Mi devo scusare. E' più di un anno che ho abbandonato gli On Demand, lasciando richieste a macerare da tempo ormai immemorabile. Soprattutto, mi devo scusare con Bobby Han Solo perché ho deciso brutalmente di saltare la visione di Ciao Ni!. Ormai se riesco a vedere due film a settimana posso accendere un cero alla Madonna e con tutto quello che di bello c'è da recuperare, vivrei la visione di un film scritto e interpretato da Renato Zero come una privazione: puniscimi pure con la richiesta di qualche horror di serie Z, italiano, orribile, inguardabile, giuro che stavolta non mi sottrarrò! Scusami ancora! Ciò detto, oggi tocca ad Arwen Lynch e alla sua richiesta di un post su Mulholland Drive, scritto e diretto nel 2001 dal regista David Lynch. Il prossimo film On Demand dovrebbe essere A caccia di un sì, chiesto dalla mitica Alessandra. ENJOY!
Trama: Betty, giovane attrice di belle speranze ospite nell'enorme casa della zia, trova come inaspettata inquilina una ragazza che, dopo un incidente, ha perso la memoria e si fa chiamare Rita. Le due decidono di indagare sul passato di Rita ma non sarà così facile...
Ho guardato per la prima volta Mulholland Drive ai tempi dell'università, quando riuscivo (ah, bei tempi!) a spararmi anche due film al giorno. La grossa quantità di pellicole viste in una settimana è però uno dei motivi per cui ricordavo ben poco di un film che avevo capito ancora meno, e l'unica cosa che si era impressa nella mia corteccia cerebrale era stata la comparsa improvvisa del terrificante clochard che porta allo svenimento il povero Patrick Fischler, cosa che, fortunatamente, mi ha impedito di saltare nuovamente sulla poltrona per lo shock. Stavolta devo ammettere che, anche grazie ai post di Edoardo, la visione di Mulholland Drive è stata molto più "facile" della precedente e sono riuscita così a godermi anche la bellezza formale di questo sogno (o incubo) messo su pellicola, innamorandomi soprattutto dell'interpretazione di una Naomi Watts semplicemente perfetta, un vero e proprio Giano bifronte capace di lasciare spiazzati. La sua Betty, attrice ingenua, pura ed innocente eppure dotata di un talento per la recitazione fuori dal comune, è l'ideale protagonista di una storia che più "hollywoodiana" non si può, un noir a base di donne splendide e prive di memoria, seguite da pericolosi criminali, che coinvolgono (e sconvolgono) persone ignare che si ritrovano a doverle aiutare affrontando esperienze al limite del surreale. Accanto a quella di Betty, c'è un'altra storia che sembra uscita dritta da una sceneggiatura hollywoodiana, magari qualche gangster movie alla Tarantino o dal sapore mafioso, ovvero quella del regista Adam, costretto da criminali senza scrupoli a scritturare un'attricetta per il suo nuovo film, pena vedersi privare di fama, ricchezza e vita. Cos'hanno in comune queste due storie lo scoprirete, ahimé, solo nella seconda parte del film, quando si paleserà il fil rouge (o fil bleu, fate voi) che percorre Mulholland Drive dall'inizio alla fine... o magari arriverete ai titoli di coda senza averci capito un'acca, cosa molto probabile.
Seguendo quanto mi ha suggerito il cervellino, l'unico modo di affrontare Mulholland Drive è partire dalla consapevolezza che sogno e realtà sono ribaltati: ciò che sembra lineare e comprensibile, oserei dire "sicuro", nonostante la particolarità delle situazioni presentate, è proprio il sogno nato dalla frustrazione e dal senso di colpa di una persona impazzita per amore e gettata via senza troppa considerazione, mentre nel momento in cui l'unità temporale si frammenta e le visioni cominciano a farla da padrone mescolandosi ai flashback, allora siamo di fronte all'impietosa realtà in cui Betty (amata dalla zia, solare, coccolata dagli sconosciuti e attrice dal talento smisurato) non esiste ma c'è solo Diane, un'attricetta spiantata dal carattere cupo e bizzoso, decisa a vendicarsi della donna che l'ha sedotta e abbandonata per un regista (che, nel sogno, ovviamente viene vessato in ogni modo possibile e immaginabile). Nel mezzo delle due realtà, un confine che sembra la Loggia Nera di Twin Peaks, dove un mefistofelico presentatore continua a ripetere "Silencio, no hay banda" (consegnando allo spettatore la chiave dell'intero film) e dove una cantante distrugge con un solo, tristissimo brano, sia il sogno che la realtà, dando modo agli elementi stridenti del primo di invadere la seconda con tutta la terrificante gioia della follia che cancella ogni cosa. Questo paragrafo prendetelo col beneficio d'inventario, ché potrebbe essere tutto un tentativo di bullarmi fingendo di averci capito qualcosa, che ne sapete?
