche Tom Arnold (medico dell'obitorio), Robert Carradine (Bill), Wes Craven (Uomo pallido), Peter Jason (Uomo alla pompa di benzina), Sam Raimi (il cadavere di Bill), David Naughton (Pete), George 'Buck' Flower (Straniero), David Warner (Dr. Lock), Deborah Harry (l'infermiera), Mark Hamill (Brent Matthews) e Charles Napier (Manager della squadra di baseball).  

Stacy Keach interpreta Richard Coberts. Americano, ha partecipato a film come Classe 1999, Fuga da Los Angeles, American History X, Children of the Corn 666 - Il ritorno di Isaac, Machete, Sin City - Una donna per cui uccidere, Cell, Gotti - Il primo padrino e a serie quali L'ispettore Tibbs, Oltre i limiti, Will & Grace, E.R. Medici in prima linea e Due uomini e mezzo. Come doppiatore, ha lavorato in Rugrats e I Simpson. Anche produttore, regista e sceneggiatore, ha 84 anni e un film in uscita. 


Tra le varie guest star segnalo la presenza di Greg Nicotero (l'uomo col cane nell'episodio Hair), la modella Twiggy (Cathy Matthews nell'episodio The Eye) e il regista Roger Corman (Dr. Bregman). A Clive Barker era stato chiesto di partecipare, ma ha rinunciato per impegni pregressi. Se Body Bags vi fosse piaciuto, recuperate Creepshow, Creepshow 2 e I delitti del gatto nero. ENJOY 

venerdì 29 luglio 2022

Il silenzio dei prosciutti (1994)

Sono emozionatissima. Finalmente è arrivato il momento di parlare del mio guilty pleasure per eccellenza, Il silenzio dei prosciutti, scritto e diretto nel 1994 da Ezio Greggio.


Trama: l'agente speciale Jo Dee Fostar deve indagare sulla scomparsa della sua fidanzata Jane, fuggita coi soldi rubati al proprio capo e finita nelle grinfie del misterioso proprietario di cimiteri Antonio Motel...


Disclaimer: io amo questo film. Qualunque critico illuminato vero, qualunque cinèfilo dell'internet, qualunque persona dotata di senno proverà a farmi passare questo amore, facendomi aprire gli occhi sui millemila difetti de Il silenzio dei prosciutti troverà un muro davanti a sé, perché l'amore vero ACCETTA  i difetti e questa parodia ne è zeppa, ne sono consapevole. Eppure l'avrò guardata, da bambina e ragazzina, almeno trenta volte e non avete idea della gioia che mi è sorta in cuore quando, qualche settimana fa, l'ho vista per caso sul Canale 34 e mi sono ritrovata impossibilitata a staccare gli occhi dallo schermo. Per chi non avesse mai guardato Il silenzio dei prosciutti, una breve spiegazione. Il film è una parodia che mescola principalmente la trama di Psyco ad elementi de Il silenzio degli innocenti e il livello di umorismo è, che ve lo dico a fare, quello di un ragazzino entusiasta che crede di far ridere (ovvero Ezio Greggio) ispirandosi non già ai film di Mel Brooks, ma più a L'aereo più pazzo del mondo oppure Hot Shots!. Non c'è nulla di particolarmente raffinato, l'umorismo a base di gag scatologiche, sessuali o semplicemente infantili si spreca, ed Ezio Greggio, che interpreta anche il "villain" Antonio Motel, sembra non essere mai uscito da una puntata di Drive In e, di tanto in tanto, la sua interpretazione tenta di rifarsi, senza successo, a quelle di Marty Feldman. Questa, ovviamente, è solo la punta dell'iceberg dei difetti del film, ai quali bisogna aggiungere l'approccio grezzo dietro la macchina da presa e la caratteristica "caducità" di buona parte dell'umorismo legato ad elementi tipici dell'epoca, di cui patiscono spesso anche le parodie più riuscite e che rischia di appannarle o renderle meno divertenti per chi non riesce a cogliere il riferimento. Eppure, come ho scritto prima, in questo caso sorvolo su tutto, e per un motivo ben preciso.


