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martedì 19 aprile 2022

L' allievo (1998)

Ultimamente ho deciso di riguardare L'allievo (Apt Pupil), diretto nel 1998 dal regista Bryan Singer e tratto dal racconto omonimo di Stephen King, contenuto nella raccolta Stagioni diverse. Con l'occasione mi faccio gli auguri ché oggi ridivento vecchia e quale modo migliore per festeggiare se non parlando del mio amore Stephen? 19, ka- tet...


Trama: all'ultimo anno di liceo, Todd Bowden scopre che l'anziano Kurt Dussander è un nazista che vive negli USA sotto falso nome e lo costringe a raccontargli gli orrori dei campi di concentramento, rimanendone influenzato...


Il primo giorno di lockdown, parliamo quindi di due anni fa, ho deciso di rileggere i libri di King in ordine cronologico. Ovviamente, tra nuove uscite che interrompono il percorso e il poco tempo a disposizione, non sono arrivata neppure ancora a metà, e in questo periodo sto leggendo Stagioni diverse. Siccome conosco a menadito sia Stand by Me che, soprattutto, Le ali della libertà, arrivata alla fine de L'allievo mi sono ricordata di avere visto il film soltanto una volta e mi è venuta la curiosità di riguardarlo. Non vorrei dire una bestialità, ma credo che all'epoca del passaggio televisivo de L'allievo non avessi ancora letto il racconto da cui è stato tratto e non mi sembra neppure che la pellicola di Singer mi avesse colpita in qualche modo; rivista oggi, continua in effetti a non suscitare in me chissà quale entusiasmo, ma di sicuro è una rilettura onesta di un racconto non facile, interpretata da due ottimi attori, ed è una spanna sopra rispetto al 90% delle scarsissime versioni cinematografiche delle opere kinghiane. Ho parlato di racconto non facile. Per una volta, posso sfoggiare un po' di conoscenza, essendo fresca di lettura, e scrivere con cognizione di causa. Il racconto (o novella, se preferite) L'allievo è un'opera che copre un periodo di parecchi anni e segue la crescita di Todd Bowden, ragazzino affascinato dalla storia e, soprattutto, dall'Olocausto, e il rapporto che si viene a creare con Kurt Dussander, anziano ex nazista che vive in America sotto falso nome; all'inizio, Todd viene connotato come un ragazzino intraprendente e petulante che, dopo aver scoperto la vera identità di Dussander, lo costringe a raccontargli gli orrori del nazismo fino a rovinarsi la vita per colpa degli incubi, ma qualcosa nella descrizione che ne fa King stona fin da subito e, man mano che Todd cresce, diventa chiara la sua natura di psicopatico in fieri, incapace di sottrarsi all'influenza del male. 


Quanto a Dussander, dopo la prima reazione di paura ed odio verso chi minaccia di distruggergli l'esistenza e un'apparente volontà di cancellare gli orrori di cui si è fatto carico in passato, arriva a diventare praticamente dipendente da Todd e a sfruttarlo come "scusa" per liberare le pulsioni deviate presenti in lui da sempre. Il racconto di King parla quindi di un male che alimenta altro male, di un grumo oscuro che, dal passato, esplode all'interno di una realtà all american, fatta di giovani ricchi e belli, genitori premurosi e scuole prestigiose, e lo fa utilizzando immagini terrificanti, senza risparmiare i dettagli della progressiva discesa nella follia di Todd e Dussander, a spese non solo di persone ma anche di animali. Ovviamente, la versione di Singer è molto più edulcorata e, passatemi il termine, "rassicurante" nonostante gli argomenti trattati. Anche in questo caso Todd (interpretato da un meraviglioso Brad Renfro. Parentesi nella parentesi: onestamente trovo inquietante che a un tredicenne sia stato affibbiato un ruolo così ambiguo. E sì, diciamo che L'allievo ha più di una scena dallo smaccato contesto omosessuale, il che è ancora più inquietante se si pensa alle accuse che sono piovute in testa a Singer nel corso degli anni) subisce l'influenza di Dussander e "coltiva" un male già presente dentro di lui, tuttavia il film non lo connota come futuro psicopatico: Todd uccide un essere umano, è vero, ma nonostante la freddezza lo fa più per autodifesa e voglia di pararsi il culo, e sul finale c'è un minimo di incertezza sul futuro del ragazzo, che potrebbe anche essere quello di diventare un semplice riccone faccia di merda consapevole del suo potere sugli altri e di poterla passare liscia praticamente in ogni occasione, non necessariamente un pazzo omicida.


Dal canto suo, Dussander mi è parso meno approfondito rispetto alla sua versione cartacea. Il fulcro dello sguardo di Singer è Todd, e il vecchio nazista (tremendamente patetico nella novella) sembra quasi un totem maligno la cui unica funzione è quella di fungere da mentore più o meno volontario del ragazzo. Probabilmente, questo succede perché Ian McKellen è magnetico e carismatico, non potrebbe essere un vecchio "normale" neanche volendolo, e l'abilità del regista e dello sceneggiatore sta proprio nel trovare un equilibrio perfetto, là dove qualcuno di meno esperto rischierebbe di farsi prendere la mano dalla grandezza dell'attore e spingere lo spettatore a provare sconforto o pietà per Todd, "schiacciato" da un tale mostro di malvagità. Anzi, grazie anche al montaggio, la reciproca influenza dei due personaggi risulta chiara quanto la loro duplice natura di vittima e carnefice, e la loro lotta per la supremazia, unita a una sorta di pericolosa fascinazione, eclissa senza problemi tutto ciò che li circonda, creando un microcosmo maligno i cui tentacoli toccano persone di cui ci importa veramente poco, Ed French in primis (sarà la faccia molla di Schwimmer che non aiuta? Il suo mustacchio da pederasta? Chissà), forse perché tutto ciò che esula dal cuore della vicenda, anche a livello tecnico, ha un sapore "televisivo" e non in senso buono. Con tutti i suoi pregi e difetti, trovo però che L'allievo sia un film abbastanza riuscito e mi fa un po' strano che non venga mai nominato quando si parla di adattamenti Kinghiani, ma forse il motivo è che, almeno in Italia, non si trova su nessuna piattaforma di streaming. E' un peccato, perché meriterebbe almeno una visione.    


Del regista Bryan Singer ho già parlato QUI. Ian McKellen (Kurt Dussander), Joshua Jackson (Joey), Ann Dowd (Monica Bowden), Bruce Davison (Richard Bowden), David Schwimmer (Ed French) e Elias Koteas (Archie) li trovate invece ai rispettivi link.

Brad Renfro interpreta Todd Bowden. Americano, ha partecipato a film come Il cliente, Sleepers e Ghost World. Anche sceneggiatore e produttore, è morto nel 2008, all'età di 25 anni.


Nel 1984 era in progetto la realizzazione di un film tratto da L'allievo, con James Mason nei panni di Dussander; la morte dell'attore ha fatto sì che il ruolo venisse proposto a Richard Burton, che purtroppo è venuto a mancare prima di poter anche solo accettare. L'allievo è stato poi quasi realizzato nel 1987 (c'erano Ricky Schroder nei panni di Todd Bowden e Nicol Williamson in quelli di Kurt Dussander, ed era diretto da  Alan Bridges) ma la realizzazione è stata fermata a dieci giorni dalla fine delle riprese a causa del superamento del budget. Per quanto riguarda la versione di Singer, Anthony Hopkins ha rifiutato il ruolo di Dussander, mentre Kevin Pollak ha perso contro David Schwimmer per il ruolo di Ed French. Ciò detto, consiglio ovviamente il recupero della raccolta Stagioni diverse! ENJOY!

domenica 2 dicembre 2018

Bohemian Rhapsody (2018)

Era uno dei film più attesi del 2018 quindi appena è uscito mi sono fiondata a vedere Bohemian Rhapsody, diretto (quasi tutto) dal regista Bryan Singer.


Trama: ascesa e caduta di Freddie Mercury, frontman dei Queen, dagli esordi alla partecipazione al Live Aid.


