Dopo "soli" quattro mesi torna la rubrica
Il Bollalmanacco On Demand! Scusate la lentezza ma la mia routine quotidiana ha subito dei cambiamenti e se già prima ero lenta figuriamoci ora. Ma bando alle ciance, oggi esaudirò la richiesta di Rosario che millenni fa mi ha chiesto di parlare di
Fuori Orario (
After Hours) diretto nel 1985 da
Martin Scorsese.
Il prossimo film On Demand dovrebbe essere Kids! ENJOY!
Trama:
un impiegato conosce per caso una ragazza in un bar e, affascinato, decide di rivederla. Il nuovo appuntamento non va come sperato e la serata si trasforma in un incubo...
Nonostante non sia un horror,
Fuori orario è un film capace di mettermi un'angoscia incredibile, alla faccia del suo status di "commedia grottesca". Assistere alle peripezie del protagonista, impossibilitato a tornare a casa, costretto a ripercorrere continuamente i suoi passi e a contare sull'aiuto di persone poco affidabili o completamente folli, è sempre stato fonte di disagio per me e tutte le volte arrivo alla fine di
Fuori orario senza fiato. Incubo kafkiano (si veda il dialogo tra Paul e il buttafuori del Berlin) potrebbe essere la definizione giusta per una pellicola che fa dell'assurdo il suo punto di forza e, in quanto opera scorsesiana, "punisce" chi osa sconfinare in un territorio non suo senza conoscerne le regole (se mai ce ne sono, visto che di notte non ne esistono, come dichiara
Dick Miller a un certo punto): d'altronde, come può un programmatore, abituato al freddo ma comprensibile calcolo dei computer, riuscire ad affrontare la Soho zeppa di artisti, creature della notte e psicotici di ogni razza? Il povero Paul ci prova, però. La rassicurante carrellata iniziale sulle note di
Mozart ha un atmosfera rilassata di caos controllato, in aperto contrasto con quello che verrà dopo. Il protagonista è in ufficio a spiegare il lavoro ad un novellino che ammette di non aspirare ad un futuro in quel campo e lo sguardo di Paul, insofferente, spazia sul resto dei colleghi, ambendo palesemente ad altro; quando lo ritroviamo in un bar a leggere
Tropico del Cancro capiamo che Paul vorrebbe "vivere di avventure", per dirla alla Belle, fare parte anche solo per poco tempo di quegli ambienti sordidi ma vitali, zeppi di promesse di sesso e trasgressione, di cui lui (al sicuro dei cancelli dorati di un paradiso medioborghese) può solo fantasticare. Seguendo la massima "beware what you wish for", davanti a Paul compare Marcy, bella, bionda e fragile, che gli propone di andare a Soho per comprare un fermacarte dalla sua coinquilina, l'artista Kiki, e gli lascia il numero di telefono. L'apparecchio telefonico, veicolo di frustrazione e incomprensibilità che accompagnerà Paul per tutto il film, segna l'inizio dell'incubo di cui sopra, dal momento in cui il protagonista chiamerà per avvisare Marcy e Kiki del suo arrivo e scoprirà di aver esercitato la sua volontà per l'ultima volta, condannandosi ad una nottata terrificante solo per aver sperato di portarsi a letto un'affascinante bionda. Il resto degli eventi raccontati nel film, infatti, non dipende affatto dal libero arbitrio di Paul bensì da un'assurda serie di sfighe, fraintendimenti, mezze parole e un senso crescente di terrore che bloccano il nostro anti-eroe in un mondo incomprensibile che non ha pietà verso gli "estranei", verso quelli che sperano di afferrare uno scampolo di "libertà" senza lasciare nulla in cambio o gli sprovveduti che sottovalutano quella che di fatto è una giungla urbana (uscire solo con 20 dollari? Ma siamo seri!).

Scorsese, con la sua regia movimentata e il serratissimo montaggio di
Thelma Schoonmacher a tagliare e cucire le immagini seguendo il ritmo del ticchettare delle lancette, nasconde insidie in ogni inquadratura e per ogni promessa di sesso o salvezza inserisce anche un elemento capace di richiamare malattie, morte o pericolo: le trappole per topi, l'illusione di un corpo devastato dalle bruciature, il fuoco, le mise sadomaso, persino i ritagli di giornale suonano come campanelli d'allarme nella mente sempre più frastornata di Paul e in quella ormai pronta a tutto dello spettatore, al punto che ogni persona e ogni luogo, anche i più normali, sembrano nascondere qualcosa di folle. Paul, impreparato ad un simile ambiente e probabilmente debole di carattere, subisce così una depersonalizzazione fortissima e diventa ciò che gli altri vogliono o pensano che sia ed è sconvolgente vedere l'interpretazione di
Griffin Dunne mentre precipita sempre più nel baratro della perdita d'identità. Partendo dalla camicia, cambiata da Kiki quando Paul accetta di aiutarla a realizzare la sua statua in cartapesta, fino ad arrivare al taglio mohawk, il protagonista subisce un cambiamento fisico e di stile al quale cerca di opporsi disperatamente ogni volta che può (è bellissimo vedere
Griffin Dunne che cerca di lisciarsi i capelli allo specchio, come a ritrovare un'immagine di sé riconoscibile) finché a un certo punto decide di assecondare la realtà che lo circonda per salvarsi la vita e a un certo punto arriva persino a scomparire. Sì, Paul scompare due volte, una poco prima del finale e una nel finale stesso, in cui il protagonista torna nel luogo a lui più congeniale, dove finirà per passare inosservato nella marea di persone identiche a lui, tutte prese da un lavoro insoddisfacente che impegna gran parte del loro tempo e delle loro energie. Al sicuro, ma forse infelice per sempre, chissà?
