martedì 20 dicembre 2022

Triangle of Sadness (2022)

Ne ho letto così bene in giro che ho deciso di recuperare, prima della fine dell'anno, Triangle of Sadness, diretto e sceneggiato dal regista Ruben Östlund.


Trama: una crociera di lusso si trasforma in un naufragio per alcuni ricconi, tra i quali spiccano una coppia di modelli...


Ruben Östlund
è un regista e sceneggiatore di cui avevo apprezzato moltissimo Forza Maggiore, un cinico trattato sulle umane imperfezioni e la labilità dei legami, anche quelli che crediamo più saldi. In parte, Triangle of Sadness, diviso in tre atti, richiama le atmosfere di Forza Maggiore. Nel primo atto facciamo infatti la conoscenza di Yaya e Carl, due giovani modelli impegnati in una relazione non proprio alla pari, nella quale lei, pur essendo molto più famosa e ricca di lui, non esita ad assecondare tutti gli stereotipi del "sesso debole", consapevole di poter farlo in quanto bellissima e sulla cresta dell'onda; se in Forza Maggiore la causa scatenante dei dissidi era l'"attaccamento" a un tablet, qui lo scontro tra Yaya e Carl, con tutto quello che scatenerà le dinamiche del terzo atto, nasce da un conto non pagato, dall'immaturità di un maschietto alfa che, oltre ad essere invidioso, non sa bene come gestire la consapevolezza di essere inferiore alla compagna in quegli aspetti che dovrebbero essere propri di un uomo. Nel secondo atto, il disagio personale e amoroso di Yaya e Carl si unisce (pur venendo messo in secondo piano) alla più "banale" delle lotte di classe, consumata all'interno di uno yacht di lusso dove l'apparenza di un micromondo perfettamente regolato si infrange contro lo scoglio dello spirito autodistruttivo di un uomo che non ha più niente da perdere, il che ci porta dritti a un terzo atto che, per modo di dire, riassume e completa le questioni accennate nei primi due. Bloccati su un'isola deserta dopo un naufragio, i pochi superstiti dello yacht (tra i quali, ovviamente, Yaya e Carl) devono fare i conti sia con l'inutilità di chi è diventato ricco per mera botta di culo, sia con un ribaltamento di ruoli tanto giusto quanto grottesco, specchio di quei discorsi a base di frecciatine e risentimento malcelato che accompagnavano la cena iniziale dei due protagonisti. Il naufragio, così come il Covid, invece di rendere tutti migliori lascia o tutti uguali a prima oppure peggiora ulteriormente delle persone che della pigrizia e dei privilegi hanno fatto la loro ragione di vita, oltre a rendere ancora più disperati quelli che prima si trovavano ai più bassi livelli sociali.


Con Triangle of Sadness mi è parso che Ruben Östlund volesse sottolineare l'assoluta casualità delle umane fortune e l'incapacità delle persone di andare oltre a stereotipi sociali da loro stessi creati, con pattern che si ricreano sempre uguali anche quando le situazioni cambiano (si vedano le "concessioni" di Vera allo staff della nave o le interazioni tra Carl e Abigail); persino la situazione del naufragio è un cliché a cui i sopravvissuti si adattano senza troppo clamore, con echi da Signore delle mosche che vengono anticipati ma mai interamente realizzati, come se la società attuale fosse troppo anestetizzata persino per una vera rivoluzione violenta, come del resto dimostrano i deliranti confronti tra "capitalisti e comunisti", a base di frasi fatte, che rappresentano il fulcro del secondo atto. A proposito del secondo atto, ormai è famigerata la sequenza della cena, che, al di là dell'ovvio disgusto a cui sottopone lo spettatore, è realizzata con tutti i crismi di regia e offre un'altra interpretazione dello schifo assoluto nascosto dietro una realtà perennemente filtrata, dove dev'essere tutto splendido splendente (ma un'altra bella sequenza è quella iniziale, dove i modelli vengono trattati al pari di quarti di bue) per venire incontro allo sguardo di chi ormai non vede oltre lo schermo di un telefonino o la situazione contingente. Triangle of Sadness non è un film sottile, urla la sua metafora come Men di Garland, ma, poiché gli mancano la raffinatezza e il grandeur di quest'ultimo, risulta molto più simpatico, benché altrettanto imperfetto. A mio avviso, infatti, il terzo atto non regge il ritmo e l'acume dei primi due e si perde in alcune lungaggini a cui rimedia, in parte, un finale tragicamente ambiguo in cui la realtà prende a schiaffi Yaya e Carl a seguito di una tardiva presa di coscienza. Mentirei se dicessi che, dopo tutte le belle recensioni lette, non mi sarei aspettata qualcosa in più, ma Triangle of Sadness resta comunque un film bello e interessante, graziato da un'ottima regia e attori molto bravi, l'ennesima conferma del talento indiscutibile di Ruben Östlund.


Del regista e sceneggiatore Ruben Östlund ho già parlato QUI mentre Woody Harrelson, che interpreta il capitano, lo trovate QUA.

Harris Dickinson interpreta Carl. Inglese, ha partecipato a film come The King's Man - Le origini e Omicidio nel West End. Anche regista e sceneggiatore, ha 26 anni e due film in uscita. 


Se Triangle of Sadness vi fosse piaciuto recuperate Parasite e The Menu. ENJOY!

7 commenti:

  1. Confermo, è bello quanto imperfetto. In certi momenti davvero lirico, tratta temi che non vedi in altri film e lo fa in maniera divertente e originale.

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    1. Concordo anche se qualcuno mi ha detto che ci sono molte somiglianze con Travolti da un insolito destino. Film che non ho mai visto per intero, ahimè!

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    2. Travolti credo di averlo visto anni fa, potrebbe essere, potrebbe essere l'occasione di rivederlo.

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  2. Rispetto a quel capolavoro di The Square , Triangle of Sadness vola meno alto ma è notevole e meritevole della Palma d'Oro. Grottesco, ironia, critica sociale, la coppia che scoppia , un tocco d'assurdo ed iperbolico. C'è Ostlund in forma che non delude. Piaciuto molto!

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    1. The Square devo ancora, colpevolmente, vederlo, quindi non ho potuto fare un confronto tra i due.

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    2. Puoi trovare The Square e Forza Maggiore su Rakuten. The Square è forse un pò difficile ma è senz'altro da vedere. Non mi perderò la tua recensione quando ne avrai l'opportunità. È un film che fa discutere il pubblico.

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    3. Forza maggiore l'avevo già visto e recensito all'epoca, mi era piaciuto molto. The Square lo recupererò appena possibile!

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