Mwahahaha mi viene già da ridere. La sfida postami dal buon Toto all’uscita del cinema è stata: “Scusa, ma come cavolo farai a recensire questo film senza rivelare nulla della trama e del finale??”. E’ una sfida che ho rimandato per qualche giorno, ma ora devo mettermi a scrivere qualcosa sull’ultimo film di Martin Scorsese, ovvero Shutter Island, tratto dal romanzo L’isola della paura, scritto nel 2003 da Dennis Lehane.
La trama: Teddy Daniels è un agente federale, che viene mandato con il suo collega Chuck all’Ashecliff Hospital, una struttura psichiatrica specializzata nel trattamento di psicotici criminali di varia natura, sita su un’isola, Shutter Island appunto. Il motivo per cui i due sono lì è che una paziente è sparita, apparentemente senza lasciare traccia, ma il vero motivo che ha spinto Teddy ad accettare il caso è la speranza di trovare il piromane che ha ucciso sua moglie in un incendio, e che dovrebbe essere rinchiuso lì; da qui si dipana una trama fitta di complotti, allucinazioni, ambiguità e quant’altro.
Detta così potrebbe essere semplice. In realtà in Shutter Island, sebbene avessi capito l’80% del finale già dopo due minuti di film, non c’è nulla di semplice. Poche volte infatti mi è capitato di trovarmi davanti un film così complicato, intrecciato, ambiguo, zeppo di nomi da ricordare e con mille possibili sviluppi della trama. Certo, non siamo ai livelli di Lynch, perché comunque il finale è comprensibile e “spiegato”, ci mancherebbe, ma in quanto ad attenzione richiesta allo spettatore siamo leggermente sopra alla media. Detto questo, il film rischia di perdersi un po’ troppe volte, addormentando il cervello di chi assiste alla proiezione piuttosto che attivarlo, e se non fosse per flashback, allucinazioni varie e qualche sprazzo di grottesca ironia qui e là (i dialoghi con i pazienti sono esilaranti…), il rischio sarebbe quello di provocare disinteresse, il che avrei detto che dovesse essere impossibile davanti ad un film di Scorsese.
Ed effettivamente non sembra di vedere un film di Scorsese. A parte ovvi richiami a Cape Fear, il suo film forse visivamente più simile a questo (tanto che per un attimo ho creduto in un cameo di Robert DeNiro nei panni del piromane, quando invece avevo davanti la faccia sfregiata di Elias Koteas, CACCA su di me!!), non c’è nulla che richiami gli antichi fasti di uno dei miei registi preferiti. Se non fosse per alcune finezze registiche, in effetti, la paternità del film non sarebbe così palesemente Scorsesiana. I già citati flashback e le allucinazioni sono le uniche immagini particolari di un film altrimenti anonimo, scene di una bellezza incredibile anche se terribilmente crude: i corpi ammassati sotto la neve dei prigionieri nei campi di concentramento, di cui solo con il proseguire del film si riesce ad intuire l’orribile quantità; la morte del direttore dello stesso campo di concentramento, con Di Caprio che svetta su di lui come un novello BastErdo mentre dall’alto sembrano piovere documenti e fogli di carta, lo stesso lento movimento che viene ripreso nelle visioni in cui compare la moglie, coloratissime, vive e costellate di ceneri fluttuanti; ed altre toccanti immagini di cui non parlo per non perdere la sfida, immerse in una fotografia dai colori che richiamano quelli azzurrini dell’acqua. Scene come quelle fanno la gioia di ogni cinefilo, ma sembrano messe proprio per dare quel tocco d’autore alla pellicola, e stentano ad amalgamarsi col resto del film.