Il motivo è che, da bambina, Ezio Greggio mi faceva riderissimo (ora non gli sputerei in faccia nemmeno se bruciasse, all due respect) e non sto nemmeno a dirvi quanto adorassi i film completamente fuori di senno come il già citato Hot Shots!, quindi per me Il silenzio dei prosciutti era il non plus ultra della comicità e quell'imprinting è rimasto intatto fino a oggi, tanto da cancellare dal mio cervello ogni capacità di discernimento critico. Non posso fare altro che sbellicarmi davanti a un grandioso Dom DeLuise che urla "Iggy-Poo!" profondendosi nella soave imitazione del Dottor Hannibal Lecter o ai dialoghi non-sense tra lui e un Billy Zane in stato di grazia, pronto ad abbracciare il trash senza riserve nei panni dello stupidissimo Jo Dee Fostar, e come posso non adorare Ezio Greggio vestito come un becchino, che tratta tutti gli ospiti del suo "cimitero chiamato Motel" con lo scazzo fotonico di un killer costretto a fare il superlavoro? Credetemi se vi dico che, anche a 41 anni, ho riso di cuore per qualsiasi gag, anche la più triste (in questo caso, quella di Pavarotti a pezzi), anche la più becera (quelle che riguardano il grasso Putrid) e che, soprattutto, sono rimasta affascinata da ciò che da ragazzina non potevo comprendere. Ma, signori, avete idea del cast che è riuscito a tirare su Il silenzio dei prosciutti? Mi sembrava di essere in un universo parallelo. In quale favoloso, berlusconiano mondo zeppo di cocaina Ezio Greggio è riuscito a chiamare sul set di una parodia stroncata in ogni dove e distribuita non si sa in virtù di cosa gente come John Carpenter (!!), Joe Dante, John Landis, Martin Balsam (che fa la parodia del suo ruolo più famoso), Mel Brooks, John Astin, Shelley Winters e chi più ne ha più ne metta? E lo stesso Billy Zane, ragazzi, in quegli anni era bello come il sole e all'apice della carriera, è incredibile anche solo pensare che si sia prestato. Per questi e per mille altri motivi continuerò sempre a sbandierare il mio amore per questo frutto di un universo alternativo finito per sbaglio in questo... e continuerò sempre a piangere all'idea che Jurassic Pork non sia mai stato girato mentre ci siamo beccati quell'orrore di Chicken Park!


Dom DeLuise (Dr. Animal Cannibal Pizza), Billy Zane (Jo Dee Fostar), Martin Balsam (Detective Balsam), Shelley Winters (la madre), Tony Cox (Guardia nana), Joe Dante (Moribondo), John Carpenter (Uomo con l'impermeabile) e John Landis (Agente dell'FBI) li trovate ai rispettivi link. 

Ezio Greggio è il regista e sceneggiatore della pellicola, inoltre interpreta Antonio Motel. Piemontese, ha diretto altri film come Killer per caso, Svitati e Box Office 3D: Il film dei film. Anche produttore, ha 67 anni.


Joanna Pacula interpreta Lily Wine. Polacca, ha partecipato a film come Gorky Park, Il bacio del terrore, Virus e Tombstone. Ha 65 anni.  


Stuart Pankin interpreta l'ispettore Pete Putrid. Americano, ha partecipato a film come Attrazione fatale, Aracnofobia, Congo, Striptease, e a serie quali Chips, Saranno famosi, Casa Keaton, Otto sotto un tetto, Ally McBeal, Innamorati pazzi, Walker Texas Ranger, Malcom, Dharma & Greg, Raven e Desperate Housewives; come doppiatore ha lavorato per Darkwing Duck, Bonkers, Dinosauri, Batman, Aladdin, Mucca e pollo, Angry Beavers, Animaniacs e Hercules. Anche sceneggiatore, ha 76 anni.


John Astin interpreta il Ranger. Americano, indimenticabile Gomez originale de La famiglia Addams, ha partecipato a film come West Side Story, Tutto accadde un venerdì, Il ritorno dei pomodori assassini, Gremlins 2 - La nuova stirpe, Killer Tomatoes Strike Back!, Killer Tomatoes Eat France!, Sospesi nel tempo e ad altre serie quali Ai confini della realtà, Dennis the Menace, Star Trek, Batman, Fantasilandia, Il mio amico Arnold, Love Boat, I racconti della cripta, Innamorati pazzi, La signora in giallo, Una bionda per papà e La tata; come doppiatore ha lavorato per Bonkers, Tazmania, Aladdin, Johnny Bravo, Mignolo e Prof. Anche regista, sceneggiatore e produttore, ha 92 anni e un film in uscita.


Charlene Tilton è famosa per avere interpretato una delle sorelle di Bobby nella serie Dallas mentre Bubba Smith, che interpreta Olaf, è l'Hightower della serie Scuola di polizia. Ciò detto, se Il silenzio dei prosciutti vi fosse piaciuto, recuperate Hot Shots!, Hot Shots! 2, Palle in canna, L'aereo più pazzo del mondo, Dracula morto e contento e Robin Hood - Un uomo in calzamaglia. ENJOY!

venerdì 8 luglio 2022

Studio 666 (2022)

A fine giugno è uscito per pochi giorni al cinema Studio 666, diretto dal regista BJ McDonnell e interamente interpretato dai Foo Fighters.


Trama: i Foo Fighters vanno a registrare l'ultimo album in una villa in cui, anni addietro, si era consumata una serie di omicidi rituali, e il frontman Dave Grohl viene posseduto da un demone...