La solita, ignorante premessa vuole che io i Queen li avessi conosciuti solo alle medie grazie a San Toto che aveva il Greatest Hits II contenente l'adorata Innuendo e che avessi consumato la cassetta a furia di ascoltarlo. Lo stesso anno acquistai il Live at Wembley '86 come regalo di Natale per la mamma e lì mi innamorai di Bohemian Rhapsody, canzone che da il titolo al film di Singer e probabilmente uno dei brani più belli mai realizzati non solo dai Queen ma da qualsiasi altra band, nonché una delle mie canzoni preferite. La mia storia con Mercury & co. finisce qui, nel senso che non sono mai stata una fan sfegatata del gruppo: se in radio passano le loro canzoni metto il volume al massimo e mi sgolo in maniera ridicola ma, per esempio, chi sapeva che Freddie Mercury avesse avuto una fidanzata? Io credevo si fosse sempre palesato come gay. Rammentavo, vagamente, che avesse intrapreso una carriera da solista ma non avevo idea avesse rotto con i Queen (e in effetti questa è, se non ho capito male, una delle tante "libertà" che si sono presi gli sceneggiatori, chè a quanto pare l'idea di prendersi una pausa era stata comune, non solo di Freddie Mercury). E d'altronde, io sono sempre stata Madonnara accanita fin dall'età di 8 anni e quando c'è stato il Live Aid ne avevo solo 4, quindi la storia dei Queen l'ho saltata a pié pari. E' dunque con animo abbastanza libero da pregiudizi e speranze che mi sono recata al cinema a vedere Bohemian Rhapsody, forse per questo l'ho apprezzato più di tanti altri che lo hanno demolito, riuscendone a scorgere pregi e difetti senza esagerazioni da una parte o dall'altra. Cominciamo dagli ultimi, così ci togliamo il dente. Bohemian Rhapsody è MOLTO melodrammatico, parecchio distaccato dagli eventi reali e segue una precisa traccia di ascesa-caduta-risalita tipica del 90% dei film a tema musicale/sportivo, inoltre è anche troppo concentrato sulla sfera sentimentale di Mercury, dipinto come un fragile ragazzetto isterico terrorizzato dalla solitudine a causa delle sue origini etniche (parsi, figlio di genitori zoroastriani e nato a Zanzibar come Farrokh Bulsara) e dal suo orientamento sessuale; si sottolinea nel film il suo rapporto al limite del morboso con la fidanzata Mary Austin, amica indispensabile fino alla fine, e l'influenza negativa del manager Paul Prenter, dipinto come un depravato mostro gay e quasi come l'unico agente della caduta del cantante, un uomo privo di scrupoli che ha contribuito a costruire attorno a Mercury la cappa di solitudine che lo ha portato agli eccessi e infine alla morte. Insomma, la trama di Bohemian Rhapsody da questo punto di vista è molto tranchant e zeppa di personaggi 100% positivi (i membri dei Queen, la Famiglia per eccellenza, dotati di ogni pregio e di qualche trascurabile difetto) o negativi, senza tonalità di grigio in mezzo, il che rende la vita di Mercury anche troppo romanzata.


Gli aspetti positivi sono invece la resa favolosa della pura energia che ha animato i Queen fin dai loro esordi. La ricostruzione della nascita del gruppo e di alcuni dei loro pezzi più famosi, come la pluricitata Bohemian Rhapsody, We Will Rock You, Another One Bites the Dust e molte altre, danno proprio l'idea del sacro fervore che muoveva Mercury, May e compagnia, musicisti con la M maiuscola desiderosi di sperimentare, di farsi ricordare, di divertirsi, di lasciare il segno nel mondo della musica. Anche lì, sicuramente l'interazione tra i vari membri del gruppo è molto romanzata e ognuno di essi è caratterizzato in modo anche troppo netto (Freddie è il genio sregolato, Brian May il paciere, Roger Taylor la testa calda fondamentalmente buona, John Deacon il bassista carismatico che sta in silenzio ma apporta un contributo inestimabile) ma se non altro riesce a creare momenti di divertimento ed esaltazione puri, senza contare che ascoltare le canzoni dei Queen e veder rivivere su schermo alcune delle loro performance migliori fa salire brividi di emozione lungo la schiena. Soprattutto, Rami Malek ha catturato alla perfezione i movimenti, i tic, i tratti salienti delle performance di Freddie Mercury, tanto che vedere l'attore saltare e cantare sul  palco fa venire la folle idea di avere davanti il cantante redivivo, benché la voce non sia la sua ma un mix di quella di Mercury, dello stesso Malek e di un altro cantante canadese (magie della tecnologia!), e addirittura i suoi degni compari Gwilym Lee, Ben Hardy e Joseph Mazzello sono anche più credibili del protagonista. In verità, l'unico difetto di Rami Malek è quella terrificante protesi dentale unita ad eccessiva magrezza che, soprattutto all'inizio, lo fanno somigliare più a Michael Jackson che a Freddie Mercury e non rendono giustizia alla bellezza di quest'ultimo, gradevole d'aspetto anche da giovane. Se a tutti i pregi aggiungete il meraviglioso cameo di Mike Myers, l'uomo che ha rilanciato Bohemian Rhapsody rendendola il momento clou del suo Fusi di testa, costretto a vestire i panni di chi ha rifiutato di riconoscere la bellezza di quel grandissimo capolavoro... beh, capirete che, nonostante i suoi difetti innegabili, il film di Singer mi è piaciuto parecchio. Non da applausi finali, che molti hanno tributato nella sala dove ho guardato Bohemian Rhapsody, ma comunque da vedere almeno una volta, anche solo per deprimersi all'idea di aver avuto 4 anni il giorno del Live Aid!


Del regista Bryan Singer ho già parlato QUI. Lucy Boynton (Mary Austin), Aidan Gillen (John Reid) e Mike Myers (Ben Foster) li trovate invece ai rispettivi link.

Rami Malek interpreta Freddie Mercury. Americano, ha partecipato a film come Una notte al museo, Una notte al museo 2 - La fuga, The Twilight Saga: Breaking Dawn - Parte II, The Master, Il sangue di Cristo, Notte al museo - Il segreto del faraone e a serie quali Una mamma per amica, Medium, 24 e Mr. Robot; come doppiatore, ha lavorato in Bojack Horseman. Anche produttore, ha 37 anni e un film in uscita.


Joseph Mazzello, che interpreta John Deacon, era il piccolo Tim di Jurassic Park. Il protagonista del film avrebbe dovuto essere Sacha Baron Coen (con Stephen Frears alla regia) ma sia Brian May che Roger Taylor hanno messo il veto sia alla sua presenza sia allo script precedente questo, che si concentrava quasi esclusivamente su Freddie Mercury e sui suoi scandali sessuali. Non che le riprese di Bohemian Rhapsody siano state meno difficili: verso la fine Bryan Singer è stato licenziato per le continue assenze e il film è stato finito e seguito in post-produzione da Dexter Fletcher, benché non accreditato. Detto questo, se Bohemian Rhapsody vi fosse piaciuto recuperate Fusi di testa. ENJOY!

martedì 24 maggio 2016

X-Men: Apocalisse (2016)

Siete pronti a leggere il lunghissimo sproloquio SENZA SPOILER su X-Men: Apocalisse (X-Men: Apocalypse), diretto e co-sceneggiato dal regista Bryan Singer? Dai, non perdiamo tempo.


Trama: A dieci anni dagli eventi accorsi nell'ultimo film Mystica è un'eroina ormai leggendaria, Magneto si è ritirato a vita privata e Xavier ha aperto la sua scuola per giovani dotati. Il risveglio dell'antichissimo mutante Apocalisse e l'arrivo dei suoi quattro Cavalieri cambierà ovviamente le cose, costringendoli a tornare in azione...


 Invecchiando cambiano le priorità, ormai l'ho capito. Se 20 anni fa mi avessero detto che sarebbe uscito un film sugli X-Men, avrei ovviamente voluto vedere sul grande schermo quanti più mutanti possibili, non importa per quanto tempo, e mi sarei divertita come una matta a puntare il dito urlando a squarciagola "Ma quello è - inserire nome mutante a piacere - !!!" per poi magari ficcarmi lo stesso dito in gola vomitando per l'orrore di un make-up teso a rovinare per sempre l'immagine di un personaggio che sulla carta era un figo pazzesco (Sabretooth nel primo X-Men docet). Allo stesso modo, se 20 anni fa mi avessero detto che avrei aspettato con più ansia una pellicola sugli odiati Avengers rispetto ad una dedicata agli X-Men avrei riso e sicuramente avrei giurato che la seconda sarebbe stata meglio della prima. Oggi però voglio assolutamente mettere nero su bianco che le parate di guest star non mi bastano più e che, per quanto blanda, voglio l'introspezione psicologica, ESIGO che si creino un minimo di legami sensati tra i personaggi, soprattutto che i nuovi eroi introdotti non siano messi lì tanto per vendere pupazzetti o stagliarsi sullo schermo freddati in improbabili pose epiche. Nei limiti, a queste poche pretese sono venuti incontro la Marvel e persino Gabriele Mainetti, la Fox e Bryan Singer invece no, quindi mi ritrovo a dire che X-Men: Apocalisse è semplicemente un divertente fumettone senz'anima, buono per una serata in compagnia passata a scommettere come Xavier perderà i capelli o poco più, dimenticabile nel giro di una settimana o anche meno. Quello che nei primi due reboot era uno spunto interessante, ovvero mostrare, di decennio in decennio, un mondo ancora "vergine" per quanto riguarda la questione mutante, e gli stessi mutanti ancora incerti su come usare i propri poteri o affrontare la propria diversità, in X-Men: Apocalisse si rivela un autogol sottolineato dalla stessa Mystica in uno dei dialoghi: di Magneto parliamo tra un attimo, ma com'è possibile che per dieci anni (l'azione si è spostata negli anni '80) Xavier, nonostante possieda un macchinario capace di trovare chiunque sia in possesso del Gene X, si sia isolato nella sua scuoletta pensando solo ai mutanti che possono pagare la retta quando nel resto del mondo i suoi simili vengono sfruttati come fenomeni da baraccone? Mistero.