Scorsese, così come la sceneggiatura di
Joseph Minion (lo stesso di
Stress da vampiro, aiuto!), non danno risposte precise ma l'idea sembra comunque essere quella di mantenere lo status quo e non mescolare "tribù" diverse, pena la distruzione di entrambe, ché se a Paul non va bene la serata, ad alcuni membri del "popolo della notte" va anche peggio. Probabilmente, alla fine l'Icaro Paul non si avvicinerà mai più al "sole" e, anzi, avrà solo aumentato i pregiudizi verso la Soho notturna, gli stessi che sono serviti prima ad avvicinarlo a quel mondo alieno e poi a commettere tanti sbagli ed imprudenze nel giro di 8/9 ore. Qualunque sia il significato recondito di
Fuori orario, comunque, sta di fatto che la pellicola è l'ennesimo capolavoro di
Scorsese, magari meno conosciuto di altri e anche per questo ancor più consigliato... anche perché è uno dei pochissimi film pesantemente anni '80 a non essere invecchiato di un solo giorno!
Del regista
Martin Scorsese, che interpreta anche il tecnico delle luci al Club Berlin, ho già parlato
QUI.
Griffin Dunne (Paul Hackett),
Rosanna Arquette (Marcy),
Linda Fiorentino (Kiki),
John Heard (Tom il barista),
Cheech Marin (Neil),
Catherine O'Hara (Gail) e
Dick Miller (Cameriere) li trovate invece ai rispettivi link.
Verna Bloom interpreta June. Americana, ha partecipato a film come
Animal House, L'ultima tentazione di Cristo e a serie quali
Il tenente Kojak. Ha 78 anni.
Tommy Chong interpreta Pepe. Canadese, membro del duo comico Cheech and Chong, ha partecipato a film come
Up in Smoke, Barbagialla, il terrore dei sette mari e mezzo e a serie quali
Miami Vice, Nash Bridges, I viaggiatori, Dharma & Greg e
That's 70's Show; come doppiatore ha invece lavorato per i film
Ferngully - Le avventure di Zak e Crysta, Zootropolis e per episodi di serie quali
South Park e
Uncle Grandpa. Anche sceneggiatore, produttore e regista, ha 79 anni e un film in uscita.
Teri Garr interpreta Julie. Indimenticabile Inga di
Frankenstein Junior., ha partecipato ad altri film come
Incontri ravvicinati del terzo tipo, Tootsie, La stangata 2, Scemo & più scemo, Michael, Ghost World e a serie quali
Batman, Star Trek, Hunter, MASH, I racconti della cripta, Sabrina vita da strega, Friends e
ER Medici in prima linea. Americana, ha 70 anni.
Will Patton (vero nome William Rankin Patton) interpreta Horst. Americano, lo ricordo per film come
Cercasi Susan disperatamente, Il cliente, Armageddon - Giudizio finale, The Mothman Prophecies - Voci dall'ombra e
The Punisher, inoltre ha partecipato a serie come
Numb3rs, 24 e
CSI - Scena del crimine. Ha 63 anni e due film in uscita.
Bronson Pinchot interpreta Lloyd. Americano, lo ricordo per film come
Beverly Hills Cop, Una vita al massimo, Beverly Hills Cop III e
I Langolieri, inoltre ha partecipato a serie quali
Una famiglia del terzo tipo, Clueless e ha lavorato come doppiatore per episodi di
Mucca e pollo, Io sono Donato Fidato e
Angry Beavers. Ha 58 anni.
Nel caffé dove Paul incontra Marcy per la prima volta si possono scorgere, alle spalle dei protagonisti, la madre e il padre di
Scorsese. Il regista, peraltro, ha accettato di dirigere
Fuori orario a causa dei ritardi legati alla produzione de
L'ultima tentazione di Cristo; se tutto fosse andato "liscio" avrebbe invece potuto essere
Tim Burton a finire dietro la macchina da presa, in quanto era stato la seconda scelta dei produttori dopo avere visto
Vincent. Detto questo, se
Fuori orario vi fosse piaciuto potete provare
Velluto blu oppure
Magnolia. ENJOY!