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mercoledì 29 dicembre 2021

Bolla's Top 5: Best of 2021

E dopo le cose veramente brutte passiamo per fortuna a quelle belle! Il 2021 è stato un anno cinematografico parecchio soddisfacente, si è tornati un po' più tranquilli nelle sale, i distributori hanno ripreso a deliziarci con ottimi film. Qualche delusione, ovviamente, c'è stata, così come ci sono stati molti film che, causa mala distribuciòn e tempo mancante (mai avuto così poco tempo come quest'anno per vedere film) non sono riuscita a guardare, cito i primi due che mi vengono in mente, In the Earth e Silent Night, quest'ultimo il caso natalizio 2021, che chissà quando recupererò. Ma bando alle ciance e, come sempre, parliamo prima dei film non horror che ho preferito; ho cercato di spaziare un po' tra i generi, di conseguenza sono rimaste fuori pellicole che ho amato moltissimo come Promising Young Woman, Luca, Time, The Last Duel, The French Dispatch, The Green Knight e ovviamente il recentissimo Don't Look Up, tutte opere che vi consiglio di recuperare immantinente!


5. I Mitchell contro le macchine

Per me, tra i cartoni animati quest'anno ha vinto il demenziale che, sotto il guscio di follia citazionista nasconde un cuore pulsante in cui tutti possiamo tranquillamente riconoscerci. I Mitchell contro le macchine è uno di quei film che valgono l'abbonamento Netflix, morirete dal ridere e vi commuoverete vergognandovi anche un po'. Provare per credere. 


4. Freaks Out

La follia supereroistica vintaggia di Mainetti, che si conferma un trionfo di effetti speciali, personaggi memorabili e tanto, tantissimo cuore. E' un vero peccato che al botteghino sia stato un flop, spero che col tempo ottenga il riconoscimento che merita, perché se è vero che Lo chiamavano Jeeg Robot è stato un instant cult, questo, ben più complesso, forse necessita di sedimentare un po' di più.


3. Shiva Baby

La versione migliore di Diamanti grezzi e una folgorazione sulla via di Damasco. Un film piccolo, veloce ma molto ansiogeno e profondo, che lascia col fiato sospeso dall'inizio alla fine trascinando lo spettatore in un turbine di condivisibilissime emozioni. Lo trovate su Mubi, non perdetelo!


2. Ultima notte a Soho

Ultima notte, ultimo capolavoro di Edgar Wright. Non l'ho messo negli horror perché, come al solito, volevo lasciare uno spazietto in più nell'altra classifica e perché Ultima notte a Soho non è solo horror: è splendida musica, è glamour, è una messa in scena meravigliosa, è uno splendido lavoro di introspezione su una ragazza che perde di vista se stessa e non sa più come rimettere assieme i suoi cocci. Da vedere e rivedere.


1. Limbo

L'amore nato dal Far East Film Festival. Purtroppo la pellicola di Soi Cheang non ha ancora trovato una distribuzione nazionale, il che è ingiusto perché questo noir fradicio e puzzolente, zeppo di violenza e personaggi disperati fotografati in un bianco e nero talmente nitido da essere commovente, merita di essere visto su grande schermo. Ne uscirete probabilmente devastati e zuppi, oltre che con la voglia di sciacquarvi il cervello dal disagio, ma ne varrà la pena.


Se già è stato difficile scegliere solo cinque film "vari", per l'horror sarà quasi impossibile. Quest'anno, tra uscite importanti a livello internazionale, Shudder, Netflix, produzioni indipendenti, scoperte casuali e passaparola, è stato impossibile stare dietro a tutto. Ci ho provato e questo è il (misero) risultato. Menzioni speciali come se piovessero: Il sabba, Saint Maud, The Empty Man, A Classic Horror Story, Censor e The Feast. Buona fine anno, date fuoco al 2021 e ci risentiamo nel 2022!! ENJOY!

5. Jakob's Wife

Ebbene sì, è in classifica perché l'ho adorato. Già parto appassionata di film a tema "vampiro", se in più fai interagire alla perfezione due mostri sacri come Barbara Crampton e Larry Fessenden non posso fare altro che applaudire. Adorabilissimo, ripeto.


4. Titane

Il delirio che ha sbaragliato la concorrenza a Cannes, tra echi Cronenberghiani e il desiderio della Ducournau di scavare nella psiche di esseri umani soli, incapaci di comprendere loro stessi, persi in un mondo folle. Lo stile psichedelico e violentissimo dell'inizio, che si smorza progressivamente su toni estremamente malinconici, me lo ha fatto amare ancora di più.


3. Fear Street Trilogy

Il regalo più bello fatto da Netflix nel 2021 dopo quel trionfo di Black Mass che non inserisco in prima posizione solo perché trattasi di miniserie. Tre film fruibili in un'unica soluzione, tre stili diversissimi, tre omaggi a svariate incarnazioni del genere, uniti da un fil rouge sanguinoso e anche molto triste. Non ho letto i vari Fear Street ma credo non potesse esserci adattamento migliore!


2. Malignant

La locura di James Wan, che mi ha regalato l'unico horror visto al cinema in grado di lasciarmi a bocca spalancata sotto la mascherina. Gli ultimi venti minuti sono da antologia, il resto è ugualmente molto ma molto bello. 