Da qui si snoda la trama di X-Men: Apocalisse, la cui azione "vera" parte dal momento in cui Mystica, forse l'unico personaggio ancora tratteggiato decentemente, decide di dare la sveglia a Xavier. Ma il film si chiama Apocalisse, quindi parliamo di En Sabah Nur. Il villano della pellicola si ritaglia un paio di scene epiche, scatenando "fenomenali poteri cosmici" capaci di far scurire la braghetta di Stan Lee e della moglie, ma in definitiva Elvis avrebbe potuto prenderlo da parte e dirgli: "A little less conversation, a little more action please". Buona parte del film infatti è basata soltanto sul lavoro di restyling offerto dal vecchio Apocalisse ad un quartetto di mutanti, ai quali viene data non solo la possibilità di aumentare i propri poteri ma anche quella di sfoggiare un look cool indispensabile per gli araldi di una Divinità egizia; e se è vero che Tempesta, orfana abitante del Cairo costretta a rubare per vivere, oppure Angelo, privato delle ali come nel fumetto, un paio di motivi per dare retta a 'sto vecchio pedofilo ce li avrebbero pure, nulla giustifica la decisione dell'inutile Psylocke e di Magneto di seguirlo imbarcandosi nella distruzione del mondo "perché sì". A proposito di personaggi gettati a caso nel calderone, Psylocke, Havok e Jubilee hanno avuto la sfiga di finire sotto le mani di sceneggiatori incompetenti ottenendo lo spessore di tre figurine di carta, tanto che vi sento già pensare "Jubilee chi?": ecco, avete presente la tizia con l'impermeabile giallo, i codini e gli orecchini grossi che dirà due parole in tutto il film? E' una dei personaggi mutanti più gradevoli di sempre ma in X-Men: Apocalisse è diventata una tristissima marchetta che abbiamo riconosciuto solo noi nerd. Forse però è andata peggio a Magneto il quale, come dicevo, per ogni anno che passa perde probabilmente un pezzo di cervello e non sa più bene se essere buono o cattivo, dipende da quale enorme tragedia ha la sventura di segnarlo quel giorno e se la bromance tra lui e Xavier funziona oppure no. Sta di fatto che ormai Xavier a furia di perdere parti del corpo per colpa di Magneto è diventato 'na chiavica, mentre Erik viene rimandato a casa con una ramanzina e una botta di "vecchio amico" a prescindere che faccia saltare un pianeta oppure uccida una cucciolata di gattini (vi rendo edotti del fatto che il bodycount di X-Men: Apocalisse è altissimo e le implicazioni delle azioni di ogni mutante coinvolto farebbero schiumare di rabbia non solo Trump, Salveenee e Tony Stark ma persino il Dalai Lama eppure nessuno batte ciglio. Giuro. Come se nulla fosse successo).


Sulla trama e i personaggi non dirò più nulla, rischio lo spoiler e ho promesso che non ne avrei fatti, rinuncio anche a spiegarvi qualcosa sulla continuity, tanto il furbissimo Singer ha cancellato i tre film originali e il futuro mostrato in Giorni di un futuro passato con un barbatrucco temporale quindi ha ragione lui (nei limiti, ché comunque mi deve spiegare cosa diamine ci fa un Angelo adolescente a Berlino negli anni '80). Aggiungo solo, per ricollegarmi alla parte tecnica del film, che il Quicksilver di Evan Peters è favoloso come sempre e, insieme a Hugh Jackman, vince a man bassa per quel che riguarda le sequenze più fighe di tutta la pellicola. Narra la leggenda che Peters sia stato l'attore che ha passato più tempo sul set, probabilmente perché la scena riservata a Quicksilver in Giorni di un futuro passato era qualcosa di spettacolare e giustamente i produttori e Singer hanno deciso di girarne una simile, più lunga e più divertente, sulle note di Sweet Dreams, facendone il fiore all'occhiello di X-Men: Apocalisse; per il resto, le altre due sequenze che ho molto apprezzato sono quella iniziale e quella ambientata dentro Cerebro, andando avanti si assiste invece ad un triste riciclo di idee straviste nei film precedenti e, peggio ancora, ad una certa sciatteria fatta di scene statiche e pose epiche che paiono realizzate apposta per creare dei wallpapers (a farne le spese, neanche a dirlo, sono quella tristezza di Psylocke e la povera Tempesta). Il make-up e il guardaroba dei personaggi, i due elementi che più di tutti rischiano di trascinare nel baratro dell'ignominia un film di supereroi, vanno dall'inguardabile di un Nightcrawler emo e un Angelo zamarro, alla bellezza di una Tempesta finalmente credibile e con un taglio di capelli e una tinta "naturali", un bel traguardo rispetto all'orrido gnomo imparruccato che era Halle Berry. Gli attori portano più o meno tutti a casa la pagnotta, nei limiti ovviamente della caratterizzazione del loro personaggio. Se, infatti, McAvoy, la Lawrence ed Evans ne escono a testa alta, a farne le spese stavolta sono Michael Fassbender, decisamente poco convinto, il povero Oscar Isaac sepolto sotto tonnellate di cerone, un'Olivia Munn tanto attesa e tanto gnocca ma anche tanto gatta di marmo e un Nicholas Hoult nei panni di una Bestia interessata solo a bombarsi Mystica (ho davvero sentito la frase "E io copro te!" in un film di supereroi? Serva, GIRATI che ti copro!), mentre i novellini Nightcrawler, Jean, Tempesta e Ciclope alla fine sono carini e potrebbero regalare delle soddisfazioni in futuro. Se un futuro ci sarà per la franchise. Quello che spero è che NON ce ne sia uno per l'orribile doppiaggio italiano. Vi prego, davvero, BASTA utilizzare degli stranieri per doppiare accenti diversi da quello americano: già l'Ajax di Deadpool faceva schifo ma Magda e Nightcrawler sono proprio inascoltabili, un mortale mix tra "spaco botilia amazo familia" e una pessima imitazione di Papa Ratzinger. Possiamo ritornare all'uniformità di accenti e al limite se vogliamo capire la nazionalità di un personaggio recuperiamo il film in lingua originale o la evinciamo dai dialoghi? Grazie. Ah, il post è finito, potete andare in pace Vecchi Amici.


 Del regista e co-sceneggiatore Bryan Singer ho già parlato QUI. James McAvoy (Professor Charles Xavier), Michael Fassbender (Erik Lehnsherr/Magneto), Jennifer Lawrence (Raven/Mystica), Nicholas Hoult (Hank McCoy/Bestia), Oscar Isaac (En Sabah Nur/Apocalisse), Rose Byrne (Moira MacTaggert), Evan Peters (Pietro Maximoff/Quicksilver), Tye Sheridan (Scott Summers/Ciclope), Lucas Till (Alex Summers/Havok), Kodi Smit-McPhee (Kurt Wagner/Nightcrawler) e Hugh Jackman (un non accreditato Logan) li trovate invece ai rispettivi link.

Josh Helman interpreta il Colonnello William Stryker. Australiano, ha partecipato a film come X-Men: Giorni di un futuro passato, Mad Max: Fury Road e a serie come Home and Away e Wayward Pines. Ha 30 anni e un film in uscita.


Olivia Munn (vero nome Lisa Olivia Munn) interpreta Psylocke. Americana, ha partecipato a film come Iron Man 2, Magic Mike, Liberaci dal male e Zoolander 2, inoltre ha lavorato come doppiatrice per serie come Robot Chicken. Anche sceneggiatrice, ha 36 anni e un film in uscita.