Breve storia triste: il mio regalo per il compleanno del Bolluomo, nel 2020, era stato un biglietto per il concerto dei Foo Fighters che avrebbe dovuto tenersi nel giugno di quell'anno. Causa Covid il concerto è stato rimandato per due anni di fila e questo sarebbe stato l'anno giusto, non fosse che la sfiga ci vede benissimo e ha colpito il povero Taylor Hawkins, il batterista del gruppo, che è morto troppo giovane, con conseguente, ovvia e giusta cancellazione definitiva del tour. Tutto questo per dire che al Bolluomo i Foo Fighters sono sempre piaciuti molto ed è per questo che, nonostante il dolore ancora fresco per la scomparsa di un talentuoso musicista, gli ho proposto di guardare Studio 666, horror nato da un soggetto del cantante Dave Grohl e messo in scena con tutto il gruppo al completo, con l'aggiunta di qualche attore più o meno famoso e un paio di guest star di tutto rispetto, tra spiriti guida e tecnici del suono. La trama è quanto di più "tipico" per il genere e segue il cliché dell'artista maledetto che decide di (o viene costretto a) fare un patto col demonio, con i Foo Fighters che si trovano bloccati in una casa infestata e alle prese con un Dave Grohl posseduto da un'entità che lo spinge a realizzare un brano dalla durata spropositata. Nulla di nuovo o di eclatante sotto il sole, dunque, ma il risultato è comunque simpatico e divertente nella misura in cui Studio 666 ironizza sull'immagine di "buono" che da anni accompagna Grohl e trasforma un paio di membri del gruppo in personaggioni nel senso ironico del termine, soprattutto il tastierista Rami Jaffee, protagonista di alcune delle gag più riuscite e trash del film.


Come horror, Studio 666 non si tira indietro nel mostrare sangue a litri e splatterate assortite, con gli effetti speciali "pratici" molto più goderecci ed interessanti della CGI che ammorba un po' a causa di alcuni dei demoni/spettro più brutti mai realizzati (d'altronde, il regista ha cominciato a gamba tesa con Hatchet 3, quindi non parliamo proprio di un omino raffinato!), e c'è da dire che anche le scenografie, con tanto di scantinato inquietante, fanno il loro sporco lavoro. Ma se uno guarda un horror coi Foo Fighters, ovviamente, lo fa in primis per il gruppo, mi verrebbe da dire. Ebbene, sul talento da attore di Dave Grohl non avevo dubbi, basta vedere i video dei singoli tratti da There Is Nothing Left to Lose, quelli che hanno reso famoso il gruppo anche tra chi non aveva idea di chi fosse l'ex batterista dei Nirvana (tra l'altro il suo trucco zannuto mi ha ricordato tantissimo quella trashata di Evil Toons, che potrebbe non essere un complimento ma tanto è l'affetto per quella schifezza che lo diventa automaticamente), mentre i suoi compari vanno dall'imbalsamato (il bassista Nate Mendel su tutti) all'entusiasta ma scarso (il chitarrista Pat Smear) e la bonanima di Taylor ha ammesso candidamente di non essersi neppure sbattuto ad imparare il copione e di avere improvvisato tutto. Che la terra ti sia levissima, biondo! Ciò detto, Studio 666 è un gradevolissimo horror la cui leggerezza è perfetta per il periodo estivo, quindi vi consiglierei di dare un'occhiata anche se non siete fan, anche solo per godere dei frutti dell'atmosfera rilassata che sicuramente si sarà respirata sul set!


Del regista BJ McDonnell ho già parlato QUI. Jenna Ortega (Skye Willow) e John Carpenter (che interpreta il tecnico del suono e firma anche la colonna sonora) li trovate invece ai rispettivi link.


Leslie Grossman, che interpreta Barb Weems, è ormai habitué della serie American Horror Story e dovrebbe tornare anche nell'undicesima stagione. Ciò detto, se Studio 666 vi fosse piaciuto recuperate Tenacious D e il destino del rock e Deathgasm. ENJOY!

venerdì 18 ottobre 2019

Fog (1980)

Qualche sera fa mi è capitato di guardare Fog (The Fog) diretto e co-sceneggiato nel 1980 dal regista John Carpenter.


Trama: gli abitanti di una cittadina in riva al mare si ritrovano a dover combattere contro un gruppo di fantasmi assassini portati dalla nebbia...