1. We Need To Do Something

Un film piccolissimo ma angosciante, che mi ha messo il terrore di essere sola in casa e mi ha dato da pensare (e da essere inquieta) per parecchi giorni a seguire. Girato con tre lire e quattro attori, merita di venire conosciuto, distribuito ed apprezzato e per me è stata la visione più godereccia e sorprendente dell'anno!



mercoledì 27 ottobre 2021

Titane (2021)

Con il solito ritardo di un mese, finalmente anche Savona ha potuto godere, grazie al piccolo ma preziosissimo "cinema d'élite", di Titane, scritto e co-sceneggiato dalla regista Julia Ducournau e vincitore della Palma d'Oro al Festival di Cannes di quest'anno! Occhio a qualche SPOILER qui e là, come ha fatto notare il buon Kris Kelvin nei commenti, perché Titane andrebbe visto senza sapere proprio nulla di nulla!


Trama: Alexia è una ballerina che ha in testa una placca di titanio fin da quando era bambina, a causa di un incidente stradale, nonché altri, pericolosi segreti...


Al solito, per godere al meglio di Titane non ho voluto leggere nulla prima della visione (non è stato facile, visto che su Facebook gli spoiler, anche involontari, abbondano), quindi sono arrivata completamente impreparata al delirio ibrido che è l'ultima opera della Ducournau. Guardare Titane è stato come fare un viaggio in macchina senza cinture di sicurezza con un pilota esperto ma fuori di testa, in grado di alternare momenti di guida sicura in mezzo a paesaggi affascinanti ad altri di follia spericolata durante i quali l'unica alternativa all'infarto è chiudere gli occhi per non vedere. Ed effettivamente ho chiuso parecchio gli occhi durante la visione di Titane, complici scene di violenza anche troppo "comprensibile" (torno al discorso fatto nel post dedicato a Profondo Rosso: sono sicurissima che beccarsi un'accetta in pancia sia dolorosissimo ma l'idea di denti che si spaccano contro la porcellana è per me molto più concreta, perché purtroppo è capitato di cadere e scheggiarseli, o di bruciarsi con l'acqua bollente, e in questo caso ci sono situazioni simili di nasi spaccati, oggetti acuminati conficcati in posti "sensibili" e quant'altro) e abbondanza di siringhe ed aghi, soprattutto nel corso di una prima parte delirante al profumo di Neon Demon dove il sangue, la violenza e le sequenze scioccanti ma anche grottesche e divertenti si sprecano, e comincia a delinearsi una Creatura, Alexia, che ha letteralmente la gamma emotiva della placca di titanio che porta nella testa. Alexia è bellissima e selvaggia ma, nonostante la strage di cuori che puntualmente si lascia alle spalle, la sua è una splendida carrozzeria che dentro nasconde il nulla, un oggetto in forma umana che riesce ad entrare in risonanza solo con altre forme inanimate, schiacciato da inimmaginabili perversioni e rappresentato con una messa in scena esageratissima. 


Quando l'oggetto in questione "si rompe", il tono del film cambia. Pur mantenendo sempre presente un fondo di inquietudine e fortissima ambiguità, Titane si fa più doloroso, va oltre la "carrozzeria" per raccontare una storia di animi spezzati, distrutti da eventi che non arriveremo mai a capire davvero, una storia in cui si fa palese la necessità tutta umana di tendere la mano agli altri per aiutare e farsi aiutare, di entrare in risonanza con nature affini. Se la prima parte di Titane è uno schiacciasassi, nella seconda sembra quasi che la Ducournau non voglia dare il colpo di grazia a ciò che è stato annientato in precedenza, e procede per tocchi malinconici e delicati, per sequenze durante le quali al disgusto e alla diffidenza si uniscono anche il desiderio di guardare oltre le apparenze e, sì, persino arrivare a commuoversi. Titane diventa così la storia di due persone che credevano di aver finito il loro percorso, ma si ritrovano a cambiare, senza confini né etichette, là dove non esistono bellezza e mostruosità, bene o male, ma solo quello che, in qualche modo, arriva a definirci come persone vive. E pazienza se la morte è sempre lì, dietro l'angolo, perché anche lei è parte di quelle entità né buone né cattive. E lo stesso vale per Titane, ovviamente. A me è piaciuto tantissimo e lo reputo uno degli horror più belli e potenti dell'anno, in grado di scatenare ben più di queste due misere elucubrazioni in croce, ma capisco anche chi lo ha odiato, per carità, non è di sicuro il vostro vincitore di Cannes tipo. Peccato per voi, che vi devo dire!


Della regista e co-sceneggiatrice Julia Ducournau ho già parlato QUI

Vincent Lindon interpreta Vincent. Francese, ha partecipato a film come La legge del mercato e L'odio; come doppiatore ha lavorato ne Il piccolo principe. Anche sceneggiatore, regista e produttore, ha 62 anni e un film in uscita. 


Se Titane vi fosse piaciuto recuperare Raw, Crash, Tetsuo the Iron Man, Climax, Possessor e Excision. ENJOY!

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