Sophie Turner, che interpreta Jean Grey, ha ottenuto la fama come Sansa Stark della serie Il trono di spade ma siccome non si parla ancora di un sequel diretto del film non è detto che torni nei panni della rossa telepate; Alexandra Shipp invece, che nel film interpreta Tempesta, potrebbe tornare nell'annunciato spin-off X-Men: The New Mutants, la cui data è ancora da destinarsi. Passando a chi non ce l'ha fatta, Tom Hardy ed Idris Elba erano stati contattati per il ruolo di Apocalisse poi scartati (fossi in loro me ne farei una ragione, indubbiamente!) mentre per quello di Jean erano in lizza Elle Fanning, Chloë Grace Moretz, Hailee Steinfeld, Saoirse Ronan, Lily Collins e persino Margot Robbie; Taron Egerton (il protagonista di Kingsman: Secret Service) ha giustamente rifiutato il ruolo di Ciclope mentre Kodi Smit-McPhee aveva invece rinunciato di interpretare il giovane Logan in X-Men: le origini - Wolverine e a proposito del canadese artigliato questo sarà il penultimo film in cui Hugh Jackman ne vestirà i panni, prima di concludere l'ormai quasi ventennale carriera con una pellicola (ancora senza titolo) che dovrebbe uscire l'anno prossimo. Rimaniamo in tema progetti futuri. Jennifer Lawrence ha dichiarato che questo sarà il suo ultimo film nei panni di Mystica, mentre Fassbender, McAvoy e Hoult si sono resi disponibili per ulteriori sequel, nel caso gli script fossero interessanti; al momento, tuttavia, in cantiere per l'universo mutante cinematografico ci sono "solo" Deadpool 2, il già citato spin-off X-Men: The New Mutants, X-Force (nel quale dovrebbe tornare Psylocke) e il nuovo Wolverine, al quale dovrebbe fare riferimento la scena post-credit di X-Men: Apocalisse. Nell'attesa, se questo film vi fosse piaciuto recuperate  X-MenX-Men 2X-Men - Conflitto finale, X-Men - L'inizio X-Men: Giorni di un futuro passato, X-Men Origins: Wolverine, Wolverine - L'immortale e Deadpool. ENJOY!

L'angolo del nerd (o del gnègnègnè, fate voi!!)
HIC SUNT SPOILER

En Sabah Nur/Apocalisse: diciamo che pressappoco quello del film rispetta la controparte cartacea, i cui poteri sono assai nebulosi. Fondamentalmente, parliamo di un mutante antichissimo capace di controllare ogni molecola del proprio corpo il quale, in aggiunta, è entrato in possesso della tecnologia dei Celestiali rendendosi virtualmente immortale; col tempo è diventato anche telepate, telecineta, spara raggi, guarisce altri mutanti, è in grado di modificarli geneticamente... insomma, un tuttofare che ha creato non pochi grattacapi agli X-Men presenti, futuri e di altre dimensioni (d'altronde la saga Era di Apocalisse era interamente basata su di lui). L'ultima volta che ho letto fumetti Marvel Apocalisse era un adolescente di nome Evan, clonato dalle cellule del malvagio e cresciuto in un mondo artificiale. Avete mal di testa, eh?

I quattro cavalieri di Apocalisse: siccome anche questi sono diventati, col tempo, tanti quante le stelle in cielo, soffermiamoci su quelli contemplati anche nel film. Angelo è stato uno dei primi X-Men a diventare Cavaliere, col nome di Morte, proprio perché gli erano state strappate le ali in battaglia e Apocalisse gliene ha dato un paio di acciaio organico, semi-senzienti, oltre a fornire al mutante un bel colore blu puffo e una personalità da psicopatico. Anche Psylocke è stata Morte per un certo periodo, così come Calibano, visto brevemente nel film e stravolto da Apocalisse sia nel fisico che nell'animo. Gli altri Cavalieri sono Pestilenza, Carestia e Guerra e tra gli eroi "conosciuti" ad essere finiti a ricoprire l'uno o l'altro ruolo ci sono stati anche Wolverine, Gambit (entrambi come Morte) e persino Hulk (Guerra).

Magda: ebbene sì, è vero che Magneto si è sposato e ha avuto dei figli dall'umana Magda, ma questo prima di sapere di essere un mutante. Nella fattispecie, i suoi poteri si sono scatenati per la prima volta dopo che una folla inferocita, scoperta la natura di Erik, ha bruciato la casa del mutante con dentro la prima figlioletta, Anya. Magda è fuggita terrorizzata dopo che Magneto ha sterminato la folla, dando poi APPARENTEMENTE luce a Pietro e Wanda, i futuri Quicksilver e Scarlett (il fatto che ora si sia scoperto come costoro non fossero i veri figli di Magneto e neppure mutanti è uno dei motivi per cui mi sono rotta le palle di leggere i comics della Marvel) prima di morire.

Psylocke: Elizabeth "Betsy" Braddock era una mutante inglese dai blandi poteri telepatici che, per traversie che non vi sto a raccontare, si è ritrovata nel corpo di una mutante ninja giapponese, cosa che nel tempo le ha causato non pochi scompensi psico-fisici e un lato oscuro mica da ridere. L'espressione fisica dei suoi poteri telepatici (ai quali col tempo si sono aggiunti anche quelli telecinetici) è la cosiddetta "lama psionica", capace di lobotomizzare le persone, non quella belinata né carne né pesce vista nel film!! Capre! Al momento la signorina dovrebbe militare in X-Force ma per anni è stata una delle colonne portanti degli X-Men.

Essex: Nathaniel Essex, conosciuto come Sinistro. Nel film non si vede neppure, si legge solo il suo cognome su una valigetta, ma sappiate che è uno dei mutanti più pericolosi del mondo, uno scienziato pazzo mutaforma con il pallino della genetica. E' grazie a lui se praticamente tutti i mutanti morti tornano in vita (ha una scorta di cloni praticamente infinita) e se Scott Summers ha più figli di Noé, tutti sparsi in una moltitudine di realtà e futuri, poiché Sinistro ritiene che nel gene dei Summers si nasconda il segreto per creare il mutante perfetto.




mercoledì 28 maggio 2014

X-Men - Giorni di un futuro passato (2014)

Ieri sera sono finalmente tornata a varcare la soglia di una sala cinematografica e ho recuperato l'attesissimo X-Men - Giorni di un futuro passato (X-Men: Days of Future Past), diretto da Bryan Singer. Avevo un po' di timor panico ma, fortunatamente, l'attesa è stata ricompensata!


Trama: nel futuro, i mutanti vengono cacciati e uccisi spietatamente da robot assassini chiamati Sentinelle. Per impedire lo sterminio della razza mutante, i sopravvissuti spediscono la coscienza di Wolverine all'interno del suo io passato, incaricandolo di cercare i giovani Xavier e Magneto e fermare Mystica, fermamente intenzionata ad uccidere il creatore delle Sentinelle, Bolivar Trask.


X-Men - Giorni di un futuro passato è la conferma filmata di come, se gestiti intelligentemente, anche i sequel o i reboot possono costituire un ottimo intrattenimento cinematografico. Quando Bryan Singer aveva abbandonato il timone delle X-saghe cinematografiche il risultato era stato quella schifezza di X-Men - Conflitto finale, una roba talmente obbrobriosa che non avrebbe neppure dovuto essere filmata; il reboot della saga, X-Men - L'inizio, era stato per contro una ventata d'aria fresca piuttosto convincente e sarebbe stato MOLTO comodo proseguire su quella strada, facendo finta che i tre film precedenti non fossero mai esistiti. Con l'ultima pellicola dedicata ai mutanti Marvel, invece, Bryan Singer e soci hanno deciso di prendere una via accidentata e tortuosa, cercando di tirare le fila di quattro film completamente diversi tra loro, sia per qualità che per interpreti, confrontarsi con escamotage difficili da gestire come quello dei viaggi spazio-temporali e ricominciare tutto da capo senza abbandonare i vecchi personaggi, amati quanto e più di quelli nuovi. Il risultato è un film sicuramente imperfetto, con tanti buchetti logici sparsi qui e là, che mostra delle crepe quando cerca di incastrarsi col resto delle pellicole girate (e soprattutto con la scena post credit di Wolverine-L'immortale!), tuttavia convincente, entusiasmante e gradevole, soprattutto se si considera che il punto di partenza era una pietra miliare dei comics dedicati agli X-Men. Alla fin della fiera, lo ammetto, lo status quo tra buoni e cattivi o la personalità dei vari protagonisti rimane pressoché invariata rispetto a X-Men - L'inizio e, gira che ti rigira, il plot è sempre lo stesso (i mutanti vengono minacciati dagli umani perché diversi, segue rappresaglia dei mutanti malvagi e tentativo di quelli buoni di metterci una pezza), tuttavia X-Men - Giorni di un futuro passato pone le basi per un ottimo avvenire e fa sicuramente venire voglia di scoprire cosa accadrà ai mutanti cinematografici nei prossimi film.


La trama, come ho detto, mescola elementi di X-Men - L'inizio ed elementi della prima trilogia dedicata agli X-Men. Il fulcro dell'intera vicenda, forse anche perché la Lawrence è diventata ormai una delle attrici più famose in circolazione, questa volta è la sempre affascinante ed ambigua Mystica, la cui anima oscilla per tutto il film tra dannazione e salvezza, luce ed oscurità. A differenza della sua controparte cartacea, nel film Mystica è ancora una "ragazzina" che cerca il modo migliore per proseguire sul suo cammino verso l'indipendenza da due figure autorevoli e carismatiche come il fratellastro Xavier e l'amante Magneto; il problema, ovviamente, è che nella sua ricerca il movente maggiore sono il dolore, il disagio e l'odio nei confronti degli umani mutantofobi (incarnati dalla figura folle e quasi Hitleriana di Bolivar Trask), che rischiano di spingerla a condannare non solo sé stessa, ma l'intera razza che vorrebbe salvare. Il punto più alto ed emozionante di X-Men - Giorni di un futuro passato è infatti, neanche a dirlo, la rappresentazione del distopico futuro governato dalle terribili sentinelle, dove il clima da pre-guerra fredda viene sostituito da una soverchiante sensazione di disperazione: davanti allo sparuto gruppo di mutanti sopravvissuti, vecchi "amici" di tempi più innocenti ormai consunti, stanchi e fondamentalmente rassegnati all'inevitabile fine, è inevitabile sentire una stretta al cuore che porta ad essere ancora più partecipi dell'intera, complicata vicenda.