Film che conta peraltro attori della madonna. Al di là di Leonardo di Caprio, che sembra avere sempre la stessa aria da bamboccione ben pettinato per tutto il film, “no matter what”, e al già citato Elias Koteas, ad un tratto spunta un inaspettato Jackie Earle Haley che sembra essersi portato dietro da Watchmen il personaggio di Rorshach senza maschera e poi ovviamente vedere Ben Kingsley in un personaggio assurdamente grottesco e caricaturale è sempre un piacere per gli occhi, così come è bello il cameo ambiguo di Max Von Sydow, che continua a non perdere smalto dopo millemila anni di carriera. Mark Ruffalo è una buona spalla, ma niente di troppo esaltante, e gli altri attori sono comunque buoni. E voi direte: ma che cavolo di recensione è? Eh, non posso davvero dire altro, se non che alla fine Shutter Island è un film che consiglio, magari non ai fan sfegatati di Scorsese che potrebbero rimanere delusi e piccati (come sono rimasta un po’ io in effetti…), però sicuramente agli amanti di un cinema che presuppone un po’ di sforzo mentale da parte del pubblico. Alla fine è un ottimo thriller, con un finale che consente di discuterne per parecchio, magari davanti a un gelato o a una birra.
Di Jackie Earle Haley ho già parlato qui, mentre per alcune notizie su Max Von Sydow potete guardare qua.
Martin Scorsese è il regista della pellicola, nonché il mio preferito dopo Tarantino e Burton, tanto che nel 2006 ho deciso di fare la tesi proprio su uno dei suoi film più belli, L’età dell’innocenza. Newyorkese ma con ovvie radici italiane, tra le sue pellicole ricordo con sommo piacere innanzitutto i meravigliosi Taxi Driver, Quei bravi ragazzi e Casino, poi a seguire le altre comunque pregevolissime opere: The Big Shave, Mean Streets, Fuori Orario, L’ultima tentazione di Cristo, Cape Fear – Il promontorio della paura, Il mio viaggio in Italia, Al di là della vita, Gangs of New York, The Aviator e The Departed (per il quale ha vinto un tardivissimo Oscar come miglior regista). Ha 68 anni e ben quattro film in uscita.
Leonardo Di Caprio interpreta Teddy Daniels. Attore che mi ha sempre fatto storcere il naso, da che era diventato l’idolo delle adolescenti di tutto il mondo (e quando ero adolescente anche io, intendiamoci, ma preferivo Bruce Willis!) all’epoca di Romeo & Giulietta e ovviamente Titanic, pare che ora abbia sostituito il buon De Niro come attore feticcio di Scorsese, con mio grande dispiacere. Non che non sia migliorato, in quanto a recitazione, negli ultimi anni, ma semplicemente non riesco davvero a farmelo piacere. Tra i suoi film ricordo Critters 3, La mia peggiore amica, Buon compleanno Mr. Grape, Pronti a morire, Poeti dall’inferno, La maschera di ferro, Gangs of New York, Prova a prendermi, The Aviator e The Departed. Ha partecipato anche ad alcuni telefilm a inizio carriera, come Santa Barbara, Pappa e ciccia, Genitori in blue jeans. Ha 36 anni e cinque film in uscita.
Mark Ruffalo interpreta Chuck. Attore americano dalla faccia decisamente anonima, eppure bravo, lo ricordo in diversi film pregevoli tra cui i bellissimi Studio 54, Se mi lasci ti cancello e il meno bello Zodiac. Ha 43 anni e due film in uscita.
Ben Kingsley interpreta il Dr. Cawley. Straordinario attore inglese, capace di immedesimarsi in un personaggio fino ad annullarsi completamente in esso (memorabile la sua interpretazione in Gandhi che non a caso gli ha fatto vincere un Oscar come miglior attore protagonista), tra i suoi film cito Schindler’s List, Specie mortale, il film tv Alice nel paese delle meraviglie (nei panni del Brucaliffo!), A.I. Intelligenza artificiale e Oliver Twist. Scopro ora che era tra i protagonisti di un film TV che ricordo ancora da bambina, Il segreto del Sahara, tra l’altro. Ha 67 anni e quattro film in uscita, tra cui quel Prince of Persia di cui ho visto già quattro o cinque volte il trailer al cinema.