E' il 2019, ho 38 anni, adoro l'horror ma nonostante questo non avevo mai visto Fog prima di qualche settimana fa. Vergogna su di me. E vergogna anche perché mi ritroverò a parlare impropriamente di un film che altri spettatori e fan di Carpenter adorano, di cui è stato discusso ampiamente in mille modi interessanti, e il mio post stinfio gli renderà ben poco onore, ahimé. Ma ci proviamo, dai. Fog è LA storia di fantasmi per eccellenza, uno di quei racconti perfetti per le serate passate attorno al fuoco, non a caso il prologo mostra un navigatissimo "capitano" che racconta a un gruppo di attenti pargoletti la triste storia della nave Elizabeth Dane, schiantatasi a fine '800 contro gli scogli di San Antonio Bay a causa dell'inganno degli abitanti. La leggenda narra che i poveri passeggeri della nave, tutti già malati di lebbra e desiderosi solo di avere un porto sicuro dove approdare, sarebbero tornati a vendicarsi dopo cent'anni e così, in effetti, succede. A San Antonio Bay cominciano ad accadere stranissimi ed inquietanti fenomeni, mentre una nebbia spettrale e luminescente compare di notte al largo delle coste, portando con sé morte e distruzione. Converrete con me che non esiste trama più semplice di così ma la semplicità con Carpenter è solo apparenza. Sotto la tradizionale storia di fantasmi c'è un'allegoria dell'America colonialista, del popolo che festeggia le sue tradizioni ignorando (volutamente o meno) quanto sangue sia stato versato per stabilirle; c'è la volontà di "lavare i panni in casa", trincerandosi all'interno di una piccola cittadina e ammettendo implicitamente la vergogna di avere un passato deprecabile, a rischio di mandare al diavolo ogni speranza di sopravvivenza; ci sono personaggi femminili che precorrono i tempi e che non hanno assolutamente bisogno degli uomini per affermarsi o per sopravvivere al sovrannaturale; c'è, infine, un clima di allucinata incertezza che si tende come un filo dall'inizio alla fine del film, introdotto dalla citazione di Un sogno dentro a un sogno di Poe e concluso con uno dei più terrificanti "avvertimenti" della storia del cinema horror, preludio ovviamente di un finale scioccante ma "giusto" che non sto a rivelarvi.


Al di là dei messaggi più o meno sottesi, Fog ha un anno più di me ma ancora riesce a mettere inquietudine, un po' come quando mi guardo allo specchio, per inciso. La messinscena generale forse patisce di una certa aura di "vecchiume" ma non c'è nulla di vecchio nella costruzione della tensione, veicolata da un semplice bussare alla porta, dilatata per tutto il tempo necessario ad aprirla e scoprire cosa si nasconde dietro, giocando con gli stilemi dell'horror fino a permettersi di ignorarli; al buio, dove si scorge soltanto il bagliore di occhi rossi, nell'ambiente illuminato di un obitorio che mette i brividi, in una chiesa cupa, sul filo del telefono, in cima a un faro dove l'orrore viene sbattuto letteralmente in faccia, Carpenter riesce a costruire in ogni circostanza sequenze inquietanti e memorabili senza spargere una sola goccia di sangue, lasciando all'immaginazione dello spettatore il risultato dei colpi di spada ed uncino sotto i quali cadono come mosche gli abitanti di Antonio Bay. E' un po' il fil rouge di Fog quello di non poter "vedere", in effetti, ed ecco dunque venire in soccorso l'udito laddove la vista difetta: l'intero film è percorso dalla voce, bella e sensuale, di Adrienne Barbeau, proprietaria della stazione radiofonica della cittadina la quale, tra un pezzo jazz e l'altro, mette in guardia gli ascoltatori quando la minaccia della nebbia si fa palpabile e li invita a non abbassare mai la guardia. Qualcuno lo fa, ahimé, ignorando la voce della fanciulla e quella della coscienza, inascoltata come 100 anni prima, ma voi non tappatevi le orecchie e non fate come me, che per quasi quattro decenni ho ignorato Fog, e recuperatelo immantinente!


Del regista e co-sceneggiatore John Carpenter, che interpreta anche Bennett, ho già parlato QUI. Jamie Lee Curtis (Elizabeth Solley), Janet Leigh (Kathy Williams), Charles Cyphers (Dan O'Bannon), Nancy Kyes (Sandy Fadel), Hal Holbrook (Padre Malone), George "Buck" Flower (Tommy Wallace) e Tommy Lee Wallace (Fantasma) li trovate ai rispettivi link.

Adrienne Barbeau interpreta Stevie Wayne. Ex moglie di Carpenter, americana, ha partecipato a film come 1997: Fuga da New York, Creepshow, La cosa, Demolition Man, Dredd - La legge sono io, Argo, Tales of Halloween e a serie quali Love Boat, Ai confini della realtà, La signora in giallo, I viaggiatori, Nash Bridges, Sabrina vita da strega, Cold Case, Dexter, Grey's Anatomy, CSI: NY, Criminal Minds e Creepshow; come doppiatrice ha lavorato per le serie The Real Ghostbusters, Batman, Angry Beavers, Totally Spies! e American Dad!. Anche sceneggiatrice, ha 74 anni e cinque film in uscita.


Tom Atkins interpreta Nick Castle. Americano, ha partecipato a film come 1997: Fuga da New York, Creepshow, Halloween III - Il signore della notte, Arma letale, Due occhi diabolici, Impatto imminente, San Valentino di sangue e a serie quali MASH, Alfred Hitchcock presenta, Xena: Principessa guerriera e Oz. Ha 84 anni e un film in uscita.