A tal proposito, ammetto che il mio maggior timore era quello di vedere, in questi squarci di futuro, un'accozzaglia di carne mutante gettata in pasto ai fan senza un perché, come accadeva appunto in X-Men - Conflitto finale. Gli autori sono invece riusciti ad aggiungere (miracolo!!) pochi nuovi mutanti fatti bene, cadendo giusto in qualche pacchianata come l'aspetto ridicolo di Quicksilver o il look da Torcia Umana di Sunspot e regalandomi, bontà loro, una meravigliosa resa dei poteri di teletrasporto della bellissima Blink. Superlativo anche il lavoro compiuto sulle inquietanti sentinelle, così come il montaggio nel prefinale, dove ad ogni azione di Mystica nel passato segue l'ineluttabile conclusione delle vicende future, con un crescendo di tensione e momenti commoventi, ma sicuramente il mio momento preferito è stato lo "show" del giovane Quicksilver, un trionfo di gag al ralenti sulle note dell'appropriatissima Time in a Bottle di Jim Croce. A proposito di Quicksilver, non lasciatevi ingannare dall'orrendo look da bimbominkia di Evan Peters, praticamente perfetto in una versione giovanile del supereroe che, probabilmente, avrebbe apprezzato anche il geniale scrittore Peter David: il signorino si candida tranquillamente come miglior attore del film accanto ai bellissimi (da infarto!!!) Hugh Jackman e Michael Fassbender e ad un James McAvoy nei panni di un inedito e sboccato Xavier in piena crisi esistenziale (e d'astinenza). E se tutto questo ancora non vi basta per correre a vedere X-Men - Giorni di un futuro passato ... beh, sappiate che nell'ormai indispensabile scena post-credit risuona chiaro un solo, terribile nome: En Sabah Nur. 'nuff said!!! 

 

Del regista Bryan Singer ho già parlato qui. Hugh Jackman (Logan/Wolverine), James McAvoy (Charles Xavier), Michael Fassbender (Eric Lehnsherr), Jennifer Lawrence (Raven/Mystica), Halle Berry (Tempesta), Nicholas Hoult (Hank McCoy/Bestia), Anna Paquin (Rogue), Ellen Page (Kitty Pryde), Peter Dinklage (Dr. Bolivar Trask), Shawn Ashmore (Bobby/Uomo Ghiaccio), Ian McKellen (Magneto), Patrick Stewart (Professor X), Famke Janssen (Jean Grey) e James Marsden (Scott Summers/Ciclope) li trovate invece ai rispettivi link.

Omar Sy interpreta Bishop. Francese, ha partecipato a film come Quasi amici - Intouchables e Mood Indigo - La schiuma dei giorni. Anche sceneggiatore e produttore, ha 36 anni e tre film in uscita, tra cui l'annunciato Jurassic World.


Evan Peters (vero nome Evan Thomas Peters) interpreta Peter/Quicksilver. Giovane ma carismatico protagonista di tre serie di American Horror Story (confermato anche per la quarta, alé!), ha partecipato a film come Kick-Ass e ad altre serie come Monk, Dr. House, Ghost Whisperer e Criminal Minds. Ha 27 anni e due film in uscita.


Daniel Cudmore torna ad interpretare Colosso otto anni dopo X-Men - Conflitto finale; l'attore, assieme a Booboo Stewart (Warpath), ha partecipato nel frattempo anche alla saga Twilight. Josh Helman invece, che nel film interpreta il giovane William Stryker, era stato scritturato per il ruolo del giovane Cain Marko/Fenomeno, tagliato poi dalla sceneggiatura così come un altro paio di interessanti idee: quando ancora si pensava di affidare la regia a Matthew Vaughn, l'intenzione era infatti quella di dirigere un seguito diretto di  X-Men - L'inizio, ambientato negli anni '70, e di cominciarlo con l'assassinio di Kennedy per mano di Magneto (incastrato in questo caso da Mystica ed Emma Frost, intenzionate a prendere il potere e governare gli States). Come si può tranquillamente notare, inoltre, anche la presenza di Anna Paquin è stata drasticamente ridotta: avrebbe dovuto infatti esserci una sequenza in cui Rogue, intrappolata in una Scuola Xavier trasformata in prigione dalle sentinelle, veniva liberata da Xavier, Magneto e l'Uomo Ghiaccio, scena eliminata per questioni di metraggio. Chissà se la povera Paquin tornerà in uno degli X-Film previsti a partire dal 2016, ovvero X-Men: Apocalypse (che, a quanto pare, ha già una data, 26 maggio 2016!), X-Force e una terza pellicola interamente dedicata a Wolverine. Chi vivrà vedrà ma, nel frattempo, se X-Men - Giorni di un futuro passato vi fosse piaciuto oppure se volete guardarlo e capirci qualcosa recuperate X-Men, X-Men 2, X-Men - Conflitto finale, X-Men - L'inizio, X-Men Origins: Wolverine e Wolverine - L'immortale. ENJOY!


L'angolo del Nerd (o del gnégnégné, fate voi!!)

Giorni di un futuro passato: il titolo e la trama della pellicola si ispirano a due importantissime storie degli X-Men, sceneggiate da Chris Claremont e disegnate da John Byrne. In esse è un anziana Kate Pryde a trasferire la propria coscienza nel passato e ad avvisare gli X-Men del terribile futuro che li attenderebbe se Mystica (aiutata dalla Confraternita dei Mutanti) riuscisse ad assassinare il Senatore Kelly (già protagonista del primo X-Men e di conseguenza sostituito da Bolivar Trask). Tra i mutanti del futuro spiccano Wolverine, Colosso, Tempesta, un paraplegico Magneto, il figlio della Donna Invisibile e di Mr. Fantastic, Franklin Richards, e la figlia di Jean Grey e Ciclope, Rachel Grey Summers che, di fatto, è l'unica ad avere il potere di rimandare Kate nel passato. Una delle poche belinate del film, infatti, è il fatto che sia Kitty Pride (dotata del potere dell'intangibilità) a spedire le coscienze dei suoi compagni nel passato, con un metodo che ovviamente non viene specificato né spiegato. Male!

Quicksilver/Pietro Maximoff: nei fumetti è il figlio naturale di Magneto, ha una gemella, Scarlet/Wanda Maximoff e una sorellastra, Polaris/Lorna Dane. Al momento milita nei Vendicatori ma, in passato, ha fatto parte di varie X-Squadre e ciò ha creato scompensi nella scombinata, assurda gestione dei diritti cinematografici delle serie Marvel: lo stesso personaggio, infatti, compare sia in X-Men - Giorni di un futuro passato che, assieme alla sorella Scarlet, nell'imminente Avengers: Age of Ultron, dove verrà interpretato da Aaron Taylor-Johnson. L'accordo tra Fox e Marvel per l'utilizzo di Quicksilver in entrambe le saghe prevede, tra le altre cose, che in nessuna delle due pellicole il personaggio venga chiamato "mutante" e che non venga fatta menzione della sua parentela con Magneto. Mah.

Bolivar Trask: anche nel fumetto ha creato le Sentinelle ma i robottoni gli si sono rivoltati contro, rendendolo prima schiavo e poi costringendolo a sacrificarsi per salvare l'umanità. Decisamente più pericoloso il figlio mutante Larry, pervaso dallo stesso odio mutantofobo del padre e dotato di un potere precognitivo.

Blink, Bishop, Warpath e Sunspot: li ho raggruppati tutti assieme perché, in effetti, per il ruolo di semplici combattenti che hanno nel film, non necessitavano di grandi chiose o spiegoni, sono più o meno come vengono dipinti nella pellicola. Bishop (in Italia conosciuto come Alfiere) in particolare è stato uno dei mutanti del futuro a viaggiare e stabilirsi definitivamente nel passato per scovare il presunto "traditore" che avrebbe portato alla fine degli X-Men. Interessantissimo personaggio chiave negli anni '90, è tornato prepotentemente alla ribalta qualche anno fa durante la saga Messiah Complex, che lo ha visto impazzire e cercare di uccidere Hope, la prima mutante nata dopo l'evento che aveva praticamente condannato la specie all'estinzione. Perso nuovamente nel tempo, recentemente è tornato nel presente, un po' più savio e posato di prima.

martedì 1 aprile 2014

Pesce d'aprile: I soliti sospetti (1995)


Oggi è il primo di Aprile e assieme all'adorato gruppetto di blogger abbiamo deciso di festeggiarlo con una rassegna di film dedicati a truffe ed inganni. Calzava a pennello, dunque, la visione di uno dei miei film preferiti, I soliti sospetti (The Usual Suspects), diretto nel 1995 dal regista Bryan Singer.