Quello che è sicuramente innegabile, al di là di tutte le interpretazioni, delle inquietanti scatole blu più potenti della Torre di King e delle ancor più inquietanti chiavi che le aprono, è la bellezza di Mulholland Drive e sì, anche la sua capacità di intrattenere lo spettatore. Il sogno di Betty è giustamente coinvolgente, così come il mistero di Rita, e non c'è vergogna alcuna nel godersi staccando un po' il cervello le disgrazie di Adam, prendendo tutta la ridda di assurdi personaggi incontrati, il Cowboy in primis, come figure bizzarre e grottesche messe giusto per incuriosire ancor più lo spettatore; epurato da tutti gli elementi palesemente onirici, il sogno di Betty è una semplice storia ricca di suspance in cui le due protagoniste, a poco a poco, arrivano ad amarsi nonostante Betty sappia che, probabilmente, Rita nasconde qualcosa di oscuro che potrebbe ostacolare questo amore. E' un sogno godibile, forse un po' ingenuo e sciocchino, che lascia a bocca aperta per la bravura di Naomi Watts (il provino di Betty è qualcosa di splendido) e la bellezza sensualissima di Laura Harring, e che rende ancora più preziosi i momenti di vera "locura", quando tutto si confonde; le luci rosse e blu nell'ipnotica sequenza del Club Silencio, il senso di tristezza e imminente tragedia così tangibile che, anche non capendo nulla, viene da piangere assieme a Rita e Betty, l'orrore che viene vomitato in quel finale da brividi, da tapparsi le orecchie, la "condanna" definitiva della donna dai capelli blu, sono quei tocchi lynchiani che rendono Mulholland Drive un gioiello raffinatissimo e fanno venire voglia di riguardare da capo tutte le opere del regista per reimmergersi nei suoi sogni, nei suoi incubi e nei suoi deliri. Basta solo buttarsi senza paura!
Del regista e sceneggiatore David Lynch ho già parlato QUI. Naomi Watts (Betty/ Diane Selwyn), Laura Harring (Rita/Camilla Rhodes), Robert Forster (Detective McKnight), Brent Briscoe (Detective Domgaard), Patrick Fischler (Dan), Dan Hedaya (Vincenzo Castigliane), Justin Theroux (Adam) e Melissa George (Camilla Rhodes) li trovate invece ai rispettivi link.
Tra le guest star del film segnalo Michael Anderson, che interpreta Mr. Roque e che era il nano di Twin Peaks, il compositore Angelo Badalamenti, che interpreta Luigi Castigliane, Billy Ray Cyrus (Gene), la cantante Rebekah del Rio nei panni di se stessa e nientepopodimeno che Laura Palmer e Ronette Pulaski in mezzo al pubblico del Club Silencio. A proposito di Twin Peaks, a quanto pare Lynch aveva già pensato a Mulholland Drive nei primi anni '90 come spin-off della serie e le vicende di Betty sarebbero dovute capitare ad Audrey Horne, personaggio principale dello spin-off in questione; lo spin-off è poi diventato il pilot per un'altra serie (intitolato Mulholland Dr.), rigettata dalla ABC perché incomprensibile e noiosa, e infine il film che conosciamo tutti. Se Mulholland Drive vi fosse piaciuto recuperate le tre stagioni di Twin Peaks, Inland Empire e Strade perdute. ENJOY!
Uno dei più grandi film del terzo millennio, anche io la prima volta che l'ho visto sono rimasta spiazzata, poi dopo qualche anno ho cominciato ad apprezzarlo, struggente la scena al club silencio, il limbo dove finisce il sogno e comincia la realtà
RispondiEliminaLa scena al club è indimenticabile, mi si spezzava il cuore guardandola.
EliminaVisto qualche anno fa, a Ferragosto. Diventato uno dei miei film preferiti. E non pensavo, avendo detestato visceralmente Strade perdute di Lynch. E invece...
RispondiEliminaSilencio!
Ricordo che ti eri sottoposto a un tour de force Lynchiano! Sì, anche io ho preferito questo a Strade perdute, di molto anche.
EliminaVisto poco tempo fa come sai, diciamo che impresso è rimasto impresso, come d'altronde tutti gli altri, ma questo ha un fascino particolare, decisamente un lavoro ad arte ;)
RispondiEliminaLe opere di Lynch è difficile che non rimangano impresse!
EliminaFigurati... Perdonata assolutamente. Ciao Nì è una di quelle cose che puoi benissimo mettere da parte. Anzi forse lo stesso Renato vorrebbe dimenticarlo. 😜
RispondiEliminaEh, ma mi dispiace lo stesso. E non so se Renatone vorrebbe dimenticarlo! XD
EliminaOttima recensione. Io rimango dell'idea che nei film di Lynch non serva necessariamente cercare un filo conduttore. Ma è perché sono pigro e faccio fatica a applicare lo sforzo mentale che servirebbe.
RispondiEliminaGrazie!
EliminaMa infatti i film di Lynch andrebbero vissuti e basta, solo che io voglio anche capire, non mi accontento :P
Lynch o si ama o lo si odia, io lo amo alla follia (a parte-come ben sa la stessa Arwen Lynch- "Fuoco cammina con Me"). Questo "Mulholland drive" è uno dei suoi capolavori.
RispondiEliminaIo ho un rapporto ambivalente ma diciamo che al 90% gli voglio bene!
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RispondiEliminaUno di quei film che possono solo cambiare la tua vita di cinefilo ❤
RispondiEliminaTra l'altro, per anni quando prendevo un caffè al bar, ho sempre citato "È lei la ragazza" causando sempre grande imbarazzo 😅
Ahahaha per poi sputare il caffé disgustoso nel tovagliolo?
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