Tra le guest star segnalo il tecnico degli effetti speciali Rob Bottin nei panni di Blake e Debra Hill, co-sceneggiatrice del film, che compare come extra. Il ruolo di padre Malone era stato offerto a Christopher Lee ma alla fine il grande attore ha dovuto rinunciare. Fog è stato rifatto nel 2005 col titolo The Fog - Nebbia assassina, che ovviamente non ho mai visto. Se Fog vi fosse piaciuto potreste recuperarlo ma non garantisco. ENJOY!

mercoledì 27 marzo 2019

Christine - La macchina infernale (1983)

Era nella lista dei "film da vedere" su Netflix da qualche tempo e un paio di sere fa ho quindi guardato assieme al Bolluomo Christine - La macchina infernale (Christine), diretto nel 1983 dal regista John Carpenter e tratto dal romanzo omonimo di Stephen King.



Trama: Arnie, ragazzino sfigato e vessato, si invaghisce letteralmente dell'automobile chiamata Christine e si impegna a restaurarla a dovere. Christine nasconde però un terribile segreto e una volontà omicida...



Non vedevo Christine - La macchina infernale da parecchi anni, più o meno tanti quanti la prima e ultima volta che ho letto Christine di Stephen King. Onestamente, all'epoca (credo fosse un'estate ai tempi dell'università) non mi erano piaciuti granché né il libro, che in effetti ricordo pochissimo, né il film e riguardando quest'ultimo qualche sera fa ho temuto, con tutto il rispetto per Carpenter, che mi sarei fatta due palle cubiche. Invece, pur continuando a non essere il miglior Carpenter (almeno a parer mio) e pur non riuscendo minimamente a provare ansia all'idea di una macchina senziente che uccide le persone, ammetto di essermi divertita guardando Christine - La macchina infernale, perfetto da prendere come "b-movie" per una serata senza troppe pretese. Messo da parte, infatti, il risvolto "spettrale" di Stephen King, nel cui romanzo la Plymouth Fury era posseduta dallo spirito del precedente proprietario, Christine si concentra su una storia di amore, ossessione e reciproca dipendenza, una "follia sentimentale" dove lo sfigatello Arnie riesce a superare tutti i suoi limiti onde compiacere un'automobile, aggiustandola e facendosi aggiustare a sua volta, con sommo scorno di amici, fidanzata e familiari. A Christine, rossa di fuoco, vengono attribuite tutte le caratteristiche di una femme fatale e, come tale, non è un caso che voglia il protagonista tutto per sé, arrivando a provare un'inaudita gelosia per la bella Leigh, sogno proibito di tutti i ragazzi della scuola, anche del migliore amico di Arnie, il giocatore di football Dennis. Il quale, probabilmente, è uno dei motivi per cui Arnie decide di trovare qualcosa di "suo", così da uscire dall'ombra di un amico gentile e protettivo ma comunque, in qualche modo, superiore sia per bellezza che per carisma. Quella di Christine è dunque la tipica situazione da teen horror, in cui il ragazzetto vessato dai bulli e sfigatello trova un modo assai pericoloso per assicurarsi il riscatto sociale e la vendetta, con tutte le conseguenze del caso.


Dispiace, ovviamente, che un budget risicato causato dall'insuccesso commerciale de La cosa abbia trasformato Christine - La macchina infernale da un potenziale macello a un film dove il gore è praticamente assente e gli omicidi della macchina senziente vengono tagliati sul più bello (per dire, a momenti è più splatter Brivido) ma lo stesso, già che ho nominato Brivido, la mano del Maestro si vede e, nonostante questo sia palesemente un lavoro girato a scopi alimentari, Carpenter è riuscito a confezionare delle sequenze che fanno scuola ancora oggi. Una su tutte, neanche a dirlo, è la scena in cui lo spettatore si ritrova davanti la soggettiva di Christine mentre insegue una delle sue vittime su strade buie, alternata a riprese in cui la macchina è in fiamme, come un incubo uscito direttamente dall'inferno, ma anche la claustrofobica scena della morte del ciccio, con le "zanne" di Christine sempre più vicine, a mo' di squalo, è girata divinamente, per non parlare della sensualissima presa di coscienza di Arnie, con quel suo "fammi vedere" nemmeno si trovasse davanti Kim Basinger in 9 settimane e mezzo. Altro punto a favore del film è la colonna sonora, composta in gran parte da pezzi anni '50 sparati a tutto volume dall'autoradio di Christine e scelti palesemente in base all'umore della macchina, quindi melensi e sdolcinati in presenza dell'amato Arnie, più significativi e badass durante i momenti di vendetta, con la Bad to the Bone di George Thorogood ad aprire i film sottolineando la natura maligna della Plymouth. In sostanza, Christine - La macchina infernale si è rivelato un film più godibile di quanto ricordassi e vi consiglierei di farci un pensiero prima che lo tolgano dal catalogo Netflix!


Del regista John Carpenter ho già parlato QUI. Harry Dean Stanton (detective Rudolph Jenkins) e Kelly Preston (Roseanne) li trovate invece ai rispettivi link.