Trama: dopo un colpo andato male, Verbal Kint è l’unico superstite della banda coinvolta nel fattaccio e gode di piena immunità, ma il detective Kujan non ci sta e lo trattiene per scoprire la verità sull’accaduto. Le riluttanti rivelazioni di Verbal dipaneranno un intreccio ben più complicato del previsto…


Negli anni ’90 tutti, almeno una volta, si sono posti una sola fatidica domanda. C’è vita nell’Universo? Naah, banale! E’ nato prima l’uovo o la gallina? Puff. Riuscirò a trovare l’amore? Macché. Quello che ci siamo chiesti tutti è: chi è Keyzer Soze? Chi ha già visto I soliti sospetti o è vagamente appassionato di musica “giovane” italiana (‘nuff said) conoscerà già la risposta ma, nel caso plausibile in cui qualcuno tra i lettori non avesse ancora visto questo caposaldo del cinema moderno, cercherò di buttar giù una recensione priva di spoiler. Sì perché dare anche solo un indizio sull’identità di questo criminale davanti a cui persino Danny Trejo si metterebbe a piangere significherebbe rovinare uno dei finali più belli di sempre, in grado di competere col twist de Il sesto senso o altri similmente sconvolgenti. Bon, ho già detto troppo. I soliti sospetti è una "tipica" storia criminale raccontata come un lungo flashback che comincia, per l'appunto, dall'immagine di locandina, ovvero quando cinque malviventi vengono raggruppati tutti insieme per un confronto all'americana. Da lì a pianificare un colpo tutti insieme è un attimo, il problema è che i nostri protagonisti si ritroveranno, involontariamente, a farsi fregare prima e a pestare i piedi del fantomatico Keyzer Soze poi. Questo nome, di conseguenza, comincia ad aleggiare nell'aria più o meno a metà film, diventando il fulcro dell'intera vicenda, ma noi spettatori riusciamo a capire fin da subito che qualcosa non va e che la deposizione del povero, terrorizzato Verbal è incompleta. Al pari dell'agguerritissimo agente Kujan, sebbene con motivazioni diverse, vorremmo incalzare il testimone e capire cosa ci viene nascosto e, a poco a poco, la storia torna indietro, balza in avanti, si arricchisce di immagini, dettagli ed ulteriori punti di vista, disegnando un inquietante e pericoloso affresco criminale dove nulla è quello che sembra.


Il giovane Singer, al suo secondo lungometraggio, asseconda la sceneggiatura ad orologeria di Christopher McQuarrie e riempie di indizi ogni sequenza de I soliti sospetti senza calcare la mano o esagerare, immergendo la pellicola in un'atmosfera fredda, cupa ed elegante. Ogni inquadratura non è assolutamente realizzata a caso e troverà il suo senso alla fine del film, che abbonda di soggettive viste attraverso gli occhi delle terrorizzate vittime di Keyser Soze e si distingue per un flashback che ricorda vagamente i film più violenti, estremi e tamarri di Rodriguez. Ma la vera gioia per gli occhi sono le interpretazioni degli attori coinvolti (tolti Baldwin e Pollak che sono sì perfetti per il ruolo che ricoprono ma in quanto ad espressività apriti cielo!), Kevin Spacey, Benicio Del Toro e Chazz Palminteri su tutti, soprattutto alla luce di quanto è ormai diventato leggenda nel mondo del Cinema, ovvero che TUTTI gli interpreti dei cinque malviventi erano convinti di essere Keyser Soze. Almeno quattro di loro sono stati quindi buggerati da regista e sceneggiatore e, se è vero che Kevin Spacey s'è portato a casa l'Oscar per la toccante, emozionantissima interpretazione di Verbal, è altrettanto vero che Benicio Del Toro ruba la scena ad ogni apparizione grazie al suo inglese incomprensibile, da godersi rigorosamente in lingua originale, e all'incredibile stile del suo Fenster: la sceneggiatura di McQuarrie, infatti, sarà anche stata ad orologeria ma gli attori si sono affidati parecchio all'improvvisazione, tanto che ogni reazione davanti alle mattane di Benicio è genuina e non prevista dal copione, così come le sfuriate tra Pollack e Baldwin o lo scatto sorpreso ed incazzato di quest'ultimo quando Peter Greene gli lancia la sigaretta sulla faccia (avrebbe dovuto colpirlo sul petto. Ops.). Vederli gigioneggiare sullo schermo quasi come se fossero in competizione tra loro è una goduria per lo spettatore, che riesce a divertirsi ed essere teso come una corda di violino per tutta la durata della pellicola. Ma, probabilmente, chi ama I soliti sospetti avrà già capito di cosa parlo, gli altri si fiondino a vederlo immantinente!


Del regista Bryan Singer ho già parlato qui. Benicio Del Toro (Fred Fenster), Kevin Spacey (Roger "Verbal" Kint), Pete Postlethwaite (Kobayashi), Dan Hedaya (Sergente Jeff Rabin), Clark Gregg (Dr. Walters) e Peter Greene (Redfoot) li trovate invece ai rispettivi link.

Stephen Baldwin interpreta Michael McManus. Americano, fratello di tutti gli altri Baldwin che popolano Hollywood, ha partecipato a film come Nato il quattro luglio, I Flinstones in Viva Rock Vegas e a serie come Casa Keaton e CSI - Scena del crimine. Anche produttore e regista, ha 48 anni e cinque film in uscita. 

Arrivati a una certa età i Baldwin si inquartano.. questo s'è magnato tutti i fratelli, che orrore!!
Gabriel Byrne interpreta Dean Keaton. Irlandese, lo ricordo per film come Excalibur, Fuga dal mondo dei sogni, Nome in codice: Nina, Piccole donne, Dead Man, La maschera di ferro, Nemico pubblico, Stigmate, Giorni contati, Spider Nave fantasma. Anche produttore e sceneggiatore, ha 64 anni e un film in uscita.


Kevin Pollak interpreta Todd Hockney. Americano, ha partecipato a film come Willow, Pazzi a Beverly Hills, Non dirmelo... non ci credo, Codice d'onore, Fusi di testa 2 - Waynestock, Due irresistibili brontoloni, Casinò, That's Amore! Due improbabili seduttori, Giorni contati, FBI: Protezione testimoni, Il dottor Dolittle 2 e FBI: Protezione testimoni 2. Anche produttore, sceneggiatore e regista, ha 57 anni e un film in uscita.


Chazz Palminteri (vero nome Calogero Lorenzo Palminteri) interpreta Dave Kujan. Americano, lo ricordo per film come Oscar - Un fidanzato per due figlie, Amore all'ultimo morso, Bronx, Diabolique, Scomodi omicidi, Bugie, baci, bambole & bastardi Terapia e pallottole; inoltre, ha partecipato a serie come DallasKojak e, come doppiatore, ha prestato la voce a film come Stuart Little - Un topolino in gamba, Lilli e il vagabondo 2 - Il cucciolo ribelleCappuccetto Rosso e gli insoliti sospetti. Anche sceneggiatore, regista e produttore, ha 62 anni e tre film in uscita.


Il film ha vinto due Oscar, uno come miglior sceneggiatura originale e uno per il miglior attore non protagonista (e pensare che Spacey avrebbe voluto il ruolo di Keaton o Kujan!). Nei panni dell'agente speciale Jack Baer compare l'attore Giancarlo Esposito, già Specchio Magico/Sydney Glass della serie Once Upon A Time. Passsando, come al solito, a chi non ce l'ha fatta, il ruolo di Redfoot era stato offerto a Christopher Walken, Tommy Lee Jones, Jeff Bridges, Charlie Sheen e Al Pacino; quest'ultimo aveva "puntato" la parte di Dave Kujan (scritta originariamente per Chazz Palminteri, poiché l'attore per un certo periodo non è stato disponibile era stata offerta a Robert De Niro e Christopher Walken, che l'hanno direttamente rifiutata, e anche al futuro Agente Coulson, Carl Gregg) ma aveva dovuto rinunciare perché in quel momento stava girando Heat - La sfida. Cambio in corso d'opera invece per Benicio Del Toro, che era stato "consigliato" al regista da Kevin Spacey, era stato chiamato per interpretare McManus e alla fine ha richiesto espressamente di poter avere il ruolo di Fenster. Ci sarebbero un sacco di altre curiosità da aggiungere, ma riguardano tutte Keyser Soze.. e il bello del film risiede proprio in questo enigmatico personaggio, quindi mi astengo!! Aggiungo solo che, se I soliti sospetti vi fosse piaciuto, potreste cercare l'indiano Chocolate: Deep Dark Secret, la versione Bollywoodiana della pellicola, oppure attenervi ai più "sicuri" Identity, Frailty, Mystic River, Se7en, The Game - Nessuna regola, True Romance o Le iene.