Elias Koteas ha un breve cameo nella parte del piromane Laeddis. Lo cito perché come attore mi piace molto e ho visto, a volte senza nemmeno esserne consapevole, un sacco di film interpretati da lui, tra cui Tartarughe Ninja alla riscossa, Senti chi parla 2, L’ultima profezia, Il tocco del male (due film che ho adorato), L’allievo, La sottile linea rossa, Lost Souls – La profezia, Sim0ne, Zodiac e Il curioso caso di Benjamin Button. Ha partecipato a telefilm come I Soprano, Dr. House, CSI New York e prestato la voce per alcuni episodi di American Dad. Canadese a dispetto del nome e del cognome, ha 49 anni e sei film in uscita.
Michelle Williams interpreta Dolores, la moglie di Teddy. Comunemente denominata da me medesima “Porcellino biondo” a causa della prolungata partecipazione ad uno dei telefilm più inutili (ed inspiegabilmente di successo!) dello scorso decennio, ovvero Dawson’s Creek, del quale era una dei quattro losers protagonisti. Ha poi intrapreso una carriera cinematografica di tutto rispetto (mica perché era la compagna del defunto Heath Ledger? Noo….!) che conta titoli come Specie mortale, Halloween 20 anni dopo e I segreti di Brokeback Mountain, mentre per la TV la ritroviamo in episodi di Baywatch e Quell’uragano di papà. Ha 30 anni e due film in uscita.
Fa ridere pensare che per il ruolo di Ruffalo erano stati fatti i nomi di Robert Downey Jr. e Josh Brolin, peccato che entrambi si sarebbero mangiati Di Caprio in quanto a bellezza e presenza scenica, nonché, ovviamente, bravura. Inoltre il progetto avrebbe dovuto essere affidato alla premiata ditta Fincher/Pitt, che già ci hanno regalato gli splendidi Seven e Fight Club. Una simile accoppiata per questo film mi avrebbe incuriosita, rabbrividisco invece all’idea che avrebbe potuto metterci le mani Wolfgang Petersen, regista di colossali idiozie come Troy oppure banalissimi action come Air Force One (nonché di un film a suo modo poetico come La storia infinita…). Comunque se vi è piaciuto il film non vi dico di gettarvi subito a “provare” un Lynch, ma magari potrebbe interessarvi qualcosa come A History of Violence di Cronenberg, altrettanto complesso e molto, molto bello. E ora vi lascio, molto banalmente, al trailer del film. ENJOY!
Diciamo che non ti avevo proprio lanciato una sfida chiedendoti come avresti affrontato la recensione di un film del quale non si può svelare quasi nulla, men che mai il finale, ma piuttosto che mi ero chiesto in quale modo ci saresti riuscita.Vero è, d'altronde, che se ti avessi sfidata diciamo che avresti vinto il tenzone per metà! :-PScherzi a parte, ottima fotografia e scenografie (Dante Ferretti non è certo un pischello), un Di Caprio bolso as usual (vaghe rimembranze Tom Hanksiane) ed una trama intrigante, anche se forse ben altri film hanno tenuto sveglio il mio cervello (o forse ormai il cerebro mi si sta abbioccando del tutto? Mah, probabile......).Toto anonimo (e tendente al bolso)
RispondiEliminaInutile dirlo, ma mi hai incuriosito. u.uEro un pò scettico sulla trama.. uno strano miscuglio tra investigazione e paranormale? Mah.. dopo Paranormal Activity, sinceramente sono a posto fino al prossimo anno XDMa mi pare di capire non sia così e per l'appunto, vorrei capire quel che effettivamente è.Rimedierollo...
RispondiEliminaIo sono una fan sfegatata di Scorsese eppure ho trovato il film veramente straordinario!!
RispondiEliminammm.. in generale non mi è dispiaciuto, però ok che per tutto il film vengono seminati indizi che ci dovrebbero far intuire la verità, ma secondo me Scorsese ha lasciato andare la cosa forse un po' troppo, e mentre noi abbiamo già capito tutto a metà pellicola, lui la soluzione cè la da troppo in là, e troppo lentamente. non male, ma poteva essere mooooolto meglio.*Asgaroth
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