Keith Gordon, che interpreta Arnie, è diventato col tempo più regista televisivo che attore e sua è la mano dietro a molti episodi di Dexter, The strain, Fargo e persino Legion mentre Alexandra Paul, che interpreta Leigh Cabot, sarebbe entrata a far parte del cast fisso di Baywatch. Se vi chiedete poi dove avete già visto il volto stralunato di uno degli amichetti di Buddy, provate a ricordare Ghostbusters e gli esperimenti del Dr. Venkmann con gli studenti! Il ruolo di Arnie era stato offerto a Kevin Bacon, che lo ha rifiutato per partecipare a Footlose, mentre pare che Nicolas Cage avesse fatto l'audizione per il ruolo di Buddy. Detto questo, se Christine - La macchina infernale vi fosse piaciuto, recuperate La macchina nera, Duel, Brivido e Grindhouse - A prova di morte. ENJOY!


domenica 5 febbraio 2017

L'angolo del Bolluomo: Grosso guaio a Chinatown (1986)

Inauguriamo questa rubrica mensile dedicata a una selezione dei film che mi propina (rectius propone) la Bolla!. Eh sì, non paga della mia top 5 per il 2016, la mia dolce metà mi ha proposto di commentare ogni mese un film. Dite che è impazzita? Forse sì, comunque potevo rifiutare questa opportunità?! Certamente no, poi si sa, le donne hanno sempre il modo di minacciare pesanti “sanzioni” (altro che l’austerity della Commissione europea, i maschietti mi hanno capito!).


Una piccola premessa, giusto per farvi capire chi sono. Con la Bolla abbiamo in comune la passione per la scrittura, la musica, la pigrizia (due bradipi!) e, seppur con sfumature diverse, il mondo orientale. Per il resto se lei vive di film e fumetti, io mi dedico a leggi, numeri, ecc.. Un esempio su tutti: anche io avevo un piccolo blog ormai dieci anni or sono (decisamente meno curato di quello della Bolla), ma trattava di argomenti “leggeri” come l’economia e il diritto. Ora, diciamo che scrivo per professione, ma dell’argomento che interessa maggiormente agli italiani… il calcio?... no, il fisco! Sono sicuro, di conseguenza, di poter contare sulla comprensione delle gentili lettrici e dei gentili lettori se ogni tanto mi scapperà qualche termine tecnico inopportuno, oppure, abbonderò nei gerundi.


Passiamo a una brevissima sintesi della trama del film…un camionista (Kurt Russell) arriva a San Francisco dove incontra l'amico cinese Wang Chi. Quest’ultimo gli chiede di accompagnarlo in aeroporto a prendere la sua bella ragazza in arrivo dal Sol Levante. Appena giunta la fanciulla, una moretta con gli occhi verdi, viene rapita da tre cinesi tamarri. I nostri due eroi, come nella più classica delle trame fiabesche, si mettono sulle tracce della povera malcapitata finita schiava in un bordello di Chinatown. Nel corso della ricerca il camionista e l’amico si trovano nel bel mezzo di una lotta fra clan cinesi e “approfondiscono” la conoscenza con un’avvocatessa conosciuta in aeroporto (in altri termini, il camionista ci prova spudoratamente con lei). Il film prosegue con il rapimento, da parte delle tre temibili bufere (tre cinesi dotati di poteri magici) inviate dal famigerato Lo Pan, della ragazza cinese con gli occhi verdi e dell’avvocatessa. A questo punto i due eroi decidono di andare nel palazzo di Lo Pan per liberarle. Lì, dopo esserci battute con le tre bufere e con il padrone di casa, usciranno vittoriosi portando in salvo le due donzelle.


Il film rivisita in chiave ironica molti cliché del mondo orientale (la magia, le arti marziali, i clan, ecc. ecc.), nell’ambito di un contesto molto anni ’80 (basti vedere la canotta e la pettinatura di Kurt Russell!). La pellicola unisce qualche scena di combattimento marziale (non vi aspettate, però, un film alla Bruce Lee!) a un bel po’ di comicità. La trama non spicca certamente per originalità ma, d'altronde, si tratta sostanzialmente di una commedia e non di un film dai contenuti complessi.
I due personaggi che ho apprezzato di più sono Wang Chi che, contrariamente alla prima impressione, riesce a sconfiggere quasi da solo le tre bufere e, naturalmente, il temibile Lo Pan per il suo personaggio!!!! Ve lo consiglio come film, un ottimo modo per passare queste fredde e uggiose giornate invernali!


Alla prossima, sperando che la mia esigente redattrice (la Bolla) non mi abbia licenziato in tronco nel frattempo!

martedì 16 settembre 2014

Il seme della follia (1994)

Torno a parlare di horror che adoro e il compito oggi sarà particolarmente difficile perché il post è interamente dedicato a quello che, a mio avviso, è il capolavoro di John Carpenter, Il seme della follia (In the Mouth of Madness), da lui diretto nel 1994. Occhio agli SPOILER!!


Trama: John Trent è un investigatore specializzato in casi di frode assicurativa. Un giorno viene ingaggiato dalla casa editrice del famoso scrittore di libri horror Sutter Cane perché la loro punta di diamante è scomparsa senza lasciare traccia, proprio alla vigilia dell'uscita del nuovo libro. Trent è costretto così a mettersi alla ricerca di Cane e a scontrarsi con un incubo inimmaginabile...