Nel caso siate ancora indecisi su cosa guardare, ecco i titoli scelti dagli altri blogger. Leggete i loro post e... ENJOY!!

Recensioni ribelli
Solaris
Scrivenny
Ho voglia di cinema
Non c'è paragone
In Central Perk
Pensieri Cannibali
White Russian
Director's Cult
Montecristo

venerdì 5 aprile 2013

Il cacciatore di giganti (2013)

Colma di dubbi mercoledì sono entrata in sala di soppiatto per vedere l’ennesima fiaba portata sul grande schermo, ovvero Il cacciatore di giganti (Jack the Giant Slayer), diretto da Bryan Singer.



Trama: Jack è un povero contadinello che un giorno riceve da un monaco un sacchetto di fagioli assieme ad un’unica raccomandazione: non bagnarli. Quando in una sera di pioggia la Principessa Isabel bussa inaspettatamente alla sua porta, uno dei fagioli si bagna e la poveretta viene scagliata in cielo, con tutta la casetta di Jack, dalla pianta ipertrofica. Jack si precipita a salvare la fanciulla assieme a un manipolo di soldati e un pretendente fedifrago, ma non immagina certo che in cima al fagiolone troverà i malvagi Giganti delle leggende…


Posso dirlo? Finalmente!!!!! Finalmente una fiaba modificata soltanto il minimo indispensabile (è l'unione della famosa fiaba Jack e la pianta di fagioli e della più "arturiana" Jack the Giant Killer), senza sfumature gotiche, riletture moderne, sequel, prequel e chi più ne ha più ne metta! Il cacciatore di giganti sarà anche il fracassone trionfo della CGI ma è innanzitutto un sano, divertente, necessario ritorno alle avventure e alle favole che tanto ci piacevano da piccini, con eroi che fanno gli eroi, re che governano anche se imperfetti, principesse che mantengono la loro femminilità e il loro rango anche se vorrebbero essere parte attiva del regno, cattivi da operetta ma comunque stronzi ed esseri sovrumani pericolosissimi. Mi sono divertita a guardare Il cacciatore di giganti, non me ne vergogno affatto, ho svuotato il cervello da tutti i pensieri e mi sono lasciata trasportare dalla trama semplice, lineare, prevedibilissima, radicata nei topoi ancestrali della fiaba e portatrice dei soliti, eterni e disneyani valori che sono fondamento della crescita dei pargoli da tempo immemorabile.


Quanto alla realizzazione, l’intero ensemble richiama Il signore degli Anelli, a partire dalla corona fiammeggiante portata al dito da uno dei Giganti per arrivare agli occhioni “gollumeschi” di quello a due teste, ma in generale la CGI non è così fastidiosa come mi sarei aspettata e, combinata con la sapiente regia di Singer, regala un paio di sequenze veramente belle, comprese quelle della scalata e discesa dalla gigantesca, dettagliatissima pianta di fagioli e quella della battaglia finale al Castello, dove il binomio morte & distruzione la fa letteralmente da padrone. Ammetto però che all’inizio mi sono quasi alzata per uscire dalla sala. A differenza de Il grande e potente Oz, che aveva un’introduzione spettacolare e si ammosciava proseguendo, Il cacciatore di giganti parte invece con un orrendo prologo completamente digitale che risulta legnoso, freddo e fasullo come se l’avessero fatto degli studentelli alle prime armi, una sorta di flashback che, per fortuna, viene presto eclissato dall’intelligente montaggio che racconta in parallelo l’infanzia di Jack ed Isabel, provenienti da due mondi lontani ma accomunati dai medesimi sogni. Piacevolissima anche la prova degli attori: Ewan McGregor è un guasconotto figo da far paura, i due protagonisti sono un po' inespressivi quindi perfetti per il ruolo dell'eroe e della principessa belloccetti, Stanley Tucci è effettivamente sprecato ma compensa con abbondante dose di malvagità e Ian McShane è un credibilissimo Re coraggioso ma freddo, una di quelle figure regali e ambigue, alle quali si impara a portar rispetto col passare del tempo. Simpatici anche i giganti, molto ben fatti e a tratti anche spaventosi, ma la parte migliore del film è sicuramente il finale, che si ricollega in modo molto intrigante all'epoca moderna... e lascia lo spettatore più fantasioso con una carrellata verso l'alto che potrebbe anche far presagire un sequel. Chissà. A me basta questo, per una serata di relax va benissimo così.


Del regista Bryan Singer ho già parlato qui. Ewan McGregor (Elmont), Stanley Tucci (Roderick), Eddie Marsan (Crawe), Ian McShane (Re Brahmwell), Warwick Davis (Old Hamm) e Bill Nighy (che da la voce al gigante dalle due teste, Fallon) li trovate invece ai rispettivi link.

Nicholas Hoult interpreta Jack. Inglese, ha partecipato a film come X-Men – L’inizio, Warm Bodies e ha doppiato un episodio di Robot Chicken. Ha 24 anni e tre film in uscita, tra cui Mad Max: Fury Road e X-Men – Giorni di un futuro passato, dove riprenderà il ruolo di Bestia.


Eleanor Tomlinson interpreta Isabel. Inglese, ha partecipato a film come The Illusionist, Alice in Wonderland ed Educazione siberiana. Ha 21 anni e due film in uscita.


Ewen Bremner interpreta Wicke. Indimenticato Spud di Trainspotting, l’attore scozzese ha partecipato a film come Dredd – La legge sono io, Snatch – Lo strappo, Il giro del mondo in 80 giorni, Alien vs Predator, Match Point e alla serie My Name is Earl. Ha 41 anni e due film in uscita.


Tra gli altri interpreti segnalo inoltre la presenza di Ralph Brown, già Bob nell’esilarante I love Radio Rock, qui nei panni del monocolato Generale Entin. Se il film vi fosse piaciuto consiglio infine la visione di Legend, La storia fantastica e magari King Kong, perché no! ENJOY!

mercoledì 30 gennaio 2013

X-Men 2 (2003)

Continua l'epopea cinematografica dedicata ai mutanti Marvel! Oggi parlerò di X-Men 2 (X2), diretto nel 2003 dal regista Bryan Singer.


Trama: questa volta gli X-Men sono costretti ad allearsi con Magneto e Mystica per combattere il colonnello William Stryker, uno scienziato militare intenzionato a sterminare ogni mutante sulla faccia della Terra...


Tre anni dopo il deludente X-Men, tocca a questo X-Men 2 tirare un po' su la qualità dei film "mutanti". Se il suo predecessore, infatti, pativa la presenza di personaggi stereotipati e assolutamente incapaci di far provare allo spettatore qualsivoglia emozione, qui gli sceneggiatori si sono dati da fare per rendere sia la vicenda che i suoi protagonisti un po' più vicini allo spirito del fumetto, creando così una storia abbastanza coinvolgente che è persino riuscita a commuovermi un po' sul finale. Nel corso del film abbiamo così l'occasione di apprezzare delle sequenze molto interessanti e ben costruite, che mostrano una Tempesta combattuta tra il suo essere eroina e il naturale odio provato per chi vorrebbe la morte di tutti i mutanti, un giovane Uomo Ghiaccio costretto a fare "outing" e confessare ai genitori di essere diverso, per finire con un Charles Xavier assolutamente alla mercé dei suoi enormi e pericolosissimi poteri. A questi vecchi personaggi se ne aggiungono ovviamente di nuovi che, per una volta, arricchiscono la pellicola anziché diventare dei vuoti contentini per i fan: magistrale l'introduzione di Nightcrawler, uno degli X-Men più amati dai lettori, naturalmente disprezzato per il suo aspetto demoniaco ma dotato di grandissima carità cristiana ed incredibile gentilezza, ma anche il nuovo villain, il terribile e spietato William Stryker (che nei comics era un fanatico religioso mentre nel film è un freddo militare), dà dei punti a Magneto e alla sua Confraternita per come riesce a creare un persistente senso di tensione e di tragedia incombente. Sempre perfetto Hugh Jackman nei panni di Wolverine, che viene reso più consapevole del suo ruolo come X-Man e contemporaneamente outsider alla ricerca delle sue dolorose origini, inoltre questa volta qualche punto in più lo conquista anche Jean Grey, meno "gatta di marmo" rispetto al capitolo precedente (Ciclope no, non riesce a scrollarsi di dosso la sua fondamentale inutilità).