Il seme della follia è un maledetto capolavoro ed è uno dei pochi horror che mi spinge ad accendere la luce e a guardarmi alle spalle dopo ogni visione. Ogni sequenza della pellicola, persino la più tranquilla, è costruita per lasciare un'inquietudine profondissima nello spettatore e per spingerlo a porsi domande continue alle quali, mi spiace dirlo, Carpenter non offre risposte positive. Come terzo capitolo dell'ideale trilogia dell'apocalisse, infatti, Il seme della follia si conclude mostrandoci un mondo ormai completamente fuori da ogni possibile recupero, in mano a mostri innominabili che si annidano nei più profondi recessi della mente umana, un universo di nuova carne in cui Lovecraft e Cronenberg danzerebbero allegre gighe sulla tomba dell'umanità intera; se in La cosa e Il principe del male un minimo di speranza c'era e la fine del mondo apparteneva ad un futuro forse evitabile, ne Il seme della follia ci ritroviamo a cose già fatte e l'intera storia non è altro che un lungo flashback dove viene raccontata l'origine di un regno di follia, oscurità e morte. Un regno, peraltro, partorito dalla mente di uno scrittore che ricorda tanto il già citato Lovecraft come stile e il buon vecchio Re King per lo smodato numero di adoranti seguaci e il numero vertiginoso di copie vendute; modellando Sutter Cane su questi grandissimi esempi, Carpenter imbastisce una trama complessa che abbatte le barriere tra finzione e realtà, dove il fanatismo e gli avidi occhi del lettore alimentano la letteratura tanto da consertirle di soverchiare persino la consapevolezza della propria esistenza e modificare la materia tangibile. Il seme della follia diventa così una celebrazione del potere della fantasia (per quanto oscura) ma anche una critica verso l'entertainment tutto, soprattutto quello cinematografico, che obnubila la ragione e genera fanatismi quanto e più di una religione: il sipario sull'umanità cala definitivamente dal momento in cui l'ultima opera di Sutter Cane, Il seme della follia, viene trasposto in film perché "non tutti leggono, ma chiunque va al cinema" ed è quello il momento in cui anche lo spettatore diventa protagonista del film e si rende complice dell'annientamento dell'universo intero.


Carpenter si diverte con la colonna sonora e la macchina da presa, utilizza inquadrature sghembe, primi piani che lasciano intravvedere l'oscurità che si trova alle spalle dei protagonisti, violenti lampi di luce che squarciano letteralmente la realtà e ricerca l'inquadratura in grado di sconvolgere lo spettatore con la sua familiarità e contemporanea impressione di"sbagliato" (ogni volta che nelle strade buie di Ellera incontro un ciclista perdo vent'anni di vita. Giuro.), mescolando la sua arte registica ad un montaggio spiazzante e frammentario e ad una narrazione colma di flashback, visioni e situazioni volutamente lasciate "in sospeso". Guardando Il seme della follia si ha come l'impressione di leggere un libro troppo pauroso da affrontare per intero, che ci spinge a saltare le pagine per andare avanti e vedere come andrà a finire, un libro in grado di rimanerci talmente impresso che ogni cosa che vediamo in giro ci richiama inevitabilmente alla mente elementi dello stesso, dove i personaggi diventano così reali da causarci frustrazione quando le cose non vanno come vorremmo noi: è la stessa cosa che succede a John Trent, interpretato da un favoloso Sam Neill, che cerca disperatamente di cambiare un destino già scritto e confermarsi reale agli occhi di un Dio spietato. Alla perfezione de Il seme della follia contribuiscono anche degli effetti speciali validissimi (dove il digitale è fortunatamente ancora bandito!) e un make-up particolarmente ripugnante, soprattutto per quel che riguarda i demoniaci bambini di Hobbs' End e quei terribili occhi azzurri tipici che caratterizzano le "vittime" delle opere di Sutter Cane. A proposito, lo sapevate che il blu è il colore preferito del mefistofelico scrittore ed è per questo che i fedeli lettori si ritrovano tutti con un allucinato sguardo bluastro? A questo dettaglio ho fatto caso proprio durante questa visione, che è la sesta ormai per questo capolavoro di John Carpenter, a dimostrazione del fatto che Il seme della follia è un film complesso, diretto e scritto con un'attenzione maniacale ai più piccoli dettagli, in grado di stupire, far riflettere ed impaurire lo spettatore ad ogni visione. Oltre che a mettergli addosso una voglia incredibile di rivedere il suo fratellino minore, lo spettacolare Cigarette Burns dei Masters of Horror. Date fiducia a Carpenter e immergetevi nel malsano mondo di Sutter Cane.. mi ringrazierete! O forse no.


Del regista John Carpenter ho già parlato qui mentre David Warner, che interpreta il Dr. Wenn, lo trovate qua.

Sam Neill (vero nome Nigel Neill) interpreta John Trent. Irlandese, lo ricordo per film come Omen III: Conflitto finale, Ore 10: Calma piatta, Caccia a ottobre rosso, Lezioni di piano, Jurassic Park, Mowgli - Il libro della giungla, Biancaneve nella foresta nera, L'uomo bicentenario e Jurassic Park III, inoltre ha doppiato un episodio de I Simpson. Anche regista, sceneggiatore e produttore, ha 67 anni e quattro film in uscita.


Jürgen Prochnow interpreta Sutter Cane. Tedesco, ha partecipato a film come Dune, Beverly Hills Cop II - Un piedipiatti a Beverly Hills II, La settima profezia, Robin Hood - La leggenda, Fuoco cammina con me, Body of Evidence - Il corpo del reato, Dredd - La legge sono io, Sorellina e il principe del sogno, Il paziente inglese, Il codice Da Vinci e a serie come 24. Anche produttore, ha 73 anni e due film in uscita.


John Glover (vero nome John Soursby Glover Junior) interpreta Saperstein. Americano, ha partecipato a film come Io & Annie, S.O.S. Fantasmi, Gremlins 2 - La nuova stirpe, Robocop 2, Batman & Robin e a serie come Il tenente Kojak, Ai confini della realtà, Miami Vice, La signora in giallo, Numb3rs, Heroes, Medium e Smallville; inoltre ha lavorato come doppiatore per le serie Animaniacs e Batman. Ha 70 anni e due film in uscita.


Charlton Heston (vero nome John Charles Carter) interpreta Jackson Harglow. Americano, lo ricordo per film come I dieci comandamenti, L'infernale Quinlan, Ben Hur (che gli è valso l'Oscar come miglior attore protagonista), La più grande storia mai raccontata, Il tormento e l'estasi, Il pianeta delle scimmie, L'altra faccia del pianeta delle scimmie, 1975: Occhi bianchi sul pianeta Terra, Il richiamo della foresta, 2022: I sopravvissuti, Airport 75, Terremoto, Fusi di testa 2 - Waynestock, True Lies, Hamlet, Armageddon - Giudizio finale e Planet of the Apes - Il pianeta delle scimmie; inoltre, ha partecipato a serie come Dinasty, I Colby, Beautiful, Oltre i limiti e lavorato come doppiatore nel film Hercules. Anche regista e sceneggiatore, è morto nel 2008 all'età di 84 anni.


Tra gli altri attori compare anche il futuro giovane Anakin Skywalker Hayden Christensen nei panni del ragazzino che vende i giornali. Detto questo, se Il seme della follia vi fosse piaciuto procuratevi gli altri due ideali capitoli della trilogia dell'apocalisse Carpenteriana, ovvero La cosa e Il signore del male. ENJOY!!

sabato 12 luglio 2014

Tortona Cinema Horror 2014

Chi segue il mio blog da un po' di tempo sa che non mi è mai capitato di pubblicizzare eventi ma stavolta faccio uno strappo alla regola, sia perché si parla di Carpenter e al Maestro mi è difficile resistere, sia perché gli appassionati che hanno la fortuna di vivere vicino a Tortona dovrebbero davvero andare (già che io abito lontana!!!) alle due serate del Tortona Cinema Horror 2014, arrivato alla sua seconda edizione. Volete qualche dettaglio? Eccolo!


Mercoledì 16 luglio - dalle ore 21.00 
TortonaCorto Horror, in collaborazione con il Centro Nazionale Cortometraggio (CNC)
Cinque corti italiani, per un totale di circa 80 minuti, che vogliono mostrare che l’Horror in Italia non è morto, ma cova in un sottobosco fertile di idee coraggiose e voglia di sperimentare.
Ospiti della serata saranno i registi Federico Alotto, Daniele Lince e lo sceneggiatore Roberto Tomeo.
I film in programma:
I See Monsters – Io vedo i mostri, regia di Federico Alotto.
The Mourners – Il metodo Marcy, regia di Daniele Lince.
Ehi Muso Giallo – Hey Chink, regia di Pierluca Di Pasquale.
Closed Box – A scatola chiusa, regia: Riccardo Salvetti e Gianfranco Boattini.
Anger of the Dead, regia di Francesco Picone.

Quanto è bella questa locandina? L'artista è Matteo Spirito
Sabato 19 luglio - dalle ore 18.00
Le Apocalissi di John Carpenter
Maratona cinematografica dedicata alla Trilogia dell'Apocalisse del regista statunitense, con la partecipazione e la "guida" dello scrittore alessandrino Danilo Arona.
I film in programma:
La Cosa (1982)
Il Signore del Male (1987)
Il seme della follia (1994)

Tutte e due le serate si svolgeranno al Megaplex Stardust di Tortona (Via Emilia n. 486), la prima costerà 3.50 euro mentre la seconda 10. Per maggiori informazioni e dettagli potete andare a leggervi gli articoli di presentazione sul blog di Tortona360!

Ragazzuoli, fossi in voi andrei ad entrambe le serate, ma... chevvelodicoaffare? ENJOY!!






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