La storia di X-Men 2 si basa vagamente sulla graphic novel L'uomo ama, dio uccide di Chris Claremont, pietra miliare della storia mutante che introduce appunto il personaggio di William Stryker, e prosegue il discorso già cominciato in X-Men, approfondendolo: nel primo film la divisione tra mutanti buoni e malvagi era netta, nel sequel vengono rimescolate le carte in tavola e la giustificabile paura nei confronti del diverso si trasforma in cieco odio. La crociata di Magneto diventa così il "male minore" e ovviamente il sedicente Signore del Magnetismo riesce ad attirare a sé chi, come Pyro, vorrebbe reagire con violenza davanti ad un odio incomprensibile, mentre chi riesce ancora a sopportare e porgere l'altra guancia, come Nightcrawler, trova la sua ragion d'essere nell'idea di pacifica convivenza degli X-Men, un cammino che troppo spesso si rivela difficile, pericoloso e non privo di vittime "sacrificali". Per quanto riguarda gli eventi narrati, la pellicola pone le basi per quello che sarà l'ultimo capitolo della trilogia, quindi lascia in sospeso parecchi quesiti (non viene chiarito del tutto il mistero delle origini di Wolverine) e semina altrettanti indizi che all'epoca avevano fatto drizzare le orecchie ai fan che conoscevano le saghe dei mutanti Marvel (l'uccello di fuoco sul finale, per esempio), ma per il resto è abbastanza fruibile come film a sé stante, anche per i neofiti che non hanno mai letto un comic degli X-Men.


Veniamo ora alla parte tecnica. Premesso che a me, da pignola quale sono, il trucco di Nightcrawler fa a dir poco schifo (demonio blu e pelosetto ma tutto sommato un bel figliolo mi viene trasformato in un mostro liscio come un puffo e dai denti scompagnati? Ma ARGH!!), la bravura di Alan Cumming lo rende comunque guardabile e sopportabile, quasi realistico. I parrucchieri hanno capito che l'acconciatura di Tempesta era un insulto al personaggio e l'hanno leggermente migliorata e i responsabili della CG sono riusciti a conferire un tocco di naturalezza anche agli occhi bianchi della Dea Africana, impegnandosi contemporaneamente per offrire allo spettatore una spettacolare resa dei poteri di tutti i mutanti coinvolti. Le scene d'azione questa volta non sono risicate (e risibili) come in X-Men ma regalano qualche soddisfazione, soprattutto nel corso dell'assalto alla Scuola per giovani dotati, nello scontro tra Mystica e i soldati di Stryker e in quello finale tra Wolverine e la new entry, ahimé poco sfruttata, Lady Deathstrike. Molto bella anche la resa visiva di Cerebro e della sua controparte negativa, inoltre è sempre apprezzabile l'idea di incarnare la pura malvagità in un'innocente ragazzina. Insomma, questa volta i pro sono più dei contro e sicuramente X-Men 2 è un ottimo esempio di sequel che supera la pellicola originale.


Del regista Bryan Singer, Patrick Stewart (Prof. Charles Xavier), Hugh Jackman (Logan/Wolverine), Ian McKellen (Erik Lehnsherr/Magneto), Halle Berry (Ororo Munroe/Tempesta), Famke Janssen (Jean Grey), James Marsden (Scott Summers/Ciclope), Anna Paquin (Marie/Rogue), Rebecca Romijn (Raven Darkholme/Mystica), Brian Cox (William Stryker), Bruce Davison (Senatore Kelly) e Shawn Ashmore (Bobby Drake/Uomo Ghiaccio) ho già parlato nei rispettivi link.

Alan Cumming interpreta Kurt Wagner/Nightcrawler (ruolo che ha ottenuto a scapito del povero Neil Patrick Harris, che non conosceva il tedesco). Scozzese, ha partecipato a film come Goldeneye, Emma, Spice Girls – Il film, Eyes Wide Shut, Titus, Spy Kids e a serie come Mr. Bean,  Una famiglia del terzo tipo e Sex and the City. Come doppiatore, ha lavorato per le serie Leone il cane fifone, Robot Chicken e per i film Garfield: il film e I Puffi. Anche sceneggiatore, produttore, regista e compositore, ha 47 anni e tre film in uscita, tra cui I Puffi 2.


Aaron Stanford interpreta John Allerdyce/Pyro.  Americano, ha partecipato a film come La 25ma ora, Le colline hanno gli occhi, X-Men – Conflitto finale e a serie come Numb3rs e Nikita. Anche produttore, ha 36 anni.


Kelly Hu (vero nome Kelly Ann Hu) interpreta Mariko Oyama/Lady Deathstrike. Ve la ricordate, negli anni ’80, la giapponesina Kaori che parlava “pocopoco” l’italiano ma in compenso si sfondava di Philadelphia? In realtà la signorina era nata alle Hawaii e dopo queste prodezze su suolo italico ha partecipato a film come Venerdì 13 parte VIII: Incubo a Manhattan,  Il re scorpione e a serie come Genitori in blue jeans,  21 Jump Street, Raven, Melrose Place, Renegade, Sentinel, Nash Bridges, Più forte ragazzi, CSI: NY, Numb3rs e CSI: scena del crimine; come doppiatrice, ha lavorato nelle serie Robot Chicken e Phineas and Ferb. Ha 44 anni e due film in uscita.


Come avrete già avuto modo di evincere, X-Men 2 segue X-Men e precede X-Men - Conflitto finale, mentre dalle costole della serie hanno avuto origine i due spin-off X-Men: Le origini - Wolverine e X-Men: L'inizio a cui presto seguiranno The Wolverine (in uscita in Italia a giugno 2013) e X-Men - Giorni di un futuro passato, che dovrebbe essere pronto per il 2014. Nell'attesa, se il film vi fosse piaciuto consiglio la visione di Hellboy, Spiderman, Darkman e dei Batman di Tim Burton. ENJOY!


L'angolo del Nerd (o del gnégnégné, fate voi): 

Nel film compaiono brevemente altri mutanti, per non parlare poi dell’elenco di nomi eccellenti presenti nei files di Stryker. Oltre a Jubilee e Shadowcat, già apparse nel film precedente seppur interpretate da altre attrici, in X-Men 2 troviamo infatti:
Piotr "Colosso" Rasputin: mutante russo in grado di trasformare la sua pelle in acciaio organico, faceva parte della seconda generazione degli X-Men assieme a Wolverine, Tempesta, Banshee, Nightcrawler e il defunto Thunderbird. Nelle storie pubblicate attualmente in Italia milita ancora negli X-Men ma è stato posseduto dal demone Cyttorak e trasformato nel nuovo Fenomeno (personaggio che comparirà nel film X-Men  - Conflitto finale), cosa che lo ha portato a lasciarsi per l'ennesima volta con l'eterna fidanzatina Shadowcat.
Theresa O’Rourke Cassidy/Syrin: Irlandese, figlia del defunto X-Man Banshee (che troviamo adolescente nel film X-Men – L'inizio), è dotata come lui di un urlo sonico che le consente di volare. Nelle storie pubblicate attualmente in Italia milita nel supergruppo investigativo X-Factor, che tra l’altro vanta una delle collane meglio scritte di tutto il panorama dei comics.
Artie: Il ragazzino che nel film mostra la lingua biforcuta, nei comics è in realtà un bambinetto color rosa confetto, leggermente deforme, muto e con l’abilità di proiettare i suoi pensieri come se fossero ologrammi. Al momento dovrebbe essere senza poteri, perso chissà dove, in attesa che qualche scrittore si ricordi di lui.

Tra le varie libertà che si sono presi gli sceneggiatori (contiene qualche SPOILER):
- William Stryker, come si è detto, non è "nato" come militare ma come fanatico religioso a capo dei Purificatori, umani convinti di dover sterminare i mutanti. Il signore non è mai stato coinvolto nel progetto Arma X che ha infuso l'adamantio nello scheletro di Wolverine, inoltre ha ucciso il proprio figlio appena scoperta la sua natura di mutante. I poteri dell'inquietante Jason, così come il suo nome, sono infattamente ispirati a Mastermind, nemico storico degli X-Men in grado di generare illusioni telepatiche.
- Lady Deathstrike, invece, è MOLTO legata a Wolverine. Giapponese, figlia dello scienziato che aveva inventato il processo per legare l'adamantio alle ossa e convinta che il buon Wolvie avesse rubato i progetti del padre, la fanciulla col tempo è diventata un cyborg artigliato con la fissa perenne di far fuori il nostro eroe.
- La (prima) morte e conseguente trasformazione di Jean Grey in Fenice - entità cosmica allo stesso tempo portatrice di rinascita e distruzione, blah blah blah -  è avvenuta nei comics dopo un rocambolesco viaggio di ritorno dallo spazio. L'intera questione è talmente camurriosa e fondamentale per la continuity Marvel che, pur essendo cominciata negli anni '70, continua a far sentire i suoi strascichi ancora ai giorni nostri. Per dire, sta alla base del recentissimo crossover Avengers vs X-Men.








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